La guerra dei 100 anni

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Categoria:Storia

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Testo

LA CRISI POLITICA E SOCIALE
LA GUERRA DEI CENTO ANNI
IL CONFLITTO TRA POTERE MONARCHICO E ORDINAMENTI FEUDALI

La guerra dei Cento anni, cominciata nel 1337 e conclusasi nel 1453, fu la più lunga e complessa delle molte guerre combattute tra i secoli XIV e XV. Come conflitto feudale,fu determinata dal desiderio dei re francesi di togliere all’Inghilterra il feudo atlantico della Guienna e dall’intreccio degli interessi delle due monarchie nella regione delle Fiandre. Come crisi dinastica, essa dipese dall’estinzione della dinastia francese; nel 1328 la corona passò al re capetingio dei Valois, ma, facendo valere una sua più stretta parentela con Filippo il Bello, Edoardo III d’Inghilterra si proclamò re di Francia.

La guerra si può dividere in quattro fasi. Nella prima, conclusasi nel 1360, gli inglesi ottennero le due importanti vittorie di Crécy e Poitiers. Nella seconda (1369-80) il re di Francia Carlo V riuscì a recuperare quasi tutte le perdite territoriali del 1360. Nella terza fase (1407-20) la guerra franco-inglese si intrecciò con la guerra civile tra borgognoni e armagnacchi; il trattato di Troyes del 1420 trasferì la corona di Francia a Enrico VI d’ Inghilterra. Nella quarta fase (1429-53), in cui si situa l’eroica vicenda di Giovanna d’Arco, il re Carlo VII riuscì a espellere gli inglesi dalla Francia (1453). Gli inglesi avevano perduto tutte le loro conquiste in terra di Francia, conservando soltanto Calais. La monarchia francese ricostituiva il suo potere su più solide basi territoriali e nazionali.

Gravi tensioni sociali percorsero la Francia durante la guerra dei Cento anni. Già vittima delle grandi sconfitte subite dagli inglesi, la monarchia francese dovette affrontare nel 1357-1358 un tentativo di rivoluzione promosso dai borghesi di Parigi e un grande sollevamento contadino (jacquerie). Questo accade perché sui contadini gravava sempre più il peso crescente delle imposte e i ceti rurali erano sempre più sfruttati dalla nobiltà terriera. Inoltre la crisi economica colpiva gli artigiani e i lavoranti delle città. Il proseguimento della guerra franco-inglese e la conseguente forte pressione fiscale provocarono nel 1378-81 altre rivolte contadine e urbane sia in Francia sia in Inghilterra. Da ricordare Wycliffe, il quale, spinto da idee religiose e rivoluzionarie, era contro la corruzione e la ricchezza del clero. Un esercito di contadini assediò Londra e impose al re l’abolizione della schiavitù. Venne repressa la rivolta, uccisi i capi e revocate le concessioni.
Anche al di fuori di questi paesi in guerra le difficoltà economiche determinarono sollevazioni popolari ispirate da idee democratiche radicali. A Firenze nel 1378 una vera rivoluzione fu a un passo al consegnare il potere alle classi popolari dei ciompi, i salariati della manifattura laniera, i quali non possedevano una propria organizzazione corporativa ed erano esclusi completamente dalla vita politica.

Il prestigio dei papi declinò costantemente lungo il Trecento. Per settant’anni essi risedettero ad Avignone, dando l’impressione de essere assoggettati alla corona francese. Il ritorno del papato Roma fu poi causa di un lungo scisma (1378-1418), cui cercò di porre rimedio il movimento ecclesiastico “conciliarista” che intendeva trasferire dal papa al concilio il vertice della chiesa. Il concilio di Costanza riuscì a porre fine allo scisma, ma il successivo concilio di Basilea dovette, dopo un lungo scontro, accettare il primato del papa. Tuttavia, questo primato era ormai minato dalla nascita di chiese nazionali, come quella boema, inglese o gallicana, che stavano conquistando consistenti privilegi e una relativa autonomia da Roma.

Anche la portata universalistica dell’impero subì un analogo e parallelo declino.
Gli imperatori cercarono di riaffermare la loro sovranità sull’Italia, ma sia Enrico VII nel 1310-13 sia Ludovico il Bavaro nel 1327-28 fallirono completamente nel loro intento. Lo stesso accadde con la contea di Borgogna (o Franca contea), che entrò a far parte dei possessi dei duchi di Borgogna, sotto l’influenza francese. In Germania, una grande svolta nella storia dell’impero fu rappresentata dalla Bolla d’oro, emanata nel 1356, che separava l’elezione imperiale dall’incoronazione papale, costituendo un corpo di sette “grandi elettori”, tutti tedeschi: tre principi ecclesiastici e quattro laici. L’imperatore si chiamava ancora “re dei romani” e rivendicava ancora Roma e l’Italia. Comunque gli imperatori furono sempre meno in grado di essere re di Germania e l’impero si configurò come un insieme disomogeneo di principati feudali e città libere.

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