Antisemitismo: allora come oggi

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Categoria:Storia

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Testo

Antisemitismo oggi: abolite le leggi razziali, ma la mentalità tarda ad evolvere
Destinazione: Rassegna di argomento culturale
Per antisemitismo si intende l’ostilità verso il popolo ebreo organizzata in un movimento politico-ideologico. Alla base vi sono delle teorie razziste elaborate nel corso dell’Ottocento e del Novecento che stabilivano la superiorità biologica e intellettuale di una razza umana rispetto ad altre, motivazioni di tipo economico e pregiudizi portati avanti nel corso dei secoli. E' quasi impossibile risalire al numero preciso di secoli, e quindi alla data d'inizio del fenomeno, in quanto uno dei tanti pregiudizi nei confronti degli ebrei è attribuibile all'antichissima tendenza dell'uomo a giudicare inferiore a sè chi è diverso da lui, o giudicare se stesso eccessivamente superiore, che sia per aspetto, per posizione, o per sesso, ma per quanto riguarda la repressione degli ebrei, quindi la diversità per fede religiosa, il fenomeno di maggior spessore si ebbe nel 900 ad opera di Hitler, durante la seconda guerra mondiale. Con la Rivoluzione francese e l'Illuminismo, l'antisemitismo subì una critica radicale e agli ebrei furono riconosciuti tutti i diritti civili di ogni altro cittadino. Ma proprio questa rapida liberalizzazione della numerosa popolazione ebraica e la conseguente ascesa sociale di molti ebrei specialmente nel mondo economico e finanziario sollecitarono una nuova ondata di antisemitismo, incalzata col passare del tempo da tesi pseudoscientifiche e ideologiche, come nel caso di "Il permesso a distruggere la vita delle persone indegne di vivere” degli psichiatri Alfred Hoche e Karl Binding. Un grande esempio può essere poi rappresentato dall'opera di Joseph Arthur Gobineau, "Saggio Sull’Ineguaglianza Delle Razze Umane", le cui idee razziali furono adattate in chiave antisemita dai nazisti per sostenere la superiorità razziale dei tedeschi. I più gravi fenomeni si ebbero però con le tesi sostenute da Hitler nella sua opera "Mein Kampf" in cui esponeva le sue idee sulla razza tedesca e ebrea, che avrebbe poi divulgato ed applicato durante il periodo del regime in Germania. E’ proprio in quest’opera che egli spiega il concetto di razza superiore: una razza predeterminata ad essere dominante, superiore a tutte le altre. E’ l’occasione per riaffermare ancora una volta che l’errore di considerare gli uomini tutti uguali sia solo la conseguenza della propaganda dell’ebreo Carl Marx (Hitler non cesserà mai di sovrapporre, fino a farli divenire un unico feroce nemico, marxismo ed ebraismo); che lo Stato ha fra le sue funzioni la conservazione della razza germanica; che i partiti politici (per cui Hitler prova forte acredine poiché avevano cercato in qualche modo di ostacolare la nascita del partito nazional-socialista) non potranno cambiare il loro atteggiamento in quanto sono guidati da ebrei, che cercano unicamente l’interesse di ebrei, a scapito della popolazione ariana; che per trovare una soluzione ad un vicolo cieco è necessario dunque annientarli. A questo proposito, così egli scrive nella sua opera “E così io credo come sempre che il mio comportamento è in accordo col volere dell'onnipotente Creatore. Fin quando mi reggerò in piedi sarò contro il Judeo difendendo l'opera del Signore”.
Come conseguenza delle idee proclamate da Adolf Hitler in Mein Kampf, il regime nazista adottò misure sistematiche contro gli ebrei sin dalla sua ascesa al potere in Germania, nel gennaio 1933, prime fra tutte le leggi razziali.
Le leggi antisemite si occuparono di svariati ambiti, ma le prime ebbero lo scopo di stabilire chi dovesse essere considerato ebreo: tra questi rientrava chiunque appartenesse alla Comunità Ebraica; chiunque potesse reperire nel proprio albero genealogico tre o più nonni ebrei; chiunque fosse sposato con un ebreo o un'ebrea; chiunque discendesse da un matrimonio tra ebrei o da una relazione extraconiugale con un ebreo. Ma dato che secondo Hitler, come si evince da una sua citazione, “la nazione, o meglio, la razza non consiste nella lingua, ma solo nel sangue”, a questa classificazione non poteva essere escluso chiunque, pur lontanamente, possedesse sangue ebraico pur essendo di nazionalità italiana e di fede cattolica: questi venivano appunto chiamati Mischlinge, reso come “ibrido”, e apparteneva a questa categoria chiunque non professasse la religione ebraica ma avesse comunque due nonni ebrei (Mischlinge di primo grado) o un solo nonno ebreo (Mischlinge di secondo grado). Per entrambe le categorie umane, ebrei e Mischlinge, vi erano limitazioni in vari ambiti: per quanto riguarda i secondi, erano esclusi dal Partito Nazista e da tutte le organizzazioni del partito; benché venissero arruolati nell'esercito tedesco, non potevano conseguire il grado di ufficiali; era inoltre proibito loro di far parte dell'Amministrazione Pubblica e svolgere determinate professioni. Nel caso dei primi, invece, le limitazioni erano sicuramente numericamente maggiori e abbracciavano molteplici ambiti:
- il servizio militare: “I cittadini italiani di razza ebraica non possono prestare servizio militare in pace e in guerra”;
- cariche pubbliche di prestigio o direzione di un’azienda: “I cittadini italiani di razza ebraica non possono essere proprietari o gestori, a qualsiasi titolo, di aziende dichiarate interessanti la difesa della Nazione[…]e di aziende di qualunque natura che impieghino cento o più persone, né di avere di dette aziende la direzione né assumervi comunque, l'ufficio di amministrazione o di sindaco;
- servirsi di uomini alle proprie dipendenze: “Gli appartenenti alla razza ebraica non possono avere alle proprie dipendenze, in qualità di domestici, cittadini italiani di razza ariana”;
- essere alle dipendenze di enti civili, pubblici e organizzazioni politiche;
- il licenziamento entro tre mesi: “I dipendenti [..] che appartengono alla razza ebraica, saranno dispensati dal servizio nel termine di tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto;
- inoltre “Le concessioni di cittadinanza italiana comunque fatte ad ebrei stranieri posteriormente al 1° gennaio 1919 si intendono ad ogni effetto revocate”
Inoltre per quanto a noi, ragazzi dell’anno 2008, il diritto all’istruzione sembri ormai un diritto consolidato, così non era per gli studenti di religione ebraica: “Alle scuole di qualsiasi ordine e grado, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere iscritti alunni di razza ebraica.”; “Delle Accademie, degli Istituti e delle Associazioni di scienze, lettere ed arti non possono far parte persone di razza ebraica.”; “A qualsiasi ufficio od impiego nelle scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private, frequentate da alunni italiani, non possono essere ammesse persone di razza ebraica[..]”. Il risultato finale delle due categorie umane rappresentate da ebrei e “ibridi” è totalmente diverso: se nel caso degli “ibridi” fu presa in considerazione l’idea dello sterminio ma non sempre fu attuata, per quanto riguarda gli ebrei non vi fu alcuno scampo: essi erano destinati alla Shoah. In base a tutto ciò elencato finora, se l’ebreo era vittima di pregiudizi già dal 1500, epoca in cui Shakespeare mette in scena Il mercante di Venezia presentando la figura dell’ebreo Shylock come villano, ignorando se si tratti semplicemente dello specchio della società o di una presunta personalità antisemita di Shakespeare, nel ‘900, con Hitler, l’antisemitismo raggiunge il vero e proprio apice, così come la bestialità umana.
Gianbattista Vico, ispirandosi alla visione circolare propria delle filosofie orientali, sostiene che nell’ambito della storia non si ha un autentico progresso, ma al contrario un eterno ritorno di cicli sempre uguali. In base a ciò, dal 1500 in cui imperversa l’antisemitismo, si ha un periodo di tranquillità –forse apparente- durante l’Illuminismo, per poi ripresentarsi ferocemente nuovamente durante il 1900. Se è vero che vi è un ritorno di cicli sempre uguali, forse oggi dovremmo prepararci al peggio. A questo proposito, lo storico ebreo-polacco Alberto Nirenstajn pone una questione: “un giorno, più o meno vicino, questo raptus sterminatore che attanagliò un’intera generazione mezzo secolo fa non potrebbe infiltrarsi nell’animo dello stesso popolo, o di un popolo diverso, per sfogarsi questa volta non contro quegli Ebrei che non ci sono più, ma contro un altro simulacro sacrificale che richiami l’eccitante impresa della seconda guerra mondiale?”
In effetti, il panorama odierno non lascia spazio a riflessioni particolarmente ottimiste, poiché gli stessi pregiudizi nei confronti degli ebrei non sono stati ancora messi a tacere: ancora oggi assistiamo alla profanazione di cimiteri ebraici, scritte neonaziste sui muri delle città incitanti ad un nuovo Olocausto, canzoni prodotte da band di naziskin o skinhead che invitano alla violenza nei confronti di un viso ebreo, in quanto non umano (“Lo vedi il suo naso?/ E’ brutto e storto,/ sì spaccagli il muso,/perché non è un uomo: è un Ebreo,/perciò non ci pensare: pestalo a morte”). Un ennesimo esempio può essere dato dal recente avvenimento di cronaca secondo cui in Internet sia stata pubblicata in forma anonima una lista “nera” di professori ebrei, accusati inoltre di fare lobby all’interno dell’università e di sostenere pubblicamente e politicamente Israele. In conclusione, proprio approfittando di questo evento di cronaca, mi accingo anch’io a stilare una mia personale lista, che forse dovrebbe esser presa maggiormente in considerazione: al nome di ogni individuo, io affianco “essere umano”

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