Crisi del dopoguerra in Europa

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La crisi del dopoguerra in Europa

I problemi della pace
• Pace di Versailles: non diede risposte ai problemi che avevano favorito lo scoppio del conflitto e non riuscì a definire i principi e gli strumenti istituzionali per ricostruire un equilibrio duraturo tra le grandi potenze
• Francia e Inghilterra considerarono il crollo degli imperi austro-ungarico, russo, turco e tedesco come un’occasione propizia per estendere i propri domini coloniali e per annientare la potenza tedesca in Europa
• Colonie tedesche divise tra Inghilterra, Francia, Belgio e Giappone, l’Italia rimase esclusa
• Dure clausole di pace imposte alla Germania (pressione del primo ministro francese Clemenceau): Alsazia-Lorena restituita alla Francia (la Germania veniva privata di una zona minerario-industriale), zone industriali dell’Alta Slesia cedute alla Polonia così che la Prussia rimane isolata dalla Germania, risarcimenti di guerra, divieto di ricostruire un apparato militare efficiente
• In Germania viene a costituirsi la Repubblica di Weimar
• Politica di Clemenceau: disfare quello che dal 1870 il progresso della Germania aveva fatto, “vede solo la Francia e la Germania e non l’umanità e civiltà europea affaticatisi verso un nuovo ordine di cose”. La Francia mirava a sostituire la Germania nel ruolo di grande potenza continentale ma non aveva le forze materiali (soprattutto economiche) per ricoprire quel ruolo date le enormi risorse impiegate nella guerra
• La strategia politica della Francia era destinata a lasciare aperti tutte le tensioni tra le nazioni europee che avevano determinato lo scoppio della guerra
• Questione irrisolta che impediva la completa pacificazione dei conflitti: le nazionalità slave dell’Europa Orientale. Nonostante la costituzione della Cecoslovacchia e della Jugoslavia, le etnie oppresse dall’impero austro-ungarico e da quello turco (ovvero sloveni, magiari, serbi, cechi, slovacchi, egiziani e arabi) videro deluse dalla pace di Versailles le loro aspirazioni territoriali e nazionali. Slovacchi relegati in un ruolo subalterno dai Cechi così da riaccendere le spinte autonomistiche. Alla repubblica ungherese negato il controllo di alcuni territori facenti parte dell’ex impero d’Ungheria che andarono al nuovo stato cecoslovacco e alla Serbia che aveva aggregato attorno a sé la nascente Jugoslavia. Agli egiziani negato uno stato indipendente perché rimase una colonia britannica.
• Spartizione del Medio Oriente: alla Turchia vennero assegnate Costantinopoli e l’Anatolia settentrionale; alla Francia vennero assegnati Siria e Libano; all’Inghilterra l’Iraq, la Giordania e la Palestina
• Ribellione turca: i turchi, guidati dal generale Kemal si ribellarono dando vita ad una guerra civile portando alla formazione della Repubblica turca (Tracia, Anatolia meridionale fino al Kurdistan)
• Crisi turca fu il segno dell’impossibilità dell’Europa di mantenere il proprio controllo territoriale su scala planetaria, nonostante l’estensione degli imperi coloniali delle potenze industriali
• Risveglio anticoloniale: contestati il dominio inglese in India e quello francese in Indocina
• Questo fenomeno, sintomo della futura decolonizzazione, venne influenzato dalle spinte nazionalistiche arabe e turche e da una più intesa circolazione di nuove idee presso vasti strati di popolazione dovuta al contatto di diverse culture nella guerra
• Presa di coscienza collettiva da parte dei popoli colonizzati, sulla quale operarono gli ideali wilsoniani di una società internazionale governata dall’autodeterminazione dei popoli e anche il messaggio d’emancipazione del comunismo (soprattutto in Cina e in Estremo Oriente)
• Il libro di Lenin, L’imperialismo fase suprema del capitalismo, divenne la guida teorica e politica per saldare la lotta rivoluzionaria con quella nazionalistica e anticolonialistica

Il declino economico dell’europa
• Alla fine della guerra l’Europa è un continente impoverito: l’agricoltura non è in grado di reggere i ritmi produttivi degli Stati Uniti, grave crisi dell’industria legata alla necessità di riconvertire la produzione da bellica a beni di consumo e macchinari necessari in tempo di pace
• Fattori di crisi: approvvigionamento dei capitali scarsi e costosi soprattutto per i paesi europei gravati dai debiti di guerra, sistema degli scambi appesantito dalla crescita delle tariffe doganali imposte come protezione per i mercati interni, l’inflazione alimentata sia dalla quantità di cartamoneta in circolazione sia dall’indebitamento dello stato e dal ristagno produttivo che causarono perdita di valore delle monete europee e rialzo dei prezzi
• Gli Stati Uniti, dal punto di vista economico, risultarono l’unico vero vincitore della guerra, diventando la potenza egemone a livello internazionale (l’Europa aveva perso il suo ruolo di “fucina del mondo” per diventare dipendente dall’estero) e detenendo la metà della riserva mondiale d’oro hanno riscattato i titoli americani in mano ai capitalisti stranieri e sono divenuti esportatori di capitali
• La crisi economica si aggravò con l’esplodere di scioperi operai e agitazioni dei contadini e dei ceti medi urbani, impegnati nella difesa dei loro redditi erosi dall’inflazione e nello sforzo di ottenere una equa distribuzione della ricchezza sociale (promessa delle classi dirigenti ai lavoratori chiamati alle armi). Lo Stato viene ad assumere un ruolo centrale come promotore e regolatore delle attività economiche
• Lo Stato viene inteso come volontà superiore in grado di finalizzare lo sviluppo delle forze produttive agli interessi generali della nazione (nuove teorie economiche basate sul principio che l’iniziativa privata, la concorrenza e il mercato, nonché il conflitto tra le classi, lasciati al loro libero gioco diventavano letali per l’economia della nazione). Ogni branca produttiva doveva essere organizzata in istituzioni statali andando così a sconfiggere la concorrenza tra le aziende, che rappresentava una dissipazione delle risorse, e veniva imbrigliata la lotta tra capitale e lavoro, che mortificava la produzione. Teorie sostenute dai partiti di destra (specialmente dai partiti fascisti in Italia → Mussolini definisce corporazioni queste nuove istituzioni economiche)
• Crisi politica che riguardava le istituzioni liberali e democratiche, incapaci di recepire e rappresentare le novità che il conflitto mondiale aveva prodotto: le vicende vissute al fronte crearono problemi di adattamento alla vita quotidiana (reduci: insoddisfazione, impotenza di fronte alla difficoltà di reperire un posto di lavoro o vivere dignitosamente con i salari erosi dall’inflazione; giovani: si riducevano le possibilità di inserimento professionale e promozione sociale)
• L’insoddisfazione diffusa diede vita ad associazioni di ex combattenti nate con lo scopo di tenere in vita la solidarietà e il cameratismo nati al fronte. Questo esprimeva un bisogno di partecipazione alla vita civile → sviluppo dei sindacati, dei partiti politici e dei movimenti femministi
• L’influsso delle nuove idee comuniste rischiò di aggravare l’ondata di lotte sociali provocate dall’intrecciarsi di disoccupazione e inflazione
• Le istituzioni liberali dei paesi europei non furono in grado di soddisfare i bisogni delle masse lavoratrici e la spinta alla partecipazione politica delle classi subalterne e neanche a dominare le spinte di matrice reazionaria → si svilupparono movimenti politici e tendenze culturali ispirati al mito del numero e della forza, alla demonizzazione dell’opposizione e al disprezzo del sistema parlamentare → prefigurazione di una società dove la libertà del cittadino veniva sacrificata alle esigenze superiori della nazione, dove il rapporto tra masse e Stato veniva mediato dalla figura del capo carismatico

Crisi, conflitti e riorganizzazione dei sistemi politici
• Sommovimenti sociali di grande importanza: la spinta a migliori condizioni economiche si combinava con la richiesta di maggiore democrazia e di maggiore possibilità di partecipazione alle decisioni pubbliche
• Inghilterra: perdita dell’egemonia economica passata agli Stati Uniti; perdita del monopolio del carbone per l’uso dell’energia elettrica e del petrolio; perdita dell’Egitto, dell’India (movimento popolare sotto la guida di Mohandas Gandhi) e dell’Irlanda (guerra civile irlandese del 1921); agitazioni sindacali e politiche degli operai (1926 scipoero dei minatori che paralizzò il paese); nel 1924 il Partito laburista (diventato il partito di opposizione dopo che i liberali si fusero con i Tory) raggiunse la maggioranza in parlamento e l’indirizzo riformista del partito e delle trade unions impedì che gli scioperi diventassero guerra civile
• Francia: inflazione e grave crisi finanziaria (inutile speranza che si arginasse con il risarcimento dei danni di guerra della Germania); grande forza ai sindacati che ottennero la giornata lavorativa di 8 ore; alternarsi di governi moderati e radicalsocialisti
• Stati Uniti: grazie alla loro supremazia economica superarono velocemente i disagi postbellici; prevalsero tendenze isolazioniste per mantenere il paese fuori dalle controversie europee (non aderirono alla Società delle Nazioni); il timore del bolscevismo provocò un clima di intolleranza politica e religiosa; l’espansione economica non conobbe sosta; ascesa della potenza americana tramite esaltazione dei suoi principi → 1928 elezione di Hoover
• Germania: in molte città nacquero consigli di operai e soldati (ispirazione alla rivoluzione russa); Guglielmo II abdicò, 1919 assemblea costituente a Weimar → proclamazione della repubblica di Weimar con a capo il cancelliere socialdemocratico Ebert. Governo nelle mani dei partiti socialisti ma divisione sui programmi: gli influenti socialisti indipendenti volevano un regime parlamentare opponendosi a soluzioni di tipo bolscevico, i socialdemocratici maggioritari miravano alla nazionalizzazione delle industrie e gli espropri di grandi proprietà terriere; all’estrema sinistra si agitava la lega di Spartaco (Spartakusbund) diventato nel 1919 il Partito comunista di Germania (Kpd) e si collegò col movimento dei consigli operai ma rimase una forza minoritaria
• In un’ondata di repressione, i due capi del partito comunista vennero assassinati da squadre paramilitari promosse con il tacito consenso della Spd. Stroncato il più acceso sussulto rivoluzionario, la repressione, promossa dallo stato maggiore, dalla potente casta aristocratica, dalle alte sfere burocratiche e dal governo socialdemocratico, espresse la sua violenza reazionaria con massacri e assassini politici
• Il collasso dell’economia tedesca rese impossibile alla Germania di corrispondere i danni di guerra alla Francia. Questa respinse la domanda di sospensione dei pagamenti e passò all’offensiva impadronendosi delle miniere carbonifere. Il valore del marco precipitò, i piccoli operatori economici soccombevano mentre i grandi finanzieri, disponendo di valuta straniera, consolidarono la loro posizione di preminenza
• Riarmo clandestino dell’esercito tedesco attraverso la creazione di fabbriche apparentemente innocue ma in realtà destinate alla produzione bellica
• Nel 1923 aumentarono le adesioni nella repubblica di Weimar alle associazioni di destra e in particolare al partito nazionalsocialista operaio tedesco. Il suo esponente Adolf Hitler tentò di trasformare Monaco in una base di potere da dove sfidare il governo di Berlino; l’insuccesso lo portò in carcere dove scrisse il suo programma politico

L’urss da lenin a stalin
• Nel 1921, a chiusura dell’epoca del “comunismo di guerra” si era affermata, per durare fino al 1928, la fase della Nep (nuova politica economica)
• Prima la tendenza dello Stato era quella di accentrare nelle sue mani la proprietà e il commercio, ora invece introduce un’economia mista per cui i contadini potevano vendere liberamente i loro prodotti, una volta pagata un’imposta in natura; venne ricostruita la proprietà privata ma in forma limitata; la moneta riprese il suo tradizionale ruolo; le piccole imprese (meno di 20 lavoratori) conservarono una direzione privata mentre le altre passarono sotto il controllo dello stato che si estese alle banche, al commercio estero e ai trasporti
• Nep: politica economica basata sul presupposto che l’industrializzazione avrebbe potuto avviarsi solo quando si fosse consolidato nelle campagne un processo di accumulazione di risorse tale da innescare la domanda di prodotti manifatturieri (slogan “contadini arricchitevi”). Contro questo progetto si mosse tutta l’opposizione di sinistra, capeggiata da Trockij, fautrice di un rapido processo di industrializzazione e di un forte ridimensionamento dell’agricoltura, e soprattutto contraria all’autonomia economica dei contadini ricchi (kulaki)
• Lotta attorno alla Nep = lotta tra Trockij e Stalin per la successione a Lenin.
• Stalin: vicino al marxismo, aderì alla fazione dei bolscevichi, le sue capacità organizzative si rivelarono nella guerra civile, 1922 nomina a segretario generale del Comitato centrale, un ruolo non politico ma organizzativo
• La morte di Lenin portò a una ridefinizione degli equilibri all’interno del gruppo che assunse diverse forme: quella del dibattito teorico, quella della lotta personale per il potere e quella dell’eliminazione personale e fisica degli avversari
• Trockij si trovò in minoranza e il potere passò a tre dirigenti del Partito bolscevico: Stalin, Zinov’ev e Kamenev. Questo segnò anche la sconfitta del programma di industrializzazione alternativo alla Nep
• Lo scontro Stalin/Trockij non si limitò alla politica economica ma riguardò il modello stesso di rivoluzione socialista che i comunisti sovietici volevano diffondere in tutto il mondo (primo successo diplomatico: riconoscimento da parte della Germania governata da socialdemocratici). L’Unione Sovietica costituiva il maggior punto di riferimento per il movimento operaio e per i movimenti di sinistra che nei paesi europei erano all’opposizione.
• Trockij: nel lungo periodo la sopravvivenza della rivoluzione sovietica era legata ad una rivoluzione mondiale guidata dai movimenti operai nazionali e coordinata dall’Unione Sovietica; Stalin: meno convinto della rivoluzione mondiale e propugnava il consolidamento dello stato sovietico
• Le possibilità rivoluzionarie in Europa apparvero scarse, l’Unione Sovietica puntò quindi sull’Asia mandando in Cina istruttori militari e politici grazie ai quali il Kuomintang (movimento di liberazione nazionale) ottenne notevoli successi. Ma nel 1927 ci fu una rottura all’interno del Kuomintang e i comunisti vennero massacrati
• Dopo il tramonto delle prospettive rivoluzionarie in Cina, Stalin accusò di avventurismo quanti credevano nella rivoluzione mondiale e rimase padrone del partito e del paese dopo l’esilio di Trockij, Kamenev e Zinov’ev

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