1917 in Russia: la rivoluzione

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Testo

LA RIVOLUZIONE RUSSA

Nel 1905 la Russia ricopriva grandi territori, nel 1894 era salito al potere Nicola Romanov II, l’economia era prosperosa, il benessere era limitato all’esercito e alla nobiltà, le condizioni dei contadini non erano di fatto cambiate dall’abolizione della servitù della gleba.
Nel 1905 avviene un’insurrezione contro lo zar, con la richiesta della costituzione. Nicola II, contro il socialismo, rifiuta l’invito alla moderazione e attua una repressione violenta. Le monarchie di tutta Europa lo appoggiano. Guglielmo II, in Germania, abolisce le leggi contro i socialisti, ma lo zar non avverte il cambiare dei tempi.
La capitale prende il nome di Pietrogrado (Pietroburgo come nome suonavo troppo tedesco).
Scoppiano focolai, si richiede la fine della guerra. Viene fatto fuoco sui dimostranti, ai funerali delle vittime partecipa tutto il popolo.
Nicola II scioglie la Duma (parlamento a suffragio strettissimo in cui sono presenti i nobili e parte della grossa borghesia).
La guerra mondiale mette a nudo le debolezze di un paese arretrato come la Russia.
Le truppe russe dopo quattro anni di fronte e numerose sconfitte, cominciano a sentirsi insoddisfatte. Malumore e scontento si diffondono tra la popolazione contadina, che il più delle volte non era a conoscenza dei motivi della guerra.
Contadini, soldati, operai e il piccolo partito socialista approfittano della situazione per mettere in moto un processo rivoluzionario, che si limitava inizialmente a chiedere l’abolizione dello zar e l’eliminazione dell’autocrazia. Non esisteva un vero e proprio parlamento. Si trattava ancora di una rivoluzione democratica.
Il 27 febbraio 1917 viene occupata la fortezza di Pietrogrado.
In marzo il regime zarista viene abbattuto dalla rivolta degli operai e dei soldati di Pietrogrado, i Romanov lasciano il potere il 2 marzo.
La polizia zarista viene sostituita con la milizia popolare. Vengono aperte le prigioni e liberati gli oppositori politici. Viene istituito un governo provvisorio di orientamento liberale, il cui obiettivo è quello di continuare la guerra. Il principe Llov è presidente del governo, in cui, un po’ alla volta entrano i socialisti, il cui leader è Kerenskij.
PARTITI:
cadetti: costituzionali-democratici;
menscevichi e bolscevichi: ispirati ai modelli socialdemocratici europei, sono più vicini agli operai;
socialisti rivoluzionari: interpretano le aspirazioni delle masse contadine.
I bolscevichi rifiutano la partecipazione al potere.
Il governo rivoluzionario non accoglie la richiesta popolare di cessare la guerra. Aumenta lo scontento.
In aprile Lenin, leader del partito dei bolscevichi, rientra in Russia dalla Svizzera, diffonde le “tesi di aprile”, un documento in cui pone il problema della presa del potere, rovesciando la teoria marxista secondo cui la rivoluzione proletaria sarebbe scoppiata prima nei paesi sviluppati. L’obiettivo era di conquistare la maggioranza nei Soviet (comitato esecutivo, consiglio di operai, soldati, contadini e studenti, contrapposto al parlamento), e di lanciare adeguate parole d’ordine quali la pace, la terra ai contadini e il controllo della produzione da parte dei consigli operai. Questo programma porta molti consensi al partito bolscevico, allontanandolo ulteriormente dagli altri gruppi socialisti e dal governo provvisorio. Pur essendo in minoranza, i bolscevichi riescono a diventare propulsori di una rivoluzione nuova. Sentono il bisogno di edificare uno stato nuovo.
A metà luglio si ha un episodio di ribellione al governo: soldati e operai armati scendono in piazza per impedire la partenza per il fronte di alcuni reparti. L’insurrezione fallisce grazie all’intervento di truppe del governo.
A settembre, un tentativo di colpo militare viene represso da Kerenskij, a capo del governo. I bolscevichi escono rafforzati dalla vicenda.
Trotzkij, esperto in problemi militari, rientra in Russia. Organizza l’armata rossa, che insieme ai soldati rivoluzionari, la mattina del 7 novembre, circonda il Palazzo d’Inverno, sede del governo provvisorio e residenza dello zar prima. La sera riescono a impadronirsene, incontrando scarsa resistenza.
Viene approvato il decreto di pace e l’abolizione della grande proprietà terriera senza indennizzo. Viene istituito il Consiglio dei commissari del popolo, un nuovo governo rivoluzionario composto esclusivamente da bolscevichi, di cui Lenin era presidente. Alle elezioni per l’Assemblea costituente i veri trionfatori sono i socialrivoluzionari, ma questa viene immediatamente sciolta dai militari bolscevichi.
A dicembre cominciano le trattative di pace con la Germania, le richieste sono insostenibili, Trotzkij cerca condizioni meno pesanti ma senza successo.
Il 3 marzo 1918 viene conclusa la pace separata con la Germania, con la firma del trattato di Brest-Litovsk. Questa vicenda viene considerata dalle nazioni dell’Intesa un tradimento, da qui la decisione di appoggiare le forze antibolsceviche e di inviare contingenti militari per alimentare la guerra civile. I generali zaristi Kornilov e Denikin organizzano una controffensiva contro il partito bolscevico.
1’ 16 luglio 1918 lo zar viene ucciso con la famiglia.
Tutta l’Europa, in particolare l’Intesa, mobilita gli eserciti, che aggrediscono la Russia a sud, a nord e ad ovest.
Nel dicembre del ’17 era stata creata la Ceka: polizia politica, e un Tribunale rivoluzionario centrale. A giugno del ’18 viene reintrodotta la pena di morte e si riorganizza l’esercito con il nome di Armata rossa degli operai e dei contadini, che diventa l’orgoglio del popolo sovietico. La reazione di un esercito efficiente consentì alla Russia di sopravvivere allo scontro.
Nella primavera del ’20 le armate bianche (sostenitori dello zar) sono praticamente sconfitte e la fase più acuta della guerra civile può considerarsi finita.
In aprile la nuova Repubblica di Polonia, insoddisfatta dei confini definiti a Versailles, sferra un attacco inatteso, la reazione dei bolscevichi è rapida ed efficace tanto che l’Armata rossa giunge fino alle porte di Varsavia.

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