Auschwitz e Jaspers

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Testo

GLI INTELLETTUALI TEDESCHI: KARL JASPERS
“LA COLPA DEI TEDESCHI”

Karl Jaspers nacque a Oldenburg, in Germania, il 23 novembre del 1883. Iniziò gli studi in giurisprudenza, poi li abbandonò in favore di medicina, studiò quindi a Berlino, Gottinga e Heidelberg laureandosi nel 1908. Fino al 1915 lavorò presso la clinica psichiatrica di Heidelberg grazie alla specializzazione in psicologia e psichiatria.
Nel 1916 gli venne assegnata la cattedra di professore straordinario di psicologia presso l'Università di Heidelberg, nel 1921 quella di filosofia. Nel 1932, con l'avvento del nazismo, gli venne tolta la cattedra e gli venne proibito di pubblicare i suoi scritti.
Nel 1945, finita la guerra, gli fu restituita la cattedra e nel 1948 si trasferì a Basilea dove svolse attività di insegnamento fino al 1961. Morì nel 1969.

“Noi sopravvissuti non abbiamo cercato la morte. Quando hanno portato via i nostri amici ebrei, noi non siamo scesi in piazza, non abbiamo gridato finchè non ci distruggessero. Abbiamo preferito rimanere in vita per un motivo ben misero, benchè giusto: la nostra morte non sarebbe servita a nulla.
Il fatto che siamo rimasti in vita, questa è la nostra colpa.”

Jaspers analizzando la colpa dei tedeschi distingue quattro modi di concepire la colpa:
• Colpa giuridica: si riferisce a quelle azioni che trasgrediscono la legge e possono essere provate oggettivamente.
• Colpa politica: si riferisce alle azioni degli uomini di Stato, coinvolgendo quanti appartengono a quello Stato, perché “ciascuno porta una parte di responsabilità riguardo al modo come viene governato”.
• Colpa morale: è una colpa individuale rilevabile al tribunale della propria coscienza a “cui non si puo’ chiedere un trattamento amichevole”. Infatti, dice Jaspers, “i delitti rimangono delitti anche se vengono ordinati.”
• Colpa metafisica: questa colpa investe qualsiasi uomo che tollera ingiustizie e malvagità che possono essere inflitte a un proprio simile e non fa nulla per impedirlo. Questa colpa ha per oggetto l’infrazione del principio della solidarietà tra gli uomini, perché, scrive Jaspers, “pur di salvare la propria “vita”, si rinuncia alla “vita degna” che, nel caso dell’uomo, vuole che si viva insieme o non si viva affatto”.

La colpa dei tedeschi non risiede tanto nella crudeltà del nazismo, ma nell’oggettivazione dell’uomo, nella sua riduzione allo statuto della “cosa”. La colpa metafisica infatti non sta nel passato, ma nel presente e nel futuro.

(Fotografie: K. Jaspers; alcuni ebrei mentre vengono condotti dalle SS via dalle proprie case; ragazzi ebrei dentro un campo di concentramento)

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