Illuminismo: descrizione generale

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Illuminismo e Rinascimento: il 700 ha contenuti diversi: per i religiosi esalta l’ateismo (conseguenza del materialismo meccanicistico, Democrito: noi siamo materia in costante movimento) beffardo, per i tradizionalisti distrugge il sacro patrimonio della storia, per i conservatori dà inizio alla rovina della società, per i progressisti è il secolo della liberazione dell’umanità dalle superstizioni, inaugura l’era dell’uguaglianza e della libertà. Gli storici moderni sostengono che il 700 sviluppò e tramandò idee già affermate nel 600, altri affermano che nelle sue varie forme è la manifestazione della crescita della borghesia. Hazard spiega tutto il movimento innovatore come il superamento della crisi della coscienza europea già in atto all’epoca di Luigi XIV. L’Europa passa dalle costrizioni, dai dogmi, alla libertà, dal diritto divino a quello naturale, dalla disuguaglianza all’uguaglianza, dal cristianesimo all’ateismo. Idee rivoluzionarie, che costituiscono il patrimonio culturale dell’illuminismo, sono già manifeste in filosofi rinascimentali come Spinosa, Locke, Bayle. Questo movimento critico nasce dunque dalla ripresa delle idee rinascimentali, per Hazard, con cui il 700 ha un incontestabile legame.

Illuminismo e borghesia: storici sensibili ai rapporti economici-sociali spiegano il secolo dei lumi come il logico risultato dell’articolarsi degli interessi e delle istanze di una classe borghese sempre più cosciente della sua forza e dei suoi diritti. Nell’Europa occidentale, dice Touchard, l’illuminismo trova seguito nei funzionari, ufficiali, mercanti, tecnici, intellettuali. Questo sostrato borghese del movimento illuminista è evidente nel nuovo contenuto che i filosofi attribuiscono ai principali convetti sociali e politici. L’utilitarismo è l’anima di tutte le attività; con esso si confonde la morale, a esso si subordina la politica, a esso si ispirano gli enciclopedisti, i fisiocratici, i liberisti e i sostenitori dell’assolutismo illuminato. Voltaire è il maggior esponente dell’illuminismo e incarna gli interessi e gli ideali borghesi. Non crede nell’uguaglianza, tesse l’elogio del lusso e della ricchezza (assai ricco lui stesso), ritiene benefica la gerarchia tra classi sociali ed è contrario all’aumento di educazione delle classi popolari. Si batte per riforme amministrative e civili: proibizione degli arresti domiciliari, soppressione della tortura e della pena di morte. Montesquieu e Rousseau, gli altri due maggiori pensatori, hanno idee diverse e opposte tra loro: il primo ammira l’Inghilterra liberale, convinto sostenitore della nobiltà non chiusa ma sostegno della monarchia e garanzia di libertà (la nobiltà è l’unica classe capace di frenare gli abusi di autorità); il secondo è un isolato e un solitario, ideatore di una utopica (ma razionale) società democratica ed egualitaria. Agita un programma democratico di uguaglianza, unità e libertà, in netta contrapposizione con gli interessi della classe dominante, in un periodo segnato dalla potenza della borghesia. Il suo mondo non è reale, non risponde alle rivendicazioni del liberismo e dell’utilitarismo borghesi, è il mondo dell’utopia; alla classe borghese oppone il popolo tutto, come unità assoluta e origine di ogni potere.

L’enciclopedismo: pubblicata nel 1772 dopo 21 di lavoro da Denis Diderot, costituisce il repertorio globale del sapere. Divisa in 28 volumi, è corredata da tavole illustrate e vi partecipano anche Voltaire e Rousseau. L’utilitarismo cui si ispirano i redattori è chiaro nell’ampio spazio dato ai mestieri, alle tecniche, alla subordinazione della politica all’economia, alla libertà in senso economico. L’enciclopedia segna una rottura col passato nel clima del nascente capitalismo. Il suo principale interesse politico sta nel mostrare i limiti entro cui intende restare la borghesia liberale.

Fisiocrazia e liberismo: esplicita è la rottura tra le due maggiori dottrine economiche del 700. la vera proprietà per i fisiocratici (dal greco natura; potere alla natura. Teoria dell’ordine naturale) è quella fondiaria, e con essa si identifica anche la patri: per cui solo i proprietari terrieri hanno il diritto di governare e la libertà è l’esercizio del diritto di proprietà della terra. Compito del monarca, per Quesnay, è di agire il meno possibile e far rispettare l’ordine naturale, da ciò ne deriva un grande potenziamento della borghesia. Se tutta la vita della società è subordinata all’agricoltura, bisogna liberare la coltivazione dagli obblighi collettivi e dai diritti feudali, moltiplicare la proprietà individuale, favorire la grande proprietà (la sola capace di grandi progressi). Il liberismo è figlio dell’Inghilterra e si rifà ad una filosofia di conquista pacifica, escogitata da una nazione pienamente consapevole del proprio potere economico. E’ l’espressione di un popolo che nell’industria ha la base del suo benessere. Locke, Smith, Hume sono gli interpreti della borghesia inglese. Nel loro pensiero c’è un punto fondamentale in comune: l’utilitarismo, la coincidenza degli interessi dei singoli con l’interesse della collettività; esaltano la libera concorrenza, difendono il benessere economico con la limitazione delle nascite, affermano che l’egoismo dei singoli è un impulso alla prosperità collettiva, identificano morale e felicità con l’utilità, rigettano il diritto divino.

L’assolutismo illuminato: rappresenta sempre un sistema favorevole alla borghesia. L’abolizione dei privilegi della nobiltà e dell’alto clero, l’istituzione dei catasti, l’uguaglianza di tutte le classi di fronte alle leggi, le cariche pubbliche aperte a tutti, la laicizzazione della cultura hanno lo scopo di rafforzare l’autorità dello stato in funzione del benessere dei cittadini. In definitiva l’opera principale dell’assolutismo illuminato consiste nell’abolizione delle strutture economiche – sociali medievali, il che segna un grande passo avanti della borghesia. Secondo alcuni l’assolutismo illuminato non è nato dall’influsso delle ideologie dei filosofi sui sovrani, bensì da cause economiche o politiche: secondo Morazè era il risultato dei bisogni economici dei sovrani. Per Lefebvre l’atteggiamento favorevole dei principi verso i filosofi fu solo un’esca per rafforzare il loro potere economico; l’assolutismo illuminato tende in occidente alla liberazione dello stato dai limiti dei privilegi, dalle autonomie di assemblee provinciali e municipali e dal decentramento, ma allo stesso tempo, a causa dello sviluppo economico e culturale della nazione, lo stato attenua l’arbitrio, rispetta leggi che egli stesso fa, rifugge dagli abusi di potere. Negli stati cattolici, poi, si aggiunge a questi carattere il cesaropapismo dei sovrani, che tendono a limitare il papato al solo campo spirituale, donde la soppressione dei Gesuiti, i più tenaci sostenitori della teocrazia.
L’Illuminismo: indirizzo filosofico definito dall’impegno di estendere la critica e la guida della ragione a tutti i campi dell’esperienza umana, è l’uscita degli uomini dal loro stato di minorità, cioè l’incapacità di usare il proprio intelletto senza la guida di un altro. Abbi il coraggio di servirti del tuo intelletto è il motto dell’illuminismo. Comprende tre aspetti diversi: 1- estende la critica a ogni credenza o conoscenza senza eccezioni, 2 – realizza una conoscenza che include e organizza gli strumenti per una propria correzione, 3 – usa in tutti i campi questa conoscenza raggiunta allo scopo di migliorare la vita singola e associata agli uomini. 1) il suo primo atto è estendere al dominio della religione e della politica l’indagine razionale, perché non esistono campi privilegiati dai quali la critica razionale debba essere esclusa. L’atteggiamento critico dell’illuminismo è ben espresso dalla sua ostilità verso la tradizione, in cui vede una forza ostile che mantiene in piedi antiche credenze e superstizioni che è suo compito distruggere. Rifiuta di accettare l’autorità della tradizione e di riconoscerle un qualsiasi valore indipendente alla ragione. 2) l’atteggiamento empiristico, che ammette che ogni verità può essere modificata o abbandonata, assicura l’apertura del dominio della scienza. E’ la filosofia di Voltaire, Diderot, D’Alambert, fino a Kant. Strettamente collegato con l’indirizzo empiristico è l’importanza che l’illuminismo riconosce alla scienza, che pone la sua candidatura al primo posto nella gerarchia delle attività umane. 3) è impegno a valersi della ragione e dei risultati che può conseguire per migliorare la vita singola e associata degli uomini, non sempre però condiviso da tutti i filosofi (Hume fa filosofia per puro piacere personale). Costituisce la sostanza stessa della personalità di molti pensatori illuministi e di imprese come l’enciclopedia che si assunsero il compito della lotta contro il pregiudizio e l’ignoranza. Due concezioni di fondamentale importanza per la cultura moderna e contemporanea l’illuminismo ha raggiunto in questo suo aspetto: la concezione di tolleranza e di progresso; la tolleranza religiosa che impedisce che la religione diventi uno strumento di governo e che esige la convivenza pacifica tra le vari espressioni religiose, e la concezione di storia come progresso, possibilità di miglioramento dal punto di vista del sapere e dei modi di vivere umani.

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