L'ungheria.

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Categoria:Storia
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Testo

Deportazioni in Ungheria:

Se tra tutti i paesi vessati dal Reich ve n’è uno che è degno di essere menzionato è proprio l’Ungheria. Questo paese non ebbe mai una reggenza propria e fu governato prima dagli Asburgo e poi da un ammiraglio che salì al potere per vie traverse Nikolaus von Horthy. All’inizio degli anni ’30 gli ungheresi, sotto l’influenza del fascismo italiano, avevano prodotto un forte movimento di estrema destra detto delle “croci frecciate”. Questi nel 1938 approvarono le prime leggi antisemite e benché nel paese la chiesa cattolica fosse molto potente, queste leggi colpivano anche gli ebrei che si erano convertiti dopo il 1919, e tre anni più tardi furono estesi perfino a coloro che si erano convertiti prima di quella data. Tuttavia anche quando questa politica antisemita divenne ufficiale, undici ebrei sedevano al senato ungherese e centotrentamila ausiliari portanti uniforme ungherese erano ebrei. Come si spiega questa apparente contraddizione? Si può capire con la distinzione tra gli ebrei “magiarizzati” (ovvero di origini ungheresi consolidate) ed ebrei dei territori annessi di recente. Fino al marzo del 1944 la sovranità dell’Ungheria venne rispettata, ma in quello stesso mese Karl Adolf Eichmann con tutto il suo stato maggiore arrivò a Budapest ma il suo lavoro fu complicato dal fatto che, al contrario di tutti gli altri, gli ebrei ungheresi sapevano cosa avveniva ad Auschwitz e negli altri campi. La più abile trovata di Eichmann fu quella di far finta che fossero persone corruttibili; ma quella che dapprima fu una simulazione si trasformò in realtà anche se non vi fu il ritorno sperato dagli ebrei. Tuttavia in Ungheria esisteva anche un gruppo cospicuo di ebrei che non si facevano ingannare; il movimento sionista ungherese era molto forte ed ora aveva propri rappresentanti nel Comitato di soccorso e riscatto ed avevano stetti contatti con L’Ufficio per la Palestina e con l’American Joint Distribution Comitee (organizzazione americana che elargiva fondi per salvare gli ebrei dai nazisti) che li finanziava e tramite il quale erano riusciti a far arrivare alcuni ebrei in Palestina e ad aiutare profughi di mezza Europa. Ora che la catastrofe stava per abbattersi sul loro paese, i sionisti ungheresi si misero a fabbricare “documenti ariani”, certificati di battesimo per permettere alla gente di scomparire più facilmente. Inoltre per incontrare alcuni componenti del controspionaggio delle SS il comitato sionista pagò ventimila dollari ed a quell’incontro ripropose il piano Europa (salvare tutti gli ebrei tranne quelli polacchi per due o tre milioni di dollari) che venne accettato e vennero versati gli acconti. Ma alla fine tutto si rivelò un bluff. C’era da dire che in parte i sionisti avevano avuto privilegi che nessun altro ebreo mai ebbe potevano astenersi dal portare la stella gialla, potevano entrare e uscire dai campi di sterminio ungheresi ed il Dott. Kastner che era fondatore del Comitato di soccorso e riscatto poté viaggiare per tutto il Reich senza avere documenti che gli attestassero che fosse ebreo.
Grazie ai sionisti questa operazione durò meno di due mesi poiché fece molto scalpore e ne vennero a conoscenza tutti i paesi del mondo ed il Vaticano. La Svezia fu la prima a dare un aiuto pratico distribuendo permessi di ingresso, cosa che fecero anche il Portogallo, la Spagna e la Svizzera; circa trentamila ebrei furono ospitati a Budapest in edifici speciali protetti da paesi neutrali. Gli alleati avevano ricevuto e pubblicato una lista di settanta nomi, i nomi dei principali responsabili delle persecuzioni, e Roosvelt aveva mandato un ultimatum in cui diceva: “Il destino dell’Ungheria non sarà uguale a quello di nessun altro paese civile […] se non si sospenderanno le deportazioni”. Alle minacce seguirono i fatti: il 2 luglio 1944 Budapest fu sottoposta a un violentissimo bombardamento aereo. Benché il reggente Horthy avesse ordinato di sospendere le deportazioni Eichmann mandò a metà luglio altri millecinquecento ebrei che si trovavano in un ghetto della capitale magiara ad Auschwitz; quello a quanto pare fu l’ultimo treno che lasciò l’Ungheria per i campi di sterminio. Il regime di Horthy finalmente aveva trovato il coraggio di cacciare il Kommando di Eichmann, ma poco prima dell’arrivo dell’armata rossa a Budapest i tedeschi riuscirono a rovesciare Horthy e sostituirlo con il capo delle “croci frecciate” Ferenc Szalasi. Non era più possibile spedire gente ad Auschwitz, perché ormai si stavano smantellando gli impianti dello sterminio e, inoltre, i tedeschi erano a corto di uomini. Così Veesenmayer, plenipotenziario del Reich, trattò col ministero degli interni ungherese per ottenere il permesso di mandare nel Reich cinquantamila ebrei. Poiché non avevano più a disposizione mezzi di trasporto li fecero camminare nelle grandi marce del 1944 che furono sospese solo da Himmler. Gli ebrei costretti a compiere queste marce erano stati scelti a casaccio dalla polizia, senza tener conto che molti avevano diritto ad essere esentati, e senza calcolare i limiti fissati dalle leggi vigenti in merito. L’epilogo fu che degli ottocentomila ebrei che c’erano in Ungheria prima della guerra centosessantamila riuscirono a sopravvivere nel ghetto di Budapest e solo centocinquantamila riuscirono a fuggire, tra cui il famoso scienziato ungherese Leo Szilard, ed a rifugiarsi nei paesi alleati. Gli altri purtroppo morirono tra le persecuzioni del Reich ed i pogrom (insurrezioni molto spesso volute dalle autorità del popolo contro gli ebrei negli ultimi mesi del 1944 in Ungheria hanno causato decine di migliaia di morti) che anche fecero la loro parte.

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