Giolitti/prima guerra mondiale

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Testo

Conseguenze seconda rivoluzione industriale
 Imperialismo: lotta per i mercati, rivendicazioni territoriali con conseguente corsa agli armamenti. Sarà la causa di fondo dello sconppio della seconda guerra mondiale. ) E’ la forma che la conquista coloniale assunse nella seconda metà del XIX secolo, sotto lo stimolo dello sviluppo economico e militare delle potenze europee.
 Processo di concentrazione capitalistica delle imprese, formazione di monopoli, passaggio dal liberismo al protezionismo. Concentrazione nelle forme del cartello (fusione in senso orizzontale delle imprese dello stesso ramo produttivo) e del trust (assorbimento di una serie di imprese in una struttura verticale).
 processo di concentrazione delle banche che diventano erogatrici di capitali per le imprese.
 parcellizzazione del lavoro, tailorismo(razionalizzazione dei movimenti per eliminare gli sprechi di tempo).
 trasformazione in senso capitalistico dell’agricoltura mediante la mcchinizzazione, inurbamento.
 tendenziale spostamento del rapporto agricoltura-industria, con il predominio dell’industria.
 emigrazioni transcontinentali: il modello economico comporta una base industriale ristretta, che non è in grado di assorbire tutta la manodopera potenziale che è costretta a emigrare; negli altri paesi è un fenomeno congiunturale, in Italia è strutturale, fa parte del sistema, è un fattore di equilibrio.

Giolitti
 Giolitti si può definire un liberale progressista, si ha quindi un mopdello di Stato liberale con aperture di tipo democratico.
 Fase di decollo industriale; modello di sviluppo economico: protezionismo doganale, commesse statali, controllo del mercato interno da parte di gruppi monopolistici. Sviluppo economico ineguale: non è risolta la questione meridionale, si accentua il divario nord/sud, ma anche all’interno del settentrione, con la formazione del triangolo industriale; sud come colonia, G. non corregge lo sviluppo ineguale, interviene solo con interventi sporadici e d’emergenza.
Banche: diventano erogatori di credito, forniscono capitali alle industrie nascenti. Questo modello economico comporta una base industriale ristretta, che non è in grado di assorbire tutta la manodopera potenziale che è costretta a emigrare. Politica di repressione nel Mezzogiorno.
 Adotta una linea di non intervento dello Stato nelle lotte economiche, non usa la repressione per la questione sociale (conflitto capitale/lavoro). Ricorre a una strategia di riforme per risolverlo, per scongiurare una rivoluzione socialista. L’atteggiamento verso gli sciperi è di non intervento, anzi li favorisce col fine di aumentare i salari, garantire migliori condizioni di lavoro, per accrescere la domanda interna e quindi la produzione. La sua strategia di riforme è favorita dalla congiuntura economica favorevole.
 La conditio sine qua non per la realizzazione di questo programma riformistico è l’alleanza con il partito socialista italiano.
 Tra le riforme sociali varate: tutela delle donne e dei bambini, assicurazione contro gli infortuni, pensioni, creazione del Consiglio superiore del lavoro.
 “pendolarismo”: dà concessioni per allargare i consensi, sinistra: tre leggi importanti (quella del suffragio universale maschile, del maggio’12, 8 milioni di votanti, analfabeti che avessero compiuto 30 anni, contadini per la prima volta al voto; legge che riformò l’istruzione elementare ponendola sotto il controllo dello stato; legge che stabiliva il monopoli statale eulle assicurazioni sulla vita); guerra di Libia,fatta per allargare i consensi nella destra, dopo che lo stato aveva preso una decisa fisionomia democratica e riformatrice.

Partito socialista italiano
 Il partito socialista nasce nel ’92 col congresso di Genova. Si propone la trasformazione della società capitalistica in socialista, lotta sul terreno economico e politico.
 La seconda internazionale (1889/1914) esercitò un ruolo di coordinamento tra i partiti della classe operaia dei paesi europei.
 Il movimento socialista si divise in due linee politiche:
linea riformistica-gradualistica: di destra, linea di Bissolati e Bonomi, ispirata alle idee di Bernstein, punta a una serie di riforme che dovrebbero tutelare la classe operaia, mutamenti graduali come essenza della lotta socialista.
linea rivoluzionaria: di sinistra, linea dei socialisti rivoluzionari capeggiati da Arturo Labriola, fedeli al marxismo vogliono un cambiamento rivoluzionario, lo scardinamento del capitalismo.
 Gioco delle correnti del partito socialista nella fase finale dell’età giolittiana:
Corrente di Bissolati: corrente riformistica di destra, più moderata, linea del laburismo inglese, abbandono del marxismo, appoggia Giolitti.
Corrente di Turati: riformisti moderati di sinistra, tradizionale di Turati.
Sinistra rivoluzionaria: dall’11 riveste sempre più importanza, è contro all’alleanza con Turati.
 Nel Congresso di Reggio Emilia del ’12 la maggioranza dalla corrente di Bissolati, diventa quella rivoluzionaria, contraria all’appoggio di Giolitti. Il PSI non appoggia più Giolitti: crisi del giolittismo.
 Prima fase dell’atteggiamento del partito socialista verso la guerra: le forze del proletariato si schierarono dietro i loro governi per far fronte comune davanti al nemico, sconfitta del pacefismo socialista e della seconda internazionale: il PSI italiano non appoggia il proprio governo.

Crisi del giolittismo
 Quarto ministero Giolitti ‘11-’14.
 Pendolarismo politico: dà concessioni per allargare i consensi, sinistra: tre leggi importanti (quella del suffragio universale maschile, del maggio’12, 8 milioni di votanti, analfabeti che avessero compiuto 30 anni, contadini per la prima volta al voto; legge che riformò l’istruzione elementare ponendola sotto il controllo dello stato; legge che stabiliva il monopoli statale eulle assicurazioni sulla vita); estrema destra conservatrice: guerra di Libia (‘11-’12) che anziché rinsaldare il sistema politico giolittiano, provocarono un’aggravarsi della crisi. Si rafforza la destra antigiolittiana e la corrente di Turati si trova in minoranza: mutamenti politici che determinarono la disintegrazione del sistema giolittiano.
 La sua politica di pendolarismo non regge all’urto che la guerra ha + cambiamento della corrente maggioritaria che non è più quella riformistica che appoggiava Giolitti, ma riformista.
 Elezioni dell’ottobre del ’13, nonostante il patto Gentiloni che dava a Giolitti l’appoggio e il voto dei cattolici, e il successo elettorale apparente (canto del cigno), la camera aveva mutato fisionomia e non era più adatta alla politica giolittiana, il quadro politico non avrebbe più garantito il proseguimento della strategia politica di Giolitti; il PSI non lo appoggia più: si dimette.

Ombre e luci
 Luci: il sistema giolittiano tendeva ad allargare nella società civile le basi dello stato.
Politica interna: in relazione al problema del lavoro regolò l’invalidità, la vecchiaia, l’infortunio sul lavoro, l’obbligo del riposo festivo, il lavoro femminile e quello minorile; attuò la monopolizzazione statale delle ferrovie e delle assicurazioni sulla vita, rese universale il suffragio maschile con la legge del maggio’12, 8 milioni di votanti, analfabeti che avessero compiuto 30 anni, contadini per la prima volta al voto.
Politica economica: brillanti successi riguardanti lo sviluppo dell’industrializzazione del paese in particolare del triangolo Milano-Genova-Torino, nei settori tessile, automobilistico e dell’acciaio, è il moment del decollo dell’industria italiana.
 Ombre: il decollo non avvenne nello stesso modo nel mezzogiorno, anzi evidenziò il divario nord-sud ma anche all’interno del settentrione; sud come colonia, G. non corregge lo sviluppo ineguale, interviene solo con interventi sporadici e d’emergenza. Sacrificò la società meridionale in quanto per conservarsi l’appoggio dei deputati meridionali in parlamento, doveva mantenere in vita il rigido protezionismo agricolo; non evitò la violenza e la corruzione: “ministro della malavita”, definito da Salvemini, . La guerra di Libia da lui voluta, portò al paese più danni che vantaggi: scarsità del suo valore economico, prezzo elevato che richiedettero la conquista e il mantenimento, spese militari.

Prima guerra mondiale
 Causa di fondo: scontro tra imperialismi, conseguenza dell seconda rivoluzione industriale, lotta per i mercati, rivendicazioni territoriali con conseguente corsa agli armamenti.
 Causa scatenante: l’Austria dichiara guerra alla Serbia, quest’attacco fa scattare il sistema delle alleanze e porta allo scoppio della guerra.
 Le potenze europee erano divise in due schieramenti: la Triplice Intesa (Francia, russia, inghilterra) e la Triplice Alleanza (italia, austria, germania, ungheria). Allo scoppio del conflitto il governo Salandra dichiara la neutralità dell’Italia giustificata dal carattere esclusivamente difensivo della Triplice Alleanza, mentre è stata l’Austria ad attaccare.
 All’interno dell’Italia vi erano due diverse linee:
• Neutralisti (maggioranza del paese): partito socialista italiano espressione delle msse contadine e operaie; cattolici; liberali giolittiani che prevedevano una guerra lunga e sanguinosa e temevano un intervento per l’impreparazione militare.
• Interventisti: nazionalisti, che speravano di bloccare l’ascesa socialista; liberal-conservatori; irredentisti democratici, social-rifirmisti, repubblicani; sindacalisti rivoluzionari; Mussolini, esponente della corrente rivoluzionaria del socialismo.
 La successiva entrata in guerra del nostro paese, il 24 maggio del ’15, fu decisa dal governo e dalla corte all’insaputa del parlamento.
 Anche se la maggioranza era pacifista, dal connubio tra liberali antigiolittiani e nazionalisti usci una forza che pur minoritaria, trascino il paese in guerra. “l’intervento in guerra fu imposto dal paese dall’alleanza tra il governo conservatore di Salandra e i nazionalisti interventisti” (candeloro) “colpo di stato”
 Il governo Salandra intensifica i rapporti con l’Intesa fino alla firma del Patto di Londra (26 aprile’15) , il trattato in base al quale l’Italia si impegnava a entrare in guerra entro un mese dalla firm, a fianco dell’Intesa. Fu fatto all’insaputa del parlamento, in cambio di territori.
 Le rivendicazioni territoriali sono il motivo dell’entrata in guerra a fianco dell’Intesa e non della Triplice Alleanza: le richieste territoriali italiane per essere soddisfatte richiedevano concessioni da parte dell’Austria, che questa non intendeva fare. All’Intesa non costava nulla soddisfare le richieste italiane indirizzate contro il nemico.
 Giolitti , leader della maggioranza parlamentare, non ha il coraggio di condurre una posizione attiva contro il re.

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