Coriolano e i volsci

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Testo

Coriolano e i Volsci
(riferimento cronologico: 491 a.C. - 430 a.C.)

Dopo il momento di crisi culminato con la secessione della plebe sul Monte Sacro, l’unità ritrovata del popolo quirito ridiede nuova linfa vitale alle ambizioni di Roma impegnata a recuperare parte dei territori perduti nelle estenuanti battaglie contro la Lega Latina.

La prima città a farne le spese fu la capitale dei Volsci, un popolo che viveva a sud di Roma, Corioli, che venne conquistata dopo un lungo assedio dal generale romano Caio Marzio, che da quel giorno venne appunto soprannominato Coriolano.
Era il 491 a.C. e dopo questa importante vittoria, il giovane generale sembrava destinato ad una splendida carriera, ma essendo un patrizio dichiaratamente antiplebeo si scontrò in modo deciso contro la plebe ed entrò in forte conflitto con i suoi rappresentanti.
Ai tribuni che chiedevano che i nuovi territori conquistati ai volsci venissero distribuiti al popolo, lui ribatteva che la plebe non poteva pretendere niente e che doveva accontentarsi di aver ottenuto, in modo da lui ritenuto illegale, i suoi tribuni e con quelli doveva sfamarsi.
In modo sprezzante, Caio Marzio esortava la plebe, a tornarsene sul Monte Sacro, insieme al suo leader Sicinio; Roma poteva fare a meno di loro.
I tribuni della plebe lo misero in stato di accusa, ma Coriolano, che non ne riconosceva l’autorità, non si presentò neanche al processo mentre a Roma le opposte fazioni tornavano a scontrarsi con violenza.
I giudici popolari lo condannarono all’esilio e lui, irritato da quella che considerava l’ingratitudine del popolo romano, si recò ad Anzio, dai suoi nemici: i Volsci.
Sprezzante del pericolo che correva a presentarsi da coloro ai quali aveva recato così tanti danni, raccontò la sua storia e dichiarandosi offeso per il comportamento dei romani, propose ai Volsci di contribuire alla sua personale vendetta: la conquista di Roma.

I Volsci, però, dopo la sconfitta subita, avevano firmato un trattato di pace con Roma e quindi per entrare in guerra, senza assumersi la responsabilità di rompere il trattato, dovevano creare un incidente diplomatico.
Fu lo stesso Coriolano ad ideare lo stratagemma.

A Roma si festeggiava proprio la vittoria contro i Volsci e Coriolano fece in modo che un folto gruppo di loro, si presentassero in città per prendere parte ai festeggiamenti.

Uno di loro si fece carico di far arrivare ai consoli romani, la notizia che questo gruppo si era recato a Roma per preparare un attentato notturno. I consoli caddero nella trappola e fecero cacciare via gli ospiti stranieri.
Questo episodio, rappresentò il pretesto con il quale i Volsci ruppero il trattato e dichiararono guerra alla città di Roma.

Comandato da Coriolano, l'esercito nemico, di vittoria in vittoria, arrivò fin sotto le porte della città di Romolo e la cinse d'assedio.

A quel punto i romani giocarono l'ultima carta, nel tentativo di commuovere il generale; mandarono un corteo di donne a parlamentare con Coriolano, un corteo guidato da sua madre Veturia e da sua moglie Volumnia.

Fu proprio Veturia ad affrontare con decisione il figlio, mentre lui tentava di abbracciarla:
"Voglio sapere se di fronte a me ho un figlio oppure un nemico! Ti avviso che se non riuscirò a far prevalere la concordia sull'odio, mi darò alla morte".

Colpito dall'atteggiamento della madre, Coriolano replicò:
"Madre hai vinto! Hai salvato la patria, ma hai perso un figlio".
E subito dopo, diede l'ordine di ritirare l'assedio.
Questo atteggiamento, come previsto, gli costò la vita. I Volsci lo accusarono di tradimento e lo uccisero a colpi di pietra.

Il conflitto con i Volsci, tra alti e bassi, andò ancora avanti per quasi 60 anni. Uno dei momenti più difficili per Roma, fu quando le proprie truppe, sotto la guida di un Appio Claudio, abbandonarono il campo di battaglia in segno di protesta e di dissenso nei confronti del loro comandante che, come tutti i componenti della sua famiglia, si comportava da patrizio arrogante.
Fortunatamente i Volsci non seppero approfittare della situazione; si erano infatti convinti che la ritirata dell'esercito romano fosse un'astuta trappola.

All'incirca nel 430 a.C., la guerra con i Volsci si risolse definitivamente a favore dei romani.

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