Il seicento

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Il seicento
Il seicento è un secolo complesso in quanto presenta due facce: una luccicante e splendente per la cultura barocca, per la nascita del pensiero scientifico moderno e per le nuove teorie politiche.
L’altra invece negava rende il seicento un epoca di crisi: l’epoca della peste, della crisi economica, della controriforma e di duri conflitti politici.
Ma lo stesso concetto di crisi racchiude in se elementi positivi, perché premette uno sviluppo.
Vediamo che il seicento si svincola dal cosiddetto principio di autorità. Nel medioevo veniva accetta per vera una teoria solo se concordava con quanto scritto da personaggi autorevoli, e ogni conoscenza in questo modo non era altro che una prosecuzione. Gia nell’umanesimo con la riscoperta dei classici era iniziato questo processo di svincolamento, ma solo nel seicento ciò avvenne completamente infatti comincio una sorta di gara con i modelli antichi tesa a perfezionare sempre più i canoni estetici letterari.
Ciò è quanto affermato dai pensatori più innovativi quali: telesio, campanella e bruno.
Loro infatti sostenevano di abbandonare quel atteggiamento di accettazione, mantenuto fino a quel momento, di quanto accettato dagli autori precedenti e osservare direttamente la natura per scoprire i suoi principi e le sue leggi.
Ad elaborare un vero e proprio metodo fu francio bacon il quale scrisse il “Novum Organum”. La conoscenza per bacon si articolava in due fasi: la prima dove bisognava eliminare ogni tipo di pregiudizio, ovvero gli “idola” e poi bisognava osservare la realtà, attraverso prove sperimentale. Cio’ che propose bacone è cio’ che noi oggi chiamiamo “metodo induttivo”.
L’elaborazione del metodo scientifico ci fu ad opera di Galileo Galilei. Egli applico il rigore della matematica alla spiegazione del mondo naturale: per far ciò occorreva osservare i fenomeni e scomporli nella loro complessità, analizzando tutte le grandezze matematicamente coinvolte.
Gia prima di Galileo altri scienziati come Copernico e keplero avevano affermato l’ipotesi eliocentrica. Ma solo Galileo Grazie al telescopio da lui inventato, confermò in modo difficilmente constatabile, questa tesi.
Intanto nel febbraio del 1600 venne messo sul rogo giordano bruno, per aver affermato l’esistenza di infiniti mondi. Galileo fiducioso delle sue teorie era convinto che avrebbe convinto anche le gerarchie ecclesiastiche, e avendo fatto tesoro dell’esperienza di Bruno evito il conflitto con la chiesa.
Quando Galileo propose le sue teorie queste vennero subito rifiutate dalla chiesa perché andavano in disaccordo con quanto affermato dalle sacre scritture. Ciononostante Galileo non abbandonò le sue teorie sostenendo che quest’ultime potevano andare in perfetta sincronia con la bibbia in quanto bibbia e natura sono entrambe opere di dio. Infatti la scienza si proponeva all’interpretazione del mondo fisico mentre le Scritture il cui fine è esclusivamente quello morale,essendo scritte in chiave simbolica bisognava interpretarle.
Questo tentativo di Galileo fu un insuccesso in quanto la chiesa non voleva perdere le sue autorià.
Galileo non si arrese e riprese l’esposizione della nuova astronomia nel Saggiatore e nel dialogo sopra i massimi sistemi confidando nell’amicizia con il papa urbano VIII.
Ma a seguito delle pressioni degli ambienti più conservatori della curia, Galileo subi un secondo processo dove fu costretto ad abiurare le sue idee come false e contrarie alla verità rilevata.
Per quanto riguarda la politica filosofi e letterari cominciarono a interrogarsi sulla natura del potere regio. In un periodo di crisi come quello dello seicento l’unica forma di governo che assicurasse l’ordine e la stabilità era quello dell’assolutismo come sosteneva Bodin.
Machiavelli ipotizzo le qualità di questo sovrano….egli doveva essere meta volpe e meta leone.
All’esercizio dell’autorita regia vennero però posti dei limiti, prima da botero nella ragion di stato poi da grozio, thomas hobbes e john locke esponenti del giusnaturalismo. Quella dottrina filosofica-politica che sostiene l’esistenza di un “diritto naturale” valido per tutti gli uomini superiori e preesistenti rispetto alle norme poste dallo stato. Il giusnaturalimo si unisce al contrattualismo: i diritti naturali si collocano in uno stato, detto di natura che precede quello civile; il passaggio dall’uno all’altro è sancito dal contratto fra i liberi individui che stabiliscono i fini, i poteri e i limiti del sovrano.
Grozio sosteneva che le norme che regolano i rapporti internazionali devono basarsi sulle leggi naturali della convivenza politica. Secondo invece hobbes l’uomo nasce ostile ai suoi simili, lo stato nasce quando per mettere fine a questa condizione un gruppo di uomini cede i propri diritti e danno vita a un assemblea di governanti. Per hobbes è il contratto originario fra il popolo e lo stato a dare fondamento alle autorità politiche le leggi quindi sono pure convenzioni, che anche non basandosi su principi religiosi o morali hanno validità assoluta e i sudditi sono tenuti a un obbedienza assoluta.
Lo stato teorizzato da hobbes è uno stato assoluto, una pacchina potentissima e minacciosa, o come lo rappresenta hobbes un leviatano, il mostro biblico che stritola gli uomini. Ha un duplice significato da un lato rappresenta l’originale patto fra l’uomo e l’autorità dall’altro, dall’altro per il corpo smisurato dall’unione degli individui rappresenta la forza smisurata del sovrano: è dio terreno che come il mostro della bibbia può divorare gli uomini.
Infine johan locke è di ispirazione decisivamente antiassolutistica. Sosteneva che gli uomini godessero di importanti diritti naturali: la vita, la liberta, la giustizia e la proprietà privata. Quest’ultima la + importante perche è il frutto del proprio lavoro.

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