Gli Stati della Prima Guerra Mondiale

Materie:Appunti
Categoria:Storia

Voto:

2.5 (2)
Download:352
Data:07.02.2001
Numero di pagine:9
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
stati-prima-guerra-mondiale_1.zip (Dimensione: 22.92 Kb)
trucheck.it_gli-stati-della-prima-guerra-mondiale.doc     123 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

Prima che la 1° guerra mondiale iniziasse, in Europa, la situazione di molti stati, era caratterizzata da ostilità di fondo: l'ostilità franco-tedesca (nata dalla sconfitta francese del 1870), il contrasto anglo-tedesco (nato negli anni '90, da un nuovo imperialismo) e si aggravano i conflitti coloniali. Inoltre, gli incessanti conflitti dell'area balcanica (la 1° guerra balcanica che porta gli stati slavi a vincere sulla Turchia e a ritirarsi da tutti i territori europei, e la 2°guerra balcanica nella quale la Turchia cerca una rivincita) porteranno proprio allo scoppio della guerra.
In questo modo in Europa si delinearono le alleanze contrapposte: Germania e Austria con il loro alleato Turco che formano la Triplice Alleanza da una parte e la Francia, l'Inghilterra e la Russia che formano la Triplice Intesa dall'altra.
Analizzando la situazione stato per stato, si può comprendere come si sia giunti a questo conflitto e perché esso sia diventato rapidamente a carattere Mondiale.
L'INGHILTERRA, diventata una democrazia liberale, affronta i suoi problemi con l'Irlanda e con i suoi dissesti politici e sociali interni.
Un'alleanza tra liberali e laburisti porta alla democrazia che applica una politica di riforme anche se la camera dei Lords ostacolerà numerose riforme. Questo contrasto porterà, poi, allo scioglimento del parlamento e alla convocazione di nuove elezioni nelle quali i conservatori saranno nuovamente sconfitti. Nel 1911 viene abolito il diritto di veto dei Lords che rendeva così l'Inghilterra un sistema politico liberal-democratico.
La FRANCIA era invece dominata, dopo la crisi della democrazia, dalla destra imperialistica, anche se, alle soglie ella 1° guerra mondiale, tornarono i conservatori e i nazionalisti guidati da Raymond Poincaré. Egli abbandonò la politica delle riforme, prediligendo una bellicosa proprio alle soglie della guerra.
Nel 1914 vinsero le forze repubblicane, radicali e socialiste e la guerra, lo stesso anno, scoppiò coinvolgendo tutti che si prefissero un unico obiettivo: vincere la guerra contro i tedeschi.
In GERMANIA, dopo il lungo cancellierato di Bismarck, era succeduto l'imperatore Guglielmo II che rende nuovo e potente questo stato. Ma è anche un paese carico di contraddizioni che nell'estate del 1914 lo portarono ad entrare da protagonista nel grande conflitto europeo alleato con l'Austria. Il fallimento della guerra porta ad una caduta del Reich e al suo posto sorge la repubblica di Weimar.
Anche l'IMPERO ASBURGICO attraversa un periodo di difficoltà dovuto ad uno sviluppo economico ritardato e ad una forte tendenza disgregatrice dei diversi stati che compongono questo grande impero.
Infatti, la minaccia più pericolosa era rappresentata da un gruppo sostenuto da serbi che proponeva l'unità di tutti i popoli slavi dell'area danubio-balcanica e quindi la divisione dell'impero asburgico. La guerra mondiale porterà alla sua dissoluzione.

L'ITALIA, dopo la grave crisi politica del 1898-99, passò un periodo di maggiore stabilità grazie alla vittoria elettorale di Giovanni Giolitti. Dal 1903 al 1913, diede la possibilità all'Italia di svilupparsi economicamente, socialmente e di creare una situazione di relativa stabilità politica anche se non mancarono elementi negativi come le frequenti emigrazioni, i movimenti e conflitti che nacquero in quel periodo.
Economicamente, l'età giolittiana diede il via al decollo industriale e alla crescita di classi borghesi e operaie, anche se, sul piano economico, il divario tra nord e sud sarà persistente.
Politicamente la base dei governi giolittiani si fonda sull'alleanza tra liberali e socialisti, infatti, la convinzione che Giolitti portava avanti era che la protesta popolare poteva essere assorbita attraverso una politica di riforme e non con la repressione militare. L'alleanza fra i liberali giolittiani e i socialisti rese possibili importanti riforme a favore dei lavoratori e del proletariato industriale.
Nascono associazioni sindacali come la Confederazione generale del lavoro (C.G.L.) e la confindustria.
Grazie a tutto questo fu possibile la riduzione del deficit del bilancio statale ed ad un consolidamento della Lira che, in quel periodo, divenne la moneta più stabile e più forte di tutta l'Europa.
Le forze politiche che si opposero a Giolitti furono la sinistra massimalista, la destra e i meridionalisti che lo accusavano di condurre una politica esclusivamente settentrionale. Anche molti intellettuali criticavano Giolitti, non d’accordo con il suo sistema privo di slanci ideali (Gabriele D'annunzio e Filippo Tommaso Marinetti si misero a capo del movimento nazionalista nel 1910 che crea un poderoso fronte anti-giolittiano).
Giolitti si occupa di riprendere nella vita politica i cattolici che fece partecipare alle elezioni del 1904, 1909, 1913, in appoggio ai candidati liberali moderati.
L'errore fatale di Giolitti fu, in politica estera, di considerare la colonizzazione della Libia come una grande opportunità per l'Italia di avere un territorio di appoggio. Così nel 1911 scoppia la guerra di Libia che provoca la rottura tra giolittiani e socialisti, e, a causa delle difficoltà che la guerra incontrò sul piano militare per la resistenza turca, l'Italia n'ebbe gravi ripercussioni.
Di fronte alla crisi, Giolitti induce il suffragio universale, ma non servirà per ricucire i rapporti fra i liberali giolittiani e i socialisti anche se questo era il più importante provvedimento che i socialisti avevano da sempre invocato. Tenta poi un'alleanza con i cattolici attraverso il patto Gentiloni nel 1913, ma nemmeno questo riuscì a riconfermare il suo sistema nelle elezioni del 1913. Allo scoppio della guerra, nel 1914, lo statista si dimetterà e al suo posto salirà il leader della destra parlamentare: Antonio Salandra.
L'Italia non prenderà subito la via della guerra ma si posizionerà su un'iniziale neutralità senza violare le clausole della triplice alleanza che stabiliva che, solo in caso di aggressione di uno dei suoi membri, sarebbe intervenuta.
Ma, di fatto, fu l'Austria che attaccò la Serbia!
In Italia si trattava di decidere se appoggiarsi con la triplice alleanza o appoggiare la triplice intesa che la maggior parte delle forze pubbliche italiane sostenevano.
L'Italia divisa fra neutralisti (liberali giolittiani socialisti e cattolici che erano contro la guerra) e interventisti (destra liberale e nazionalisti che erano per la guerra e vedevano essa come occasione di liberazione da tutti i popoli) scelsero di allearsi con la triplice intesa guidata da Inghilterra, Francia e Russia. Nell'aprile del 1915 fu firmato in segreto il patto di Londra che prevedeva che l'Italia, in caso di vittoria, avrebbe ottenuto il Trentino, il sud Tirolo, la Venezia Giulia, l'Istria e una parte della Dalmazia e alcuni vantaggi coloniali.
Il 14 Maggio 1915, venne dichiarata guerra all'Austria e con questo l'inizio delle operazioni militari anche per l'Italia.
La guerra nelle previsioni iniziali sarebbe dovuta durare pochi mesi ed invece durò fino al 1918.
La RUSSIA, tra la fine dell'800 e gli inizi del 900 attraversò un periodo di forte sviluppo economico che portò ad una crescita delle industrie e conseguente nascita di città industriali come Mosca e Pietroburgo, nascita di nuove classi operaie che crearono i soviet (consigli) cioè assemblee rappresentative di operai, soldati e contadini ispirate al modello di democrazia e, poiché la nazione era pur sempre sotto la dominazione zarista autoritaria e dispotica, si crearono accese tensioni politiche che da un momento all'altro sarebbero potute esplodere.
Questo movimento di proteste popolari chiedeva una democrazia, ma lo zar Nicola II non accolse la proposta, e, anzi, ordinò di sparare sulla folla in manifestazione. Questo accrebbe malcontento e proteste, per cui, nonostante i tentativi dello zar di reprimerli, si decise che era necessario attuare delle riforme. Così formò un Parlamento che fu costituito e sciolto per tre volte a causa della sua instabilità.
Il governo realizza una riforma agraria per rendere possibile la proprietà privata, ma poiché i contadini non avevano i mezzi per comprare le terre si organizzarono nei grandi Latifondisti (kulaki). Altri emigrarono nelle grandi città.
Il colpo decisivo allo zarismo fu dato dalla guerra mondiale. La Russia si era schierata con l'Intesa, impegno milioni di uomini e subì sin dall'inizio numerose perdite. Nel 1917 la situazione diventa insostenibile (i soldati disertano e aumenta l'opposizione allo zarismo) e scoppia la "Rivoluzione di febbraio" durante la quale i soldati si rifiutano di sparare contro gli operai in sciopero, anzi si unirono con loro contro il governo.
Si formò un governo provvisorio di orientamento liberale con gli esponenti della Duma, lo zar abdicò e il potere fu preso dal governo liberale e dai soviet. In tutto questo rimangono fuori i bolscevichi. Per risolvere il dualismo di potere fu decisiva la rientrata in patria di Lenin, leader dei bolscevichi. Secondo il programma esposto nelle "Tesi d'aprile" il socialismo era costruibile solo attraverso un lungo periodo di capitalismo borghese di regime politico liberal-democratico.
Le nuove parole d'ordine erano quindi: la terra ai contadini, il controllo operaio su tutte le fabbriche e la pace a tutti i costi, cioè la rivoluzione proletaria.
Inoltre Lenin voleva l'uscita della Russia dalla guerra e fu ascoltato. La pace si realizzerà anche se sarà contrastata dalla nascente "Rivoluzione d'ottobre" che porterà alla caduta del governo, il potere tornerà ai bolscevichi che porteranno allo scioglimento l'Assemblea Costituente. La Russia è in piena catastrofe.
L'IMPERO OTTOMANO non aveva un'unità politica perché erano molte le popolazioni esistenti e troppo diverse fra loro. Però anche qui si diffusero le idee rivoluzionarie tanto che nacquero associazioni segrete, come quella dei giovani Turchi che volevano superare l'arretratezza in cui vivevano ispirandosi ai modelli occidentali. Questi riescono a far attuare la Costituzione.
Anche l'Impero Turco partecipa alla prima guerra mondiale ma sarà presto distrutta sia sul piano militare che su quello economico.
Nel 1918 la Turchia si ritirò dalla guerra e i leaders dei Giovani Turchi furono costretti a rifugiarsi in Germania. Il nuovo sultanato guidato da Maometto VI accettò l'occupazione Franco-inglese, il popolo non d’accordo apriva nuovi rivolgimenti interni sino a giungere all'abolizione del sultanato e all'instaurazione di una repubblica dai caratteri occidentale moderni sotto la presidenza di Ataturk.
Gli STATI UNITI dopo una fase di rapido sviluppo, era ormai divenuta la prima potenza industriale nel mondo. Qui si sviluppa una fase d'espansionismo verso i territori dell'America Latina e il Pacifico.
All'inizio del secolo, fu sotto la presidenza del repubblicano Theodore Roosvelt (1901-1909) con cui l'America attraversò un'importante fase di trasformazione interna ed espansionismo. Non solo, ma nei primi anni del XX secolo cresceva anche la capacità economica grazie all'esportazione di materie prime e manufatti.
Nasce in questo modo la grande produzione di massa attraverso la catena di montaggio (fordismo) e l'organizzazione scientifica del lavoro (taylorismo).
La guida poi passò in mano al Presidente Thomas Wilson eletto nel 1912 che attuò nuove forme antimonopolistiche, abbassò le tariffe doganali, leggi a favore del lavoro e istituì il Federal Reserve System (1913) che diede all'America un sistema creditizio nazionale.
Wilson, con una dichiarazione di neutralità, decise di rimanere fuori dalla guerra, ma poi si schierò con le potenze dell'Intesa, perché un'eventuale vittoria degli imperi centrali avrebbe alterato gli equilibri politici ed economici del mondo.
Del resto l'atteggiamento di contrasto maturò per l'orientamento antiamericano della Germania che iniziò ad occupare l'America Latina.
Nei primi d'Aprile del 1917, gli Americani entravano in guerra impiegando massima forza e ben presto il peso della presenza americana nel conflitto si fece sentire.
Nei primi d'Ottobre, il Kaiser si appellò a Wilson per negoziare la pace, ma fugge e l'11 Novembre, la guerra ha termine.
Il presidente americano vuole creare un organo internazionale capace di imporre il rispetto della pace (World League to Enforce Peace) e in "Quattordici Punti" enunciò il suo progetto.
Nasce la Società delle Nazioni Ma la stessa America non vi rientrò a causa di opposizioni dei senatori idealisti ed isolazionisti americani.
L'AMERICA LATINA, fra la fine dell'800 e gli inizi del nuovo secolo, attraversò una fase di notevole sviluppo grazie all'afflusso di capitali inglesi e all'emigrazione di lavoratori europei. Ma l'instabilità politica non compensava quella economica e quindi la situazione si risolse con frequenti sommovimenti politici interni sia con distruttivi conflitti fra stati. La disoccupazione ed il ristagno crebbero, il disagio e provocò la nascita di movimenti rivoluzionari.
In Messico si ha una prima rivoluzione che porta all'attuazione di una riforma agraria; in Argentina va al potere il partito delle clases medias.
Per quanto riguarda i rapporti con gli Stati Uniti, gli anni tra la fine dell'800 e il '900 furono caratterizzati da una politica di espansione imperialistica da parte del presidente americano Roosevelt che chiamò "big stick". Nel realizzare questo si rifaceva alla "dottrina di Monroe" del 1823 che si sintetizzava nella frase "l'America agli americani" ma interpretato in chiave imperialistica vale a dire, il territorio sottratto alla Colombia sul quale avrebbero costruito il canale di Panama, sarebbe diventato una specie di "colonia esterna " degli Stati Uniti.
In ASIA si affermano gli Stati Uniti (dal 1898, padroni delle isole Hawaii, dell'arcipelago delle Filippine e dell'Isola di Guam) ed il Giappone (vittorioso contro la Cina nel 1894-95 e contro la Russia nel 1904-05) mentre, la Cina, è in una fase di, ormai, irreversibile crisi.
Crebbe quindi la presenza economica dei paesi occidentali, ma nello stesso tempo l'Asia vide emergere nuovi movimenti d'opinione e d'organizzazioni politiche impegnati nella lotta per l'indipendenza nazionale contro le potenze straniere, non disposti ad accettare quelle forme di colonizzazione a vantaggio delle potenze straniere.
Il Giappone si "risvegliò" con l'inizio dell'epoca Meiji (governo illuminato). Diventa in poco tempo una potenza industriale e militare, grazie a un processo di modernizzazione e di occidentalizzazione, ed attua una politica d'espansione.
Nei 20 anni che seguirono il Giappone rafforzò la sua politica estera annettendo la Corea e collegando, con la ferrovia, la Manciuria. Ma, all'interno, in una condizione di crisi economica, il governo accentuò le repressioni con ogni forma d'opposizione (avvalendosi di una legislazione restrittiva delle libertà di stampa, di parola, d'associazione e di riunione).
Nella grande guerra il Giappone si allea con l'intesa vittoriosa e questo permise alla potenza, durante la guerra, di riottenere i precedenti successi economici grazie alla produzione industriale ed il volume dei manufatti dei mercati asiatici in sostituzione di quelli europei impossibilitati a produrli perché impegnati nel conflitto.

1
1

Esempio