Hitler, vita e ideali politici

Materie:Appunti
Categoria:Storia

Voto:

1.5 (2)
Download:444
Data:28.05.2001
Numero di pagine:6
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
hitler-vita-ideali-politici_1.zip (Dimensione: 7.63 Kb)
trucheck.it_hitler,-vita-e-ideali-politici.doc     31 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

ADOLF HITLER

Adolf Hitler nacque a Branau, una piccola città al confine austro-tedesco, nel 1889.
Compì i suoi studi a Vienna dove nutrì un particolare interesse per l’arte, ma che lo portarono ben presto a condurre una vita squallida.
In questo periodo venne influenzato dalle idee propagandate dal partito nazionalista, idee anti-comuniste e anti-semitiche (pangermanesimo), e dalla figura del cristiano-sociale Karl Lueger, borgomastro di città, abile ad attirare a se molte persone.
Hitler continuò a covare odio verso gli ebrei e disprezzo verso l’impero asburgico, colpevole, secondo lui, di avere un’impostazione plurinazionale.
Si trasferì da Vienna a Monaco di Baviera e allo scoppio della guerra, con il grado di caporale, prese parte al conflitto. La sconfitta, per lui, fu dovuta dal tradimento consumato dai “criminali di novembre”.
Dopo la grande guerra fu mandato a Monaco nuovamente, dove gli fu assegnato il compito di addestrare i soldati e di evitare possibili infiltrazioni di ideali pacifisti e democratici. Fu nello svolgimento di queste mansioni che Hitler scoprì un non-comune talento oratorio, tanto che venne notato ed entrò a far parte del “partito dei lavoratori tedeschi”.
La sua escalation politica iniziò nel 1920 quando diventò il leader del N.S.D.A.P. (“national sozialistische deutsche arbeiter partei”). Come bandiera del suo partito scelse uno sfondo rosso con al centro un cerchio bianco che aveva nel mezzo una croce uncinata (la svastica).
Il 24 febbraio dello stesso anno stilò il “programma nazional socialista”.In sintesi i punti più importanti; Il partito nazionale socialista voleva:
- L’unione in un solo paese di tutti i tedeschi per costituire la “grande Germania”;
-Gli stessi diritti degli altri popoli “oppressori” della Germania nei trattati di pace di Versailles;
- L’espulsione di tutti i non-tedeschi dallo stato germanico;
- La formazione di un’unità comune che si prefigge come compito madre l’utilità collettiva prima di quella individuale, dichiarando inoltre che Il cittadino (staatsburger) è solo colui che appartiene alla comunità locale (volksgenosse);
Come affermano molti storici i fondamenti del nazismo nascevano da “idee dell’ottocento tedesco con elucubrazioni antropologiche del mondo universitario, influenzate dal nebuloso estetismo pseudo-religioso wagneriano, con aspetti plateali del pensiero di Nietzsche, combinate a folli bizzarrie senza fondamento scientifico e storico di Gobineau e di Chamberlain. Altri elementi vennero presi anche dal pensiero di Fichte e di Hegel, ma il delirio nazista fu solo un impasto completamente diverso da tutto ciò”.
Nel 1921 costituì all’interno del suo partito le “sturmabteilungen”, le squadre d’assalto dell’S.A., meglio conosciute come le “camicie brune”, e adottò il “fuhrerprinzip”, il principio dell’assoluta indiscutibilità dell’autorità del capo.
In questo periodo strinse intorno a se personaggi del calibro di Rohn, l’organizzatore e il capo delle S.A., di Alfred Rosemberg, il teorico del nazismo, e di Herman Goering che, dopo la presa del potere di Hitler sarà scelto proprio da quest’ultimo come suo braccio destro e nel 1939 come suo eventuale successore. Fu nominato capo del Reichstag, della Luftwaffe e della Gestapo (rispettivamente il parlamento, l’aeronautica e la polizia segreta tedesca).
I primi successi del N.S.D.A.P. comunque vennero dopo l’invasione del bacino della Ruhr, da parte della Francia: quest’ultimi contestavano i “famosi” 3 milioni di marchi in oro che la Germania doveva dargli come risarcimento dei danni di guerra. Per questo motivo la Francia occupò il grande bacino minerario tedesco come contropartita del denaro che la Germania, non poteva e non voleva dare ai nemici di sempre. Hitler allora promosse una campagna politica contro questo abuso risvegliando gli animi di molti tedeschi che si sentivano ancora umiliati da quel famoso trattato di Versailles del 1919 che aveva tolto loro perfino la dignità.
La prova di forza arrivò l’8 novembre 1923 quando, a Monaco, tentò il Putsch (colpo di stato), circondando una burger braukeller (una grande birreria), dove si stava tenendo un discorso del capo del governo bavarese. Hitler fece irruzione, arma alla mano, e dichiarò il governo locale e centrale, rispettivamente quello di Monaco e quello di Berlino, caduto. Con il suo alleato Ludendorff tentò la presa di potere ma venne arrestato. Accusato di tentato golpe gli vennero inflitti 5 anni di carcere ridotti successivamente a 9 mesi di reclusione da scontare nella fortezza-prigione di Landsberg. E’ proprio qui che cominciò la stesura del “Mein kampf” (“la mia lotta”), un diario, che conteneva i pensieri, le ideologie e le ispirazioni del futuro fuhrer del terzo reich, che di li a poco diventò la “Bibbia” del popolo nazista: una delirante follia che venne poi attuata con rigida coerenza. Per Hitler, il compito della nazione tedesca era quello di appropriarsi del “Lebensraum”, lo spazio vitale (Danzica, Sudeti, Renania, Cecoslovacchia e l’annessione dell’Austria), dove si doveva espandere il suo impero.
A questa semplice cornice politica faceva da contorno una concezione dello stato e della società basato sul concetto della razza ariana che, come citò anche Chamberlain ne “le basi del secolo XIX, secondo la visione hitleriana tutta la società era il prodotto
dell’intelligenza dell’uomo ariano che era, proprio per questo motivo l’uomo per antonomasia. Per creare questa società l’ariano doveva soggiogare le altre razze “inferiori”, sotto l’aspetto biologico, tutelando la purezza del suo sangue al fine di preservare la sua forza.
I punti principali del “Mein kampf” sono quattro:
1) La dottrina della razza: dove il fuhrer delinea le differenze biologiche e aristocratiche della specie ariana ribadendo l’importanza nel preservarla.
2) Il complotto mondiale ebraico: paragonando gli inglesi agli ebrei, Hitler li definisce fautori di una politica volta a distruggere l’economia e la politica della Germania, per questo, spiega, che è necessario eliminare dal suolo tedesco di tutti gli ebrei.
3) Il principio del fuhrer: “il fuhrer è il capo assoluto di tutto il movimento e tutti i comitati sono sottoposti al suo comando. Egli è colui che decide e le sulle sue spalle gravano tutte le responsabilità. “Chi è vigliacco non è adatto a fare il fuhrer: solo l’eroe ne ha la vocazione”.
4) Lo spazio vitale: Hitler rivendicava per il suo popolo il ripristino dei confini del 1914 dopo il ”torto” subito a Versailles nel 1919, aggiungendo però che quest’ultimi sarebbero stati insufficienti lo stesso per tutte le persone di lingua tedesca (facendo quindi riferimento alla Cecoslovacchia che era in gran parte abitata da persone di ceppo germanico).
Uscito dal carcere Hitler riprese la guida del partito con un nuovo alleato alle sue spalle: Paul Goebbels, il futuro ministro dell’educazione e della propaganda nazista; un uomo che giurò cieca fedeltà al fuhrer e alla nazione, e che, prima della loro capitolazione, decise di uccidersi insieme alla sua famiglia di cui facevano parte anche quattro bambine, fra le quali, la più grande, non superava i dieci anni di età.
Dal 1929-1930 Hitler trovò l’occasione per una grande ribalta: il suo partito, l’N.S.D.A.P., raggiunse l’alleanza con l’alta finanza tedesca, i cui voti si rivelarono decisivi alle urne.
Nel 1932, scadde il mandato al maresciallo Hindemburg, Hitler con l’appoggio della finanza, dei sindacati e dei social-democratici, raccolse milioni di voti che gli garantirono centosette deputati al governo, ma che non gli furono sufficienti per ottenere il cancellierato.
Paradossalmente la vittoria del vecchio maresciallo fu definita dagli storici una “vittoria repubblicana” anche perché lo spettro nero del nazismo faceva trasparire sempre di più il pensiero dispotico di Hitler.
Di li a poco il governo di Hindemburg fu messo in crisi, tanto che il capo del governo Brunig fu costretto a dare le dimissioni. Fu sostituito da Franz Von Papen che sciolse nuovamente le camere, indicendo nuove elezioni e assegnando ai social-democratici il governo della prussia.
Le nuove elezioni spianarono la strada al partito nazista che ottenne duecentotrenta deputati in parlamento. A questo punto Hitler chiese il cancellierato a Hindemburg e sei ministeri chiave. Lo stesso Hindemburg e Von Papen si opposero duramente a questa ambiziosa pretesa di Hitler che, a sua volta, per riuscire ad ottenere il suo fine, passò all’opposizione schierandosi con i comunisti. A questo punto il reichstag fu di nuovo sciolto e si arrivò per l’ennesima volta alle votazioni, le quinte nell’arco di otto mesi!
Hitler nel frattempo perse voti e contributi della finanza tedesca perché il partito nazista aveva partecipato attivamente agli scioperi di Berlino indetti contro i trasporti pubblici.
Alle urne quindi perse quasi due milioni di voti ma riuscì lo stesso a trionfare.
Il cancellierato passò nelle mani di Schleicher, ma ben presto cedette alle pressioni di Hitler che divenne così il nuovo cancelliere della Germania.
Il nuovo capo di stato però, alleato ancora con i comunisti voleva disfarsi proprio di quest’ultimi per garantirsi il potere assoluto per governare la Germania senza opposizioni.
Il 27 febbraio del 1933 il fuhrer fece incendiare il reichstag addossando la colpa ai comunisti (si dice che la colpa fu data ad uno squilibrato, che si auto-accusò definendosi un comunista a cui gli era stato dato il compito d’incendiare il parlamento!), ma i veri autori di questo gesto erano due degli uomini di spicco del partito nazista: Paul Goebbels e Herman Goering.
Spianatosi la strada con questa mossa a dir poco scorretta, Hitler aveva carta bianca, e, il 31 gennaio 1934 cominciò l’apoteosi del suo delirio che provocherà di li a poco morte e distruzione in tutta l’europa.

Esempio