Gli anni del dopoguerra

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Testo

GLI ANNI DEL DOPOGUERRA

IL DIFFICILE RITORNO ALLA VITA CIVILE

La prima guerra mondiale ebbe un costo spaventoso in termini di vite umane. In totale le operazioni militari avevano provocato quasi nove milioni di feriti, molti dei quali erano rimasti mutilati.
Nel marzo del 1918 ci fu la febbre detta spagnola , che fece più di 27 milioni di vittime. Questa malattia colpiva in particolare bambini e persone debilitate, e preoccupò moltissimo le persone di tutto il mondo.
L’economia europea era in ginocchio: tutti gli stati avevano fatti molti debiti per sostenere le spese di guerra, avevano prelevato molto denaro ai suoi cittadini e avevano chiesto prestiti agli Stati Uniti che era la nazione che di più si era arricchita durante la guerra. Per pagare armi ed equipaggiamenti era stato necessario aumentare le tasse o fabbricare nuova moneta, questo aveva fatto diminuire il valore del denaro.
Quindi divenne sempre più evidente il fenomeno della svalutazione .
Anche il sistema industriale era in crisi, molte fabbriche erano state danneggiate o distrutte, molte officine avevano abbandonato la loro produzione e dovettero impegnarsi nella fornitura di materiale bellico: Con la fine della guerra la produzione bellica diminuì e molti operai vennero licenziati.
Le aziende dovettero affrontare il compito della riconversione , cioè fabbricare prodotti civili, questa operazione era difficile e portò al fallimento.
Come conseguenza ci fu una grande disoccupazione. Molti operai rimasero senza lavoro, e poi c’erano tutti i giovani che erano tornati a casa dalla guerra. Questi giovani videro che il sacrificio fatto in guerra era ripagato solo dal dramma della povertà : in guerra era fanti eroici, a casa erano reduci costretti a mendicare un pezzo di pane.
Anche per chi aveva mantenuto un mestiere la vita era difficile , con la svalutazione della moneta ci fu un aumento di prezzi , senza un adeguato incremento di salari.
Popola guerra gli europei erano più poveri, i loro soldi valevano di meno, mentre il costo della vita cresceva in ritmo incalzante.
Furono danneggiati per prima coloro che dipendevano da un reddito fisso , cioè gli impiegati e gli operai.
Meno colpiti erano gli agricoltori che potevano vivere del lavoro dei campi, gli imprenditori e i commercianti che alzavano i prezzi.
Ci furono poi anche coloro che si arricchirono per mezzo di speculazioni, facendo mercato nero.
La disoccupazione dilagante e il carovita fecero un forte malessere all’interno della società, si moltiplicarono gli scioperi, le manifestazioni, le rivolte. Chi alimentava le lotte erano i ceti più umili, gli operai e i contadini, che chiedevano posti di lavoro, salari più elevati, garanzie per quanto riguarda la sanità e le pensioni.
I proletariati erano consapevoli della propria forza e della propria capacità organizzativa, e quello che era accaduto in Russia li aveva convinti che il socialismo poteva essere realizzato con l’arma della rivoluzione.
I proletari erano decisi a non tollerare più i soprusi di una società fondata sullo sfruttamento, e diedero vita a vasti movimenti collettivi, a fianco di loro c’erano i ceti medi, impiegati e piccoli professionisti, che popolavano le città e erano i grandi sconfitti della guerra mondiale, e subivano le conseguenze di una crisi economica devastante.
I proletari però traevano dalla loro condizione un forte stimolo a superare il sistema ingiusto del capitalismo, i ceti medi invece divennero i più tenaci sostenitori dei valori della patria, e della nazione. Per questo i ceti medi, contrastarono i movimenti socialisti appoggiandosi a quelle forze che facevano della lotta al comunismo un pezzo forte del proprio programma politico.
I ceti medi furono necessari per formare nuovi partiti e nuove ideologie che appoggiassero il loro desiderio di ordine sociale.
Nel 1919 in Ungheria socialdemocratici e comunisti diedero vita alla Repubblica sovietica ungherese guidata da Bela Kun, ma in agosto i rumeni interessati ad espandersi in Ungheria rovesciarono la repubblica e instaurarono una dittatura militare.
In Germania i movimenti socialisti divennero sempre più forti e organizzati, a volere una rivoluzione fu la Lega di Spartaco e nel gennaio 1919 gli spartachisti tentarono di attuare una rivoluzione armata a Berlino, il loro tentativo fallì e il movimento venne duramente represso .

UN NUOVO EQUILIBRIO INTERNAZIONALE

Il paese più danneggiato dalla crisi economica fu la Germania, alla quale le potenze vincitrici avevano imposto durissime condizioni di pace.
La Germania doveva pagare 269 miliardi di marchi-oro come riparazione di guerra, Ridotta a 132 miliardi l’imposta era comunque sostenibile e il governo dovette far fronte alle proteste di un’opinione pubblica che non era disposta a sostenere anche il costo della ricostruzione negli stati vincitori.
Nel 1922 il governo tedesco cominciò a battere moneta, in questo modo subentrò una forte inflazione.
Nel 1923 ci fu l’occupazione della Ruhr, la più importante industria tedesca , da parte della Francia che intendeva così garantire i propri crediti di guerra, privata delle industrie più ricche, la Germania fu investita da una vera e propria catastrofe economica, e come conseguenza la completa distruzione del risparmio e dei salari.
A partire dal 1924 la Germania fece un accordo con i Paesi alleati, la Germania potè lentamente riemergere dalla crisi economica in cui era precipitato.
Comunque i tedeschi non erano in grado di pagare i debiti di guerra. Gli Stati Uniti che erano i maggior loro debitori, si offrirono di prestare loro il denaro dietro interesse., cioè le banche americane prestavano denaro ai tedeschi , che da parte loro ricostruivano le industrie , producevano ricchezza e poi la restituivano. Tutto questo fu possibile perché gli USA attraversavano un periodo di grande prosperità economica.
Sia la società che l’economia non erano state danneggiate dal conflitto mondiale , durante la guerra gli Stati Uniti avevano aumentato le esportazioni di merci e di prodotti agricoli, e avevano sostenuto i governi europei con massicci finanziamenti.
Per gli americani la guerra era stata una fonte di arricchimento : Con la prima guerra mondiale il primato economico era passato dall’Europa agli Stati uniti.

LA CRISI DEL DOPOGUERRA IN ITALIA

In Italia la crisi del dopoguerra fu molto intensa : perdite umane, indebolimento dell’economia, disoccupazione, aumento del costo della vita. Questo malessere fece nascere un’ondata di lotte sociali che coinvolsero sia le campagne sia le città , tra il 1914 e il 1919 molti contadini si rifiutarono di lavorare alle dipendenze dei padroni mentre gli operai scioperavano e occuparono le fabbriche per rivendicare un aumento dei salari e migliori condizioni di lavoro.
Iniziò in questo periodo in Italia il cosiddetto ‘’biennio rosso’’ dove si fu un’intensa attività sindacale che ebbe come protagonista la Confederazione generale del Lavoro CGL , il più importante sindacato italiano.
Accanto ai sindacati e alle cooperative , anche i partiti di massa erano in costante crescita e cominciavano a rappresentare una forza determinante in parlamento.
Da una parte c’era il Partito popolare, difensore della piccola borghesia, ma ostile al mondo liberale, dall’altra c’erano i socialisti , divisi in riformisti che volevano trasformare la società gradualmente, e i massimalisti che erano favorevole al modello bolscevico.
Nel 1921 una parte di massimalisti guidati da Antonio Gramsci ha dato vita al Partito comunista d’Italia.
Il pensiero dei massimalisti e i disordini del 1919-20 avevano suscitato presso i ceti borghesi il timore che anche in Italia fosse prossimo il tentativo di attuare la rivoluzione bolscevica. Questa paura era ingiustificata poiché le lotte degli operai italiani avevano solo come scopo aumento dei salari, e giornata lavorativa di otto ore.
I ceti moderati e conservatori del paese non vedevano più nel Partito liberale una guida sicura e capace di contrastare il socialismo e si orientarono verso forze politiche eversive come il nazionalismo., che aveva ottenuto un ampio consenso nel 1919 con Gabriele D’Annunzio quando alla giuda di un contingente di reduci aveva occupato la città di Fiume con lo scopo di annetterla al territorio italiano.
Solo nel 1920 il governo cacciò i nazionalisti da Fiume , ma l’avventura dei legionari di D’Annunzio aveva messo in luce quanto fossero diffusi i sentimenti di rivalsa per la vittoria che liberali intendevano far accettare al paese.
I ceti che si opponevano al socialismo e al governo liberale , trovarono in Benito Mussolini l’uomo che capiva i loro timori e le loro aspirazioni.
Mussolini fu espulso dal partito socialista perché era favorevole all’entrata in guerra dell’Italia nel 1919 fondò a Milano i primi Fasci di combattimento. Era una organizzazione di reduci votata al rinnovamento della patria , il suo programma non aveva obbiettivi politici ben precisi . I fasci in un primo momento non ottennero grandi consensi e nel 1920 erano presenti solo in poche aree della pianura padana e della Toscana. Nel 1921 divennero lo strumento usato dai possidenti agrari per contrastare con la violenza le leghe dei braccianti e il mezzo attraverso il quale gli esponenti della piccola borghesia scelsero di partecipare alla trasformazione dello stato.

MUSSOLINI AL POTERE

Nelle elezioni del 1919 i partiti di massa ebbero un grande successo . Due anni dopo i liberali temendo che questi due partiti potessero unirsi chiesero l’appoggio dei fascisti con candidati dei Fasci. In questo modo Mussolini riuscì ad ottenere 35 deputati al parlamento.
In un primo tempo, un liberale Giolitti pensò di usare la forza del fascismo per contrastare socialisti e comunisti, in realtà si verificò il contrario e fu Mussolini a sfruttare l’appoggio liberale per rafforzare il suo potere e così diede vita a un partito forte ed organizzato il Partito nazionale fascista.
Mussolini decise di intensificare l’offensiva delle squadre d’azione portando il terrore nelle aree socialiste del paese.
I possidenti terrieri e gli industriali lo sostennero finanziariamente . Militari alte cariche della magistratura, il re e le gerarchie nutrivano simpatia per lui che prometteva di dare all’Italia un ordine nuovo, fondato sull’idea di nazione, sull’efficienza dello stato, sulla collaborazione fra le classi in nome di alti destini della patria. Per tutti questi motivi le forze dell’ordine e la magistratura erano molto tolleranti con le imprese compiute da lui e arrivarono persino ad appoggiare le iniziative delle squadre d’azione fasciste.
L’Italia liberale in quel periodo aveva i governi deboli, la piazza in mano ai fascisti e l’opinione pubblica voleva una soluzione in grado di ridare prestigio al paese.
In questo momento Mussolini decise di convocare tutti i suoi uomini per una grande marcia su Roma da fare il 28 ottobre 1922 , come scopo aveva la conquista della capitale e quindi del potere.
Il presidente del consiglio Facta propose al re Vittorio Emanuele III di firmare lo stato d’assedio cioè l’autorizzazione per impiegare l’esercito per poter sconfiggere le camicie nere fasciste ; il sovrano rifiutò di firmare lo stato d’assedio e anzi decise di chiamare Mussolini per affidargli la guida del governo. In questo modo il re si rese complice di un vero e proprio colpo di stato : per la prima volta in Italia un uomo politico era arrivato al potere con l’uso delle armi.
Mussolini diventò presidente del consiglio nell’ottobre del 1922 e vi rimase fino al luglio 1943. Egli governò appoggiato dai popolari, dai nazionalisti, e anche dei liberali che continuavano a ritenerlo un uomo di cui sarebbe stato facile liberarsi.
Sin dall’inizio invece fu chiaro che lui aveva come intento costituire un regime dittatoriale. Le squadre delle camicie nere percorrevano l’Italia distruggendo tutto quello che restava delle sedi socialiste e comuniste; in questo modo Mussolini dal lato formale era la persona che che custodiva l’ordine e la legalità dal lato sostanziale era il principale nemico della democrazia e delle regole della convivenza civile.

IL MONDO DEL LAVORO

L’Europa impiegò molti anni per uscire dalla grave crisi in cui si trovava, l’intero continente si era impoverito: A fare le spese di questa crisi erano le famiglie di operai che dipendevano da un salario fisso. I lavoratori cercarono nei sindacati enelle cooperative una protezione contro questa crisi, ma dovettero aspettar anni prima di notare risultati.
Negli anni del dopoguerra le fabbriche cercarono di ridurre al minimo gli sprechi di tempo e energia , introdussero la catena di montaggio, si impegnarono per migliorare la produttività. Anche l’Italia pur rimanendo una nazione fondamentalmente contadina conobbe lo sviluppo di un sistema di fabbrica moderno., infatti proprio in quegli anni la catena di montaggio incominciò ad essere utilizzata in modo massiccio nelle aziende automobilistiche che occupavano la maggior manodopera.
Negli anni venti le industrie italiane conobbero un fortunato periodo di crescita.
Ne trassero vantaggio le industrie elettriche, chimiche, meccaniche, tessili, per quest’ultima l’Italia era stata all’avanguardia nella produzione della seta naturale, cominciò a produrre la seta artificiale e i tessuti sintetici.
Nonostante i grandi profitti i salari non aumentavano, ma persero il potere d’acquisto, le ore lavorative da 8 in alcune fabbriche diventarono 9. Per i braccianti ei contadini non cambiò in sostanza quasi niente Il sud in particolare rimase più arretrato rispetto al nord che aveva compiuto qualche balzo in avanti.

GLI STATI UNITI DAL BENESSERE ALLA CRISI DEL 1929

La fine della guerra aveva aperto un periodo di grande prosperità negli Stati Uniti che era ormai divenuta la prima potenza mondiale, conosceva una rapida crescita industriale, un diffuso benessere, una generale fiducia nel progresso della nazione.
I salari aumentarono , crescevano quindi i consumi dei lavoratori. Chi non disponeva di denaro contante comprava a rate, le banche concedevano prestiti più facilmente. Negli USA era iniziata l’epoca dei consumi di massa.
Verso la fini degli anni venti il mercato interno era saturo e non assorbiva più la grande quantità di merci prodotte dall’industria, a tutto si aggiunse la speculazione finanziaria, molte persone compravano azioni solo per far crescere il prezzo e poi le rivendevano per guadagnare la differenza.
Quando però cominciò a farsi piede l’idea che il prezzo delle azioni sarebbe sceso , la borsa di New York fu assalita perché tutti volevano vendere per recuperare il proprio denaro. La paura della crisi si trasformò in una vera e propria crisi, crollarono i titoli delle banche e delle industrie, molte aziende in mancanza di capitali dovettero chiudere. Anche in America si presentò la disoccupazione, migliaia di banche fallirono, gli operai vennero licenziati, moltissime industrie chiusero. Questa crisi però si rispecchiò in tutto il mondo. Le banche americane non avevano più denaro da prestare all’Europa e il primo paese sfortunato fu la Germania e poi altri. Solo la Russia riuscì a rimanere fuori dalla crisi.
I paesi come la Germania con una democrazia recente furono travolte da un’ondata di autoritarismo che prometteva ordine sociale e benessere economico in cambio di una dedizione totale alla nazione.
Le democrazie più solide Gran Bretagna, Francia, e gli Stati uniti uscirono dalla crisi accentuando l’intervento dello stato nell’economia: siccome i priovati non creavano industrie , i governi finanziarono lavori come strade, bonifiche, porti impiegando operai e assumendo impiegati pubblici.

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