Europa del 1500 tra il Nuovo Mondo e la riforma protestante

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Testo

La visione europea del Nuovo Mondo

La prima valutazione degli Europei sulle popolazioni del Nuovo Mondo fu quella data da Colombo e i suoi uomini: le ritenevano miti, tranquille e gentili e sostenevano che non usavano la violenza se non per necessità. L’unica cosa che mancava a queste popolazioni era la vera religione, ovvero il Cristianesimo, e se gli Europei fossero riusciti a diffonderlo tra gli indigeni, questi sarebbero stati gli uomini più felici della terra. Nacque così il mito del buon selvaggio.
Però, all’arrivo dei conquistadores all’inizio del 1500, cambiò il giudizio degli Europei: esso divenne negativo perché gli Aztechi e gli Incas venivano viste come popolazioni sanguinarie, che facevano sacrifici umani, erano creature senz’anima perché non cristiani.
In realtà, questo mutamento di giudizio fu dovuto alla ricerca di una giustificazione per il massacro subito dalle popolazioni precolombiane, per l’uso violento delle armi da parte degli Europei. Non essendo degli esseri umani, dovevano venir trattati come bestie, subire torture, l’uso delle catene, sfruttati e tolti dalle loro terre da parte di creature superiori, che i conquistatori ritenevano di essere. Solo dopo la conversione al Cristianesimo gli indigeni diventavano uomini, ma la conversione era difficile perché le popolazioni erano legate alle loro divinità.
“L’indio è un ” di Sepùlveda
Sepùlveda definisce gli indigeni come degli “omuncoli”, esseri privi di umanità, senza alcuna legge scritta, che facevano la guerra in continuazione ed erano dei vigliacchi. Esalta invece le caratteristiche dei conquistatori, gli Spagnoli, uomini superiori, dotati di ingegno, coraggiosi. L’autore racconta la conquista di Cortez a danno degli Aztechi; afferma che è vero che gli indigeni hanno fatto delle costruzioni, ma anche degli animaletti come i ragni e le api sono in grado di costruire delle opere che gli uomini non saprebbero imitare. Critica i loro sacrifici umani e il fatto che attribuiscano valore alle cose terrene. La conquista da parte degli Spagnoli è, per l’autore, la miglior cosa che potesse accadere alle popolazioni precolombiane, che, grazie all’”addestramento” attuato dai conquistatori, sono diventati delle bestie più docili.
“L’indio è un uomo” di Las Casas
Las Casas ha un giudizio positivo degli indios, ma, nonostante ciò, si riscontra lo stesso nel suo testo un atteggiamento di superiorità. Tra le righe si riesce a capire che per l’autore è naturale il fatto che facciano da servi ai signori cristiani, e li paragona a delle pecorelle, cioè creature deboli, che hanno bisogno di seguire il loro capo. Si cibano di cibo immangiabile, non dormono su veri letti, e si coprono solo con degli stracci. Imparano facilmente, sono plagiabili, e diventano anche impazienti, eccessivamente insistenti nell’apprendere la vera dottrina. La più grande colpa dei conquistatori è, secondo Las Casas, quella di aver ucciso migliaia di uomini prima che fossero stati convertiti al Cristianesimo e avessero ricevuto i sacramenti.
“La convivenza delle culture” di Montaigne
Montaigne dà il concetto di diversità, di relatività culturale agli indios.
Afferma che ognuno chiama “barbarie” ciò che non fa parte delle proprie usanze, e rispetto alle popolazioni del Nuovo Mondo gli Europei sono più selvaggi, perché hanno alterato l’ordine comune della natura. Gli indigeni sono ancora molto vicini alla semplicità originaria, e Platone avrebbe ammirato una civiltà come questa, nella quale non si conoscono le lettere, non ci sono gerarchie politiche, non hanno vocaboli come “menzogna, tradimento, invidia…”, ecc…
Vivono in una parte della terra molto piacevole e con un clima temperato, è raro trovare un malato, si cibano soprattutto di pesce, e di carni sconosciute agli Europei. Non conoscevano il cavallo, hanno case molto lunghe e popolate. Il loro unico pasto è quando si alzano al sorgere del sole. Per il resto della giornata bevono una bevanda tiepida fatta con alcune radici. Durante la giornata danzano, le donne per la maggior parte del tempo preparano la bevanda, i giovani vanno a caccia armati solo di archi. La loro dottrina etica contiene solo due articoli: il valore contro i nemici e l’amore per le donne. Dopo ogni combattimento catturano il nemico e se ne cibano dopo averlo arrostito, non allo scopo di nutrimento, ma come forma estrema di vendetta.
Montaigne ritiene che gli indigeni possono esser chiamati “barbari” relativamente alle regole della ragione, ma non riguardo agli Europei stessi, che li superano in ogni sorta di barbarie.
Gli imperi spagnolo e portoghese in America
Il Nuovo Mondo fu ripartito fra gli Spagnoli e i Portoghesi, che fondavano così il loro impero coloniale, ovvero quel territorio vasto lontano dalla madre patria, conquistato con la forza e rendendo in schiavitù le popolazioni autoctone.
I due paesi avevano scopi diversi: la Spagna voleva appropriarsi dei territori dell’America centro-meridionale, mentre il Portogallo voleva costruire le basi commerciali per il commercio con le Indie, attraverso un impero di stoccaggio.
La grande conquista del Portogallo fu quello del Brasile, scoperto nel 1500 da Pedro Alvares Cabral, che, percorrendo la rotta aperta da Vasco da Gama, si era spinto più a ovest di essa. Il clima del Brasile era adatto alle piantagioni di caffè, così i Portoghesi cominciarono la tratta dei Neri: le merci prodotte in Brasile il Portogallo le rivendeva in Europa, ottenendo il denaro per le armi, che sarebbero servite per rendere prigionieri le tribù africane. Gli schiavi negri venivano trasportati poi in America per farli lavorare nelle piantagioni.

Gli scambi tra Vecchio e Nuovo Mondo
Per quanto riguarda lo scambio di animali, gli Europei introdussero in America i cavalli, i muli, i bovini e gli ovini.
Nello scambio di piante, invece, venne portato in Europa il mais, il pomodoro, il tabacco e il cacao; mentre nel Nuovo Mondo vennero introdotte le coltivazioni della canna da zucchero (originaria dell’Africa) e del caffè (Arabi).
Vennero scambiate anche malattie: gli esploratori portarono in America batteri e virus sconosciuti e al loro ritorno ne riportarono altri in Europa. Questo fenomeno fu definito “unificazione microbica del mondo”, ed ebbe serie conseguenze sul piano sanitario, perché il sistema immunitario degli organismi umani non era attrezzato a difenderli dalle nuove malattie. In Europa fu portata la sifilide, mentre nel Nuovo Mondo il vaiolo.

La riforma protestante
Per la parola “riforma” si intende un cambiamento che viene a maturarsi all’interno della religione cristiana, è un processo di rinnovamento della religione cristiana.
Con la riforma protestante vi è una modifica della struttura dogmatica e organizzativa della Chiesa di Roma, che dà origine a nuovi dogmi.
Da questo momento viene usato l’aggettivo “cattolico” = universale, ecumenico, per distinguerlo dalle religioni riformate.
La differenza della religione cattolica con quella ortodossa sta nell’organizzazione, infatti, la religione ortodossa non presenta una gerarchia.
Le principali religioni cristiane protestanti, che non riconoscono il papa, sono:
- il luteranesimo;
- il calvinismo = puritanesimo;
- l’anglicanesimo;
- lo zwinglianesimo;
- i mormoni;
- gli anabattisti;
- gli evangelici.
La riforma protestante comincia nel 1517, quando il monaco agostiniano Martin Lutero affigge sulla cattedrale di Wittenberg 95 tesi (affermazioni di principio), nelle quali espone ciò che pensa riguardo la Chiesa.
Martin Lutero ha ricevuto un’educazione molto rigida, soprattutto ad opera della madre, donna molto severa, e, nonostante le origini modeste, è riuscito a studiare e a diventare professore di teologia a Wittenberg. Il viaggio a Roma nel 1510-11 gli rafforza la convinzione che la Chiesa si sta più allontanando dalla purezza delle origini. A Roma, infatti, affluisce molto denaro, ricchezza per abbellire la città con monumenti…
I principi fondamentali del luteranesimo sono:
1) il principio della giustificazione per fede. Secondo il cattolicesimo l’uomo è peccatore sin dalla nascita, poiché eredita il peccato originale di superbia di cui Adamo ed Eva si sono macchiati ribellandosi nel Giardino dell’Eden. Il peccato originale rende l’uomo più fragile al peccato, infatti, avendo l’integrità morale corrotta, è più difficile rimanere fedeli alla legge di Dio. Essendo nati imperfetti, abbiamo noi uomini maggior attitudine verso il male. La religione cattolica sostiene che esistono due strumenti attraverso i quali l’uomo può salvarsi nell’eternità:
la preghiera;
le opere di carità, solidarietà… privarsi di qualcosa che altri non hanno, dare denaro per le opere della chiesa…
Esiste, dunque, nel cattolicesimo il principio del libero arbitrio: sono gli uomini stessi a decidere se salvarsi o meno.
Secondo Lutero, invece, l’uomo (essere imperfetto, mortale, limitato) per riappacificarsi con Dio (essere assoluto, imperfetto, illimitato) deve imitarlo, ma ciò è impossibile. A causa del proprio limite, l’uomo non può elevarsi a Dio, non può offrire l’oggetto del suo pentimento, da solo non riesce a salvarsi.
Lutero prende un verso di S. Paolo per formulare questa tesi: le opere non danno la salvezza, il massimo del pentimento che l’uomo può offrire è la fede, e siccome Dio sa leggere nel cuore dell’uomo, salva colui che ha veramente fede.
Quindi l’assoluzione non può essere data dal sacerdote, la Chiesa non può misurare il pentimento di una persona: l’assoluzione dei peccati avviene per la quantità, la profondità della fede che Dio legge nel cuore di ognuno.
2) il principio del libero esame dei testi sacri. Durante la messa cattolica l’unico a poter leggere ed interpretare le Sacre Scritture è il sacerdote. Al termine della messa fa anche un proprio commento.
Secondo Lutero non vi è il bisogno della mediazione per la lettura dei testi sacri: il federe può direttamente leggerli, dandosi da solo delle spiegazioni. Poi, eventualmente, può rivolgersi ad un pastore, che ha la funzione di supporto e di aiuto alla lettura dei testi sacri, ma i pastori non sono dei sacerdoti, hanno un loro lavoro e la loro interpretazione non è vincolante per nessuno.
Nel XVI sec. I testi sacri sono ancora scritti solo in latino, greco ed ebraico. Lutero traduce la Bibbia in tedesco: affinché ci sia un libero accesso ai testi sacri, la lingua usata deve essere quella parlata nel posto, la stampa deve permettere una distribuzione ampia e a basso costo, ed infine, altro punto necessario, la popolazione deve sapere leggere.
3) il principio del sacerdozio universale dei credenti. Questo principio è la conseguenza dei precedenti punti. Per Lutero ciascuno è il sacerdote di se stesso, la Chiesa diventa solo l’insieme di tutti coloro che credono in quella fede, non esiste una scala gerarchica.
- Gli unici sacramenti riconosciuti sono quelli del battesimo e dell’eucaristia;
- Lutero nega il dogma della transustanziazione = cambiamento di sostanza che avviene durante la messa. Quando il sacerdote dice le formule, pur rimanendo inalterato la forma dell’ostia e del vino, in quanto si è credenti, si sostiene che avviene un cambiamento della sostanza: l’ostia si trasforma nel corpo e il vino nel sangue di cristo.
Per il Luterani non avviene il cambiamento di sostanza, vi è riproposta solo l’Ultima Cena, come ricordo, commemorazione;
- Lutero non riconosce valori ai santi;
- Lutero, però, non chiarisce il problema della predestinazione, teoria secondo la quale la vita di ognuno viene già decisa prima di nascere.
Le cause che hanno portato alla riforma protestante sono:
cause religiose o morali. Sin dall’entità comunale la Chiesa ha mantenuto un eccessivo interesse per le cose terrene: dal processo di mondanizzazione, alla nomina dei vescovi-conti (fine 900), alla simonia (vendita di beni e cariche ecclesiastiche, soprattutto ad abati del convento che, siccome non erano figli primogeniti, aspiravano ad aver maggior potere, al concubinato (dal latino “dormire insieme”, condividere lo stesso letto). In questo periodo comincia anche la vendita delle indulgenze da parte dei sacerdoti, che non sono più, quindi, offerte spontanee, opere di bene…
L’indulgenza è un merito che si consegue con le preghiere, le opere dei defunti… per diminuire il proprio soggiorno nel Purgatorio, per potersene avvantaggiare da morti. Se i meriti non servono alla persona, Dio li trasferisce ad altre persone. Secondo Lutero è Dio a scegliere le indulgenze.
Altre cause morali sono: le eresie, i movimenti riformatori, la cattività avignonese, lo scisma con la Chiesa d’Oriente;
- cause economiche. Per costruire opere architettoniche, mantenere le persone ecclesiastiche economicamente, viene usato il denaro derivante dalle offerte, dalle raccolte durante la messa e anche dalle raccolte di fondi. In tutti i paesi cristiani di ogni offerta fatta alla Chiesa, una decima parte va a Roma. Sono soldi che non tornano più indietro, e ciò causa l’insofferenza di tutte le classi sociali dei vari paesi;
- la causa culturale: l’umanesimo;
- cause politiche, fondamentali per la riforma luterana. L’imperatore Carlo V, già re di Spagna e del Nuovo Mondo, grande cattolico, ha il compito, conferitogli dal papa Leone X, di catturare Lutero. L’elezione di Carlo V non è stata gradita a molti principi tedeschi, che utilizzano Lutero come mezzo per ribellarsi all’imperatore.
Dopo la pubblicazione nel 1517 delle 95 tesi, nel 1520 si arriva alla completa frattura del luteranesimo con la Chiesa di Roma con la pubblicazione di alcuni scritti da parte di Lutero: “Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca sulla riforma della società cristiana” e “La cattività babilonese della Chiesa”. Questi libri suscitano l’indignazione del papa Leone X, che intima a Lutero attraverso una bolla papale di bruciarli, ma Lutero risponde bruciando la bolla, causando così la sua scomunica.
Lutero riesce a diffondere la sua religione grazie all’appoggio di molti principi tedeschi, tra cui svolge un ruolo importante Federico il Savio di Sassonia.
Nel 1521 si tiene a Worms una Dieta, nella quale Lutero viene chiamato a discolparsi, costui, però, rifiuta di ritrattare ciò che sostiene e, nonostante la scomunica e grazie alla protezione di Federico di Sassonia, riesce a fuggire nel castello di Wartburg, dove si dedica alla traduzione della Bibbia in tedesco, rendendo così possibile ad ognuno di essere il sacerdote di se stesso.
La predicazione luterana suscita due rivolte:
1) la rivolta dei cavalieri (figli non primogeniti) tedeschi, che hanno difficoltà economiche e scarso peso politico. Vengono però sconfitti dai principi;
2) la rivolta dei contadini contro i loro signori. Chiedono migliori condizioni di lavoro, di vita, l’abolizione della servitù della gleba (con la quale sono costretti a lavorare in una terra per tutta la vita).
Lutero si schiera contro i contadini, perché per lui il potere dell’imperatore deriva ancora dalla volontà divina. Le rivolte significano andare contro l’ordine supremo di Dio: Lutero ha una posizione contraria all’amministrazione della Chiesa.
I contadini vengono massacrati, perché i principi tedeschi (sia cattolici che luterani) si uniscono contro di loro.
Dopo le rivolte i principi tedeschi tornano a dividersi e nel 1529, durante la Dieta di Spira, di fronte alle pressioni di Carlo V ad abbandonare la fede luterana, alcuni principi decidono di protestare e attendere davanti a Dio di non fare nulla che fosse contrario alla Sua Parola. Da questo momento i sostenitori di Lutero vengono chiamati Protestanti.
Segue una guerra tra i principi cattolici e quelli protestanti che si conclude nel 1555 con la Pace di Augusta, dove si afferma il principio “cuius regio, eius religio”, secondo il quale i principi possono scegliere la religione dei propri sudditi, ma questi possono emigrare se non condividono queste scelte religiose.
In realtà non è una vera pace perché continuano a combattersi guerre di religione anche per la seconda metà del 1500.
In Svizzera si tenta di istaurare una riforma protestante con Zwingli, secondo il quale Cristo non è presente nell’ostia consacrata, le opere servono per arrivare a Dio, e vuole eliminare dalla vita religiosa tutto ciò che non è contenuta nella Bibbia. Il tentativo di Zwingli, però, fallisce.
Riesce a diffondere una nuova religione riformata Giovanni Calvino, di origine francese, che riesce a Ginevra a trovare rifugio e diffondere il calvinismo. In questa riforma non c’è la causa politica.
Ai principi di Lutero, Calvino aggiunge quello della predestinazione: secondo lui gli uomini hanno già il peccato originale, nessun opera può liberarci dal peccato, perché solo Dio può salvare l’uomo. Al momento della nascita viene già stabilita la sorte di un uomo nell’aldilà, Dio sa già come si comporterà uno nella sua vita, e solo dopo l’uomo può dimostrare se la predestinazione è stata meritata o meno.
La benevolenza di Dio si può cogliere nel successo della propria attività lavorativa, qualunque essa sia: lavoro apprezzato, successo con la clientela… Calvino identifica nel successo lavorativo non la ricchezza, ma la stima e il rispetto che la persona acquista nei confronti del suo datore. L’impegnare ogni energia nel lavoro diventa la base del capitalismo.
La vita che deve condurre un cristiano deve essere semplice, e il tempo per il superfluo, il divertimento, non sussiste.
Il calvinismo elimina tutti i sacramenti (nemmeno il battesimo e l’eucaristia), la messa diventa una semplice ripetizione simbolica dell’Ultima Cena, negando la presenza di Gesù.
Scompare il culto della Madonna e dei santi.
La chiesa deve essere spoglia, non c’è l’altare me assume l’organo un ruolo molto importante, diventa il centro vitale della chiesa, ed equivale nella religione cattolica all’altare. Il canto religioso prevale sulla lettura dei testi e sulle predica, non più necessaria.
A Ginevra si instaura una teocrazia, la città, cioè è retta da un consiglio degli anziani scelto fra i cittadini che hanno dato prova di rispetto alla legge di Dio. Essi subordinano gli ambiti del potere temporale alla religione calvinista.
Vengono proibiti i luoghi di pubblico divertimento perché distraggono da quelle che sono le cose importanti del calvinismo.
Il reddito del lavoro va in parte alle casse dello stato, una parte in beneficenza, ed una parte reinvestita nell’attività lavorativa, e infine una parte per il sostentamento della famiglia.
L’abbigliamento è essenziale, con colori molto cupi, quello femminile è privo di ornamenti è una visione monacale della vita.
Non ci sono ferie, il lavoro è una forma di preghiera verso Dio; vi è il concetto di solidarietà verso il prossimo.
Il consiglio degli anziani sorveglia il comportamento, e se qualcuno non rispetta le regole della religione calvinista viene prima richiamato oralmente, poi avviene un richiamo scritto, dopodiché si procede con un’accusa scritta di comportamento immorale, ed infine la persona viene arrestata e sottoposta ad un processo per immoralità. Si poteva arrivare ad una condanna a morte (bruciati anche sul rogo). L’attenzione del consiglio degli anziani si rivolge soprattutto verso gli stranieri, tenuti sotto controllo da tutta la collettività. Vi è armonia fra il consiglio degli anziani e gli abitanti dei villaggi, ma vi è la mancanza di tolleranza verso coloro che sono diversi rispetto alle consuetudini religiose calviniste.

In Inghilterra il sovrano Enrico VIII si è sposato con Caterina d’Aragona, zia di Carlo V. È un matrimonio d’interesse, perché in questo modo la corona inglese si imparenta con quella spagnola (territori tedeschi e americani). Entrambi i sovrani inglesi sono rigorosamente cattolici, ma Caterina dà ad Enrico solo una figlia femmina, Maria Tudor (la Sanguinaria). Avvenendo la successione del trono per via maschile, Enrico VIII deve cambiare moglie, così chiede al papa Clemente VII, attraverso il suo arcivescovo, di annullare il suo matrimonio, essendo stata Caterina prima promessa al fratello di Enrico VIII: questo secondo Enrico VIII rappresenta la nullità del matrimonio per consanguineità. Il papa rifiuta, e Enrico VIII provoca lo scisma tra anglicani e cattolici.
Enrico VIII ha poi sette mogli, che gli danno solo figlie femmine, che muoiono tutte di morte violenta, tranne che per l’ultima moglie.
A Maria la sanguinaria subentra Elisabella I, figlia illegittima, del secondo matrimonio con Anna Bolena.
Nel 1534 il re emana l’Atto di supremazia, col quale si proclama capo della chiesa d’Inghilterra, ordina la soppressione di tutti i monasteri, espropriandoli dei loro beni.
Tommaso Moro, arcivescovo di Canterbury, è uno degli Inglesi che rifiuta la nuova chiesa anglicana, viene ucciso. Questo assassinio suscita lo spavento degli altri Inglesi, che non si oppongono più ad Enrico VIII.
Le ragioni economiche di questo scisma consistono nelle decime: il clero inglese accoglie con entusiasmo la rivolta del sovrano, perché così i possedimenti cattolici (beni terreni dei monasteri o delle chiese cattoliche) vengono espropriate, vendute o affidate a monasteri fedeli al sovrano, e così non devono più pagare le decime a Roma. Gli anglicani diventano così gli unici proprietari del terreno, gli unici beneficiari delle donazioni fatte dagli inglesi al convento.
Fino a quando Enrico VIII rimane in vita i dogmi anglicani sono identici a quelli cattolici, solamente non è riconosciuto il papa, visto solo come il vescovo di Roma.
Enrico VIII perseguita i luterani, i calvinisti e i papisti, cioè quei cattolici che riconoscono al papa un ruolo superiore.
Essendo capo della chiesa anglicana, il re si appropria del potere di nominare vescovi, sacerdoti… il potere del papa è dunque distribuito fra i vescovi inglesi.
Dopo la morte di Enrico VIII, segue il breve regno di Edoardo VI, suo unico figlio sopravissuto, che elimina tutti i sacramenti, tranne il battesimo e l’eucaristia, introduce il matrimonio fra gli ecclesiastici, e la giustificazione di fede.
Con Elisabetta I si approva il “Book of Common Prayer”, libro di preghiere comuni.

Le religioni riformate si diffondono velocemente in Europa dal 1520 al 1540. La Chiesa di Roma decide di convocare un concilio a Trento, che dura dal 1545 al 1563. Viene scelta proprio Trento perché è equidistante sia dal mondo cattolico (Roma) che da quello protestante (nord). Il concilio è caratterizzato da una non continuità dei lavori, infatti, subisce varie interruzioni e nel frattempo si susseguono tre papi.
Lo scopo del mondo cattolico con questo concilio è quello di riassorbire il mondo protestante, ma in realtà il concilio rende ufficiale la frattura del Cristianesimo nel mondo occidentale.
Le conseguenze di questo concilio sono:
di tipo dottrinale, il Cattolicesimo ribadisce che i sacramenti sono sette, ribadisce la transustanziazione, il culto della Madonna e dei santi, la funzione della Chiesa di intermediario fra l’uomo e Dio, il diritto della sola chiesa di leggere e di interpretare le Sacre Scritture, ribadisce la teoria delle indulgenze e delle opere come mezzo per la salvezza, viene rinnovato il voto di castità, rinnegato da Lutero e Calvino. Insomma, non vi è nessun cambiamento, nessuna accettazione dal punto di vista dottrinario;
di tipo comportamentale della Chiesa. Il latino è l’unica lingua sacra, non sono accettate le traduzioni: rimane quindi la lingua della messa e della Bibbia (traduz. Della Vulgata di S. Tommaso). Viene istituito l’Indice dei Libri Proibiti, un elenco di tutte le produzioni letterarie ritenute pericolose per la moralità cattolica, da censurare. Sul frontespizio del libro c’è un timbro che indica che ha la via libera di diffusione, di pubblicazione. È il timbro ad “imprimatur”. Fanno parte della congregazione dell’indice degli alti membri della chiesa cattolica che leggono i libri per verificare se possono essere letti o meno. Se il libro risulta inammissibile viene subito tolto e distrutto.
Il tribunale dell’Inquisizione, nato prima della riforma, col concilio diventa uno strumento primario di controllo delle idee immorali di tutto ciò che può essere contrario al cattolicesimo. Formato da cardinali, il tribunale dell’Inquisizione procede all’arresto della persona accusata di eresia, viene poi sottoposta ad un processo.
- Dopo il concilio di Trento nascono anche molti ordini monastici: i fatebenefratelli e le fatebenesorelle, i cappuccini, e i gesuiti.
I gesuiti, o Compagnia di Gesù, viene fondato da Ignazio di Lodola, soldato spagnolo per dotare la Chiesa di un braccio armato, di veri soldati che combattano per diffondere il cattolicesimo. Oltre ai voti di castità e povertà, i gesuiti ne hanno un terzo: quello di giuramento di totale obbedienza al papa. Sono organizzati in una gerarchia militare, il capo viene chiamato generale. I gesuiti perseguitano gli eretici, evangelizzano i paesi soprattutto extraeuropei, anche attraverso strumenti inadeguati ad un uomo di chiesa. Hanno un’educazione e una formazione di tipo spartano, la loro origine filosofica è di tipo militare perché le armi sono gli strumenti per la diffusione della fede e per perseguitare gli eretici.
Hanno un ruolo nell’educazione molto importante, perché posseggono un’elevata cultura, che li contraddistingue soprattutto nel ‘600. Sono educatori di principi, per diventare un gesuita occorre seguire un percorso di studi molto difficile.
I sovrani d’Europa hanno spesso come loro guida spirituale un gesuita, quel sacerdote al quale la persona si rivolge sia per problemi spirituali che come confidente per qualsiasi problema (quando un sovrano deve emanare una legge, fare una decisione.. il sovrano si rivolge al padre spirituale, che può così influire sulle decisioni politiche dei sovrani del ‘600).
Nel 1800 viene meno ai gesuiti la componente militare, e si dedicano solo all’educazione, all’istruzione per continuare la diffusione del cristianesimo.
- Vengono istituiti i seminari, scuole in cui l’istruzione educativa ha lo scopo di formare dei preti, sono studi normali, un percorso scolastico intrapreso da coloro che hanno la vocazione;
- Viene istituito l’obbligo per i parroci e soprattutto per i vescovi di risiedere nella diocesi (circoscrizione amministrativa) che gli è stata attribuita. Possono avere solo una diocesi per impedire che un vescovo, avendo più diocesi, acquisti maggior potere.
Per controriforma cattolica si intende quell’atteggiamento di chiusura alla riforma protestante, di rifiuto che caratterizza il ‘500-‘600: congregazione dell’indice, tribunale dell’Inquisizione…
Per riforma cattolica, invece, si intende la nascita di nuovi ordini, i risultati di tipo comportamentale nella chiesa cattolica, nei quali vengono riconosciuti i propri errori, e quindi cercare di darsi delle forme di comportamento più vicini a ciò che la chiesa richiede.

Contemporaneamente alla nascita della riforma protestante, Carlo V eredita i domini imperiali del padre e quelli spagnoli della madre, più i Paesi Bassi (chiamati Spagnoli) e i territori del Nuovo Mondo.
Carlo V si scontra col re francese Francesco I: entrambi ambiscono alla conquista dell’Italia settentrionale. Francesco I teme di venir schiacciato dai territori di Carlo V.
Nel 1556, anno dopo la pace di Augusta, Carlo V abdica dividendo l’impero in due regni:
al fratello Ferdinando I d’Asburgo lascia il titolo di imperatore e i territori tedeschi;
al figlio Filippo II di Spagna lascia i territori Oltreoceano, i Paesi Bassi, il Ducato di Milano e il Regni di Napoli.
Carlo v divide il regno perché capisce che è troppo vasto per essere governato bene.
Il conflitto con la Francia viene risolto fra Filippo II e Enrico II, successore di Francesco I, nel 1559 con la pace di Caveau-Cambrésis, per la quale alla Francia va la città di Calais, mentre l’Italia spetta alla Spagna (tranne repubblica di Venezia e Stato della Chiesa). L’egemonia spagnola viene mantenuta fino al 1700.

La seconda metà del ‘500 viene caratterizzata da guerre di religioni fra cattolici e luterani o calvinisti. Il concilio di Trento credeva di aver risolto la questione protestante, in realtà tutt’Europa viene devastata da guerre civili.
In Germania non vi sono guerre armate, ma il continuo spostamento da un principato all’altro causa confusione; in Italia rimane saldo il cattolicesimo, le minoranze protestanti non sono rilevanti;
in Francia si dilaniano delle guerre interne. Il paese, impegnato nella guerra contro la Spagna, non si accorge che si sta diffondendo rapidamente il calvinismo, qui chiamati gli esponenti ugonotti (da huegenot, che deriva dal tedesco eidgenosse = confederato). Questi sono molto consistenti da opporsi al cattolicesimo.
Nella guerra gli ugonotti sono guidati dalla famiglia dei Borbone, il cui massimo esponente è Gaspard de Coligny. I cattolici, invece, sono guidati dai Guisa.
In apparenza si lotta per problemi di religione, è il pretesto, in realtà entrambe le famiglie volevano salire al trono.
Tragica durante la guerra è la notte di San Bartolomeo del 24 agosto 1572, durante la quale i cattolici riescono con l’inganno a fissare un appuntamento con gli ugonotti, che vengono così massacrati.
La lotta si conclude con la vittoria sui Guisa da parte del capo degli ugonotti, Enrico IV di Borbone. Costui poi si converte al cattolicesimo per diventare re di Francia ed esser accettato da tutti.
Appena diventato re, però con l’editto di Nantes del 1598 garantisce la libertà di culto agli ugonotti, tranne che a Parigi, in alcune roccaforti, cioè piazze circondate da mura, dove gli ugonotti hanno la libertà di organizzarsi secondo la loro religione. Es. roccaforte La Rochelle

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