Francia e Inghilterra da 1550 a 1700

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Testo

Storia europea dal 1500 al 1700 circa

Verrà qui analizzato lo sviluppo dei quattro paesi che maggiormente influirono alla crescita della civiltà europea: Inghilterra, Francia, Austria, Russia.
Ogni stato verrà analizzato principalmente da tre punti di vista, che riguardano l’aspetto culturale, politico ed economico-sociale, cercando di limitare i fatti di politica estera per concentrare la nostra attenzione sugli accadimenti interni.
La storia di ogni stato verrà inoltre suddivisa da un punto di vista prettamente cronologico, in base ai regni dei principali sovrani o funzionari statali.

STORIA D’INGHILTERRA

CULTURA

La cultura inglese è caratterizzata principalmente dall’insularità, determinata dalla geografia del luogo, che conduce ad un’assenza di xenofobia e ad una propensione al contatto e alla conoscenza di altri popoli, oltre che a uno sviluppo della cultura marinara e una tendenza alla tolleranza

POLITICA

La forma di stato inglese è la monarchia assoluta (il sovrano possiede tutti e tre i poteri: legislativo, esecutivo, giudiziario) nazionale (il sovrano rappresenta il popolo inglese). L’Inghilterra era sempre stato un paese all’avanguardia, tanto che fu il primo a darsi una costituzione che sanciva come tutti i cittadini godessero di diritti politici. La MAGNA CHARTA LIBERTATUM fu concessa dal re d’Inghilterra Giovanni Senza Terra ai baroni, contro i quali aveva combattuto negli anni precedenti, e inizialmente verteva sui seguenti punti:
- garanzia dei diritti dell’aristocrazia inglese, della Chiesa e dei comuni di fronte al sovrano
- impegno del re a non esigere tributi o aiuti militari senza il consenso del consiglio comune del regno (nucleo del futuro parlamento)
- rispetto della libertà personale, per cui nessuno poteva essere imprigionato senza il giudizio di un tribunale di suoi pari e secondo la legge

ECONOMIA E SOCIETÀ

L’economia inglese è basata sul mercantilismo, dovuto principalmente al tipo di cultura sviluppatosi, e cioè al commercio per via marittima. Questo tipo di economia è legato anche alle scoperte geografiche al colonialismo; per quanto riguarda questo ultimo fattore bisogna ricordare le numerose colonie che l’Inghilterra riuscì a fondare lungo le coste americane e indiane, che fornirono materie prime e altre notevoli risorse alla madrepatria.
Per quanto riguarda la società si suddivide in tre classi principali:
- la nobiltà, molto propensa a quello che verrà successivamente chiamato capitalismo, possedeva un’etica positiva del lavoro che consentiva di non ridursi a classe parassita, ma anzi ad incrementare le ricchezze dello stato
- la borghesia, classe produttiva per definizione
- il popolo, fonte inesauribile di forza lavoro

ENRICO VIII

CULTURA

Per quanto riguarda la cultura durante il regno di Enrico VIII non cambia sostanzialmente

POLITICA

Fu questo sovrano a riunire per primo i tre poteri istituzionali, sconfiggendo la resistenza dei feudatari, e ad instaurare la dinastia dei Tudor, iniziata con l’ascesa di Enrico VII
Il fatto più notevole durante il suo regno è probabilmente la separazione della chiesa d’Inghilterra da quella romana, per ottenere così un’indipendenza politica ma anche fiscale; infatti da questo momento lo stato inglese non paga più le annate, imposte dovute a Roma.
In questo modo il sovrano, che è posto a capo della nuova chiesa, intendeva avere piena autonomia sia in campo istituzionale ed economico, sia in quello dottrinale.
Il tutto fu sancito nel 1534 con l’ATTO DI SUPREMAZIA, in cui il parlamento conferiva al re il titolo di capo unico e supremo della chiesa inglese; per gli oppositori fu prevista la pena di morte.
Per quanto riguarda l’espansione territoriale realizzò l’unione di Inghilterra e Galles e completò l’assoggettamento dell’Irlanda, dichiarandosene re

ECONOMIA E SOCIETÀ

Con Enrico VIII si afferma l’economia mercantilistica basata sugli scambi.
Negli anni successivi all’atto di supremazia vennero colpiti duramente i patrimoni ecclesiastici e questa massiccia alienazione dei beni della chiesa da un lato favorì la formazione di un robusto ceto di possidenti rurali (soprattutto la gentry, piccola nobiltà di campagna), ma dall’altro ridusse in miseria e alla disperazione tutta la gente che lavorava per il clero regolare o che sopravviveva grazie alle sue elemosine
Durante il regno di Enrico VIII il diffondersi della povertà fu dovuto anche al diffondersi del movimento delle “enclosures”, iniziato durante il regno del padre, che consisteva nella recinzione della terre aperte coltivabili per essere dedicate al pascolo delle pecore, la cui lana rendeva molto ai commercianti nei mercati esteri
Proseguì inoltre la politica del padre rivolta a favorire lo sviluppo di un ceto imprenditoriale inglese, i cui aderenti furono detti “mercanti avventurieri. Parallelamente si sviluppò anche la pirateria, il cui compito era quello di intercettare i galeoni spagnoli carichi d’oro e successivamente dirottarli verso i possedimenti inglesi

ELISABETTA I

CULTURA

Dal punto di vista culturale non vi furono notevoli cambiamenti; anzi furono rafforzati gli schemi culturali in atto e lo spirito nazionale, raggiungendo così l’apice della rinascenza inglese

POLITICA

In primo luogo respinse le spinte cattoliche promosse dalla precedente sovrana Maria Tudor, consolidando la chiesa anglicana, dandole radici solide, e permettendo ai protestanti in esilio e ai calvinisti colpiti dalle persecuzioni di rientrare in patria. Rafforzò l’assolutismo contro le forze centrifughe e il clero e associò ai lords anche la borghesia, tentando di favorirla. Organizza l’amministrazione dello stato, creando un apparato burocratico: al contrario di quanto avveniva nel medioevo, in cui il rapporto tra vassalli, valvassori e valvassini era fondato principalmente su un patto di fedeltà, adesso si basa su uno stipendio al cittadino con finzione pubblica, in modo da legarlo allo stato con un rapporto di legge. Affida i vari settori a dei funzionari competenti, cercando di suddividere i compiti e le responsabilità a persone affidabili; per quanto riguarda il settore fiscale lo stato impone due tipi di imposte: dirette, che colpiscono direttamente il patrimonio, e indirette, che invece riguardano l’utilizzo di strumenti e macchinari. In questo modo, insieme all’organizzazione delle spese, ripartite equamente tra opere pubbliche, esercito e burocrazia, Elisabetta riesce ad arrivare al pareggio delle finanze statali

ECONOMIA E SOCIETÀ

Il punto principale per quanto riguarda l’economia durante il regno di Elisabetta I è il potenziamento del sistema produttivo. Infatti utilizzando la manodopera a basso costo, creatasi a causa delle enclosures e della confisca dei terreni ecclesiastici, poterono essere valorizzate le notevoli ricchezze minerarie del paese, dal carbon fossile al rame al ferro. Contemporaneamente ricevettero un impulso le attività artigianali e manifatturiere, a cui dettero un prezioso apporto i profughi politici e religiosi provenienti dai Paesi Bassi e dalla Francia. In tal modo poterono essere create la basi per un industria nazionale del vetro, della ceramica, della carta, della seta e poté essere potenziata l’esportazione dei manufatti di lana, che andava a sostituire quella di lana grezza.
Diede anche un notevole impulso all’economia approfittando della marina inglese e appoggiando al pirateria (oltre a proteggerla), promosse le esplorazioni, incentivò le innovazioni industriali, mise d’accordo lords e borghesi creando le compagnie coloniali, che controllavano il commercio con le colonie

GIACOMO I

CULTURA

Con il cambiamento di dinastia, da Tudor a Stuart, vi è una progressiva tendenza politica al liberalismo costituzionale. Un altro fatto che influenza questo periodo è la presenza sul territorio inglese di tre confessioni religiose: anglicanesimo in Inghilterra, cattolicesimo in Irlanda e presbiterianesimo in Scozia

POLITICA

Giacomo I instaura in Inghilterra la dinastia degli Stuart, dopo che Elisabetta era morta senza lasciare un erede, unendo così Scozia e Irlanda al regno. Le differenze religiose non permisero mai una totale integrazione e la guerra di religione continua tutt’oggi nei paesi anglosassoni.
Fu un convinto sostenitore dell’assolutismo monarchico, al quale ben si addiceva il modello episcopale-statalista della chiesa anglicana; ai calvinisti (chiamati puritani) venne negata la libertà di culto e furono adottati provvedimenti duramente repressivi anche contro i cattolici, con feroce accanimento contro i gesuiti, accusati di essere i mandanti dei tentativi di assassinare la regina Elisabetta. Tentò inoltre di imporre in Scozia una chiesa episcopale sul modello di quella anglicana, mentre combatteva le comunità di fedeli calvinisti. Questi volevano abolire ogni gerarchia ecclesiastica e formarono la chiese presbiteriana.
Per quanto riguarda la politica giudiziaria furono introdotte diverse novità che urtavano con la tradizione inglese, quali le corti giudiziarie, che dipendevano dal re ed erano composte da professionisti, esperti nel diritto romano

ECONOMIA E SOCIETÀ

Mantiene lo status quo economico e riprende il programma assolutistico di Elisabetta, ma con la differenza che non restituisce ciò che toglie, creando in tal modo l’opposizione del parlamento. Egli infatti, per tirare avanti nella normale amministrazione, era costretto a vendere gli uffici pubblici e quelle cariche onorifiche che garantivano ai loro possessori un certo numero di privilegi sociali, proprio perché gran parte delle entrate venivano divorate dalle spese della corte reale, dei cortigiani e dei favoriti

CARLO I

CULTURA

Non avvengono sostanziali cambiamenti durante il regno di Carlo I

POLITICA

Gli oneri finanziari della presenza attiva sul fronte di battaglia costringono il governo ad adottare nuove tasse. Queste, per entrare in vigore, devono essere approvate dal parlamento, organo consultivo formato da lords e borghesi, il quale manda al sovrano la petizione dei diritti. E’ questa una seconda costituzione, costituita da cinque punti, con la quale il parlamento chiede al sovrano di limitare la sua libertà e di passare dunque da una monarchia assoluta a una monarchia costituzionale. I cinque punti sono:
- il parlamento chiede il controllo del potere esecutivo
- il parlamento vuole esprimere il suo punto di vista, il suo gradimento, sui ministri scelti dal re
- la monarchia inglese è eccessivamente episcopapalizzata: il sovrano imponeva a tutti i funzionari l’atto di prova, da fare per iscritto, di appartenenza alla chiesa anglicana. Si propone una concezione religiosa più democratica e tollerante, simile al presbiterianesimo
- il sovrano non può sottoscrivere l’arresto di una persona senza l’autorizzazione del potere giudiziario
- il parlamento chiede di controllare le entrate fiscali e di possedere il nulla osta sulla tassazione
Il sovrano firma la petizione e subito dopo scioglie il parlamento
Il re è costretto però a riconvocare il parlamento per finanziare la guerra contro la Scozia, che era insorta da ormai due anni, ma lo scioglie quasi immediatamente (per questo viene chiamato corto parlamento), in quanto si rifiutava di adottare le misure necessarie per le spese della “guerra dei vescovi”
Solo tre mesi dopo riconvoca per lo stesso motivo il parlamento, il quale non si scioglie più fino al 1653 (lungo parlamento), promovendo una guerra civile contro il re. In questa guerra viene introdotta anche la componente religiosa, ovvero il parlamento si allea con i puritani, che predicavano una radicale riforma della chiesa d’Inghilterra e una moralizzazione dei costumi, delle arti e della politica. Quando il parlamento processa i ministri del re condannandoli a morte, Carlo I tenta un colpo di stato, che però non riesce e perciò il sovrano è costretto ad abbandonare Londra; viene però catturato in Scozia e consegnato al parlamento, al capo del quale si trovava Oliver Cromwell. Il 30 gennaio 1649 il re viene processato da un tribunale speciale, condannato a morte e decapitato il 9 febbraio: è la prima volta che un sovrano legittimo viene processato con l’accusa di aver violato la libertà del popolo e messo a morte dai suoi sudditi. L’uccisione di un sovrano è un punto importante nella storia, poiché in primo luogo è un sacrilegio, poi un reato e ciò sconvolge i criteri di una cultura millenaria; serve però da monito al prossimo sovrano, che dovrà concedere e mantenere i diritti diventando liberale

ECONOMIA E SOCIETÀ

Non opera importanti cambiamenti rispetto al suo predecessore

OLIVER CROMWELL

CULTURA

Non avvengono cambiamenti sostanziali durante questo periodo

POLITICA

Sciolse il parlamento e si proclamò lord protettore del Commonwealth, formato da Inghilterra, Scozia e Irlanda, assumendo su di se i poteri dello stato e, possedendo anche il potere militare, divenne un dittatore.
Riprese il progetto di Elisabetta I rilanciando una politica commerciale e mercantile, riuscendo anche a reprimere i tentativi di divisione da parte di Scozia e Irlanda.
Emanò l’atto di navigazione, che sanciva il monopolio marittimo dell’Inghilterra e impediva ad altri navigli di attraccare nei porti inglesi.

ECONOMIA E SOCIETÀ

Promuove l’espansionismo coloniale, arrivando a conquistare la Giamaica, e la politica marinara e commerciale a livello mondiale.
Si inserì per motivi prettamente economici nelle questioni estere, sconfiggendo l’Olanda, che viveva con l’affitto di navigli e sul commercio e si rivelava perciò un duro concorrente, e aiutando la Francia in crisi, ottenendo in cambio l’importante postazione di Dunkerque sulla Manica.

CARLO II

CULTURA

Non si verificano sostanziali cambiamenti

POLITICA

Figlio di Carlo I, finché visse la monarchia non corse seri pericoli: in tempo di pace le entrate della corona erano più che sufficienti per le spese del sovrano, il quale poteva contare su di un piccolo esercito permanente capace di stroncare ogni ribellione sorta all’interno del paese.
Riprese la politica assolutistica del padre e il conflitto con il parlamento, governando per lunghi periodi senza il suo appoggio, alleandosi anche con i cattolici per cercare di portare avanti il suo programma. IL parlamento emanò, di conseguenza, l’atto di prova, con cui chiedeva che i funzionari dello stato giudiziario giurassero fedeltà alla chiesa anglicana. In questo modo vennero escluse di fatto dalle cariche e dagli uffici pubblici tutti i non anglicani. Il parlamento lo costringe anche a firmare l’ “habeas corpus act”, documento giuridico che limitava i poteri del sovrano nei confronti della giustizia.
Vendette Dunkerque ai francesi ponendo fine ai domini inglesi su suolo europeo.

ECONOMIA E SOCIETÀ

Non apportò importanti cambiamenti

GIACOMO II

CULTURA

Non avvengono sostanziali cambiamenti rispetto a prima

POLITICA

Sostenitore dell’assolutismo monarchico di stampo francese, si convertì al cattolicesimo e ciò non piacque al parlamento, che alla nascita temette la stabilizzazione di una dinastia cattolica. Avvenne così la cosiddetta “gloriosa rivoluzione”, in quanto avvenne senza combattere; il sovrano si rifugiò in Francia e il parlamento, decidendo di mantenere la monarchia, chiamò al governo Guglielmo III d’Orange, appartenente al ramo protestante degli Stuart, il quale firmò la dichiarazione dei diritti, che sanciva le prerogative del parlamento, ovvero l’approvazione di ogni variazione nel carico fiscale e libertà di parola dei suoi membri, e vietava il mantenimento di eserciti stabili in tempo di pace. Da questo momento L’Inghilterra diventa uno stato liberale (concede libertà) e costituzionale (basata su una costituzione)

ECONOMIA

Grazie alla riforma costituzionale imposta con Guglielmo d’Orange, si concretizza il liberismo economica, attraverso il quale l’Inghilterra si proietta verso la prima rivoluzione industriale

STORIA DI FRANCIA

La Francia è uno stato dove è molto sviluppato il sentimento nazionale, in contrasto con l’impero asburgico. La cultura nazionalistica aveva portato alla costituzione di uno stato nazionale, la cui forma di governo è la monarchia assoluta nazionale, come per quanto riguarda l’Inghilterra, in cui il sovrano è tale per volontà divina e non per volontà nazionale. Istituzione fondamentale alla base di questo sistema sono gli “stati generali”, organo consultivo per quanto riguarda possibili imposizioni fiscali in cui di votava procedendo per ordine; questi erano tre e cioè:
- aristocrazia, formata da feudatari parassiti
- clero, che si affianca alla nobiltà in quanto entrambe non possedevano un’etica positiva del lavoro
- terzo stato, che comprendeva la borghesia, classe con un etica positiva del lavoro, e il popolo, unica forza lavoro disponibile. Solo questi ultimi pagavano le tasse, mentre l’aristocrazia e il clero godono del “privilegium”, ossia l’esenzione dal pagamento delle imposte
Il fatto che la borghesia sia rappresentata in un organo consultivo è molto importante perché in questo periodo permette un connubio, un accordo tra la borghesia e il sovrano che, pur nobile, si rende conto della dipendenza della Francia dal terzo stato.

FRANCESCO I

CULTURA

Il forte sentimento nazionale contrasta con l’universalismo dell’impero asburgico, soprattutto al momento dell’elezione imperiale, a cui concorrevano Francesco I e Carlo V. Un notevole aiuto all’identità culturale venne con il trattato di Villers-Cotterets, con il quale si impose l’unità di lingua alle differenti giurisdizioni e consacrò la superiorità del francese rispetto al latino e agli altri dialetti nazionali
Un’importante compagine culturale che influenzerà molto la storia francese, come per altro quella di tutta Europa, di questo periodo è la diffusione del calvinismo, i cui fedeli in Francia sono chiamati ugonotti.

POLITICA

Uno dei primi problemi che si pose al nuovo re fu quello dell’elezione imperiale. Se Carlo V fosse stato eletto la sua potenza e i suoi domini sarebbero stati enormi. Francesco I pose allora la propria candidatura ma fu sconfitto; decise allora di seguire una politica di equilibrio, cercando di affermare la propria nazionalità contro un imperatore che possedeva il dominio universale in quanto difensore della cristianità.
Per quanto riguarda l’ambito politico-religioso, fin dal 1398, il re aveva il diritto di esigere tributi dal clero e di assegnare benefici: in questo modo la Francia era libera dal controllo del papato. Ma nel 1438, il clero di Francia, attraverso la Prammatica sanzione di Bruges, stabilì che il re non poteva essere sottomesso ad un’autorità superiore ed abolì le imposte pontificie: da questo momento nasce la chiesa nazionale francese, che prese il nome di Gallicanesimo. Francesco I, inoltre, si arrogò il diritto di nominare i capi della chiesa nazionale e quindi il gallicanesimo diventò più politico che religioso.
Sempre per quanto riguarda la religione, si svilupparono le persecuzioni contro gli ugonotti, soprattutto nelle regioni meridionali e occidentali, coinvolgendo ampi strati sociali e trovando appoggio negli esponenti della nobiltà feudale avversi al partito dominante dei Guisa, in primo luogo i Borboni. La presenza della nobiltà fra le file degli ugonotti fu importante per il successo del movimento riformatore sui piani militare de organizzativo: i nobili, con i loro clienti e i loro seguaci, costituivano una buona difesa armata per le riunioni dei riformisti e la loro esperienza burocratico-militare spinse il movimento a darsi una solida struttura organizzativa su più livelli.

ECONOMIA E SOCIETÀ
La Francia, in seguito alla saggia politica attuata dai suoi precedenti regnanti, si era arricchita diventando uno stato prospero. La circolazione monetaria, che si amplificò con l’arrivo dei primi galeoni d’America, fu, unita alla notevole crescita demografica, la causa principale di questa prosperità. Ebbe inizio così un periodo di fasti, di rilancio economico, ma anche di rialzo dei prezzi. Come conseguenza dell’aumento del costo della vita, la borghesia dei mercantili arricchì, mentre la nobiltà fu obbligata a vendere parzialmente le sue terre. Anche lo stato si era arricchito e per prima volta il potere reale si interessava realmente all’economia; questo si spiega con il crescente bisogno di metalli per soddisfare le richieste dell’artiglieria, dell’armeria, dell’oreficeria, che si svilupparono in modo considerevole a causa delle nuove esigenze militari e dei gusti sfarzosi delle classi arricchite. Così l’industria delle miniere ebbe in Francia un nuovo impulso e per favorire il trasporto di questi minerali, lo stato scavò canali, soppresse i pedaggi signorili abusivi, provvide alla sicurezza dei commercianti, costruì strade e ponti. Questo movimento fu fonte di arricchimento per il paese e lo stato; ecco perché si procedette alla riorganizzazione della riscossione delle finanze reali. Per la monarchia francese il vero pericolo era quello di una politica fiscale deplorevole. La ricchezza mobiliare della borghesia sfuggiva quasi interamente al fisco regale e, per colpirla, il potere ricorse a due soluzioni: la messa in circolazione delle rendite per prima cosa ma soprattutto la commerciabilità delle cariche amministrative. Si sviluppò allora una nobiltà togata che sostituì i privilegi dell’antica nobiltà di spada ai suoi; imprudentemente, la monarchia si privò del diritto di amministrare la giustizia, così dolorosamente ripreso alla nobiltà.

ENRICO IV

CULTURA

Non avvengono sostanziali cambiamenti durante questo periodo

POLITICA

Tra il 1550 e il 1580 si sviluppa un periodo torrido dovuto alle guerre di religione, di cui furono protagoniste tre famiglie dalle fedi diverse (che giustificano la guerra civile). Questa guerra è detta anche dei tre Enrichi a causa dei nomi dei protagonisti: Enrico di Guisa per i cattolici, Enrico di Valois per i gallicani e Enrico di Borbone per gli ugonotti. La guerra fu vinta da quest’ultimo per estinzione dei contendenti e salì al trono con il nome di Enrico IV. Sorse però il problema che per diritto sauco non poteva ascendere al trono un sovrano non cattolico, pertanto Enrico si convertì al cattolicesimo: “Parigi val bene una messa”.
Fu il primo dei grandi sovrani francesi, costruì la fortuna della Francia e distinse la politica in fasce. Mirò principalmente al rafforzamento della monarchia assoluta, all’amministrazione dello stato e all’accentramento; giostrò una monarchia assoluta in tutti i sensi, accentrando su di se i tre poteri e relegando la nobiltà soltanto a una funzione consultiva svolta nei vari dipartimenti. Attraverso un’alleanza con la borghesia cercò l’esautoramento dell’aristocrazia, togliendole poteri e privilegi.
Per quanto riguarda la politica religiosa, si ricordò dei suoi ex-correligiosi, mentre il cattolicesimo diventava la religione ufficiale del regno, e agli ugonotti vennero confermati tutti i privilegi concessi dal lontano editto di Saint-Germain con un nuovo editto. Con questo concesse al libertà religiosa ottenendo la pacificazione religiosa, ma più importante è la concessione agli ugonotti di fortezza che garantissero loro una buona difesa, facendo in modo di creare così un piccolo stato nello stato.

ECONOMIA E SOCIETÀ

Per quanto riguarda la politica economica Enrico IV si affidò al suo ministro Sully, un ugonotto capostipite di una scuola economica molto importante e famosa, fondata su sei punti fondamentali:
- tendenza al pareggio nel bilancio: finalmente lo stato si rende conto che l’economia va programmata, non si può andare allo sbaraglio
- inasprimento fiscale: per permettere il pareggio si costituisce un ordine diretto che colpisce la ricchezza borghese e un ordine indiretto che colpisce i prodotti con le tasse
- creazione di infrastrutture: ciò che toglie con le tasse lo restituisce con strutture che favoriscono il decollo economico
- media fra una fisiocrazia e il mercantilismo
- protezionismo delle industrie: questo è quel provvedimento per cui in un sistema economico il prodotto interno è privilegiato su quello esterno, aumentando eventualmente i prezzi alla dogana.
- vendita di uffici pubblici o di beni dello stato per pareggiare il bilancio: c’è una laicizzazione dello stato unita ad un’introiezione di denaro. Lo stato ora in periferia è rappresentato da laici, che svolgono le funzioni amministrative prima appartenenti alla nobiltà.
Introduce la tassa della “paulette”: gli uffici pubblici, generalmente acquistati da funzionari, potevano essere trasmessi in eredità dai loro detentori in cambio di una tassa annua. Si formò così, a fianco dell’antica nobiltà di spada, aristocrazia feudale dalle tradizioni militaresche, la nobiltà di toga.

LUIGI XIII

CULTURA

Nell’ambito culturale, si ricorda l’iniziativa della marchesa de Rambouillet, che aveva fatto della sua casa il centro della vita di società parigina, per un raffinamento del costume e della lingua che prepara alla letteratura del “grand siecle”.
In questo periodo venne inoltre fondata l’Academie de France e nel palazzo di Place royal a Parigi si costruisce una biblioteca con ricchissime collezioni d’arte.

POLITICA

Tra il 1610 e il 1643 si assiste ad un periodo di vacanza del trono, e lo stato è retto da Maria de Medici e del suo favorito Concino Concini. In questo periodo riscoppiano le guerre di religione fra la nobiltà ugonotta e le corona, che riuscì ad avere ragione sui suoi oppositori, che furono incarcerati o esiliati. I nobili tentarono di prendere il potere e nonostante la distribuzione di pensioni e prebende (rendite stabili di un beneficio ecclesiastico), giungono a ribellarsi apertamente alla corona nelle fronde nobiliari, dimostrando l’incapacità della reggente a mantenere a bada la nobiltà.
Nel 1614, nel tentativo di porre fine alla grave crisi finanziaria della monarchia, si ebbe l’ultima convocazione, prima del 1789, degli stati generali, l’antica assemblea francese composta dai rappresentanti della nobiltà, del clero e del terzo stato. Anche questa mossa si rivelò del tutto inutile perché la riunione si risolse in una colossale rissa: ogni stato si limitò ad avanzare richieste e proposte legate agli interessi del proprio ceto sociale, attaccando i privilegi degli altri.
Fu deputato a questi stati generali anche il Richelieu, che due anni dopo divenne segretario di stato in collaborazione col Concini, ma cadde in disgrazia alla morte di quest’ultimo. Nel 1624 fu nominato primo ministro di Luigi XIII, che lo nominerà poi cardinale. I punti fondamentali della sua politica furono il ristabilire l’autorità regia all’interno e contrastare gli Asburgo all’esterno.
Per quanto riguarda la politica interna, risolse la fronda principesca con l’accrescimento del potere di Luigi XIII: il suo programma era infatti inteso a soffocare drasticamente l’autonomia signorile e il ribellismo endemico della nobiltà: questo è dimostrato anche dalla dura repressione operata nei confronti dei duelli, una tradizionale pratica nobiliare che contrastava la rivendicazione della corona di tenere in esclusiva la violenza. Smantellò la potenza militare degli ugonotti francesi lasciando però loro la libertà di culto. Stroncò la rivolta ugonotta con l’assedio e la conquista della roccaforte di La Rochelle. Furono di fatto esautorati i vecchi consigli regi composti da membri della famiglia reale con l’aggiunta di qualche esperto di fiducia e furono sostituiti dal consigli del gabinetto: si tratta di un consiglio ristretto costituito esclusivamente da persone scelte dal re e a lui pienamente fedeli, la cui fortuna sociale si fondava soltanto sul servizio personale svolto per gli interessi del monarca.

ECONOMIA E SOCIETÀ

Richelieu progettò grandi imprese civili e per la loro realizzazione fondò una serie di compagnie commerciali privilegiate, come la compagnia del Senegal o la compagnia della Nuova Francia, che ebbero il monopolio dei commerci per l’Africa e l’America settentrionale, gettando così le basi per un impero coloniale.
I costi della sua politica bellicistica comportarono un crescente fiscalismo in primo luogo a danno dei ceti non privilegiati, ma poi inevitabilmente anche a carico delle altre fasce sociali: il clero sotto la forma dei cosiddetti “abuativi”, la nobiltà di toga con anticipi sul pagamento della tassa della Paulette, gli ufficiali e gli altri dipendenti sottoposti a prestiti a favore delle casse statali, la miriade di sottoscrittori di varie forme di debito pubblico garantito dal sovrano, che si videro ritardare anche di anni il pagamento delle cedole. Crebbe così il malcontento popolare e in molte regioni fermentava la rivolta contro le tasse. La rabbia popolare si dirigeva soprattutto contro i finanzieri, che avevano preso in appalto la riscossione delle imposte, e dei loro dipendenti o gabellieri, ma anche verso gli intendenti, funzionari dipendenti dipendente dal re e da questo sempre revocabili; avevano l’incarico temporaneo di sovrintendere all’amministrazione fiscale, civile e giudiziaria di una provincia in situazioni di particolare emergenza.

LUIGI XIV

CULTURA

L’età di Luigi XIV è il secolo d’oro dell’arte e della letteratura, e quello in cui la civiltà francese diventa quello che era stata la civiltà italiana per il XVI secolo, ossia un esempio da imitare, avendo un indiscusso prestigio e un influsso irresistibile.
Uno dei più importanti personaggi della cultura del “Grand Siècle” è certamente Descartres, definito come legislatore della nuove filosofia e della nuova cultura; il suo principio della ragione e il suo criterio delle idee chiare e distinte interpretano la realtà e danno un programma a tutta una cultura; secondo il nuovo principio, quindi, tutto deve essere riordinato in ogni campo e ciò si nota nelle ordinanze del Colbert che nell’arte poetica di Boileau. Il periodo d’oro si estende a tutte le discipline a partire dalla letteratura (con Moliere, La Fontaine, Racine, Bousset) per arrivare alle arti (intese come pittura, scultura e architettura hanno i loro maggiori rappresentanti in Puget, Mansart e Le Brun), alla musica (Couperin, Lulli) e alle scienze (Pascal)

POLITICA

Alla morte di Richelieu subentrò al governo un altro cardinale: Mazarino, che mantenne il comando dello stato fino al 1661, a causa della giovinezza del nuovi monarca.
Nonostante i successi riportati sui campi di battaglia e con l’azione diplomatica, il regno di Francia era stremato dalla spese sostenute per un apolitica estera condotta tutta all’insegna della lotta contro gli Asburgo e dagli sperperi per la corte, i cortigiani e al nobiltà di spada e di toga. Per trovare denaro il governo accresceva il carico fiscale sui sudditi, estendendo i poteri degli intendenti e dei gabellieri e colpiva anche la massa dei funzionari pubblici, non pagando loro gli stipendi, aumentando gli oneri, inventando nuove imposte, elevando il prezzo della paulette.
Nel 1647 la nobiltà di toga si oppose apertamente alla politica fiscale governativa, utilizzando come strumento proprio il cuore del sistema istituzionale francese: il parlamento di Parigi. Questo non era un organo rappresentativo ma un tribunale superiore, al quale era affidato il compito di “intenerire” le leggi del sovrano; esaminava i decreti e, se riteneva che fossero conformi alla tradizione giuridica francese, li convalidava rendendoli pubblici, altrimenti li bloccava. In questo caso il sovrano li doveva modificare oppure pubblicarli con la sua autorità, presiedendo la seduta parlamentare. La rivolta dei parlamentari fu chiamata “fronda parlamentare” dal nome di un gioco popolare e mise a repentaglio l’intero apparato statale francese. Due anni dopo entrò in rivolta anche la nobiltà di spada nella fronda dei principi, capitanata dal principe di Coudè.
Mazarino fu assassinato per ordine del re Luigi XIV che voleva sbarazzarsi di lui, per poter finalmente prendere personalmente il potere.
Il nuovo sovrano venne soprannominato il “re sole” e inaugurò un rigido accentramento di tutti i poteri nella sua persona, riducendo l’alta nobiltà a un ruolo puramente rappresentativo tranne negli alti gradi militari, mentre i parlamentari vengono esautorati. Tenne un rigido regime assolutistico basato sui seguenti punti:
- politica estera aggressiva
- organizzazione di una macchina bellica e di un apparato burocratico efficienti
- interventi continui nel sistema economico
- capacità di reperire fra i sudditi risorse finanziarie
- strategia politica di ampio respiro
La sua riforma dello stato iniziò con l’abbassamento del potere nobiliare: L’aristocrazia era infatti d’intralcio al potere assoluto e pertanto si preferisce vendere uffici pubblici al borghese con la tassa della paulette, poiché questo chiede uno stipendio e non privilegi. I nobili vengono mantenuti e divengono pura coreografia, la cosiddetta aristocrazia di palazzo intrattenuta con feste e balli.
L’amministrazione pubblica della stato viene resa più agevole suddividendo il paese il trentadue province, a capo delle quali si trovano funzionari statali con il compito di affiancare e controllare l’operato degli altri ufficiali regi. Gli intendenti non sono però in diretto rapporto con il sovrano, è lo stato che affida loro un compito.
Anche i ministri rappresentavano un problema, pertanto fu destituita di potere politico la loro carica, che fu riformata in modo da rendere il funzionario commesso (dal latino cum – mitto = affido)
Uno dei più grandi problemi era sempre stato quello dei confini e della loro difesa e fu risolto laicizzando l’esercito, facendolo diventare quindi statale, e regolandolo con severe norme ci si rese conto che erano necessarie caserme e regolamenti. La creazione di un forte esercito permanente fu uno degli obiettivi principali della politica di Luigi XIV. Nel 1688 venne istituita la leva obbligatoria che colpiva le classi sociali inferiori. I soldati furono stipendiati con regolarità e mantenuti a spese dello stato anche in caso di inabilità; vennero distinti fra le varie armi (fanteria, cavalleria e artiglieria), erano ben equipaggiati anche grazie all’introduzione della baionetta, una lunga lama che si innestava sulla canna del fucile.
Per quanto riguarda al politica religiosa non si mette al servizio di nessuna causa religiosa, perché tutto deve essere in funzione del potere del re. Esalta al massimo la concezione gallicani e subordina la gerarchia ecclesiastica al sovrano, che ha anche il diritto di amministrare i patrimoni delle mense episcopali vacanti, incamerando le loro rendite, e di nominare e rettori degli uffici diocesani durante le vacanze delle sedi vescovili. Stermina le dissidenze religiose, rompendo l’editto di Nantes, anche se dice di revocarlo perché in Francia non ci sono più ugonotti, in realtà li perseguita costringendoli a fuggire in Inghilterra e negli Stati Uniti, li uccide, li priva delle loro fortezze. Combatte i cattolici giansenisti, ortodossi che svilupparono il tema della grazia di Sant’Agostino, di cui si temevano il rigorismo morale e gli effetti disgregatori sull’unità monolitica della chiesa nazionale.

ECONOMIA E SOCIETÀ

Il sistema finanziario francese, dopo la fronda, si trovava in condizioni disastrose e Mazarino non riuscì a porre un efficace rimedio a questo problema, lasciando il paese in una situazione di gran disordine fiscale. Nel paese inoltre, e nelle campagne particolarmente, dominava la miseria, la fame e le epidemie; per questo motivo furono aperte molte iniziative umanitarie come L’Hopital General, aperto a Parigi.
Luigi XIV affidò la sua politica economica al ministro Colbert, che promulgò una riforma economico-finanziaria, basata sui seguenti punti:
- introduce una più rigida vigilanza dello stato, sia sull’esazione fiscale, sia sull’economia, proprio al fine di accrescere le entrate necessarie a mantenere l’esercito, la burocrazia e al corte
- riduce i guadagni che gli appaltatori delle tasse erano abituati a estorcere allo stato, anche se questi contribuirono a costituire il perno delle finanze pubbliche
- stabilizzò il sistema fiscale francese e fu realizzata persino una parziale redistribuzione del carico fiscale fra le province del regno
- protezionismo, imponendo barriere doganali per difendere i prodotti nazionali dalla concorrenza dei prodotti stranieri
- finanzia le industrie e cerca di privilegiarle, infatti la dottrina economica del Colbert vedeva la ricchezza basata sull’agricoltura, ma la ricchezza più consistente è basata sull’industria perché la terra non ha salti di qualità e ha bisogno di tempi molto lunghi per generare ricchezza. è quindi una politica a favore delle classi borghesi. Inoltre per risanare il bilancio dello stato no tassa i francesi, perché più soldi lascia, più il mercato gira
- afflusso della ricchezza dall’estero, importando i capitali attraverso i colonialismo.
Sicuramente quest’economia fu influenzata dalla dottrina del mercantilismo, secondo cui la ricchezza di un paese doveva consistere nell’accumulo di metalli preziosi e fondarsi su una bilancia commerciale in attivo

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