Il tramonto del colonialismo

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Il Tramonto del Colonialismo.
L'Asia e l'America Latina

IL DECLINO DEGLI IMPERI COLONIALI

Negli anni tra le due guerre mondiali, si registrò uno sviluppo dei movimenti indipendentisti in Asia e in Africa.
Le cause di tale fenomeno sono molteplici:
a) Il contatto con altri popoli e con altre culture politiche fortemente imbevute di ideali nazionali e democratici.
b) La consapevolezza di aver maturato nuovi diritti e di aver mutato i rapporti di forza con i colonizzatori.
c) Gli echi della rivoluzione russa. I bolscevichi:
1. Promossero una politica di larghe autonomie amministrative.
2. Cercarono di dare all’esperienza della rivoluzione sovietica il valore di un messaggio universale.
d) La diffusione dell’ideologia wilsoniana, che riconosceva a tutti i popoli il diritto dell’autodeterminazione. Gli Stati Uniti si batterono affinché l’assegnazione alle potenze vincitrici dei territori già appartenenti alla Germania e all’impero turco avvenisse sotto forma di mandato: un’amministrazione di carattere temporaneo che avrebbe dovuto preparare i popoli, ancora “immaturi” alla piena indipendenza.

IL NODO DEL MEDIO ORIENTE

Nel Nord Africa, in particolare nella fascia medio-orientale controllata dall’impero ottomano, la situazione era quanto mai intricata:
a) Nel 1915-16 l’alto commissario britannico per l’Egitto, Mac Mahon, si accordò con lo “sceriffo” della Mecca Hussein, promettendo, in cambio di una collaborazione militare contro l’impero ottomano, l’appoggio alla creazione di un grande impero arabo indipendente comprendente l’Arabia, la Mesopotamia e la Siria. Hussein lanciò le sue truppe in una “guerra santa” contro la Turchia.
Tuttavia le vere intenzioni della Gran Bretagna erano diverse, il governo inglese non poteva infatti non tener conto degli interessi rivendicati dalla Francia in quella regione.
Nel 1916 la Palestina e la Mesopotamia andarono all’Inghilterra e la Siria e il Libano alla Francia.
Come compenso alla grande rinuncia operata dall’regno arabo, la Gran Bretagna creò nella zona di sua competenza l’Iraq e la Transgiordania.
b) Nel novembre 1917, con una dichiarazione ufficiale del ministro degli esteri Balfour, il governo inglese aveva riconosciuto il diritto al movimento sionista di creare una “sede nazionale” in Palestina. Fu così legittimata l’immigrazione sionista che cominciò a svilupparsi in quegli anni. Si ebbero quindi, nel 1920 e 1921, i primi scontri tra coloni ebrei e residenti arabi.

RIVOLUZIONE E MODERNIZZAZIONE IN TURCHIA

Tra tutti gli imperi sconfitti, l’impero turco era forse quello cui era toccata la sorte peggiore:
a) Drasticamente ridimensionato dal punto di vista territoriale.
b) Amputato anche del suo nucleo storico, l’Anatolia, dall’occupazione greca di Smirne.
c) Oggetto di spartizione di zone di influenza da parte di Gran Bretagna e Francia che occupavano militarmente alcune regioni costiere e manovravano un governo centrale inefficiente e corrotto.
La reazione a questa situazione venne dalle forze armate di Mustafà Kemal che assunse la guida del movimento di riscossa nazionale e ad egli fu affidato il compito di liberare il suolo della Turchia dagli stranieri.
Gli inglesi e i francesi ritennero opportuno rinunciare ai propri progetti e lasciarono la Grecia a vedersela contro i nazionalisti turchi. Questi furono sconfitti ripetutamente dall’esercito turco che li costrinse a evacuare la zona di Smirne. La Turchia ebbe riconosciuta la sua sovranità su tutta l’Anatolia.
Si avviava così la trasformazione della Turchia in uno Stato nazionale, laico e repubblicano. Nel novembre 1922 fu abolito il sultanato e fu proclamato presidente Kamal, soprannominato “Ataturk” (padre dei turchi).
Egli si impegno a fondo in una politica di occidentalizzazione e di laicizzazione dello Stato.

L’IMPERO BRITANNICO E L’INDIA

Negli anni ’20 la Gran Bretagna si orientò verso un allentamento dei vincoli fra la madrepatria e i territori d’oltremare. Questa tendenza portò:
a) Alla creazione dei regni arabi di Iraq e Transgiordania.
b) Alla rinuncia del protettorato sull’Egitto, conservando solo in Canale di Suez.
c) Al riconoscimento come comunità autonome, unite solo dal comune vincolo di fedeltà alla corona d’Inghilterra e liberamente associate come membri del Commonwealth britannico, dei dominions bianchi (Canada, Sudafrica, Australia).
Nel novembre 1917, il governo inglese premiava il lealismo dimostrato dalla classe dirigente indiana promettendo:
a) Una crescente associazione degli indiani ad ogni ramo dell’amministrazione.
b) Un graduale sviluppo di forme di autogoverno, in vista della progressiva realizzazione di un governo responsabile in India.
Tuttavia queste promesse non bastarono a bloccare lo sviluppo del movimento nazionalista.
Nell’aprile 1919 le truppe inglesi repressero sanguinosamente una manifestazione popolare di protesta nella città di Amritsar.
Nel 1920 il Congresso nazionale indiano si trasformava in un vero e proprio partito e riscuoteva sempre maggiori consensi Mohandas Karamchand Gandhi. Egli proponeva e attuava nuove forme di lotta basate
su:
a) Resistenza passiva.
b) Non-violenza.
c) Rifiuto di qualsiasi collaborazione con i dominatori.
Egli, inoltre, coniugava la lotta per l’indipendenza con quella per la rottura del sistema della caste.
Gli inglesi risposero alternando gli interventi repressivi alle concessioni. Già nel 1921 col Governament of India Act:
a) Fu dato maggiore spazio agli indiani nel rango dell’amministrazione.
b) Fu attuato un limitato decentramento.
c) Fu consentita ad una stretta minoranza della popolazione l’elezione di propri organismi rappresentativi.
Successivamente:
a) Nel 1935 fu esteso il diritto di voto al 15% circa della popolazione.
b) Furono allargati gli spazi di autonomia delle singole province.
Questi provvedimenti non valsero, però, a fermare la marcia dell’India verso la piena indipendenza.

NAZIONALISTI E COMUNISTI IN CINA

In Cina il regime autoritario imposto da Yuan Shi-kai non riuscì ad assicurare al paese tranquillità e unità. Venuto a meno il potere imperiale, la Cina precipitò in una situazione di semianarchia.
Nel 1916, con la morte di Yuan Shi-kai, il governo non aveva la forza:
a) Per imporre la sua autorità alle province (dove i governatori locali, detti “signori della guerra”, si comportavano come capi feudali, arruolando milizie e imponendo tributi).
b) Per opporsi alle mire egemoniche del Giappone.
Alla conferenza della pace, la Cina fu sacrificata dalle grandi potenze occidentali che riconobbero al Giappone il diritto di subentrare alla Germania sconfitta nel controllo economico della regione dello Shantung.
Questa umiliazione ebbe l’effetto di risvegliare l’agitazione nazionalistica, che si raccolse attorno al Kuomitang e al suo leader Sun Yat-sen. Comune a queste lotte era:
a) La lotta contro l’imperialismo delle grandi potenze.
b) L’avversione all’inetto governo centrale.
c) L’avversione ai “signori della guerra”.
La lotta intrapresa contro il governo da Sun Yat-sen, che nel 1921 formò un proprio governo a Canton, ebbe così l’appoggio:
a) Del Partito comunista cinese, fondato nel 1921 da un gruppo di intellettuali (tra i quali Mao
Tse-tung).
b) Dell’Unione Sovietica, che:
1. Inviò aiuti economici e militari al governo di Canton.
2. Indusse il Partito comunista a aderire al Kuomitang.
L’alleanza tra comunisti e nazionalisti non sopravvisse alla morte di Sun Yat-sen nel 1925.
Il suo successore Chang Kai-shek, diede via a contrasti che cominciarono a manifestarsi nel 1926, quando egli alla testa di un nuovo esercito inizio la campagna per riunificare il paese e scacciare il governo “legale” di Pechino.
Tali contrasti esplosero l’anno successivo, quando:
a) Nell’ aprile 1927, a Shangai, le milizie operaie che da sole avevano liberato la città, si rifiutarono di deporre le armi e furono affrontate e sconfitte dalle truppe di Chang Kai-shek.
b) In dicembre un’insurrezione operaia a Canton fu repressa in un bagno di sangue.
c) Il Partito comunista fu messo fuori legge e molti dirigenti furono incarcerati.
Chang Kai-shek cercò di riorganizzare l’economia e l’apparato statale secondo modelli “occidentalisti”.
Nel 1931, i giapponesi invasero la Manciuria e vi crearono uno Stato-fantoccio, il Manchu-kuo, che avrebbe dovuto servire da base per un’ulteriore espansione. L’inerzia dimostrata dal governo di Chang e lo scarso appoggio fornito dalle potenze occidentali, diedero nuovo spazio all’azione dei comunisti.
All’inizio degli anni ’30 Mao Tse-tung individuava nelle masse rurali il vero protagonista del processo rivoluzionario. In questi anni, i comunisti:
a) Fecero numerosi proseliti fra i contadini.
b) Allargarono le loro basi in molte zone agricole.
c) Fondarono una “repubblica sovietica cinese”, con centro nella regione del Kiang-si.
Chang Kai-shek decise di dare la priorità alla lotta contro i comunisti lanciando una serie di sanguinose campagne militari contro le zone da loro controllate.
I comunisti dovettero abbandonare molte delle loro posizioni. Nell’ottobre del 1934, 100.000 comunisti decisero di evacuare la zona dello Hunan per trasferirsi nella zona dello Shanxi, giudicata meglio difendibile. Ne giunsero a destinazione meno di 10.000 dopo una marcia (la lunga marcia) durata un anno e lunga circa 10.000 chilometri.
Quando, nel 1936, Chang Kai-shek decise di lanciare una nuova campagna contro i comunisti, dovette scontrarsi con l’aperta dissidenza di una parte dell’esercito, che chiedeva l’unione di tutte le forze nazionali contro l’aggressione giapponese.
Si arrivò così, all’inizio del 1937, ad un accordo tra nazionalisti e comunisti, con cui le parti si impegnavano a costituire un fronte unico contro l’imperialismo straniero.
Tuttavia, nell’estate dello stesso anno, i giapponesi sferrarono un attacco conto l’intero territorio cinese, la resistenza fu accanita, ma non bastò ad impedire il proseguimento della loro sistematica avanzata.

IMPERIALISMO E AUTORITARISMO IN GIAPPONE

Il Giappone si spingeva sempre di più verso una politica imperialistica, che aveva come campo d’azione il Pacifico e l’intera Asia orientale e come obiettivo principale la sottomissione di vaste zone della Cina. Tale tendenza era favorita:
a) Dal dinamismo dell’economia (in particolare delle grandi concentrazioni industriali-finanziarie, gli zaibatsu).
b) Dall’impetuosa crescita demografica.
c) Dalla stessa struttura “prussiana” della classe dirigente.
Negli anni ’20, fecero al loro comparsa movimenti autoritari di destra, in parte ispirati al modello occidentale fascista. Tali movimenti furono favoriti:
a) Dalle conseguenze della grande crisi, che suscitò un diffuso malcontento popolare.
b) Dalle preoccupazioni suscitate alla classe dirigente dai progressi delle sinistre nelle prime elezioni a suffragio universale tenutesi nel 1928.
Cominciò così una stagione di crescente autoritarismo, che si risolse:
a) Nella chiusura di ogni spazio di opposizione legale.
b) In una dura repressione antioperaia.
c) Nella diretta assunzione del potere da parte dei generali e degli esponenti degli zaibatsu, con l’autorevole copertura dell’imperatore Hirohito, salito al trono nel 1926.

DITTATURE MILITARI E REGIMI POPULISTI IN AMERICA LATINA

Negli anni ’20 e ’30 anche i paesi latino-americani risentirono profondamente gli effetti dei mutamenti in atto in Europa e nel Nord America. Il trauma maggiore fu rappresentato certamente della grande crisi, giunta dopo un decennio di relativa stabilità. Questa portò:
a) Alla drastica riduzione dei tradizionali flussi commerciali.
b) Al crollo dei prezzi delle materie prime.
c) Al crollo dei prezzi delle derrate alimentari.
d) Alla grave difficoltà in cui si ritrovarono le economie di tutti i paesi del continente che si basavano sulle esportazioni di:
1. Minerali.
2. Carne.
3. Prodotti agricoli.
e) Allo sviluppo di alcuni settori di industria manifatturiera da parte di Brasile, Cile, Argentina e Messico.

Questi processi non furono privi di conseguenze sugli equilibri politici dei singoli Stati, che conobbero vicende molto agitate:
a) In paesi come quello di Trujillo a Santo Domingo (1930), di Batista a Cuba (1933) e di Somoza in Nicaragua(1936), si alternavano instabili regimi liberali e spietate dittature militari gestite per lo più da militari.
b) In Argentina, un colpo di Stato militare rovesciò il presidente radicale Yrigoyen. Seguirono, per oltre un decennio, regimi conservatori tenuti sotto stretta tutela dai generali e dalle oligarchie terriere.
Negli anni della seconda guerra mondiale, con l’ascesa di Juan Domingo Peron e dal movimento che da lui prese il nome di peronismo, si affermo poi, anche in Argentina, nella sua versione più ambigua e demagogica, il populismo.
c) In Brasile, una rivolta popolare contro le vecchie oligarchie, portò al potere Getulio Vargas.
Questi diede vita ad un regime autoritario e populista basato:
1. Sul rapporto diretto fra capo e masse.
2. Su un acceso nazionalismo.
3. Su un energico intervento statale a sostegno della produzione.
4. Sulla concessione di una legislazione sociale abbastanza avanzata per i lavoratori urbani.
Vargas varò una costituzione di tipo corporativo e proclamò la nascita di un Estrado novo.
d) In Messico, sotto la presidenza di Lazaro Cardenas, fu praticata una forma di populismo molto avanzata sul piano sociale. Cardenas:
1. Portò avanti, in modo molto deciso; la riforma agraria.
2. Nazionalizzò la produzione petrolifera.

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