Il Quarantotto

Materie:Riassunto
Categoria:Storia
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Testo

Il Quarantotto.
Il Quarantotto fu molto importante, perché caratterizzato da rivoluzioni che si verificarono in gran parte dell’Europa.
Furono colpite la Francia, Praga, Vienna, la Prussia, Venezia e Milano.
In Italia, il Quarantotto fu la Primavera dei Popoli, le rivoluzioni scoppiarono dopo una crisi agricola - industriale, che colpì il Paese negli anni ’46 e ’47. vi furono, infatti, due cattivi raccolti e una grave malattia della patata che fecero scaturire un aumento dei prezzi con una conseguente miseria per il proletariato. I magazzini delle industrie si riempirono di merci invendute, si produceva di più rispetto a quanto si vendeva, avendo una crisi di sovrapproduzione. Le masse popolari non potevano accedere al mercato, perché gli operai ricevevano dei salari bassissimi che permettevano ai proprietari delle fabbriche di ottenere profitti più elevati.
Nel ’48 vi fu una partecipazione massiccia delle masse urbane.
Le rivoluzioni erano basate su cause politiche, sociali ed economiche, il popolo voleva ottenere i diritti politici.
Esse erano strettamente correlate alla lotta per l’indipendenza, in particolare nei paesi dove non arrivò la rivoluzione industriale.
Ne furono esenti la Russia, troppo arretrata e l’Inghilterra, il paese più industrializzato che però aveva saputo rispondere in modo adeguato alla questione sociale. Qui si era manifestato il movimento cartista (rivendicava il riconoscimento dei diritti politici dei lavoratori). Questo movimento però fallì, ma i lavoratori erano tutelati dalla nascita dei sindacato.
La Francia si stava avviando nel settore tessile e metallurgico. Vi era una spaccatura tra paese legale (ricca borghesia) e reale ( piccola e media borghesia e poveri).
Luigi Filippo d’Orleans stava governando in modo borghese e conversatore, privilegiando la ricca borghesia. Solo l’1% della popolazione poteva votare (solo i ricchi borghesi).
Il primo ministro Guizot era fortemente conservatore. Il governo e la monarchia non rispondevano alle esigenze del popolo.
In Francia si fecero delle discussioni pubbliche su questo fatto, in particolare con la “Campagna dei banchetti”. In occasione del divieto di tenere uno di questi banchetti scoppiò la rivoluzione, il popolo parigino si riversò nelle piazze e vi fu uno scontro diretto.
Il re fuggì e venne istituito un governo provvisorio formato da socialisti, repubblicani e democratici, che rispondeva abbastanza alle esigenze del popolo. Il governo proclamò la Repubblica ed emanò riforme importanti, in particolare eliminò la pena di morte per reati politici, istituì il suffragio, istituì la tassa progressiva sul reddito, diminuì la giornata lavorativa a 10 ore ed istituì gli Atèliers Nationaux, delle fabbriche cooperative di proprietà statale. Questi ultimi rispondevano al principio socialista.
Alle elezioni vinsero i moderati, in quanto il ceto medio non voleva rischiare di perdere le terre, per salvaguardare la proprietà privata, quindi, adottò delle posizioni conservatrici, creando una divisione netta tra borghesi e proletariato. Si ha paura del socialismo. Il governo allora si sciolse e se ne formò un altro che eliminò tutte le riforme.
La popolazione fece una nuova rivolta per ripristinare un governo conservatore, ma fu sedata nel sangue, dalle truppe del generale Cavaignac. In questo modo la Repubblica borghese è salva.
Più avanti venne eletto Luigi Napoleone, detto anche Napoleone III. Egli trasformò la repubblica in una dittatura nel ’51, e nel ’52 la Francia divenne un impero.
Le rivoluzioni europee portarono alla formazione di assemblee costituenti o costituzioni, ma durarono poco un po’ dappertutto, perché vi fu una reazione che portò gli stati alla situazione precedente.
A Berlino ( capitale della Prussia, dove nel ’71 si formerà la Germania unita), era stata concessa un’assemblea costituente, formata dai rappresentanti degli stati della Confederazione Germanica.
Si crearono due schieramenti:
PICCOLI TEDESCHI che ritenevano che l’Austria non doveva essere inclusa e che la Germania dovesse formarsi a partire dal nucleo prussiano.
GRANDI TEDESCHI che ritenevano di includere anche l’Austria in Germania.
Prevalsero i Piccoli tedeschi, che offrirono la corona a Guglielmo IV re di Prussia. Egli la rifiutò perché non accettava il fatto che il potere gli venisse dato dal basso. Così la Germania dovette combattere tre guerre.
Il Quarantotto in Italia.
Il fallimento dei moti del 1821 e 31 determinò la scomparsa della Carboneria, vista come una strategia cospirativa priva di fini. Questo convinse alcuni intellettuali delle classi medie borghesi a pianificare l’unificazione e l’indipendenza dell’Italia su basi diverse. Non vi era più segretezza.
Per i moderati, l’unità d’Italia doveva essere un’opera progressiva e pacifica, i radicali invece volevano una rivoluzione del popolo.
Il programma più importante dei radicali fu quello di Mazzini, che aveva una concezione religiosa della storia, riteneva che ci fosse uno spirito, la provvidenza, che agiva nel mondo in vista di un benessere futuro. Questo costituiva il primo nucleo per il raggiungimento dell’umanità libera.
Il popolo e Dio erano le sue concezione fondamentali. Aveva una formazione interclassista, ovvero era contrario alla lotta di classe, in quanto tutti si sarebbero dovuti unire per ottenere l’indipendenza.
Il fine di Mazzini è un unitarismo rivoluzionario.
I moderati volevano raggiungere il cambiamento, ma non con la rivoluzione, bensì attraverso delle riforme.
Essi ritenevano che la rivoluzione avesse posto fine al periodo delle riforme.
I maggiori moderati furono:
Gioberti: era un abate che elaborò il Neoguelfismo. Riteneva, riferendosi al medioevo, che l’Italia doveva essere una confederazione di stati, doveva mantenere la dinastia ereditaria, ma sotto la guida del Papa.
Massimo D’Azeglio: l’indipendenza doveva essere posticipata con riforme graduali, perché l’Italia doveva essere unificata.
Cesare Balbo: concezione federalista. A capo di tutto dovevano esserci i Savoia. L’indipendenza italiana si poteva ottenere diplomaticamente.
Nel 1831 vi fu una strategia di Mazzini. Secondo la sua idea, la rivoluzione contro l’assolutismo doveva avere come finalità la libertà di tutti i popoli.
Mazzini si rivolgeva alla piccola borghesia urbana, fatta di artigiani e ceti medi operanti nell’industria e nel commercio.
Nel 1831 fondò la Giovine Italia, un’organizzazione che si diffuse in modo rapido in tutto il paese, raccogliendo seguaci anche nelle varie organizzazioni clandestine. Era basata su un programma esplicito, fu il primo tentativo di dar vita ad un moderno partito politico di tipo democratico e repubblicano.
Il primo tentativo di intervenire nella situazione politica fu attuato nel 1833 in Piemonte e Liguria, ma la rete mazziniana fu scoperta nell’esercito piemontese e vi fu una repressione durissima.
Un secondo tentativo fu organizzato partendo dalla Svizzera per arrivare a Savoia. Allo stesso tempo a Genova doveva scoppiare un moto d’insurrezione, organizzato anche da Garibaldi contro gli Asburgo. La rivolta fallì e lui scappò in America, mentre fu condannato a morte in contumacia.
Questo secondo fallimento fece scaturire “La tempesta del dubbio”, si dubitava della validità dell’azione mazziniana.
Fu esiliato a Londra, dove venne a contatto con la classe operaia prodotta dalla rivoluzione industriale e con i primi socialisti operanti in Inghilterra.
Dopo il 1840 si dedicò alla realizzazione dell’”Unione degli operai italiani”.
Gli insuccessi dati dagli altri preparativi rivoluzionari del 1837 e 1843 fecero allontanare Mazzini dalle insurrezioni.
Nel 1844 fallì anche il tentativo dei Fratelli Bandiera di far insorgere i contadini della Calabria. I fautori del moto vennero fucilati.
In Lombardia si sviluppò una corrente federalista repubblicana, a capo della quale vi fu Carlo Cattaneo. Riteneva che l’Italia dovesse diventare una federazione repubblicana, parlava infatti di Stati Uniti d’Italia. Questo era l’unico modo di ottenere la libertà dei popoli.
Era un tipo di federazione che veniva dal basso, voluta cioè dal popolo, un unione di più stati che faceva capo agli organi federali.
Cattaneo vuole la libertà dagli austriaci e interna. È il fondatore del Politecnico, una rivista vicina gli ideali del positivismo.
Fece parte dei fatti del ’48 di Milano, ma visto l’esito negativo andò in Svizzera, inseguito all’unità d’Italia tornò in patria ma non riuscì a mettersi contro la monarchia sabauda.
Si crearono due schieramenti:
REPUBBLICANO- DEMOCRATICO con a capo Mazzini.
LIBERALE- MODERATO che voleva l’unità d’Italia sotto i Savoia.
Il biennio ’46 e ’47 fu un periodo di riforme:
il movimento liberale e riformatore elesse Papa Pio IX che elaborò una cauta ma chiara politica di riforme d’ispirazione liberale. Fu il successore di Gregorio XVI, non liberale.
Mise in atto queste riforme:
istituì una consulta di laici che poteva esprimersi sull’amministrazione della Chiesa
istituì la guardia civica dei laici
emanò l’amnistia per i reati politici
diminuì la censura.
In seguito a questo, Leopoldo II di Toscana e Carlo Alberto di Savoia concessero una limitata libertà di stampa e cambiarono in senso liberale l’ordinamento giudiziale e di polizia.
Nascono poi delle riviste dove vengono espresse le varie ideologie politiche.
Al contrario Ferdinando di Borbone, a capo del Regno delle 2 Sicilie, mantenne un ruolo assolutistico. Solo dopo una ribellione del popolo a Palermo, concesse la Costituzione.
Anche gli altri sovrani italiani la concessero, ad esempio il Papa e Carlo Alberto.

Lo Statuto Albertino.
Il 4 marzo del 1848, Carlo Alberto concesse lo Statuto Albertino, subito imitato dal granduca di Toscana.
Lo statuto fu l’unico a rimanere in vigore, in effetti rimase fino al 1946.
Era una costituzione di tipo flessibile.
Appena si sparse la voce che a Vienna era scoppiata una sommossa liberale, Venezia insorse e liberò Manin e Tommaseo, due noti patrioti che si posero alla testa dell’insurrezione e dopo aver costretto l’Austria ad abbandonare la città, proclamarono la repubblica.
La notizia arrivò anche a Milano, la popolazione fece delle manifestazioni antiaustriache, vi furono le 5 giornate di Milano, attraverso le quali vengono cacciati gli Austriaci.
Le truppe di Radetzky furono sconfitte e si rifugiarono nelle fortezze del Quadrilatero: Mantova, Peschiera, Verona e Legnano.
A Milano si stava formando un governo provvisorio diretto dalle forze moderate, che si contrapponevano alla corrente democratica di Cattaneo.
A Parma gli insorti costrinsero il Duca a concedere la Costituzione, a Modena il duca abbandonò la città assieme alla guarnigione austriaca.
Mentre a Milano si combatteva, gli aristocratici e i borghesi liberali si rivolsero a Carlo Alberto perché facesse capo al movimento antiaustriaco.
Tra le diverse componenti del movimento patriottico rimanevano delle profonde divergenze tra moderati e democratici, perché entrambi cercavano di far prevalere il proprio progetto politico.
Carlo Alberto entrò nel conflitto e, il 23 marzo 1848, dichiarò guerra all’Austria. (prima guerra d’indipendenza)
Carlo Alberto aveva delle mire espansionistiche sul Lombardo –Veneto e voleva togliere l’iniziativa ai democratici che volevano la repubblica.
Al suo fianco i liberali vollero Leopoldo di Toscana, Ferdinando di Borbone e il Papa.
Dopo i primi tre insuccessi si cominciarono ad avvertire pesantezza e lentezza al contingente e al governo provvisorio della Lombardia.
La fretta con la quale Carlo Alberto puntava all’annessione della Lombardia creò dei sospetti tra gli altri sovrani, che temevano un eccessivo rafforzamento della monarchia sabauda.
L’Austria minacciò uno scisma se il Papa non si ritirava, lo comunicò proclamando l’allocuzione.
Dopo il Papa si ritirarono anche gli altri principi.
L’esercito del re continuò, però, la guerra e l’Austria vinse a Custoza il 25 luglio 1948 e Milano fu in mano agli austriaci.
Il 9 agosto il generale Salasco firmò l’armistizio con L’Austria. Tutti gli stati italiani furono percorsi dalle agitazioni dei democratici, che costrinsero la fuga di Leopoldo II e costituirono un governo provvisorio.
Pio IX chiamò a capo del governo Pellegrino Rossi, che puntava ad una vasta organizzazione politico- amministrativa dell’Italia. Ma questo era contro l’opposizione dei conservatori e del clero.
Dopo poche settimane fu eletta, a suffragio universale, un’assemblea costituente che proclamò la fine del potere temporale del Papa e creò la Fondazione della repubblica romana, con a capo Mazzini, Armellini e Saffi.
Fu sotto la pressione dei democratici che riprese il conflitto con l’Austria. La guerra cominciò in vantaggio per l’Austria, in ripresa sul fronte militare e politico, mentre vi erano molti conflitti interni in Piemonte.
A Novara, il 23 marzo 1849, e truppe sabaude subirono una gravissima sconfitta che costrinse Carlo Alberto ad abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele I.
Egli firmò un armistizio gravoso per il Piemonte, secondo il quale l’Austria avrebbe occupato Novara.
In Toscana i grandi proprietari terrieri e il clero riuscirono ad abbattere il governo democratico, richiamando dal suo esilio il Granduca.
Dopo il crollo della repubblica toscana, solo Venezia e Roma rimasero vivi punti rivoluzionari, ma fu la vittoria di Lugi Bonaparte in Francia ad alimentare la fine della repubblica romana, mentre l’Austria era sempre più vicina a Venezia.
L’esercito francese vinse contro le truppe comandate da Garibaldi.
Venezia cominciò ad avviare le trattative per la resa che avvenne il 2 agosto 1849.

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