Carlo Magno

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Testo

Carlo consolida il suo potere
Carlo per realizzare i suoi progetti aveva bisogno di un saldo potere centrale perciò cerca di costituire una solida base di potere personale sviluppando l’antica istituzione del comitato, tradizione che risaliva a parecchi secoli prima quando i Germani si spostavano da un luogo ad un altro in cerca di migliori condizioni di vita. Tutti gli uomini liberi erano combattenti, ma i capi si circondavano di un gruppo scelto di guerrieri fidati, il comitato, legati fra di loro da un rapporto di diritti e doveri reciproci.
Carlo applica alla struttura il sistema dei rapporti vassallatico-beneficiari, cioè l’assegnazione da parte dei signori di un beneficio ad un uomo chiamato vassallo.
Fra il IX e il X secolo il termine feudo venne usato al posto di beneficio perciò il sistema prese il nome di sistema feudale. Questo sistema non coinvolgeva tutta quanta la società, ovunque si potevano trovare proprietari allodiali, cioè proprietari della loro terra.
Con questa struttura a piramide, nel cui vertice si trovava il re, Carlo cercò di rendere più stabile il potere regale, ma non ci riuscì del tutto in quanto i vassalli miravano a diventare proprietari del feudo e a tramandarselo in famiglia.

La curtis
La curtis era un’azienda agricola gestita in modo unitario che comprendeva diversi tipi di terre:
- dominico: terre lavorate direttamente da servi i cui prodotti spettavano al signore;
- massaricio: terre assegnate ad una famiglia di coloni. In cambio della terra questi dovevano fornire al signore servizi, beni e censo.

L’organizzazione dello stato
Carlo cercò di creare una struttura amministrativa centralizzata suddividendo il regno in contee e marche alle quali pose a capo rispettivamente un conte e un marchese.
- CONTI: potere amministrativo, giudiziario, di ordine pubblico, fiscale.
- MARCHESI: in più anche poteri militari.
Da questo momento ha inizio la frantumazione del potere centrale.
Il sistema di governo era basato sul principio della fedeltà reciproca.
Carlo istituì i missi dominici, cioè nobili signori che giravano per il paese come rappresentanti di una corte d’appello di giustizia itinerante.
Il sovrano affidò gran parte delle opere pubbliche a uomini di Chiesa in quanto erano persone istruite.

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