Carlo Magno: un nuovo impero

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Testo

Viviana Laura Pinto

Dopo un intervallo di 324 anni, in occidente ci fu un nuovo imperatore: nella notte di Natale dell’800 Carlo viene proclamato “Piissimo Augusto, Grande e Pacifico Imperatore dei Romani, Coronato da Dio”. Rinasceva l’impero?

Non si può sostenere che l’impero stava rinascendo la notte di Natale dell’800, o almeno, non si può sostenere che qualcosa di grandioso e pressoché perfetto come l’Impero Romano stesse riprendendo vita.
Carlo Magno, infatti, si impose come imperatore, ma niente del suo impero aveva a che fare con l’antico splendore imperiale; la sola concezione che egli aveva dei territori sotto il suo dominio dimostra tutto ciò: l’impero è considerato come una proprietà personale da sfruttare a proprio vantaggio e la gestione non è affidata ad amministratori interessati al bene dell’impero stesso, ma da vassalli legati da patti di fedeltà personale all’imperatore.
Si possono aggiungere ulteriori considerazioni a dimostrare le evidenti differenze fra l’uno e l’altro impero, prima fra tutte quella legata all’estensione territoriale; infatti l’antico impero si allargava dalle coste settentrionali dell’Africa fino all’Inghilterra e i suoi possessi arrivavano fino alla zona del Reno e del Danubio, quell’apparenza di impero che aveva invece fondato Carlo non poteva vantare territori oltre la Sassonia, il nord Italia e la Francia. Sicuramente bisogna attribuire all’imperatore carolingio il merito di aver conquistato i territori a nord della Germania, la Baviera e anche parte del regno longobardo, ma non si possono assolutamente equiparare i due imperi storici.
A quest’estensione ridotta va aggiunto un notevole spostamento del baricentro: esso, effettivamente, non era più posto sul Mare Nostrum, ma ben più a nord, nel centro dell’Europa. Tale indicazione determina varie altre conseguenze: la lontananza dal mare implica una notevole diminuzione dei commerci e dei contatti con altre civiltà.
Diversa è anche la relazione che intercorre tra impero e religione: la posizione della Chiesa, di fatto, è totalmente variata; ai tempi di Carlo Magno la carica papale è colma di potere, potere paragonabile a quello dell’imperatore stesso, e la comunità cattolica è una potenza di cui tener conto, al contrario, invece, durante l’impero romano non è presente una sola autorità ecclesiastica, anzi, il potere della religione è frammentario e la personalità di spicco è quella imperiale. Questo determina una sostanziale discrepanza: Carlo ha bisogno della Chiesa per legittimare il suo potere, gli antichi imperatori ricorrono alla religione per aumentare il loro potere.
Qualcosa, tuttavia, resta ancora uguale a se stessa: il latino rimane la lingua ufficiale e la cultura ricopre ancora un ruolo di peso, ma anche questi elementi vanno analizzati attentamente. Il latino, per esempio, è la lingua ufficiale, ma al tempo dei romani era parlata da tutti e non aveva impurità, mentre durante l’impero carolingio si sta trasformando in una lingua romanza e solo i colti sono in grado di parlarla correttamente; per la cultura il discorso, invece, è diverso: sotto gli imperatori romani il teatro era un mezzo per accontentare il popolo e i filosofi abbondavano, mentre sotto Carlo vengono solo studiati approfonditamente alcuni testi classici e molti vengono copiati.
In conclusione, quindi, si possono notare delle somiglianze fra i due grandi imperi, ma sicuramente non si possono accomunare: Carlo Magno non raggiunse mai gli antichi splendori, per quanto il suo impero fosse straordinario.

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