Winckelmann

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

WINCKELMANN

Nella seconda metà del ‘700 viaggiatori, intellettuali, artisti di tutta Europa alimentano con grande passione il mito di Roma.
Winckelmann afferma che Roma è la grande scuola di tutto il mondo e Goethe parla di magia con la quale Roma incatena tutti noi.
La città, ormai culturalmente inerte (è sintomatico che l’ideatore di questa nuova corrente sia uno straniere) e in palese decadenza politica ed economica offriva agli stranieri una stratificazione di testimonianze storiche, culturali e artistiche spettacolare e unica al mondo.
La città conservava la memoria tangibile dei tanti periodi in cui era stata fulcro politico ed economico, centro propulsore culturale e religioso di fecondissime stagioni storiche: dalla Roma antica, alla Roma dei primi cristiani, alla miracolosa fioritura del primo 500 (Bramante, Raffaello, Michelangelo), al rinnovamento operato dai Carracci e da Caravaggio, all’alba del 600 fino alla grandiosa affermazione del Barocco.
Gli stranieri che sostavano a Roma nel corso del “Grand Tour” definivano la città un .
Era un luogo di indescrivibile suggestione dove ogni palazzo, rovina, frammento acquisiva una speciale potenza evocativa.
Solo a Roma la storia e l’arte si coniugano con un paesaggio, un clima e una qualità trasparente e dorata della luce che tutto trasfigura in una immagine che già a quei tempi appariva indiscutibilmente “ideale”, “unica” e “perfetta”.
Non perché altre città non vantassero antiche e prestigiose vestigia ma poiché, soltanto a Roma, il visitatore aveva l’impressione di trovarsi dinanzi ad un “libro di pietra” in cui erano scritti i capitoli cruciali della storia della civiltà occidentale.
Roma inoltre offriva agli artisti le ispirazioni più svariate: alla città ufficiale sede privilegiata del potere religioso e politico, si affiancava la Roma minore, affabile e popolaresca, colorita e chiassosa, nella quale l’antico si mescolava al pittoresco.
Accanto alla Roma “grande” ne viveva un’altra altrettanto interessante, la città miserabile dei costumi popolari, delle arti, del popolo minuto che viveva all’ombra delle grandi famiglie aristocratiche.
Nella Roma di quegli anni tra le infinite occasioni di incontro se ne verificò una di importanza determinante: l’incontro tra un pittore tedesco, Mengs, figlio d’arte, uno studioso tedesco, Winckelmann(giunto finalmente a Roma dopo aver studiato per anni testi classici), e il più grande collezionista del momento, il cardinale Alessandro Albani.
Il legame tra il mecenate, gli artisti e gli uomini di cultura che attorno a lui gravitavano fu subito di notevole spessore e la liberalità del Cardinale permise a Winckelmann di realizzare il sogno di una vita dedicata interamente allo studio e alla ricerca dell’antico.
Il gusto e le conoscenze di Winckelmann si affinarono grazie allo studio compiuto sulle opere di scultura antica che il cardinale aveva raccolto nella grande villa Albani sulla via Salaria, presto divenuta una sorta di villa/museo in cui, Winckelmann narra, “vi andavano la sera e passeggiavano a lungo conversando, artisti e studiosi con il cardinale”.
Questo passeggiare conversando tra le opere di statuaria antica (scelte con gusto dal cardinale e disposte sullo sfondo di un bellissimo e alberato giardino) era concesso solo a poche e sceltissime personalità e andava al di là di una rievocazione intellettualistica e faceva dell’antico una realtà viva e vitale.
In questo clima culturale nasce la “storia dell’arte” e cioè la disciplina che studia il fare artistico analizzando stilisticamente le opere e ricollegandole ai corrispondenti contesti storici di cui sono le espressioni figurative.
Le opere vengono per la prima volta suddivise cronologicamente e si individua un processo evolutivo.
La “Storia dell’arte presso gli antichi” scritta da Winckelmann fu il primo manuale di Storia dell’Arte fu impostato secondo un metodo moderno tuttora in vigore.
Prima di allora i trattati, i saggi, i testi che riguardano il campo delle Arti erano impostati secondo un criterio biografico o iconografico, mettendo cioè in luce la vita degli artisti o il soggetto delle opere.
Il Neoclassicismo non è legato ad una corrente politica poiché è adottato da artisti dagli ideali e dagli obiettivi molto diversi, valga per tutti l’esempio di David, convinto rivoluzionario, che gettò le basi della pittura neoclassica, e Canova, politicamente legato all’ala opposta essendo di spirito aristocratico e conservatore.
Anche sul piano religioso i 2 artisti divergono: David è ateo mentre Canova è un fervido credente.

Esempio