LA GRANDE GUERRA COME SVOLTA STORICA

Materie:Riassunto
Categoria:Storia
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Testo

LA GRANDE GUERRA COME SVOLTA STORICA
La guerra produsse trasformazioni profonde; economiche, sociali, politiche imponendo la ricerca degli equilibri. Questa lasciò anche molte eredità tra cui la più importante:
➢ Fine per l’Europa del primato economico e politico a favore degli stati uniti.
Gli stati europei a fine guerra si trovarono indebitati verso gli stati uniti a causa sia delle spese militari sia per quelle della ricostruzione; in breve tempo l’Europa fu largamente dipendente dagli usa che divennero così i maggiori creditori mondiali.
Il presidente usa Wilson nel gennaio 1918 espose i “quattordici punti” ai quali avrebbe dovuto ispirarsi la costituzione affinché non si ripetesse un’altra guerra così cruenta. Alcuni punti:
➢ Libertà di commercio e abolizione delle barriere doganali
➢ Riduzione armamenti al minimo indispensabile
➢ Fine diplomazia segreta
➢ Costruzione della società delle nazioni con lo scopo di
regolare le controversie internazionali e mantenere la pace
Nei primi 6 mesi del 1919 i negoziatori riuniti nella conferenza di Parigi ridisegnarono la carta politica Europea riempiendo gli spazi lasciati vuoti dei tre imperi multinazionali. La decisione fu presa dai 4 grandi vincitori:
1. Francia: Clemenceau
2. Usa: Wilson
3. Italia: Emanuele Orlando
4. Inghilterra: Lloyd Gorge
In questa conferenza furono firmati 5 trattati di pace tra i quali il più importante fu quello di Versailles relativo alla Germania ritenuta la principale responsabile del conflitto. Questa perse l’Alsazia e la Lorena (restituite alla Francia), cessò di sfruttare i bacini carboniferi della Saars, perdita dello Schleswing (a vantaggio della Danimarca) e la cessione alla Polonia della Posnania, dell’alta Slesia e del corridoio di Danzica (ritagliato dal territorio tedesco per garantire alla Polonia un accesso al mare). Vedi cartina.

Una guerra di massa richiese una produzione di massa. La lunghezza e la durezza del conflitto sfociarono, bruciando rapidamente le risorse militari accumulate nel periodo precedente alla guerra, in una battaglia di materiali che sembrò non conoscere limiti. Si cementò così il rapporto tra scienza, tecnica e apparato militare che costituisce un dato emblematico del ventesimo secolo.
L’investimento di enormi risorse comportò l’intervento del potere pubblico, lo stato rastrellò capitali, li investì e decise quanto e cosa produrre. Per non esasperare l’alto malcontento popolare si fece ricorso a prestiti nazionali, esteri e alla stampa di cartamoneta.
Gli investimenti pubblici e l’alta domanda favorirono l’ammodernamento tecnologico delle imprese più forti, ma al termine del conflitto la situazione economica dei paesi belligeranti presentava gravi problemi:
➢ Riconversione produttiva delle industrie (da militare a civile)
➢ Deficit pubblico causato da ingenti spese militari
➢ Inflazione e svalutazione provocata da abbondante moneta stampata negli anni bellici
In questa situazione i conflitti sociali si fecero più acuti e radicali tanto che nacque un movimento di opposizione che esplose dopo la fine della guerra assumendo la caratteristica di un violento scontro tra classi. In tutti i paesi Europei il movimento sindacale e socialista inasprì la lotta sociale.
La partecipazione al conflitto aveva determinato cambiamenti nella coscienza di milioni di uomini che avevano maturato la consapevolezza della propria forza e importanza collettiva.
La guerra trasformò profondamente il mondo femminile, esse vennero impiegate in modo massiccio nella produzione, in sostituzione degli uomini che combattevano al fronte. Si determinò una nuova collocazione della donna nel mondo produttivo che influì in modo rilevante sulla mentalità collettiva, sulla coscienza delle donne e sulle rivendicazioni femminili per la parità giuridica e politica dell’uomo.
La guerra mobilitò le masse, ci fu per la prima volta una partecipazione popolare alla vita politica; l’esperienza della guerra scosse le strutture politiche, le libertà democratiche subirono forti restrizioni. Si era diffusa l’idea che la limitazione della libertà di informazione e la censura fossero legittime “nel superiore interesse della nazione” e che la stampa dovesse svolgere esclusivamente una funzione di propaganda patriottica.
Durante il conflitto nelle fabbriche “militarizzate” ogni forma di sciopero fu proibita e duramente repressa, la protesta sociale venne punita; un clima di intolleranza e di autoritarismo si diffuse nelle strutture politiche e nell’opinione pubblica, segnando una profonda crisi dei valori liberali e democratici.
Negli anni tra le due guerre il colonialismo entrò in una fase di crisi e di riorganizzazione; uno dei fattori principali fu la mutata situazione internazionale (il colonialismo era infatti legato al primato economico e politico dell’Europa in declino dopo la prima guerra mondiale), un secondo fattore fu il sorgere (all’interno di colonie) di movimenti nazionalisti che rivendicavano maggiore autonomia o addirittura l’indipendenza.(i movimenti nazionalisti maturarono soprattutto nelle popolazioni che avevano combattuto a fianco dei propri colonizzatori, pagando con molte vite e aspettandosi come contropartita l’indipendenza naturalmente mai avvenuta).
La prima guerra mondiale provocò il crollo dell’impero ottomano, la guerra non aveva fatto altro che aggravare il declino dell’impero e riaccendere i conflitti etnici e religiosi al suo interno; eccidi e violenza esplosero ovunque. La sconfitta accelerò la disgregazione dello stato ottomano, e in questa situazione si giunse al trattato di Sèvres che penalizzò pesantemente i turchi.

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