Antisemitismo

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Categoria:Storia

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Antisemitismo
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Con la parola antisemitismo si indicano i pregiudizi e gli atteggiamenti persecutori nei confronti dei semiti, ma in generale ci si riferisce agli ebrei.
Il termine risale alla Germania del diciannovesimo secolo e deriva dal fatto che gli Ebrei, almeno in origine, erano Semiti. Oggi sono considerati Semiti tutti i popoli che parlano lingue appartenenti al gruppo Semitico, incluso l'arabo, l'ebraico, l'aramaico e l'amarico. Il termine antisemitismo ha acquisito comunque un significato relativo ai soli ebrei.
La storia della persecuzione anti-ebraica nell'Europa cristiana è lunga e triste, e i pregiudizi e i miti relativi agli ebrei sono sempre stati molteplici (ad esempio vedi i Protocolli dei Savi di Sion). Gli ebrei sono stati accusati di essere i responsabili della morte di Gesù, di essere troppo attaccati al denaro, di praticare riti demoniaci, di cercare di controllare il mondo attraverso oscuri complotti, di sentirsi superiori al resto dell'umanità, e più di recente di essere una razza inferiore. Fra le tante accuse rivolte agli ebrei, c'è anche quella di essere portatori di idee socialiste, un'accusa usata specialmente dai nazisti. Di origine ebraica era infatti Karl Marx, il principale teorico del socialismo, di origine ebraica era Rosa Luxemburg, fondatrice del Partito Comunista Tedesco, così come Lenin (i nonni materni erano ebrei), principale fautore della Rivoluzione russa.
Soltanto alla fine del XVIII secolo gli ebrei del mondo occidentale hanno ottenuto finalmente parità di diritti a norma di legge (negli Stati Uniti nel 1787, in Francia nel 1791 e in parte in Austria nel 1781), mentre in Russia si è dovuto attendere il 1878 e in altri paesi dell'Europa Orientale anche dopo. Tra i peggiori episodi di antisemitismo della storia il primo posto spetta sicuramente alla Shoah, lo sterminio perpetrato dai nazisti negli Quaranta. Nei campi di concentramento nazisti sono morti circa sei milioni di ebrei su una popolazione totale di circa dodici milioni di ebrei europei.
Nel mondo islamico gli ebrei non hanno subìto eccidi nelle stesse proporzioni di quelli avvenuti durante i secoli sul suolo europeo, però la loro condizione era normalmente quella di cittadini di serie B (i cosiddetti dhimmi), una condizione riservata anche ai cristiani e a tutti coloro che erano accreditati di far riferimento a un libro divinamente ispirato ("popolo del Libro" o Ahl al-Kitab), fra cui Zoroastriani e Sabei, mentre per i politeisti la scelta era solo fra la conversione e la morte. La situazione è precipitata dopo la seconda guerra mondiale, quando il mondo arabo è stato attraversato da un grande moto di ostilità anti-ebraica relativo soprattutto al conflitto arabo-israeliano, e la quasi totalità degli ebrei di quelle zone è stata costretta o indotta a fuggire altrove.
Parallelamente, i vecchi pregiudizi antisemiti si sono trasferiti dall'Europa (dove però continuano ad esistere, seppur in misura minore rispetto al passato) al mondo arabo-islamico, dove sono andati aumentando col tempo, anche su incoraggiamento delle locali autorità (vedi le vicende legate ai Protocolli dei Savi di Sion in quei paesi).

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