La Belle Epoque

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LA BELLE EPOQUE

L

La Belle Epoque tra divertimento e impegno

L’Europa vive la sua Belle Epoque, l’epoca bella dei divertimenti e della spensieratezza di felicità. Ma non mancano contrasti a forti tinte tra l’impegno culturale e la vacuità, tra l’individualismo e la società di massa.

Un paradiso di felicità in Terra

Nell’ultimo sorcio del XIX secolo e nel primo quindicennio del XX, ossia negli stessi anni dell’età classica dell’imperialismo e della lunga pace liberale, l’Europa vive la sua Belle Epoque, l’Epoca bella, perché molti vivono una vita spensierata, ricca di piaceri e di novità regalate a piene mani dal progresso tecnologico e dalle conquiste coloniali.
La Belle Epoque è frutto di un nuovo progetto di civiltà: gli uomini sono convinti di realizzare la felicità perfetta con le loro sole forze, senza l’aiuto di Dio, plasmando la natura secondo i propri bisogni e costruendo una società secondo le proprie aspirazioni. Per questo lo scienziato diventa l’uomo più necessario e viene esaltato come il protagonista della costruzione del nuovo Mondo, giusto e felice.

Un’epoca di stridenti contrasti

Le infinite scoperte, piccole e grandi, e l’incessante sviluppo economico sembrano dare ragione ai fautori di questa civiltà. I borghesi, perciò, vivono in un’atmosfera densa di euforico ottimismo: finalmente è possibile realizzare il regno dell’uomo sulla Terra !
A questa visione rosea del mondo fa da contrappunto la logica di potere incarnata nell’imperialismo, nel nazionalismo e nel razzismo. Non solo: la Belle Epoque è caratterizzata da altri stridenti e forti contrasti nell’ambito della vita personale, culturale, politica e sociale.

Vacuità contro impegno

Nella Belle Epoque vi è dunque il contrasto tra la vacuità di quanti pensano solo a “lasciarsi vivere” rincorrendo effimeri piaceri e l’impegno degli uomini di cultura che, pur divisi tra loro, forniscono comunque un notevole contributo alla società. Ecco due esempi:
- alcuni tra i maggiori filosofi europei sono impegnati a dimostrare come scienza e tecnica, pur avendo dato molto all’umanità, non siano in grado da sole di offrire la felicità;
- di contro il movimento artistico-letterario dei Futuristi esalta la scienza e la tecnica e inneggia alle più recenti invenzioni, affermando che un’automobile è più bella di una famosa stata greca come la Vittoria di Samotracia.

L’eccentricità individualistica contro l’uniformità della società di massa

Nella sfera della vita personale, poi, molti membri delle classi privilegiate conducono una vita eccentrica e fuori della norma. Essi si sforzano di apparire e di essere il più stravaganti possibile.
Al tempo stesso, però, in quest’epoca nasce la cosiddetta società di massa: uomini e donne, non diversamente dai prodotti industriali fabbricati in grande serie, si assomigliano sempre di più nel pensare, nel vestire e nell'abitare.
E’ soprattutto l’urbanizzazione (grande crescita delle città) a favorire la massificazione della gente. Nei grandi agglomerati cittadini, infatti, i mezzi di comunicazione, di trasporto e di informazione facilitano la diffusione delle idee e favoriscono la partecipazione dei cittadini alla vita sociale.

LA SOCIETA’ E I MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA

Cinema e giornali sono i maggiori mezzi di comunicazione nella società di massa; i quotidiani, in particolare, diventano lo strumento del quarto potere, quello dell’informazione.

Il cinema: la nuova arte per le masse

Il processo di massificazione del gusto e dello stile di vita avviene in tempi diversi e in misura nei vari Paesi dell’Occidente.
Così, mentre Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti sembrano anticipare il futuro, la quasi totalità dell’Italia meridionale e l’intera Europa orientale sono ancora legate al passato.
Strettamente legata all’affermazione della società di massa e all’impegno degli uomini di cultura è una nuova forma di divertimento e di espressione artistica: il cinema. Nel 1895, infatti, fa la sua prima comparsa in Francia l’apparecchio dei fratelli Lumière e il successo è immediato. Le masse popolari ne sono conquistate e subito la nascente industria cinematografica, attraverso la pubblicità, ne asseconda il gusto con prodotti di sicuro effetto.

Il giornalismo moderno: il mondo si fa più piccolo

Nel 1839 Daguerre inventa la fotografia e nel 1889 Eastam sostituisce le lastre con pellicola di celluloide: l’arte del fotografare diventa così molto semplice. Nulla di meglio per rendere più incisiva l’informazione su carta stampata: nascono infatti i giornali illustrati (1890).
Perciò tra Ottocento e Novecento il giornalismo assume una veste editoriale molto simile a quella odierna e trova una grande accoglienza presso il pubblico semicolto che ne decreta il successo. Infatti non sono più soltanto i politici e gli uomini di cultura ad acquistare e leggere i giornali, ma anche gli appartenenti al ceto medio: bottegai, impiegati, maestri di scuole elementari, insomma tutti coloro che sono usciti dalla schiera ancora numerosa degli analfabeti.
L’invenzione del telegrafo e, in seguito, quella del telefono consentono la trasmissione istantanea delle notizie. In tal modo è resa possibile l’unificazione del mondo non solo nel campo dell’economia, ma anche in quello dell’informazione.

Diffusione dei quotidiani

La diffusione dei giornali è poi favorita dall’uso della rotativa e della linotype, installata per la prima volta nel 1886. I processi di stampa sono infatti sveltiti e sono ormai possibili più edizioni giornaliere.
Cosi in Italia si passa dalla tiratura giornaliera massima di 15.000 copie di giornali quotidiani nel 1870 alle 100.000 nel 1900, sino a raggiungere nel 1913 il traguardo delle 500.000 copie. Negli Stati Uniti, invece, il Daily Mail supera da solo nel 1900 il milione di copie.
Sfruttando il grande successo riscosso presso le masse, i quotidiani diventano un pilastro del cosiddetto quarto potere, ossia quello dell’informazione di massa. Esso ha potere, infatti, perché è in grado di influenzare l’opinione pubblica indirizzandola in un senso piuttosto che in un altro.
Gli esponenti del potere politico ed economico ben presto si rendono conto dell’importanza dei mezzi di comunicazione di massa (mass media) ed offrono perciò il loro appoggio finanziario all’industria giornalistica con lo scopo di dirigerne gli orientamenti politici.

LE RIVENDICAZIONI DELLE DONNE E DEI LAVORATORI

La donna si emancipa: studia, lavora, fa sport e ottiene di poter votare: Anche gli operai, grazie alla social-democrazia e ai movimenti cristiani, migliorano la loro condizione.

L’emancipazione femminile: le suffragette

Negli anni della Belle Epoque un altro grande esempio di impegno è offerto dalla lotta per l’emancipazione della donna. Infatti, molti parlano del bene dell’umanità, ma la maggioranza della popolazione, persino nei progrediti Paesi occidentali, non riconosce alle donne i medesimi diritti sociali e politici degli uomini.
Le donne insorgono e iniziano una lunga lotta per la parità. in Gran Bretagna chiedono il suffragio femminile (diritto di voto) e per questo vengono chiamate suffragette. Non solo la maggioranza dell’opinione pubblica, ma anche il governo le osteggia duramente. Esse danno allora vita a manifestazioni anche molto violente. Vengono malmenate dalla polizia e imprigionate, ma non demordono. Intanto alcuni noti scrittori e filosofi si schierano al loro fianco e, finalmente, le donne inglesi ottengono di poter votare.

Le organizzazioni internazionali dei lavoratori: tra rivoluzione e riforma

Veniamo infine a un altro contrasto che anima la Belle Epoque, quello che oppone il nazionalismo all’internazionalismo socialista e all’universalismo cattolico.
All’egoismo dei nazionalisti , infatti, si contrappone la visione di quanti operano per un miglioramento delle condizioni di vita dei popoli d’Europa.
Già nel 1864 a Londra era sorta la Prima Internazionale, una unione sovranazionale di lavoratori, che aveva però avuto breve vita, lacerata da contrasti interni.
Nel 1889, a Parigi, venne fondata la Seconda Internazionale, che è animata da due gruppi: i rivoluzionari e i riformisti. Pur ispirandosi entrambi agli insegnamenti di Karl Marx, i primi sono convinti che non sia possibile modificare la società borghese per fare posto ai diritti dei lavoratori e che perciò essa debba essere abbattuta con una rivoluzione violenta; i secondi, invece, credono che lo Stato borghese-capitalista possa venire riformato.

La politica delle riforme: social-democratici, cristiani e governi liberali

Mentre i rivoluzionari sono messi in minoranza, i riformisti, guidati dai social-democratici tedeschi, accettano le regole dello Stato liberale: libertà economica e regime parlamentare. Sostenuti da un vasto consenso, lottano per ottenere benefici immediati per gli operai e danno vita a varie forme di associazione: banche popolari, casse di mutuo soccorso e camere del lavoro (organismi che tutelano i diritti dei lavoratori).
Anche i cristiani si organizzano a livello sovranazionale e scelgono la via del riformismo: operai e contadini si uniscono in leghe e cooperative, mentre si diffondono i primi messaggi sociali della Chiesa.
Gli stessi governi borghesi, allora, riconoscono alla classe operaia i diritti all’istruzione, all’assistenza sanitaria, alla previdenza per malattia, infortuni, invalidità, morte per causa di lavoro e, infine, al voto politico.

L’UOMO E L’AMBIENTE

Urbanistica e luoghi sacri della Belle Epoque

La Belle Epoque ha i suoi “santi” da venerare: sono i moderni eroi che esplorano e aprono all’uomo bianco continenti prima ignoti; sono gli scienziati che sfidano l’incredulità dell’opinione pubblica e l’avversione dei colleghi mediocri per conquistare, con sforzi quasi sovrumani, un poco di sapere in più, una piccola o grande invenzione capace di alleviare la fatica e di rischiarare il cammino dei loro simili. E , tra tutti, il “santo” per eccellenza è Charles Darwin: esploratore e scienziato naturalista che è riuscito a far trionfare la sua teoria dell’evoluzione naturale delle specie, nonostante l’opposizione di quasi tutti i professori del tempo.
Ebbene, anche questi nuovi “santi” hanno un luogo in cui vengono venerati: sono i musei della scienza e della tecnica, i giardini all’inglese, i giardini zoologici e i musei di storia e scienze naturali.

In Italia e in Europa come a Londra

Londra, Hyde Park: grandi alberi e prati verdi, colline e grotte artificiali, laghetti e ponticelli su piccoli canali, viali e vialetti. Ecco il giardino inglese imitato anche in Italia. In esso si riproduce artificialmente una natura che, tenuta fuori a forza, “spontaneamente” non è più di casa in città. In esso il tranquillo borghese fa sfoggio del suo benessere, osservando i suoi simili. Gli basta poi varcare la soglia del giardino zoologico, che solitamente sorge presso o addirittura all’interno del giardino pubblico, per assaporare il profumo dell’avventura che i suoi simili fanno in terre lontane. Qui può ammirare le specie di animali più strane e gonfiare il petto in segno di trionfo e di superiorità: è fiero di appartenere alla razza bianca europea moderna che annovera gli esemplari più evoluti di tutte le specie e, in particolare del genere umano.
Più in là, spesso ai margini del giardino, in cemento, ferro e vetro sorge l’edificio del museo di storia e scienze naturali: fossili, scheletri ricostruiti, animali imbalsamati, pietre più o meno rare, minerali, tutto coscientemente classificato e ordinatamente esposto. E, infine, in una città moderna che si rispetti non può mancare un museo della scienza e della tecnica: già a fine Ottocento si può misurare la distanza che separa gli uomini della Belle Epoque dagli albori della civiltà delle macchine; basta osservare alambicchi e locomotive, telai meccanici e macchine siderurgiche: fanno sorridere tanto sono “primitive” rispetto a quelle che si producono ora, tra il XIX e il principio del XX secolo!

L’urbanistica e l’architettura: guardando al neogotico

Nelle città della Belle Epoque, però, non si costruiscono solo giardini, ma si edificano anche palazzi e si mette mano a vere e proprie ristrutturazioni urbanistiche delle città. In questo campo, in Europa, il modello è Parigi. si abbattono i quartieri è popolari e si spianano i bastioni (grandi terrapieni), costruiti a difesa delle città nel XVII secolo, per fare posto a grandi viali alberati. Le strade e i corsi hanno ormai un buon selciato e i tram a cavallo cedono quasi dovunque il passo a quelli a vapore, prima, e poi a quelli elettrici. Fanno la loro comparsa persino le prime automobili dal rumoroso motore a scoppio.
La sistemazione urbanistica interessa anche le piazze storiche. Capita allora che, accanto alla cattedrale neogotica, tutta vetrate policrome, pinnacoli e slanci verticali, sorgano edifici che la imitano, ma costruiti con nuovi materiali (vetro, cemento e ferro) e soprattutto con uno spirito nuovo. Sono palazzi di molti piani, con capitelli corinzi in ferro e gallerie dalle alte volte, tutte in ferro e vetro, entro cui i borghesi passeggiano, chiacchierano, concludono affari nei caffè e, soprattutto, possono ammirare nei singoli negozi o nei grandi magazzini le novità che la tecnica propone per la vita quotidiana.
E si torna a casa. gli operai dal lavoro, in quartieri insalubri, i borghesi dal lavoro e dalla passeggiata, in palazzi semplici, decorosi, ma molto confortevoli.
Oggi non esistono più, o quasi, le case operaie della Belle Epoque, ma molte città europee conservano ancora, gelosamente, i palazzi di quell’epoca con i loro portoni in legno massiccio, la tromba delle scale con gli ottoni lucidi e i primi ascensori elettrici a cabina visibile, circondata da una struttura in rete di ferro.

Alla fine dell’Ottocento il perfezionamento di una nuova invenzione, la macchina fotografica, serve a immortalare i grandi avvenimenti, come la costruzione della Tour Eiffel. Essa ere un monumento al progresso e al futuro dell’umanità, una sfida alla natura, realizzata con tecnologie rivoluzionarie per l’epoca.

MICROSTORIA DEL VESTIRE

L’emancipazione della donna passa anche attraverso la moda

Se è vero che “l’abito non fa il monaco”, è altrettanto vero che, studiando la maniera in cui la gente decide di vestirsi, emergono importanti indizi per comprendere la cultura di un periodo storico.
Con la Belle Epoque termina l’epoca delle gabbie di crinolina, sopra le quali si mettevano i vestiti che imprigionavano il corpo femminile. Queste lasciano il posto ad abiti più comodi, meno impegnativi, al passo con la frenesia dei nuovi tempi.

Sport e abiti leggeri
La mania dello sport, e in particolare quella per il tennis e la bicicletta, dilaga negli ultimi anni del secolo XIX e impone un costume completamente diverso sia per gli uomini che per le donne. Queste ultime indossano camicette dal taglio mascolino e si mettono in testa berretti alla marinara.

L’automobile e la moda
In un mondo che prende sempre più velocità diventa allora necessario tagliare tutti i legami, le costrizioni, anche dell’abito, e correre verso tutte le esperienze possibili.
L’automobile fornisce, in qualche modo, la spinta per uscire dalle strette vie, per lanciarsi verso avventure sempre nuove ed eccitanti
Il nuovo mezzo di locomozione impone quindi la confezione di abiti nuovi, adatti alle corse. Si indossano ampi spolverini e cappucci a forma di berretto piatto, assicurati da un velo che va legato sotto il mento.

Elegante per affascinare
Per ogni occasione che la vita mondana offre, o impone, è d’obbligo un abbigliamento del tutto diverso. E allora, tra la fine dell’Ottocento e i primi quindici anni del Novecento, ecco il trionfo dei parasole, dei ventagli, degli ombrellini, delle piume di struzzo, della biancheria intima, dei bustini che hanno lo scopo di valorizzare la vita, al fine di farla apparire incredibilmente sottile. La moda della Belle Epoque segna il trionfo della figura femminile longilinea. Molta civetteria, molto esibizionismo, il gusto di stupire continuamente: queste le caratteristiche “psicologiche” della nuova moda.

CENTRI COMMERCIALI E PUBBLICITA’

La crescente massa dei consumatori, addensata specialmente nelle grandi città, spinse gli operatori economici all’innovazione dei luoghi e delle tecniche di vendita. nelle maggiori capitali europee sorsero i primi grandi centri commerciali, dove la borghesia e i ceti medi si recavano a fare acquisti. La domanda del mercato venne stimolata anche dalla pubblicità, che muoveva allora i suoi primi passi come “arte della persuasione occulta”

Esempio



  


  1. mery

    la cultura della belle epoque