L'Europa del '500

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Testo

Storia
Nel 1515 Carlo ottenne il ducato di Borgogna, un anno dopo ereditò anche i domini spagnoli. Nel 1519 alla morte di Massimiliano I pose la sua candidatura al titolo di imperatore, titolo conferito dai sette grandi elettori dell’impero. Se la corona di Spagna e quella dell’impero si fossero unite nella persona di un solo uomo, colui avrebbe avuto uno straordinario potere, poiché l’estensione territoriale dei domini sarebbe stata immensa. Carlo aveva ricevuto da parte della famiglia materna la penisola iberica, le terre del nuovo mondo e il regno di Napoli, mentre da parte della famiglia paterna ereditò l’Austria e i Paesi Bassi, così la Francia si oppose alla sua candidatura avendo paura di rimanere accerchiata e isolata, ma Carlo riuscì ad ottenere il titolo di imperatore e prese il nome di Carlo V. Le basi di tale impero erano fragili e precarie e i paesi erano distanti tra loro, avevano tradizioni ed economie diverse. I popoli su cui regnava Carlo V non lo conoscevano e l’imperatore non conosceva le abitudini, gli usi e i costumi dei popoli dominati. La Spagna aveva svolto una politica mediterranea e atlantica, mentre quella dell’impero era stata sviluppata nel centro Europa, e nelle zone orientali e meridionali della Germania. Nel 1516 Carlo V portò con se al trono Spagnolo un gruppo di consiglieri fiamminghi e ciò creò malcontento tra il popolo che temeva che il sovrano facesse i propri interessi, quelli dei Paesi Bassi e non quelli della penisola iberica. Quando si allontanò dalla Spagna per salire sul trono imperiale delegò un cardinale fiammingo per portare avanti il regno, ciò fece scaturire delle rivolte delle città che rivendicavano gli antichi privilegi; tali rivolte, denominate dei “comuneros” furono dominate solamente nel 1522 successivamente Carlo V si stabilì a Madrid poiché le monarchie avevano messo in crisi l’impero. L’italiano Mercurio Arboreo elaborò una teoria della monarchia universale che sosteneva che la cristianità doveva essere governata da una sola persona, tale idea fece sì che l’italiano diventasse ispiratore dell’imperatore, anche se i due non erano completamente d’accordo, poiché Carlo V sosteneva che i fini della politica imperiale dovevano essere di carattere religioso e di difesa della cattolicità; mentre Mercurio Arboreo riteneva che i fini dovessero essere civili.
La Francia, dopo essere stata isolata voleva espandersi in Italia, infatti, nel 1499 i sovrani francesi scesero nella penisola, dove iniziò una lotta con il re di Spagna che durò fino al 1503; alla conclusione delle lotte Milano era di dominio francese, mentre il napoletano era rimasto spagnolo. Successivamente vi furono altri tentativi di espansionistici, ma nel 1516 il sovrano francese e quello spagnolo firmarono il Trattato di Noyon . Nel 1521 Carlo V invase Milano, conquistandola; nel 1525 i francesi tentarono di riprendere la città, ma furono sconfitti a Pavia. L’anno successivo siglarono la pace di Madrid, con cui il sovrano francese rinunciava a conquistare l’Italia. La potenza di Carlo V fece allarmare gli stati europei e il Papa che nel 1526 si riunirono nella Lega di Cognac. Carlo V rispose inviando in Italia i Lanzichenecchi, corpo di mercenari, che l’anno successivo occuparono e saccheggiarono Roma e altre città italiane. Nel 1529 vi fu la Pace di Cambrai, che stipulò la rinuncia della Francia ai territori Italiani e l’appartenenza francese della Borgogna. Carlo V dopo aver chiarito col Papa ottenne l’incoronazione imperiale. Nel 1535 Carlo V si impadronì del ducato di Milano e i francesi reagirono invadendo il Piemonte. Nel 1544 vi fu la Pace di Crèpy, ma questa non portò alla fine delle lotte tra i francesi e Carlo V. Nel 1556, a causa delle fratture creatisi all’interno del regno, Carlo V abdicò a favore del figlio Filippo II, il quale ereditò tutti i domini, tranne quello tedesco che passò al fratello Ferdinando. Carlo V morì nel 1559, anno in cui Filippo II pose fine al conflitto con i francesi, siglando la pace di Cateau-Cambresis, la quale stabiliva che la Francia perdeva i possedimenti italiani, ottenendo le fortezze di Metz, Toul, Verdan e la cittadella di Saluzzo, in Piemonte; mentre Filippo II acquisiva Milano, il regno di Napoli, la Sicilia, la sardegna. L’Italia nel periodo di dominazione spagnola ha un periodo di decadenza.

Nell’Orlando Furioso Carlo V è definito il nuovo Carlo Magno poiché avrebbe rimesso la giustizia sul trono e sarebbe stato il solo a condurre il popolo, tale immagine veniva adoperata unicamente per Cristo. Carlo V voleva rappresentare il difensore della cristianità, infatti si definiva “Alfiere di Dio”, riteneva che la sua missione fosse guidare la cristianità contro il nemico, rappresentato dai mussulmani e dagli eretici.

La chiesa assunse funzioni politiche, infatti il pontefice si comportava da capo dello stato pontificio; ciò fece decadere i costumi ecclesiastici. Il papato si arricchiva con il contributo dei fedeli, tale ricchezza allontanava Roma dai principi del Vangelo; perciò all’interno della chiesa nacque l’esigenza di una riforma.
Il più grande esponente fu l’olandese Erasmo da Rotterdam, egli condannava la corruzione, l’immoralità ecclesiastica e le sottigliezze dottrinali, chiedeva il rinnovamento della teologia.
L’olandese sosteneva che l’uomo è al centro del mondo e studiava i testi evangelici per far sì che si ritornasse al cristianesimo originale. Erasmo voleva tornare alla cristianità e non voleva portare la frattura di questa. A Roma vi erano problemi finanziari che spinsero la curia Romana a vendere le indulgenze, che in origine erano ottenute con le preghiere. Nel 1514 il vescovo di Magdeburgo, per ottenere il vescovado di Magonza, doveva pagare una tassa a Roma e per questo si fece prestare un’ingente somma di denaro dai banchieri del tempo. Quando fu vescovo di Magonza non trovò il denaro con cui rimborsare il debito ai banchieri perciò il Papa Leone X gli diede il permesso di procurarsi i soldi vendendo indulgenze per gli otto anni successivi. La vendita delle indulginze suscitò lo sconcerto del monaco agostiniano Martin Lutero, professore in teologia e dedito allo studio delle Sacre Scritture. Lutero provava un forte dissenso nei confronti di Roma poiché questa si era allontanata troppo dalla purezza delle origini; egli non accettava il concetto che Dio punisse o assolvesse gli uomini a seconda delle opere compiute da questi, invece credeva che la salvezza fosse concessa da Dio per sua misericordia, sosteneva che Dio facesse conoscere la sua volontà attraverso il Vangelo. Nel 1517 pubblicò 95 testi in cui sosteneva che il Pontefice non poteva concedere la remissione della pena scelta da Dio, tali testi raggiunsero il Papa e ciò provocò una frattura tra agostiniani, schierati con Lutero e domenicani, schierati con il Papa. Nel 1520 Lutero pubblicò degli scritti dove negò la validità delle indulgenze e sostenne che le autorità del Papa era minore di quella delle Sacre Scritture. Tali scritti che delineavano gli elementi della sua dottrina portarono alla completa frattura all’interno del cristianesimo e alla scomunica di Lutero. La dottrina di Lutero negava la mediazione della chiesa sostenendo che i credenti non avevano bisogno di sacerdoti in quanto i fedeli conoscevano direttamente le Sacre Scritture, negava la validità dei sacramenti, tranne quelli del battesimo e dell’Eucaristia, gli unici menzionati nel Vangelo. Lutero rifiutava la Messa, poiché credeva che i sacerdoti non intercedessero nella trasformazione del pane e del vino in corpo e sangue, inoltre sosteneva la “teologia” della croce dove faceva notare che Dio si era comportato incomprensibilmente, incarnandosi in Cristo e soffrendo sulla croce. Nel 1521 Papa Leone X ripose la scomunica e si riunì nella dieta di Warms. Nello stesso anno Lutero tradusse la Bibbia in tedesco, cosicché anche il suo popolo potesse leggerla. Nel 1524 Lutero polemicizzò con Erasmo poiché quest’ultimo credeva nel libero arbitrio e accusava Lutero di non lasciare possibilità di scelta ai fedeli. Nel 1522 e 1523 i Cavalieri della piccola nobiltà si ribellarono, poiché non avevano peso politico e si ritrovavano in difficoltà economiche, combatterono contro i principi tedeschi, che vinsero. L’anno successivo in Germania scoppiò una rivolta dei contadini contro i Signori chiamata “guerra dei contadini” fu movimento di massa; i contadini avanzarono rivendicazioni tradizionali, che miravano alla difesa della comunità e dei diritti di questa; inoltre veniva richiesta la diminuzione delle decime e l’abolizione della servitù della gleba. Tale guerra si estese presto in tutta la Germania centro meridionale, i contadini erano formati in bande armate che inizialmente colpirono i castelli nobili e poi alcune città. Lutero si schierò contro i contadini scrivendo due scritti, il primo nel 1525 dove li punì per essersi schierati contro le autorità e il secondo, dopo che vi erano state rivolte di violenza, pubblicò un libro dove invitava principi a sterminare i contadini. I principi luterani e cattolici si unirono contro i contadini che nello stesso anno furono sconfitti e massacrati successivamente i principi tornarono a dividersi, e tale separazione fu sancita dalla dieta di Spira del 1529, dove alcuni principi protestarono per le pressioni esercitate da Carlo V, da qui i seguaci di Lutero vennero chiamati protestanti. Nel 1530 vi fu la Dieta di Augusta dove i protestanti presentarono la formazione ufficiale del loro credo, nella stessa Dieta protestanti e cattolici erano favorevoli alla riunificazione, ma Carlo V, fece fallire le trattative a causa del suo atteggiamento sbrigativo. I protestanti si unirono nella lega di Smalcalda, lega “sfruttata” anche dai principi cattolici che per difendere la propria autonomia si schierarono contro Carlo V che voleva affermare la supremazia del potere imperiale. La “Guerra dei contadini” continuò fino al 1555, quando, con la pace di Augusta, si diede ai principi la facoltà di scegliere, ma allo stesso tempo fu affermato il trincio “CUIUS REGIO EIUS RELIGIO” secondo il quale i principi potevano imporre la scelta religiosa ai sudditi, i quali potevano lasciare quella parte dell’impero e andare da una governata da un principe della stessa fede. ZWINGLI, maggiore esponente della riforma in Svizzera, si ispirò ad Erasmo per la necessità di una riforma nei costumi della chiesa e a Lutero per il principio della centralità delle Sacre Scritture. La dottrina di Zwingli sosteneva che occorreva eliminare dalla vita religiosa tutto ciò di cui non si faceva riferimento nella bibbia, inoltre, sosteneva che Cristo non era presente nell’ostia e che l’uomo non avesse perduto la capacità di conoscere Dio tramite la religione. Zwingli aveva come punto di riferimento il cristianesimo delle origini. Nel 1528 riuscì a fare aderire alla riforma Zurigo, l’anno successivo aderì anche Basilea, che diventò rifugio di coloro che erano perseguitati per le loro religioni. Vi trovò asilo anche Giovanni Calvino, dove nel 1536 pubblicò “Istituzione della religione cristiana”. Calvino cercò di trasformare evangelicamente la società di Basilea, ma vi fu una forte opposizione e fu costretto ad abbandonare la città. Riuscì solo a Ginevra a portare la vita ad un rigido rigore morale. Calvino sosteneva che metà degli uomini era destinata alla salvezza e l’altra metà alla dannazione e per questo gli uomini dovevano cercare di rendersi degni della scelta di Dio. Grazie al calvinismo, che spingeva gli uomini a dedicarsi esclusivamente al lavoro nacquero nuove forme di attività capitalistica.

In Inghilterra nel 1509 salì al trono Enrico VIII, accentuò la centralizzazione dello stato unendo il Galles all’Inghilterra e rendendo più stretti i rapporti con l’Irlanda. Separò la Chiesa d’Inghilterra da quella di Roma, lo fece perché sua moglie Caterina d’Aragona non gli diede eredi maschi, perciò chiese al Papa di concedergli il divorzio, ma Clemente VII rifiutò e allora nel 1534 con l’emanazione dell’ Atto di Supremazia il sovrano inglese si autonominò capo della Chiesa d’Inghilterra, poi chiamata Chiesa Anglicana, e ordinò la soppressione di tutti i monasteri sul territorio. Le terre della chiesa portarono al re molto denaro e benefici politici. Enrico VIII si sposò con Anna Bolena, ma anch’ella non gli diede un erede maschio, perciò fu condannata e giustiziata. Enrico VIII si risposò con Jane Seymour che riuscì a dare un erede al re inglese. Dopo la morte di Enrico VIII vi furono delle lotte dinastiche e politiche che durarono anni, ma successivamente, all’età di dieci anni salì al trono Edoardo VI, che morì solo dopo sei anni di regno. Il suo successore fu Maria Tudor (figlia di Enrico e Caterina) che inizialmente era stata dichiarata figlia illegittima, a causa del divorzio dei genitori, e aveva perso il diritto al trono, ma poi aveva riottenuto tale diritto. La regina fece torturare e giustiziare alcuni esponenti anglicani per poter restaurare il cattolicesimo, a causa di questi avvenimenti fu soprannominata “Maria la Sanguinaria”. I suoi tentativi di riunificate le due chiese furono sostenuti dal Cardinale Reginald Pole, che Maria in seguito nominò arcivescovo di Canterbury. Nel 1554 Maria e il re di Spagna Filippo II si sposarono per motivi politici, ma con il passare degli anni i due regni avevano interessi divergenti e il matrimonio suscitò molte opposizioni.

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