La crisi economica e il nazismo.

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La Crisi Economica del 1929 e la Repubblica di Weimar

La crisi Economica del 1929
La crisi economica del 1929 ha giocato un ruolo importantissimo nella storia dell’economia mondiale. Essa partì dagli Stati Uniti per poi diffondersi in Europa.
Gli Stati Uniti erano fortemente impegnati in prestiti e investimenti per ricostruire l’Europa dopo la Grande Guerra; certo non lo facevano per altruismo, ma perché l’Europa era un campo d’esportazione importantissimo. Gli USA quindi erano in una fase di crescita economica indefinita e inarrestabile. La crisi economica aveva dato i suoi primi segni di vita nel campo dell’agricoltura.
Durante la guerra l’agricoltura americana si era enormemente impegnata con prestiti presso banche per l’acquisto di macchinari e di fondi, in quanto doveva sopportare anche il mercato europeo.Ma man mano che l’Europa si riprendeva i prezzi la domanda dei generi alimentari decadde, i prezzi si abbassarono paurosamente e si ebbero le prime derrate agricole. Il campo dell’agricoltura americana, che aveva investito e che si era impegnata in prestiti verso le banche, era ora in crisi e, non potendo saldare i debiti con le banche, mandò in crisi anche il sistema bancario. Anche le fabbriche dovettero chiudere i battenti; il numero dei disoccupati crebbe impressionante. Il Presidente repubblicano Hoover, che aveva fiducia negli imprenditori, non fece nulla se non cercare di stimolare gli interessi di questi con provvedimenti che riducessero la spesa pubblica. Per evitare la sovrapproduzione agricola vennero imposti dei dazi sulle importazioni a cui prontamente risposero gli stati europei innalzando anche loro le barriere doganali non solo con gli Usa ma anche tra di loro: in Italia si arrivò addirittura all’autarchia, anche se provocava un rialzo dei beni.
Un’altra conseguenza della crisi fu l’abbandono da parte degli Usa e dell’Inghilterra alla Gold Standard, cioè alla parità oro-moneta, causando una forte svalutazione della sterlina e del sistema monetario internazionale, basato su questa.
Gli unici stati che non risentirono troppo della crisi del ’29 furono l’Inghilterra e la Russia: la prima perché non aveva avuto un forte boom prima del ’29; la seconda in quanto la sua economia non era alquanto legata al commercio internazionale e all’economia del dollaro
• Il “New Deal” di Franklin Roosevelt: Con l’ascesa a presidente del democratico Roosevelt vi fu una svolta negli Stati Uniti: vennero aumentati I prezzi dei prodotti agricoli, venne incentivata la produzione industriale, si assorbì la disoccupazione aumentando le spese statali in opere pubbliche, fu creata la Tennessee Valley Authority per la produzione di energia elettrica a basso prezzo sfruttando il fiume Tennessee.
Lo stato europeo che sicuramente fece più le spese di questa crisi economica degli Stati Uniti fu la Germania, la cui ricostruzione si basava sugli investimenti e sui prestiti degli USA e la cui giovane repubblica era impreparata a una crisi di tali dimensioni.
La Repubblica di Weimar
Subito dopo la pace del 9 novembre 1918 in Germania si formò la repubblica detta di Weimar (dalla città dove si riunì l’Assemblea Costituente). Questa repubblica nacque debole e incerta in quanto i poteri erano sempre nelle mani delle stesse persone: i vecchi generali dell’impero avevano sempre una grossa influenza sulla politica; vi erano sempre quei mastodontici monopoli dell’impero; la burocrazia, la polizia e la magistratura restarono quelle di prima; la mentalità nazional-patriottica restò quella dell’Impero. Insomma per le forze conservatrici del paese la repubblica era solo un incidente di percorso dovuto alla sconfitta nella grande guerra, sconfitta dovuta non ad errori militari ma dai soliti nemici interni.
La repubblica inoltre si era addossata la cattiva reputazione delle pesanti riparazioni e umiliazioni che la Germania aveva subito col Trattato di Versailles.
Vi era però un gruppo di forze politiche che sostenevano la repubblica, che volevano le riforme delle strutture e l’instaurazione di un regime comunista: gli Spartachisti. Essi furono soppressi dal governo con l’aiuto dell’esercito.
Un’altra circostanza che favorì la caduta della Repubblica di Weimar fu l’inflazione del 1923 e la crisi economica del 1930-33. Subito dopo la guerra la Germania aveva avuto una rapida ripresa e la disoccupazione era pressoché scomparsa. Ma ancora incombevano le riparazioni di guerra: il governo tedesco chiese di dilazionarle, ma la Francia rifiutò, e non vedendo ancora soldi occupò il bacino industriale della Ruhr, centro nevralgico delle industrie tedesche. L’industria tedesca ne fu paralizzata, il marco divenne carta straccia (per comprare un dollaro ci volevano miliardi di marchi) con la conseguenza che i salari e gli stipendi persero potere di acquisto con disagi per i lavoratori e i pensionati.
Un’abile campagna di destra allora addossò tutte le colpe di questa crisi alla repubblica, infiammando così gli animi già stravolti dei tedeschi.
Tuttavia, grazie all’abile politica di Stresemann, capo del governo, la Germania si ristabilì dalla crisi: egli infatti introdusse un nuovo marco e fu deciso di pagare le riparazioni di guerra; inoltre furono ripresi i rapporti con la Francia grazie agli accordi di Locarno in cui la Germani garantiva Francia e Belgio da un eventuale attacco (e viceversa): garanti erano l’Italia e l’Inghilterra.
Nel 1927 si ritornò alla produzione industriale prebellica, e fino al 1930 si ebbe una situazione di benessere economico fino alla crisi del 1929 in cui la Germania fu duramente colpita.
Ancora però non si era riusciti a sedare quel pensiero controrivoluzionario e nazional-patriottico che ancora serpeggiava tra l’esercito, burocrazia, magistratura e università e che minavano alle fondamenta la Repubblica di Weimar.
L’ascesa del Nazismo
Con lo scoppio della seconda crisi economica del 1929 il nazismo si diffuse a macchia d’olio, passando da poche migliaia di voti a secondo partito tedesco. Il nazismo quindi, da fenomeno e mentalità d’èlite quale era prima della Grande Guerra, dopo la sconfitta della Germania cominciò a essere fenomeno di massa, grazie soprattutto a Hitler che seppe sfruttare il momento.
Hitler fondò il Partito Nazional-socialista il 1° Aprile 1920 con programma nazionalista ed antiebraico; Hitler formava anche delle squadre d’assalto, le SA, in cui vi erano ex combattenti e gente di ogni tipo. Hitler nel 1923 organizzò un colpo di mano (un putsch) nei confronti del governo della Baviera, per poi partire in marcia fino a Berlino: questo tentativo fu represso da Stresemann e Hitler fu imprigionato.
• Differenze tra Nazismo e Fascismo: Nonostante tutte le analogie (esaltazione dello stato forte, l’esasperato nazionalismo, lo squadrismo), il fascismo e il nazismo sono dei movimenti con molte differenze:
o Innanzitutto il nazismo nacque come movimento antisemita e razzista e con l’esaltazione della razza ariana, mentre il fascismo non fu condizionato da alcuna esaltazione della razza (si avrà in seguito per seguire le impronte tedesche).
o Il partito nazista partì con una ideologia ben definita e già presente nella mente dei Tedeschi; l’ideologia fascista fu inculcata dal regime agli Italiani assumendo toni controrivoluzionari, agrari e industriali.
o Tutte e due furono movimenti di massa, ma il fascismo tentò di rendere demagogicamente popolare la conservazione come metodo di tranquillità sociale, mentre il nazismo mirò a concentrare tutte le nostalgie nazional-patriottiche presenti in Germania dopo la sconfitta della 1a Guerra Mondiale.
Rimessosi in libertà, Hitler rafforza il suo partito fondando le SS, delle squadre d’assalto più selezionate, e attuando una vasta propaganda anti-repubblicana.
Nelle elezioni del Luglio 32 il Partito Nazista prende 230 seggi su 608: non è la maggioranza assoluta, ma non si può governare senza il partito nazista (anche per lo sfaldamento della Sinistra).
Hitler nel Gennaio 1933 diventa capo del Governo tedesco e indice nuove elezioni per il Marzo stesso: tramite una politica di terrore (venne incendiato il Reichstag), il Partito Nazista arrivò al 48% dell’elettorato, raggiungendo la maggioranza col partito conservatore. Hitler aveva vinto le elezioni grazie anche alla politica di Terrore attuata dalle SA di Rohm, le quali desideravano maggior potere; ma l’esercito, di cui Hitler aveva veramente bisogno per attuare la sua politica, vedeva nelle SA un pericolo per il proprio prestigio: nella notte dei lunghi coltelli Hitler fece assassinare Rohm e la dirigenza delle SA.

Politica Interna ed Estera della Germania Nazista
Le prima mossa attuata da Hitler fu quella di abolire tutte le libertà costituzionali, di sciogliere e perseguitare tutti i partiti dell’opposizione, e soprattutto gli Ebrei, i comunisti, fino ad arrivare ai cattolici dissidenti: tutto questo venne attuato grazie alle fedelissime SS e alla Gestapo (polizia di Stato). Vi fu così la cosiddetta “fuga di cervelli” dalla Germania: tutti gli intellettuali fuggirono soprattutto verso gli Stati Uniti, e si riveleranno molto importanti in futuro per lo sviluppo tecnologico di questo Stato.
Per quanto riguarda la Politica Estera, Hitler scelse di non sottostare agli obblighi derivanti dai trattati di pace della Repubblica di Weimar, e cominciò a riarmare l’esercito. Questa politica di riarmo allarmò gli Alleati, soprattutto Francia e Inghilterra, che si avvicinarono a Mussolini che in quel periodo aveva l’ambizione da fungere da mediatore tra questi due blocchi: il tutto culminò con il Patto a Quattro (7 Giugno 1933), in cui le quattro potenze decidevano di prendere accordi su tutte le questioni di comune interesse. La Russia guardò con diffidenza questo patto, vedendolo come un patto anticomunista; l’Italia allora si avvicinò a questa firmando il trattato di non aggressione nel 1933: era il momento internazionale del fascismo italiano.
Mussolini, come tutta l’Italia, inizialmente guardava con diffidenza alla politica hitleriana, soprattutto per quanto riguarda l’esaltazione della razza, ma si avvicinerà a questa con la spedizione Etiopica.
• La Spedizione Etiopica: Mussolini, con la politica di mediazione attuata, si sentiva quasi autorizzato ad espandere i propri domini in Africa e, approfittando di disordini in Etiopia, la attaccò nel 1934. La situazione non era così semplice, in quanto l’Etiopia faceva parte della Società delle Nazioni che condannò l’atteggiamento Italiano, con un conseguente allontanamento dell’Italia dall’Inghilterra e dalla Francia. La Società delle Nazioni condannò l’Italia punendola con delle sanzioni economiche: Mussolini rispose attuando l’autarchia, cioè la chiusura delle barriere doganali. L’Etiopia fu conquistata il 5 Maggio 1936 e la più grave conseguenza fu la presa di coscienza della debolezza della Società delle Nazioni.
Hitler, approfittando di questa debolezza ne approfittò il 7 marzo 1936 per occupare la Renania (che doveva rimanere smilitarizzata) e dichiarò estinto il Trattato di Locarno. L’Inghilterra e la Francia rimasero passive di fronte a una politica così aggressiva.
La Russia, la NEP e Stalin
Le condizioni in cui la 1a Guerra mondiale aveva lasciato la Russia erano disastrose: il paese mancava di cibo e abiti e il pericolo di un collasso economico gravava da un momento all’altro. Vi erano inoltre alcune resistenze debellate subito da Lenin con il cosiddetto comunismo di guerra; Lenin però capiva che non si poteva continuare in quel modo, e capiva anche che la rivoluzione in Russia non si era affermata nelle condizioni previste da Marx, in quanto mancava una solida base borghese.
Lenin così, per portare il livello economico russo a quello degli altri stati capitalistici, promosse la NEP (Nuova Politica Economica) in cui lo stato continuava a controllare lo sviluppo economico, ma al tempo stesso dava una certa liberalizzazione nel campo agricolo e nell’attività privata. La NEP non fu la sola riforma attuata, ma si badò anche all’analfabetismo che regnava in Russia, si creò un forte servizio sanitario e assistenziale e fu riconosciuto il diritto di autodecisione della nazionalità: la Russia si trasformava in URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche).
L’organismo che fu duramente colpito dalle leggi comuniste fu la chiesa Ortodossa: era proibito l’insegnamento della religione condannava ai lavori forzati il clero che avesse violato questo divieto: nelle scuole fu insegnato l’ateismo.
Lenin non riuscì a vedere la fine della NEP (il suo cervello si bloccò per una grave forma di alteriosclerosi): al suo posto salì Stalin, uomo di grandi capacità distintosi nella Rivoluzione.
Stalin riteneva che i compiti del partito fossero cambiati: non si trattava più di abbattere lo Stato oppressore, ma di dirigere uno stato comunista verso il benessere economico; suo oppositore fu Trotzkij che fu esiliato e ucciso (1940).
Stalin si accorse che la NEP non aveva un ritmo rivoluzionario, e così promosse i piani quinquennali, adatti per confermare la forma del “comunismo in un solo paese”. I piani quinquennali prevedevano enormi sacrifici da parte di una certa classe della società , dei kulaki (i ricchi proprietari terrieri) a cui vennero requisiti prodotti agricoli e bestiame, e che vennero arrestati, deportati e uccisi.
La collettivizzazione delle terre staliniana fece così passi da gigante, insieme alla realizzazione di un’imponente industria pesante. La Russia stava arrivando ai livelli di capitalizzazione europei a un prezzo enorme: migliaia di deportati nei gulag, intere città scomparse con le cosiddette “purghe” Staliniane, generali e valorosi uomini dell’esercito uccisi (la loro mancanza si sentirà con lo scoppio della Guerra).
In Russia in questo periodo si ebbe il culto della personalità di Stalin, che accelerò il ritmo di industrializzazione tramite il terrore e tramite le “purghe”.
La Russia però cominciava a temere i piani di espansione verso Est di Hitler: fu riconosciuta dai paesi europei ed entrò a far parte della Società delle Nazioni nel 1935.
La Guerra di Spagna
Il Fascismo non fu un fenomeno circoscritto alle sole Italia e Germania, ma si diffuse in diversi paesi europei (Ungheria, Polonia).
In altri paesi come la Francia e la Spagna si avevano dei Fronti popolari antifascisti (in Francia erano al governo), in cui tutte le sinistre erano riunite per allontanare lo spettro del fascismo che si stava addentrando in Europa.
In Spagna Fronte Popolare (appoggiato dalla sinistra, sai sindacati e dai contadini) e la Destra (appoggiata dall’esercito, dalla borghesia terriera e conservatrice e dall’alto clero) erano meno disposti al compromesso, e così si vennero a creare degli attriti tra queste due parti. La classica scintilla che fece traboccare il vaso fu l’uccisione del monarchico José Calvo Stelo: la sollevazione militare e reazionaria cominciò dal Marocco comandata dal generale Francisco Franco; da qui il movimento ribelle, i falangisti, si mosse in tutta la Spagna.
La Guerra civile in Spagna non era una semplice guerra, ma era una guerra tra due ideologie: quella comunista e quella fascista. Ciò si potè subito intuire dalle forze militari ed economiche inviate in Spagna: Mussolini e Hitler inviarono proprie truppe in Spagna ad aiutare i ribelli fascisti di Franco; La Russia mandò aiuti economici e “volontari”. Francia e Inghilterra tentarono di promuovere una politica di “non-intervento” che risultò un fallimento.
Alla fine l’esercito repubblicano dovette soccombere e Franco con il suo movimento falangista divenne padrone della Spagna.
Hitler invade l’Austria, la Cecoslovacchia, la Boemia, la Moravia e la Polonia
La guerra di Spagna portò in europa a una certa inclinazione per la guerra. Si era venuto a formare l’Asse Roma-Berlino in cui i due governi decidevano il comune atteggiamento verso la Società delle Nazioni. All’Asse Roma-Berlino seguì il patto Anti-Komintern tra Italia, Germania e Giappone, di significato antisovietico.
Il 13 Marzo 1938 l’esercito nazista occupava l’Austria, e non si era neanche spento l’eco di questa occupazione che già si profilava un’occupazione della Cecoslovacchia in cui vi erano numerosi (3 milioni) tedeschi, soprattutto nella zona dei Sudeti. La Francia era impegnata dal patto di Locarno con la Cecoslovacchia, ma non intervenne aspettando un intervento dell’Inghilterra; in Inghilterra c’era l’arrendevole primo ministro Chamberlain che non fece nulla; intanto cadde la proposta di una conferenza a Monaco tra Inghilterra, Francia, Germania e Italia. La Germania acquisiva i territori da lei richiesti, ma non terminò così: nel marzo del 1939 occupava la Boemia e la Moravia; la Slovacchia si dichiarava indipendente e si poneva sotto la protezione della Germania. Finalmente dall’Inghilterra arrivava l’eventualità di una guerra se Hitler avesse invaso la Polonia.
Nel frattempo Mussolini, spinto da Hitler, emanò una legge antirazziale: gli ebrei venivano cacciati dagli uffici pubblici e dall’insegnamento, non potevano prestare servizio militare ed erano vietati i matrimoni misti. Non si arrivò fino ai livelli della Germania, ma la comunità ebraica italiana fu profondamente umiliata.
Anche l’Italia oramai voleva qualcosa: nell’aprile del 1939 fu invasa l’Albania e furono rivendicate alla Francia la Tunisia, Gibuti, Corsica e Nizza. Il 22 Maggio 1939 l’Italia e la Germania stringevano il Patto d’Acciaio con cui Mussolini, senza saperlo, metteva anima e corpo nelle mani di Hitler. Vi era una differenza enorme tra la Germania e l’Italia, differenza soprattutto sul piano degli armamenti e della strategia militare, e che venne fuori nella modesta occupazione dell’Albania.
Nel frattempo Hitler aveva fatto conoscere le sue mire espansionistiche verso la Polonia. L’Inghilterra e la Francia offrirono precise garanzie alla Polonia e tentarono di allearsi con la Russia. Questa, che era rimasta fuori dalla difesa della Cecoslovacchia, era diffidente della lealtà di questi due paesi, in quanto credeva che usavano la Germania per mettere fine al blocco sovietico. Così il 23 Agosto 1939 l Russia e la Germania firmavano il cosiddetto patto di Ribbentrop-Molotov, in cui firmavano una clausola di non-aggressione l’una verso l’altra e in cui si spartivano la Polonia.
Il 1° Settembre le truppe tedesche invadevano la Polonia. Il 3 Settembre Francia e Inghilterra dichiaravano guerra alla Germania.

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