Il feudalismo dopo l'impero Carolingio

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Il feudalesimo dopo l’impero Carolingio

Le strutture politiche e militari dell’Impero Carolingio furono incapaci di opporre un’adeguata resistenza agli attacchi di Normanni, Saraceni ed Ungari, poiché, in mancanza di un potere centrale organizzato che fosse in grado di coordinare le trenta signorie territoriali che costituivano l’Impero nel 900, la crisi fu presto imminente.
Nonostante la presenza di Conti e Marchesi, i veri attuatori della difesa del territorio furono i “signori locali” minori che diedero origine ad una corsa alla fortificazione che vide, tra il IX sec e il X sec, la nascita di centinaia di castelli. Queste non erano vere e proprie costruzioni in muratura, ma palizzate in legno che circondavano il borgo con un edificio principale che sorgeva su un’ altura ed era chiamato “motta”.
Le motivazioni di queste costruzioni non erano solo la difesa di territorio e popolazione, ma anche strumento di offesa contro altri signori terrieri, questo fenomeno fu detto Incastellamento.
Il suddetto fenomeno diede origine ad una indipendenza vera e propria dei vassalli, che furono poi chiamati “signorie bannali”, e fu chiamato dagli storici attuali “mutazione feudale” per sottolineare la sua importanza. Inoltre esse ottennero poi, con il Capitolare di Quierzy, il riconoscimento dell’ereditarietà dei loro feudi.
Lo strumento giuridico di questo periodo fu l’immunità che garantiva a chi la possedeva la capacità di impedire ai funzionari del re di esercitare il loro pubblico potere all’interno del proprio territorio e che divise questo in migliaia di parti autonome.

La rinascita dell’Impero di Germania

Nel 911 morì l’ultimo discendente del ramo orientale dei Carolingi, e i duchi tedeschi elessero re per primo Corrado, duca di Franconia, e in seguito Enrico, duca di Sassonia. Enrico combatté contro gli Ungari ma solo il figlio, Ottone I, suo erede li sconfisse definitivamente a Lechfeld nel 955.
Ottone I dovette fronteggiare le rivolte dei duchi, per sottrarsi al loro controllo egli, incoronato imperatore dal Papa Giovanni XII, governò il suo regno servendosi di conti scelti fra vescovi e abati. I vescovi-conti ricevevano sia il potere spirituale (anello e pastorale), sia quello temporale (la spada). Così Ottone aveva tre risultati importanti: 1° la chiesa tedesca era subordinata all’impero e coinvolta nella sua difesa; 2° evitava la formazione di dinastie di conti (alla morte dei vescovi i poteri tornavano all’imperatore); 3° utilizzava come collaboratori gli uomini culturalmente più preparati de regno. In Italia Ottone riuscì a sottomettere i feudatari del Nord, nell’intento di ridare prestigio al pontificato, ma anche per esercitare un controllo sulla chiesa, Ottone emanò un atto, il privilegium Othonis. Con questo trattato Ottone affermava di possedere il diritto di confermare la carica del Papa e che quest’ultimo era obbligato ad incoronare imperatori solo i membri di famiglie feudatarie germaniche. Il regno d’Ottone I prese il nome “Sacro Romano Impero Germanico”. Egli morì nel 973 d.c. non prima, però, di aver messo le basi per un ulteriore espansione verso sud con il matrimonio tra il figlio Ottone e la principessa Teofane.
Ottone II trovò notevoli difficoltà sia in Germania che in Italia: nella sua patria i feudatari ostacolavano la sua autorità, mentre a Roma gli aristocratici insorsero per il controllo delle elezioni del pontefice. Tornato in Italia organizzò una spedizione contro i Saraceni, ma fu sconfitto a Stilo in Calabria. Dopo Ottone II salì al potere Ottone III (un bimbo di tre anni), educato dalla madre, che ebbe come consigliere Geberto d’Aurillac, che nel 999 d.c. egli fece Papa con il nome di Silvestro II. Ottone III mirava a diventare un nuovo Costantino che avrebbe restaurato a Roma il potere cristiano. Ma questo sogno s’interruppe a causa della ribellione dei romani, che costrinsero alla fuga l’imperatore.
In 70 anni gli Ottoni ricostruirono l’impero, respinsero definitivamente gli Ungari e affermarono la supremazia dell’impero sul papato senza riuscire a riformare la chiesa, che si trovò ancora più corrotta dall’introduzione dei vescovi-conti.

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