Il mondo antico e medievale

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Testo

STORIA STUDIATA IN PRIMA LICEO
Il mondo antico e medievale
LA PREISTORIA
La storia comincia con l’introduzione della scrittura, avvenuta a partire dal 3.000 a.C. La fase precedente è invece chiamata preistoria. Inizialmente l’ipotesi più accreditata per spiegare l’origine delle specie fu la teoria creazionista, finché nel 1800 Darwin e Wallace proposero la teoria dell’evoluzione per selezione naturale.
La terra fu periodicamente sconvolta dalle glaciazioni che imposero alle diverse specie un continuo processo di adattamento. Alcuni tra i mammiferi che andavano popolando il pianeta si adattarono meglio di altri alle variazioni climatiche e ambientali: erano i Primati, i progenitori dell’uomo. L’essere umano è il risultato di una lunga evoluzione che cominciò con gli Australopitechi (4 milioni di anni fa). Il nostro più diretto progenitore è l’Homo sapiens sapiens, che comparve sulla Terra circa 40.000 anni fa.
Convenzionalmente l’età della pietra viene suddivisa in tre fasi, che prendono nome dai diversi gradi di sviluppo della lavorazione della pietra: Paleolitico (pietra scheggiata, caccia, raccolta, fuoco, linguaggio, religione), Mesolitico (pesca, addomesticamento) e Neolitico (da nomadi a sedentari, agricoltura e allevamento, scrittura). La fase finale dell’età della pietra prende il nome di calcolitico, in riferimento all’uso del rame (introduzione della metallurgia).
I SUMERI, I BABILONESI E GLI HITTITI
La più antica popolazione stanziatasi in Mesopotamia è quella dei Sumeri, inventori della scrittura cuneiforme (3.000 a.C.). A partire dal III millennio emersero i primi sovrani che, con imprese di conquista, cercavano di unire la Mesopotamia e la Siria. Nel 2450 a.C. gli Accadi unificarono tutta la regione. Agli Accadi seguirono i Gutei e infine gli Amorrei (2.000 a.C.).
Sulle rive dell’Eufrate gli Amorrei fondarono Babilonia, che raggiunse il massimo splendore sotto il re Hammurabi, che unificò tutta la regione e regolò la vita civile ed economica con un grande codice di leggi.
Nel 2.000 a.C. circa, molte popolazioni di lingua indoeuropea si diffusero in varie regioni dell’Europa e dell’Asia. Tra queste c’erano gli Hittiti, che provenivano dall’Anatolia e dilagarono in Siria e in Mesopotamia. Attorno al 1200 a.C. i “popoli del mare” spezzarono la supremazia hittita.
L’ANTICO EGITTO
Alla fine del IV millennio a.C. esistevano due regni: del Basso e dell’Alto Egitto. Dopo la loro unificazione (3.000 a.C.) il regno egiziano alternò fasi di centralizzazione e di autonomia. La società fu organizzata in classi: alle dipendenze del faraone, dio in terra, stavano i sacerdoti e una numerosa burocrazia, il cui funzionamento dipendeva in gran parte dall’influente casta degli scribi. Vi furono tre regni: Antico, Medio e Nuovo.
I CRETESI E I MICENEI
L’isola di Creta a partire dal 2300 a.C. si popolò di città e splendidi palazzi: i suoi abitanti erano marinai e commercianti e si spinsero in tutto il Mediterraneo. La prima fase della sua storia fu detta palaziale e si protrasse fino al 1700 a.C., quando una catastrofe di natura imprecisata distrusse tutti i palazzi. La ricostruzione che seguì (fase neopalaziale) rese ancora più splendidi i palazzi, che rimasero privi di fortificazioni, a dimostrazione del fatto che i Cretesi non temevano pericoli esterni. Nel 1400 a.C. i Micenei invasero Creta, dando vita ad una società militare rigidamente organizzata. I Micenei fondarono colonie in diverse parti del Mediterraneo e conquistarono Troia grazie al re Agamennone. A Creta imposero la loro scrittura, la Lineare B. Il loro dominio finì nel 1200 a.C., per opera di catastrofi naturali e invasioni.
GLI EBREI E I FENICI
I mutamenti di vasta portata avvenuti attorno al 1200 a.C. resero possibile l’affermazione di nuove popolazioni soprattutto in Palestina. Una di queste fu quella ebraica. Gli Ebrei, prima di stanziarsi in quest’area, peregrinarono per lungo tempo: dalla Mesopotamia, alla Palestina, di qui all’Egitto e poi nuovamente in Palestina. La loro storia è narrata nella Bibbia.
I Fenici, a partire dall’undicesimo secolo a.C. iniziarono la loro espansione marittima, fondando molte colonie in tutto il Mediterraneo. Ai Fenici si deve anche l’introduzione e la diffusione della scrittura alfabetica.
ASSIRI E PERSIANI
Dal 1300 a.C. circa, gli Assiri iniziarono ad espandersi nelle zone montagnose della Mesopotamia, ma nel 600 a.C. una coalizione di popoli li sconfisse definitivamente.
Il regno Babilonese venne presto sopraffatto dai Persiani, il cui impero, sotto la guida di Dario, si estese dal Mediterraneo all’oceano Indiano (VI sec. a.C.).
LA GRECIA ANTICA
I secoli compresi tra la fine dei regni micenei (1200 a.C.) e il primo manifestarsi della nuova civiltà greca (800 a.C.) furono secoli di regresso culturale. La scrittura scomparve, e l’arrivo dei Dori mutò il volto della Grecia.
Questo periodo buio viene detto “Medioevo ellenico”, che siamo in grado di ricostruire grazie ai poemi omerici. Alcune casate aristocratiche, capeggiate dai basilèis rafforzarono il loro potere politico e militare. Accanto a esse stava la Gerousìa, ovvero il Consiglio degli anziani, incaricato di controllare le vendette private e di rappresentare le comunità nelle ambascerie internazionali. Il popolo infine occupava una posizione subordinata, anche se poteva riunirsi in assemblea per discutere le questioni di interesse pubblico. Ogni comunità era economicamente autonoma. La fonte principale di sostentamento era l’agricoltura, ma accanto ad essa venivamo praticate anche l’allevamento e l’artigianato.
LA POLIS
Alla fine del Medioevo ellenico la Grecia attraversò una fase di estrema divisione socio-politica. In questo periodo si verificò un’esplosione demografica, dovuta al miglioramento delle tecniche agricole. Tutto ciò potò alla creazione di una nuova struttura sociale: la pòlis. Originariamente il termine polis non si riferiva al popolo, che viveva nella “città bassa”, ma solo alla parte di città dove abitavano i nobili (“città alta”). Con il passare del tempo i rapporti tra i due “quartieri” cambiarono, ed entrarono a far parte della pòlis tutti i cittadini. Ad ogni modo, non tutti erano cittadini: solo gli uomini liberi e originari della città potevano considerarsi tali, e partecipare all’assemblea. Nel sistema delle poleis poteva esistere un re, che esercitava la sovranità in nome del popolo. Esistevano altre due forme di governo: l’aristocrazia (governo dei migliori) e la democrazia (governo del popolo). Tra i secoli VII e VI a.C. in molte città greche le aristocrazie vennero sostituite dalle timocrazie, cioè si partecipava alla vita politica in base alla ricchezza (Timocrazia= governo della ricchezza). Questo fenomeno provocò instabilità politica, e di conseguenza lotte civili che portarono alla tirannide (ossia l’impadronirsi illegalmente del potere), che fu una tappa di sviluppo verso la democrazia: il tiranno, infatti, per giungere al potere doveva cercare l’appoggio della popolazione e opporsi ai nobili. A partire dall’800 a.C., a causa di varie lotte sociali, molti cittadini greci emigrarono e fondarono colonie nell’Italia meridionale e in Sicilia. Si intensificarono i commerci, l’economia fu favorita dall’introduzione della moneta e nacquero i banchieri.
SPARTA (ideale militare) E ATENE (cultura, teatro)
Sparta (aristocratica) e Atene (democratica). A Sparta tre classi sociali: Spartiati, Iloti, Perieci (gli stranieri). Il potere era nelle mani di due re, affiancati dalla Gerousìa (consiglio degli Anziani) e dall’Apella (assemblea generale), introdotte da Licurgo, cui si deve anche l’origine della magistratura degli efori, che potevano proporre leggi.
Ad Atene Dracone scrisse la prima legislazione scritta; in seguito Solone risolse gravi problemi economici, poi ci fu la tirannide di Pipistrato, alla quale seguì la democrazia di Clistene. Tutti partecipavano all’Ecclesia (assemblea popolare), alla quale si affiancava il tribunale popolare: l’Eliea.
LE GUERRE PERSIANE
Le limitazioni politiche ed economiche imposte dai Persiani alle città greche situate sulle coste dell’Asia Minore crearono i presupposti per un conflitto tra Greci e Persiani. Troviamo perciò a sfidarsi da una parte una monarchia e un esercito numerosissimo, e dall’altra le poleis e un piccolo esercito bene organizzato.
La prima spedizione persiana contro la Grecia si risolse con un fallimento nello scontro di Maratona, grazie agli opliti di Milziade. Ci fu una seconda spedizione Persiana, guidata da Serse (480 a.C.) che in un primo tempo sembrò aver successo (Termopili) si dimostrò un altro fallimento, grazie alla flotta greca che li sbaragliò nelle acque di Salamina.
L’ETA’ CLASSICA
Negli anni successivi alle guerre persiane gli Ateniesi diedero vita alla Lega di Delo, capitanata da Atene, che riuniva molte città greche allo scopo di fronteggiare il pericolo persiano qualora si fosse ripresentato.
Nel 460 salì al potere Pericle, che iniziò una politica estera imperialistica. Questo fu il periodo della massima espansione della democrazia. In questi anni si ebbe anche il conflitto tra Sparta e Atene (Guerra del Peloponneso), ma dopo il primo anno di guerra ad Atene si ebbe un’epidemia di peste, nella quale perirono moltissimi Ateniesi tra cui lo stesso Pericle. La guerra si concluse con la vittoria di Sparta, grazie anche all’alleanza con i Persiani.
LA CRISI DELLA POLIS E L’IMPERO DI ALESSANDRO
A partire dal 404 Sparta cercò di affermare la politica oligarchica nelle altre città greche, ma i progetti spartani non riuscirono a realizzarsi e la città si ridusse anzi al ruolo di gendarme per conto dei Persiani. In questo periodo inizia ad affermarsi la città di Tebe, la cui supremazia viene però cancellata in poco tempo da una coalizione peloponnesiaca e ateniense. La penisola greca venne ben presto preda di un nuovo e più potente dominatore, Filippo di Macedonia, che riuscì a imporre il proprio dominio sulle poleis. Dopo di lui salì al trono il figlio Alessandro che non solo rinsaldò il dominio macedone sulla Grecia, ma intraprese una spedizione (334 –323 a.C.) che lo portò fino ai confini della Cina. Tutte queste sue imprese gli conferirono il titolo di Alessandro Magno.
L’ELLENISMO
Alla morte di Alessandro seguì il periodo noto con il nome di “ellenismo” durante il quale una minoranza culturale greca si ritrovò a governare territori vastissimi abitati da popolazioni molto diverse, generando una società multirazziale. Durante l’ellenismo iniziò a circolare la moneta e di conseguenza nacquero le banche; vi furono anche molto progressi di carattere scientifico,e rilevante fu anche la produzione letteraria e poetica.
L’ITALIA PREROMANA
Durante il II millennio a.C. si stanziarono in Italia alcune popolazioni di stirpe non indoeuropea fra cui Liguri, Sardi e forse Etruschi, mentre sul finire del millennio giunsero anche popolazioni indoeuropee come i Latini e i Siculi. Originariamente insediati su palafitte, i popoli dell’Italia antica diedero vita successivamente a una organizzazione più evoluta, nota come civiltà terramaricola. Sempre nel II millennio si affermò anche la civiltà appenninica, prevalentemente basata sulla pastorizia. Frattanto anche i Micenei erano giunti sulle coste meridionali della penisola, attratti dalle possibilità commerciali. Attorno al 1000 a.C. fiorì la civiltà villanoviana (da Villanova) e nel frattempo in Sardegna si affermò la civiltà nuragica. Il primo popolo che tentò un’unificazione della penisola fu quello degli Etruschi, che a sud si scontrarono con le colonie greche e a nord con i Celti. Il loro declino politico cominciò all’inizio del quinto secolo a.C. per l’impossibilità di continuare ad espandersi a causa della potenza dei Romani, che li sottomisero tra il quarto e il terzo secolo a.C.
LE ORIGINI DI ROMA E L’ETA’ DEI RE
Roma sorse nel Lazio, sulle sponde del Tevere; i primi insediamenti, rinvenuti sul colle Palatino, risalgono ai secoli X e IX a.C., anche se la tradizione assegna la fondazione al secolo VIII a.C., periodo nel quale probabilmente la comunità del Palatino estese la propria influenza sui colli circostanti. Roma divenne sede di un deposito di sale di primaria importanza per l’Italia centrale, anche se la sua economia rimase per lungo tempo basata sull’agricoltura e sulla pastorizia. Nei primi secoli della sua storia Roma fu una città-stato monarchica (753-509 a.C.). La tradizione dice che ci furono sette re: quattro sabini (Romolo, Numa Pompilio, Tullio Ostilio, Anco Marzio) e tre etruschi (Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo). Romolo fu il fondatore delle prime istituzioni politiche, militari e giuridiche; Numa Pompilio fondò le istituzioni religiose (Culto di Giano, calendario); Tullio Ostilio conquistò la città di Albalonga; Anco Marzio fece importanti opere pubbliche e fondò la colonia di Ostia; Tarquinio Prisco costruì il tempio di Giove e la Cloaca Massima (fognatura) e raddoppiò il numero dei senatori (200 membri); Servio Tullio costruì nuove mura e portò a 300 il numero dei senatori. Tarquinio il Superbo fu un despota crudele, e con lui finì l’era monarchica.
Al re, che comandava le truppe in guerra, che rappresentava la città davanti agli dei ( questo dimostra che la sfera religiosa e quella politica non erano indipendenti) e che aveva diritto di vita o di morte sui cittadini, si affiancava il Senato, consultato per questioni di politica interna ed estera e chiamato a esprimere il suo parere sulle leggi proposte dal sovrano e sulle decisioni prese dai comizi curiati, che costituivano l’assemblea popolare della città.
C’erano due classi sociali: i patrizi (che potevano partecipare attivamente alla vita pubblica) e i plebei (poveri, sottomessi ai patrizi). C’erano poi i clienti, perlopiù stranieri, che avevano ottenuto protezione dal capo di una gens. Nucleo fondamentale della società romana era la famiglia, capeggiata dal paterfamilias che aveva potere di vita o di morte sui membri della famiglia (di cui facevano parte anche gli schiavi).
LA REPUBBLICA
Si passò alla repubblica perché i re etruschi avevano ridotto i poteri dell’aristocrazia romana. Il re fu sostituito da due consoli, che restavano in carica per un anno e controllavano tutte le attività pubbliche. Ai consoli si affiancarono gradualmente anche altri magistrati, che si occupavano della gestione di aspetti particolari della vita civile: questori, pretori, censori, edili e tribuni della plebe. Caratteristiche comuni di tali magistrati erano la temporaneità della carica, l’elettività, la collegialità e la gratuità.
Venne scritto un codice di leggi scritte, le XII Tavole, e il popolo ebbe la possibilità di esprimere la propria opinione all’interno di varie assemblee.
Oltre alle lotte tra patrizi e plebei, la repubblica dovette affrontare un’interminabile serie di conflitti con i popoli dell’Italia centrale. Contenuto il pericolo degli Etruschi, i Romani affrontarono i Latini, con i quali si allearono successivamente per contrastare Equi, Volsci e Sabini. Con i Galli, guidati da Brenno, i Romani furono costretti a scendere a patti e con i Sanniti combatterono tre lunghe guerre, destinate a concludersi vittoriosamente solo nel 290 a.C. Nel frattempo anche gli alleati latini si erano sollevati contro Roma ed erano stati sconfitti.
L’ultimo ostacolo (superato definitivamente nel 272 a.C.) fu rappresentato da Taranto, che contava sull’appoggio di Pirro, re dell’Epiro, intervenuto nella speranza di conquistare l’Occidente.
LE TRE GUERRE PUNICHE E LA CONQUISTA DELL’ORIENTE
Dopo la guerra contro Pirro, Roma si trovò padrona di tutta l’Italia meridionale e proiettata in una dimensione mediterranea, e lo scontro con la potenza marittima di Cartagine divenne inevitabile.
I Cartaginesi discendevano dai coloni fenici che avevano fondato la città e possedevano una fitta rete di insediamenti militari in tutto il Mediterraneo occidentale.
Il luogo dello scontro fu la Sicilia, dove i Cartaginesi si erano insediati dopo una lotta con i Greci. Il primo conflitto (264-241 a.C.), benché a prezzo di spaventose perdite umane e di enormi sacrifici economici, si risolse con il successo dei Romani. La Sicilia divenne provincia romana, perdendo in tal modo la libertà politica ed economica.
I Romani procedettero nella loro espansione sottomettendo la Corsica e la Sardegna, vincendo i Galli nell’Italia settentrionale e occupando le coste degli Illiri. La ripresa di Cartagine e il prevalere nella città di una corrente politica espansionistica, guidata da Amilcare Barca, creò i presupposti per un secondo conflitto (219-202 a.C.). Nella prima fase lo scontro fu contrassegnato da una drammatica serie di sconfitte subite dai Romani a opera di Annibale, sceso in Italia valicando le Alpi.
L’offensiva portata da Scipione in Africa e il successo di Zama (202 a.C.) segnarono la riscossa di Roma. Tuttavia, la distruzione definitiva di Cartagine fu compiuta solo nel 146 a.C., quando Roma aveva ormai rivolto le sue mire espansionistiche ad Oriente. Qui infatti, sfruttando abilmente le discordie tra gli stati ellenistici, i Romani vinsero Filippo V (197 a.C.) e fecero anche della Macedonia una provincia romana (146 a.C.).
LA CRISI DELLA REPUBBLICA
Terminate le guerre di conquista, Roma attraversò un periodo di profondi mutamenti, sia economici che culturali. In particolare, nel secolo II a.C., la conquista della Grecia favorì un processo di ellenizzazione della cultura romana: medici, insegnanti, filosofi greci giunsero a Roma e furono accolti da alcuni con favore (circolo degli Scipioni), da altri con ostilità (Catone). Le guerre di conquista crearono squilibri economici e alcune classi si arricchirono (cavalieri e aristocrazia senatoria) a scapito di altre (piccoli proprietari diventano disoccupati). Tra gli effetti delle conquiste romane vi fu l’aumento degli schiavi, e ci furono alcune rivolte servili, come quella scoppiata in Sicilia nel 136 a.C. capeggiata da Euno.
Per tentare di ricostruire la piccola proprietà terriera e contrastare lo strapotere senatorio, Tiberio Gracco, tribuno della plebe nel 133 a.C., propose una legge agraria che fu violentemente osteggiata dalla classe senatoria. Dieci anni più tardi la sua politica fu ripresa dal fratello Caio, ma con la proposta di estendere la cittadinanza romana anche agli alleati italici, si alienò anche il favore della plebe. Allora i soci italici si ribellarono, dando luogo a una guerra sociale e, anche se vinti da Silla, riuscirono ad ottenere la cittadinanza. Nel I secolo a.C. vi furono scontri sempre più aspri tra optimates e populares e dalla crescente importanza dei capi militari. Mario, dei populares, riformò l’esercito e sconfisse i Numidi, i Cimbri e i Teutoni. Silla, degli optimates, vinse contro Mitridate, re del Ponto, sconfisse il partito popolare e si fece nominare dittatore, redigendo liste di proscrizione e varando provvedimenti che rafforzavano il potere della classe aristocratica.
LA FINE DELLA REPUBBLICA
Quando Silla si ritirò volontariamente dalla vita politica, il Senato non fu più in grado di governare Roma. Allora emerse una nuova personalità politica e militare: Pompeo. Egli si distinse sia in Etruria che in Spagna nel soffocare insurrezioni, aiutò Crasso nel debellare la rivolta servile di Spartaco e ottenne dal Senato poteri straordinari per eliminare la piaga dei pirati dal Mediterraneo. Strepitosa fu anche la vittoria contro Mitridate, re del Ponto, a seguito della quale l’Oriente ellenistico divenne possesso Romano. Durante l’assenza di Pompeo, a Roma si inasprirono i contrasti tra optimates (Cicerone e Catone) e populares (Giulio Cesare, Crasso e Catilina). Nel 63 a.C. Catilina scelse di conquistare il potere illegalmente e organizzò un’insurrezione armata, che fu però scoperta da Cicerone. Catilina venne messo a morte, nonostante l’intercessione di Cesare a suo favore.
Cesare, che ambiva alla carica di console, propose a Pompeo e Crasso un accordo privato di aiuto reciproco, il primo triumvirato. Grazie ad esso Cesare divenne console nel 59 a.C. e potè soddisfare le esigenze dei suoi alleati; ottenne inoltre quattro legioni con le quali si recò in Gallia, allo scopo di ampliare i confini di Roma.
Nonostante l’accordo di Lucca (60 a.C.) volto a rinsaldare l’alleanza tra i triumviri, ben presto Pompeo e cesare si trovarono in aperto contrasto. Quando Cesare, ritornando vittorioso dalla Gallia, si sentì ingiungere dal Senato e da Pompeo di sciogliere le legioni, varcò il Rubicone dando inizio a una guerra civile contro Pompeo. Pompeo fu sconfitto a Farsalo e Cesare concentrò nelle proprie mani tutto il potere. Gli ottimati però temettero che Cesare aspirasse a diventare un sovrano assoluto, e lo assassinarono nel 44 a.C.
Erede di Cesare fu Ottaviano, il quale dovette tuttavia contendersi il potere con Antonio. In un primo momento si giunse ad un accordo grazie al II triumvirato (43 a.C.) stipulato da Ottaviano, Antonio e Lepido per punire gli uccisori di Cesare e per dare a Roma una nuova costituzione. Tuttavia la rivalità tra Ottaviano e Antonio riemerse: quest’ultimo infatti si legò alla regina d’Egitto Cleopatra e, trascurando i compiti a lui assegnati, si comportò come se l’Oriente fosse una sua personale proprietà. Dichiarato nemico della patria dal Senato, Antonio fu affrontato e sconfitto da Ottaviano e si uccise. Ottaviano divenne così l’incontrastato padrone di Roma.
IL PRINCIPATO DI AUGUSTO
Ottaviano riservò forti poteri al Senato, tanto da far credere che il governo augusteo fosse una diarchia esercitata da Ottaviano e dal Senato. Oltre al titolo di Augusto (degno di venerazione) si era fatto attribuire la carica di princeps senatus, che gli permetteva di votare per primo in Senato; nel 23 a.C. ottenne la tribunicia potestas e il proconsolato, garantendosi così sia il controllo della politica interna che delle province. Ai cavalieri attribuì cariche amministrative e compensò la diminuzione della loro influenza politica con elevati stipendi. Augusto introdusse inoltre nuovi organi di governo (prefetti) e riorganizzò l’esercito. Egli non coltivò progetti espansionistici e durante il suo regno le guerre ebbero lo scopo di consolidare i confini. Inoltre promosse il matrimonio e punì l’adulterio, e la condizione femminile iniziò a migliorare notevolmente. Alla stabilità politica ed economica fece riscontro anche una fioritura delle attività pubbliche, commerciali e soprattutto culturali.
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