Le donne

Materie:Tesina
Categoria:Storia
Download:1029
Data:25.01.2007
Numero di pagine:11
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
donne_3.zip (Dimensione: 16.42 Kb)
trucheck.it_le-donne.doc     61 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

Tappe principali dell'emancipazione femminile nel mondo:
1628
Papa Urbano VIII autorizza le suore dell'ordine delle Orsoline e delle Agostiniane a fondare scuole femminili per ovviare "all'ignoranza delle ragazze e alla corruzione dei costumi". Negli stessi anni, la figlia adottiva di Montaigne, Marie Le Jars de Gournay (1566 - 1645), scrive un Trattato sull'uguaglianza degli uomini e delle donne e uno scritto Lamenti delle dame, che inquadra la sottomessa condizione femminile, anche nei ceti più nobili.
1647
In Inghilterra Mary Astell propone la fondazione di una università femminile (poiché alle donne non è permesso frequentare le altre, esclusivo privilegio degli uomini), la proposta però fu bocciata.
1785
Sarah Trimmer riesce a fondare delle scuole specializzate di istruzione tecnica, che trovano la loro collocazione alla luce dello sviluppo industriale della Nazione Inglese.
1791
In Francia, Olympiè de Gouges prepara la "Dichiarazione dei diritti delle donne".
1832
Ancora in Francia Marie Reine Guindorf e Désirée Véret fondano il giornale "La donna libera", redatto esclusivamente da donne.
1835
Nasce in Inghilterra il movimento detto delle "suffragette", perché chiedono che il suffragio, cioè il diritto di voto, sia veramente universale, esteso quindi anche alle donne.
1865-70
Due donne inglesi, dopo aver ottenuto di essere ammesse a frequentare l'Università, conseguono la laurea in medicina.
1866
Per la prima volta in Europa, precisamente in Svezia, la donna viene ammessa al voto.
1871
Nasce in Francia "l'Unione Donne" per iniziativa di Elisabeth Dimitriev, amica di Marx. E' una specie di camera del lavoro che si propone di raggruppare le donne secondo le categorie lavorative.
1900
Viene approvata in Francia una legge che permette alle donne di esercitare la professione di avvocato.
1920
Per la prima volta nella storia, una donna, Jean Tardy entra a far parte di un ministero, il Ministero del Lavoro.
1947
Viene eletta la prima donna Ministro della Francia: Madame Poins - Chapuis, che assumerà il dicastero della Sanità Pubblica. Nel 1945 le francesi avevano ottenuto finalmente di andare a votare.
1963
Valentina Tereskova, russa, è la prima donna astronauta lanciata nello spazio.
1966
Indira Gandhi diventa Primo ministro dell'India; il fatto desta grande stupore, mai fino ad allora, una donna aveva ricoperto questo ruolo.
1969
Golda Meir, ucraina emigrata negli Stati Uniti dalla Russia nel 1906, e stabilitasi in Palestina nel 1920, diventa Primo Ministro dello Stato di Israele.
Tappe principali dell'emancipazione femminile in Italia:
In Italia la situazione è diversa. Grazie infatti alla intensa vita culturale che ha da sempre caratterizzato il nostro Paese, si sono verificati in modo sporadico atti di avanguardia che non hanno mutato, tuttavia, nel complesso la visione piuttosto arretrata dei ruoli della donna.
1678
Lucrezia Cornaro, giovane di vastissima cultura (parla correntemente 6 lingue ed è studiosa di teologia e filosofia), diventa, per incarico della Repubblica di Venezia, la prima professoressa universitaria.
1758
La bolognese Anna Morandi, occupa la cattedra di anatomia all'Università di Firenze.
Nei moti carbonari del 1821 si distingueranno le donne chiamate in codice "giardiniere", ma si tratta soltanto di casi isolati, in generale, nelle donne si continua a vedere solo qualcuno da destinare alla cura della casa e dei figli, da tenere lontano dalle attività politiche e sociali.
1889
Viene fondato a Varese il primo sindacato femminile che difende i diritti delle tessitrici.
1907
Entra in vigore la prima legge sulla tutela del lavoro femminile e minorile. La prima donna italiana, la torinese Ernestina Prola, ottiene la patente per la guida automobilistica.
Maria Montessori fonda, nel quartiere popolare di S. Lorenzo, a Roma, la prima "casa del bambino".
1908
Anno di fondazione dell'Unione Donne di Azione Cattolica (UDACI), che cerca di opporsi alla laicizzazione della scuola e di promuovere la cultura femminile.
1912
Sulla scia della Lega Socialista, nata agli inizi del secolo, si costituisce l'Unione Nazionale delle donne socialiste. Da qualche tempo esule in Italia, Anna Michailovna Kuliscioff, a fianco di Filippo Turati, lavora per inserire la donna nella vita politica e affinchè lo Stato riconosca i suoi diritti. Nel "Primo Congresso delle Donne Italiane", al quale parteciparono tanto le donne cattoliche quanto le socialiste, le ideologie e le mete, però, differiscono troppo fra loro e ciascun gruppo intraprende strade differenti, perseguendo obbiettivi diversi.
1918
Nasce la Gioventù Cattolica, destinata a formare le giovani dall'infanzia fino ai 30 anni alla vita religiosa e sociale.
1931
Il Fascismo abolisce tutte le associazioni cattoliche e solo dopo la ferma presa di posizione di Pio XI, permetterà loro di vivere a condizione che esse abbiano solo uno scopo religioso.
Tuttavia la seconda guerra mondiale, assai più della prima, porterà la donna, ad occupare anche posti di grande responsabilità civile considerati fino a quel momento soltanto "maschili" ottenendo non di rado risultati anche migliori. L'apporto dato dalla donna alla Resistenza è stato spesso insostituibile.
1945
Nascono il Centro Femminile Italiano (CIF) che si propone di ottenere la ricostruzione della Patria, devastata dalla guerra e impoverita già precedentemente dalla politica ambiziosa di Mussolini, attraverso la giusta valorizzazione delle risorse femminili, e l'Unione Donne Italiane (UDI), propaggine del Partito Comunista, che si propone di coinvolgere attivamente le donne nella vita del Paese.
Anche in Italia (1946) dopo Svezia (1866), Finlandia (1906), Norvegia (1909), Danimarca (1915), U.R.S.S. (1917), Inghilterra (1918), Stati Uniti (1920) e Francia (1945) fu riconosciuto alle donne il diritto di voto.
1950
Viene emanata la prima legge che garantisce la conservazione del posto di lavoro per la lavoratrice madre.
1951
Angela Cingolani, democristiana, è la prima donna sottosegretario d'Italia.
1958
E' approvata dal Parlamento, una legge, proposta dalla senatrice Lina Merlin (socialista), in cui si sancisce la chiusura dei bordelli, la legge che aveva lo scopo di eliminare dal Paese la piaga della prostituzione, mostra subito i suoi limiti, infatti la prostituzione dalle famose "case chiuse", si riversa nelle strade, non diminuendo affatto il giro di affari.
1959
Nasce il Corpo di Polizia femminile.
1961
Le donne possono intraprendere senza più ostacoli la carriera della magistratura e della diplomazia.
1963
Alle casalinghe viene riconosciuto il diritto alla pensione di invalidità e vecchiaia.
1975
Entra in vigore il nuovo Diritto di famiglia.
1976
Per la prima volta in Italia una donna, la democristiana Tina Anselmi, assume la carica di Ministro di un settore piuttosto difficile: quello del Lavoro.
1979
Leonilde Jotti (comunista) è eletta presidente della Camera dei Deputati italiana. La francese Simone Weil , è eletta presidente del Parlamento Europeo.
Le tappe dell'emancipazione femminile in Italia, da questo momento in poi, si susseguono una dietro l'altra con un ritmo incalzante.
Il ruolo della donna, nonostante ci sia ancora tanta strada da percorrere, è giunto ad avere un pieno riconoscimento in tutte le società occidentali.
Non dobbiamo dimenticare, però, che molto è stato fatto e che parecchi obiettivi sono stati raggiunti, grazie soprattutto al lavoro e all'impegno di molte donne, che hanno contribuito lavorando senza raggiungere la fama, nell'ombra, con il loro quotidiano impegno, a volte con sacrificio, affinché ci fosse uguaglianza effettiva e non soltanto a parole fra i sessi.

Globalizzazione: un attacco alle donne.
Per comprendere il perché la globalizzazione vada intesa come guerra alle donne è necessario innanzitutto interpretare "politicamente" tale processo in qualità di strumento utilizzato per sconfiggere la resistenza dei lavoratori attraverso l'espansione globale del mercato del lavoro.
Le battaglie delle donne - contro la dipendenza dagli uomini, per il riconoscimento del lavoro domestico come lavoro vero e proprio, per l'espansione dei propri mezzi di sussistenza, contro le gerarchie razziali e sessuali - hanno rappresentato un aspetto cruciale della crisi - ragione per la quale la donna è stata uno speciale bersaglio della ricostruzione economica globale.
Non è un caso, infatti, se tutti i programmi associati alla globalizzazione ( adattamenti strutturali, liberalizzazione del mercato, distruzione degli assetti economici e delle risorse naturali ) hanno riportato effetti particolarmente negativi proprio sulle donne. I Programmi di Adattamento Strutturale (PAS), ad esempio, sebbene promossi come mezzi di ripresa economica, sono stati per queste estremamente deleteri, in quanto non c'è quasi nessuna clausola dei PAS che non abbia leso la vita delle donne, e non le abbia inabilitate a riprodurre sé stesse e le proprie famiglie. Uno dei principali obiettivi dei PAS consiste nella "razionalizzazione" dell'agricoltura, ad esempio con la sua commercializzazione e riorganizzazione sulle basi dell'esportazione. Ciò si traduce in un' ulteriore conversione di terra coltivabile in lotti in vendita, e lo sradicamento delle donne che nel mondo sono le principali coltivatrici dirette ai fini della mera sussistenza.
Anche qui le donne hanno pagato il prezzo più caro, non solo perché tristemente note come le prime ad essere licenziate, ma anche perché un limitato accesso alle cure mediche e all'educazione dei figli può significare per loro la differenza che intercorre tra la vita dalla morte . Ciò non vuole necessariamente significare che il lavoro industriale per il mercato globale non può rappresentare un'opportunità per una maggiore autonomia, come suggeriscono infatti alcune scrittrici femministe ( Susan, Joekes 1995). Ma non andrebbe neppure dimenticato che quando questo è vero, considerati gli estenuanti orari e le condizioni coercitive, se non pericolose, del lavoro, si tratta molto spesso di un'autonomia acquistata al caro prezzo di condizioni di salute precarie, e di una definitiva distruzione delle possibilità per una donna di avere una famiglia. Quindi, l'idea che lavorare nei Porti Franchi o nelle maquilas possa costituire una soluzione temporanea soddisfacente per giovani donne prima del matrimonio si tramuta spesso in una crudele illusione, in quanto non solo la maggior parte di esse trascorrerà il resto dei propri giorni relegate in vere fabbriche-prigioni, ma anche quelle che rinunceranno, scopriranno presto che i loro corpi avranno già subito danni irreparabili.Emblematico il caso delle giovani che lavoravano nell'industria floreale in Kenya o Colombia, che dopo anni, o addirittura mesi, diventano cieche o contraggono malattie mortali in seguito all'esposizione costante ai suffumigi e ai pesticidi velenosi.
L'ennesima manifestazione di questa guerra intrapresa dalle agenzie internazionali ai danni delle donne s'incarna nel fatto che in tutto il mondo, molte di esse sono costrette ad emigrare .
Sta di fatto che una vasta popolazione di donne provenienti dall'Europa orientale, dalla Russia, dal Messico, dai Carabi, così come dalle Filippine, può sopravvivere solo cessando si vivere con le proprie famiglie e collaborare alla perpetuazione di queste ultime, per andare invece a riprodursi in altri paesi, spesso in condizioni di illegalità ed estrema vulnerabilità all'abuso.
Persino nel "Nord", la globalizzazione ha devastato l'economia politica nella vita delle donne. L'aumento ( sempre negli Stati Uniti, in teoria l'esempio più spettacolare e riuscito del neo-liberismo ) del numero di donne impegnate in più di un lavoro testimonia lo smantellamento dello Stato assistenziale negli Stati Uniti - che colpisce soprattutto le madri con figli a carico (Abramovitz 1996). Lo testimoniano anche l'assoluto impoverimento delle famiglie portate avanti unicamente da donne, lo scarto costantemente in aumento tra i salari percepiti dagli uomini rispetto a quelli delle donne, e la politica d'incarceramento di massa coerentemente annesso al ripristino della tipologia economica della piantagione persino nel corso di una piena industrializzazione

Le rivendicazioni delle donne e il Movimento Femminista Internazionale.
La risposta immediata è che le femministe dovrebbero non solo richiedere la totale cancellazione del debito del Terzo Mondo e l'abolizione della Banca Mondiale e del FMI, ma dovrebbero inoltre sostenere un'ampia politica di riparazioni, restituendo alle comunità devastate dalla "ricostruzione" le risorse di cui sono state private. A lunga scadenza, se quanto detto finora è vero, si potranno dunque trarre le relative conclusioni.
Tra esse, la prima sarebbe che le donne non potranno aspettarsi alcun tipo di miglioramento, tanto meno la propria liberazione, dal capitalismo. Questo perché le politiche delle ultime due decadi hanno senza alcun dubbio dimostrato che il sistema capitalistico non è affatto compatibile con la soddisfazione dei nostri bisogni.

1. Poiché i rapporti più saldi sono intrattenuti proprio dalle madri con i figli,le famiglie, e le comunità, le donne sono le principali deputate alla gestione dei rapporti sociali al di fuori di quelli gestiti dal mercato, e a sfidare la globalizzazione (8).
Un esempio-chiave qui sono le Madres de la Plaza de Mayo, in Argentina, le quali, per difendere i loro bambini, hanno sfidato uno dei più repressivi regimi dei nostri tempi, arrivando a svelare il segreto dei piani di sterminio della junta, nonostante la mancanza d'esperienza politica, in tempi in cui nessun altro nel paese avrebbe osato compiere una sola mossa
Un caso simile è rappresentato dalle donne cilene che, poco dopo il colpo di stato militare del 1973 e l'applicazione della "terapia d'urto" al paese ( modello per tutti i successivi PAS ) si organizzarono per assicurare cibo alle proprie famiglie costituendo cucine sociali, e prendendo coscienza, lungo il processo, dei loro bisogni e della loro forza in qualità di donne ( Fisher 1993: 17-44; 177-200 ). Ancora oggi, sono le donne che provvedono alle principali risorse di resistenza all'impoverimento, non solo tramite duro lavoro e attivismo politico, ma anche ( come già affrontato sopra ) emigrando.

2. Come ogni altra forma di autodeterminazione, la liberazione della donna richiede condizioni materiali specifiche, di cui la prima è il controllo sui mezzi basilari di riproduzione e sussistenza.
tale principio non è valido soltanto per le donne del Terzo Mondo- protagoniste incontrastate della lotta per la riappropriazione delle terre usurpate dai grandi proprietari terrieri (Alvarado 1987) ma anche per le donne dei paesi industrializzati.

NOTE:
(1) Nell'Africa sud-sahariana, tra il 1980 e il 1985, la disoccupazione femminile cresceva del 10% ogni anno; in altri paesi il tasso di disoccupazione per le giovani donne al di sotto dei 20 anni si aggirava intorno al 44%, mentre era del 22% per gli uomini ( Jackson 1992: 38). In Nigeria, 75.000 donne muoiono ogni anno per cause collegate alla gravidanza (ibidem 139 )- una donna ogni sette minuti. In tutte le aree "in via di sviluppo" tra il 1983 e il 1988-prima fase della ricostruzione strutturale- le morti puerperali sono lievitate dalle 500.000 alle 509.000 all'anno .

(3) Si vedano, ad esempio, le rivendicazioni delle madri per lo Stato sociale negli USA negli anni '60, che hanno rappresentato il primo terreno di negoziati tra le donne e lo stato sul piano della riproduzione. Con tali battaglie le donne del Soccorso alle Famiglie con Bambini a Carico furono capaci di tramutare lo stato sociale nei primi "salari per il lavoro domestico". Si veda l'Organizzazione della Contea del Milwaukee per i diritti dello stato sociale ( 1972 ).
(4) Per le rivendicazioni delle donne contro la deforestazione e la commercializzazione della natura, si vedano ( tra gli altri ) Kumar ( 1993: 183-186 ); Shiva ed. ( 1994 ); Matsui ( 1999:pp. 87-90 ).
(5) Per un resoconto sulle modalità in cui la Banca Mondiale ha accresciuto la propria "attenzione al genere" come risultante delle polemiche sollevate delle ONG si veda Murphy ( 1995 ).
(6 ) Il traffico di donne è portato avanti con la complicità, se non l'istigazione, della Banca Mondiale che preme sulle cosiddette "nazioni debitrici" a pagare il proprio debito ad ogni costo. Paesi come la Tailandia e le Filippine hanno appunto risposto a tale appello promovendo il turismo del sesso e, secondo le nostre conoscenze, la Banca Nazionale non ha mai protestato ( Mies 1986: 140-141; Gabriela 1996; Walden Bello e altri 1998 ).
( 7) Le persone internamente emigrate tra il 1985 e il 1996 sono raddoppiate, passando infatti dai 10 ai 20 milioni ( Cohen e Deng 1998: 32 ); per questa problematica si veda inoltre Macrae e Zwi (1994 ).
( 8) Secondo le nostre conoscenze non è ancora stato fatto uno studio che misuri il differenziale tra uomo e donna in rapporto alle cure familiari. Ciò di cui si è al momento in possesso è un'estesa letteratura esperienziale per ogni paese che testimonia il fatto che sono le donne che si occupano dei bambini e gli anziani, persino nei casi dell'impoverimento più brutale, laddove i partner maschili sembrerebbero più propensi a disertare le famiglie, bersi tutti i salari, persino di fronte ai bisogni pù impellenti, e, in cima a tutto ciò, a scaricare le proprie frustrazioni sulle loro compagne con l'abuso fisico. Un fatto interessante documentato dall'ONU è che in molti paesi, inclusi Kenya, Ghana, Filippine, Brasile e Guatemala, sebbene i salari delle donne siano decisamente più bassi di quelli degli uomini, sono delle famiglie a conduzione prevalentemente matriarcale.

Esempio