Vita e opere di Michelangelo Buonarroti

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

MICHELANGELO BUONARROTI (Caprese, Arezzo, 1475-Roma, 1564).
Secondo il Vasari si apre con M., la terza maniera dell’arte che è la perfetta imitazione della natura. Molto giovane si reca a Firenze, dove studia nella bottega del Ghirlandaio. Più importante è il periodo che passa nel “giardino di San Marco”, dove introdotto da Lorenzo il magnifico, entra in contatto con molti studiosi, fu una persona molto colta. Inizia come scultore, si allena a fare disegni sulle opere classiche precedenti. Alla morte di Lorenzo, suo protettore, iniziò a girare per l’Italia.
La Battaglia dei Centauri (1492) - Firenze, Casa Buonarroti.
E’ l’opera più significativa del suo periodo giovanile. Il corpo umano è sempre maschile e nudo, perché l’uomo rappresentava la perfezione dei movimenti. I suoi corpi esprimono movimento, torsione. L’opera ha come riferimento l’arte greca classica. Un elemento tipico michelangiolesco è l’assenza di prospettiva geometrica: lo spazio è creato liberamente dal diverso emergere dei volumi dalla lastra marmorea, cosicché si possono enumerare almeno tre piani, ma in realtà sono molti di più perché le figure sono in gran parte contenute all’interno del marmo, la forma viene astratta dal marmo con un procedimento progressivo, per cui alcune figure sono libere, altre imprigionate.
Alla morte di Lorenzo il Magnifico, nel 1492, seguono eventi storici molto importanti a Fi: si instaura una politica popolare nella quale ha grande influenza il Savonarola; nel 1498 questi viene catturato, ingiustamente processato e condannato a morte. Nell’ott. ’94, parte per Venezia e passa poi a Bologna, dove scolpisce 3 piccole statue per l’Arca di San Domenico. Tornato a Firenze realizza il Cupido dormiente, oggi perduta. In seguito ad una truffa M: parte per Roma nel giugno 1496, munito di 3 lettere di presentazione di Lorenzo de’Medici. A Roma trova l’ambiente più idoneo per stimolare il suo interesse per l’antichità.
La Pietà (1488-99)- Roma, Basilica di San Pietro in Vaticano E’ l’opera che lo rese famoso. Come modello iconografico riprende la pietà dei paesi nordici.
Narra il dolore della madre, non mostra lo strazio del corpo martoriato di Cristo: l’una e l’altro la vita e la morte, che riuniti insieme raggiungono la perfezione divina. Si spiega così la forma piramidale che dalla base, salendo a spirale, conduce al vertice, quindi all’unità della testa della Vergine. La verginità di Maria, la purezza della concezione divina, l’incorruttibilità spirituale, sono espresse mediante l’incorruttibilità della carne: chi è giovane è puro; il trascorrere degli anni conduce verso il peccato, l’imperfezione. I 3 corpi si intrecciano. La Madonna è giovane, vestita di una veste sontuosa, contrapposto a questo c’è la nudità del Cristo e sembra quasi più vecchio della madre. M. ha rifinito l’opera + di una volta, proprio xchè era molto preso dal suo capolavoro, che per orgoglio firma.
Nel 1501 torna a Fi, dove erano stati cacciati i ,Medici. La Rep fiorentina vuole un simbolo della propria libertà e autonomia e sceglie il David.
David (151-1504) – Firenze, Galleria dell’Accademia Dà la possibilità a M. di utilizzare un grande blocco di marmo (già malamente scolpito da altri artisti- Verrocchio e Donatello). Il D. Rappresentava il bene che sconfigge il male. Segue il modello greco (ponderazione policletea), per scolpirlo, ma l’opera esprime grande forza.
A differenza degli altri David, il personaggio qui è un giovane con una grande testa (la ragione) e grandi mani (con cui ha sconfitto Golia) ed è completamente nudo, non ha la spada. L’azione è già avvenuta, è in una posizione di riposo, di osservazione. Manca la teta del gigante. Fu deciso di metterlo davanti al Palazzo Vecchio. L’originale è rimasto fino ai primi dell’800, e poi è stato trasferito all’Accademia di S. Marco.
Per il Duomo di fi inizia il 1°dei 12 apostoli San Matteo (1505)- Fi, Galleria dell’Accademia E’ incompiuto, come tante altre sue opere --> il non-finito: l’idea incompiuta è irraggiungibile perché eterna; l’uomo può soltanto lottare per tendere verso quella meta, ma è cosciente dell’impossibilità per lui, finito, di giungere all’infinito.
…Ha inizio il pessimismo michelangiolesco: l’uomo ha in sé la scintilla divina, possiede il libero arbitrio, può scegliere il bene, eppure pecca per antichissima condanna. La fede nei grandi valori della ragione, quella feden che p alla base del rianscimento, non esiste più.
M. è riuscito a ripetere i grandi capolavori classici greci. Ormai famoso, gli viene chiesto (nella Rep. Fiorentina) di dipingere quello che ora è il salone dei 500. Doveva dipingere la Battaglia di Cascina (1504) x essere messo a confronto con quella di Anghiari di Leonardo. Iniziò a fare i cartoni, ma poi abbandonò il lavoro xchè fu chiamato dal papa.
Ci rimangono delle copie dei cartoni. Di questo periodo è il Tondo Doni- Famiglia Sacra (1504), Fi, Galleria degli Uffizi. La forma circolare non è rara, ma obbliga ad adattare la composizione al taglio circolare.
M. la incentra nel gruppo sacro che dà un movimento che sale a spirale. Esalta il volume con la forza del chiaroscuro; è uno scultore e concepisce anche la pittura come scultura.
Le 3 figure in primo piano esprimono la virile coscienza del loro ruolo, sia per la concentrazione rigorosa e reciproca dei gesti, sia per il vigore del disegno e dell’ombreggiatura, sia per i colori metallici. Si dovrebbe rifare non alle nozze dei Doni, ma alla nascita della prima figlia. Nella sacra famiglia sono contrapposti i ragazzi nudi che sono coloro che ancora non sono stati battezzati (pagani). Molto strano è il movimento che la Madonna fa per prendere il figlio. Tipico studio della torsione di M.
Nel 1505 Giulio II chiama M. a Roma x affidargli la progettazione della propria tomba. M. firma un contratto descrivendo cosa avrebbe fatto: un enorme monumento funebre formato da molte statue. A Carrara ricerca i marmi necessari, ci impiega 1 anno. Spende molto e nascono i primi scontri col papa. L’opera avrà molte interruzioni e l’opera durerà tutta la sua vita.
A Roma si trova in contrapposizione con Bramante (progetto Capp. Sistina) e Raffaello (pittura stanze vaticane). Bramante convince il papa ad affidare a M. gli affreschi della cappella sistina. Bramante, essendo invidioso di Mich., con questo lavoro credeva di metterlo in difficoltà. M. non aveva mai fatto un opera del genere. Bramante gli avrebbe addirittura preparato tutti i ponteggi. M. accettò l’incarico, ma si fece da solo i ponteggi. Finì l’opera in 3 anni (1508/12) e lavorò da solo xchè non si fidava. L’opera suscitò grande ammirazione nei contemporanei, tra cui Raffaello, che gli rese onore cambiando da quel momento il suo stile. M. organizzò il lavoro dalla cappella suddividendo la volta come in tanti quadri, dandole un impianto architettonico-scultoreo, mediante cornici, architravi, capitelli ornati da finte statue, così da conferire al complesso un’intensa vita plastica. Si trattava di dipingere ca. 800 m2 di sup. con storie bibliche, sibille e profeti, che rappresentano ciò che ha portato alla conoscenza degli eventi divini. Le storie bibliche sono tratte dal libro della Genesi, hanno inizio con la Separazione della luce dalle tenebre e termina con l’ebrezza di Noè. Le prime storie risentono di un impeto più umano e drammatico, nelle altre giunge a una xfetta sintesi ideale. Nella Creazione di Adamo ed Eva (1510)–particol. della volta Rm, pal. Vaticano Da destra giunge in volo l’Eterno accompagnato da angeli e infonde la vita all’uomo sfiorandolo con un dito. La lentezza del movimento di Adamo è dovuta alla coscienza del dramma della vita. Tutte le figure della cappella, non soltanto quelle isolate ma anche gli “ignudi” ad es., i profeti o le sibille, sono altrettanto epiche, tutte partecipano allo stesso grande poema
figurato. I colori sono sgargianti, accostati in modo strano, il nudo si contorna. La linea è netta , decisa, ha spessore proporzionato alla potenza del volume. Il chiaroscuro fa emergere la figura dal piano di fondo.
Nel 1513, morto il papa, gli eredi chiesero a M. di onorare il contratto, che riprende il lavoro della tomba. Viene modificato il progetto, il monumento, invece che isolato, è immaginato addossato a una parete. Alcune di queste statue sono:
Lo schiavo ribelle: (1513)- Parigi, Museo del Louvre Cercando di sciogliere lacci che lo legano, si divincola per contrapposti: la testa si volge da un lato, mentre il torace è orientato dall’altra parte e le gambe sono frontali. Da questi contrasti nasce il senso di sofferenza di chi, dotato di animo forte, è suo malgrado oppresso.
Lo schiavo morente (1513)- Parigi, museo del Louvre La bellezza alessandrina del suo corpo, allungato, levigato, proporzionato, dal volto perfetto, rende +dolorosa la coscienza della fine, la caducità di quella bellezza, il suo prossimo disfacimento, mentre, sostenendosi con un braccio il capo già reclinante, con una mano alza la maglia quasi cercando di liberare il petto x l’ultimo respiro.
Mosè (1515)- Roma, S.Pietro in Vincoli figura molto ponderata, grande importanza il panneggio del vestito. Esprime saggezza e forza d’animo. E’ vitalissimo nel senso del vigore interiore. La isposizione x contrapposti, esprime l’energia morale del personaggio che, fissa lo sguardo imperioso soggiogando
l’interlocutore. Tutto contribuisce a rendere visibile la dinamica spirituale, questa volontà indomita ed egemonica.
Alla morte di Giulio II, nel 1513, è eletto papa, col nome di Leone X, Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico. La sua famiglia ha riconquistato il potere a Fi. Rivolge la sua attenzione al completamento delle opere fiorentine iniziate x volontà del padre o del bisnonno Cosimo, rimaste interrotte. Fra queste è la Basilica di San Lorenzo.

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