Santa Maria del Fiore analisi dell'opera

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte
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Testo

Filippo Brunelleschi

Sara Crespi
3° A
Liceo Linguistico “F.Cavallotti”
Anno scolastico 2006/2007
Cupola del duomo di Santa Maria del Fiore
Tra il 1420 e il 1446 Brunelleschi realizzò da solo la nuova architettura di cui la cupola è l'esempio più significativo.
La cupola del Duomo di Firenze assume la dimensione di un'entità figurativa risolutiva di tutta l'organizzazione urbana nel suo territorio. Il primo significato della cupola nasce dall'aver affermato con coerenza che non si trattava soltanto di creare un'altra grande opera ma di avere una nuova dinamica di rapporti, una struttura capace di riassumere e coordinare le forme preesistenti e future. Nella realizzazione della cupola intervengono le idee architettoniche nel modo di concepire un'opera rinascimentale ma anche soltanto tecniche che potevano risolvere i problemi strutturali. Il problema della cupola affannava da anni gli operai del Duomo, da quando cioè era stato costruito il tamburo ottagonale e non restava, per completare la fabbrica, che coprirlo con la grande volta. Ma come costruire e dove appoggiare le enormi centine di legno, le armature che avrebbero dovuto sostenere la cupola fino alla sua chiusura definitiva con la chiave di volta. Brunelleschi trovò una soluzione rivoluzionaria: piuttosto che ricopiare il metodo romano di costruzione a calotta (Pantheon) o quello medioevale delle centine, propose di alzare la cupola senza armature, inventando una nuova tecnica basata sul calcolo, che sarà poi ripresa anche da Michelangelo.
La cupola ha una forma gotica perchè è ad arco acuto; ciò era necessario forse per ragioni tecniche ma anche per un preciso rapporto con il resto del Duomo che è pur sempre gotico; tuttavia essa è anche rinascimentale per la sua monumentalità e il suo volume che è definito nello spazio.
Nel 1436 finalmente la grande volta era chiusa eppure l'opera non era completa: mancavano le quattro tribune alla base del tamburo che vennero costruite tra il 1439 e il 1445. La lanterna è l'ultimo elemento per il completamento della cupola. La lanterna ha lo scopo di illuminare l'interno della cupola; i lavori iniziarono nel 1446, pochi mesi prima della morte del Brunelleschi e l'esecuzione venne affidata a Michelozzo. La cupola domina il panorama dell'intera città, non solo per l'altezza (oltre 105 metri da terra e 51 metri di diametro), ma anche per il volume. Occupa quasi il centro geografico di Firenze e della sua vallata e ne costituisce il punto di riferimento e il perno. Nella sua imponenza c'è uno straordinario accordo con la città e soprattutto con i monti circostanti: l'opera, pur dominando la natura, non la stravolge ma la esalta mettendosi in relazione con essa. La cupola dunque rappresenta, nel modo più evidente, l'idea rinascimentale dell'uomo, padrone in virtù della ragione, dell'ambiente circostante, non per conquista ma per accordo naturale. E proprio per l' intervento del Brunelleschi che Firenze, pur essendo ancora in sostanza medioevale, si propone sempre fino ad oggi come città "rinascimentale".
Analisi dell’Opera
1. Analisi tipologica funzionale:
• Tipologia: opera architettonica.
• Funzione: religiosa / pubblica.
2. Analisi materiale:
• Misure: H da terra 105,5 m;
diametro 51,7 m.
• Materiale: esterno: mattoni rossi, marmo bianco e tegole;
interno: ossatura in legno.
• Tecnica di realizzazione: la cupola ha la pianta a base ottagonale e da ciascuno dei lati dell'ottagono di base partono poi altri due costoloni che si vanno a collegare sullo stesso anello superiore; l'involucro della cupola è costituito da una doppia fodera di strutture sottili, realizzate con mattoni a spina di pesce a forma non di spicchi sferici, ma di triangoli curvilinei ricavati in una superficie cilindrica, cioè con generatrici rettilinee e direttrici curvilinee, determinate appunto dai costoloni.
La fodera esterna era rivestita con tegole e quella interna era destinata ad accogliere, nell'intradosso, decorazioni ed affreschi. I costoloni montanti dagli spigoli emergono all'esterno, mentre quelli partenti dai lati restano compresi nella doppia fodera.
Brunelleschi riuscì attraverso alcune geniali innovazioni a ultimare la cupola:
• Ideò una doppia cupola, composta da due calotte a sesto acuto, così da suddividere meglio i pesi e da fornire una copertura che risultasse maggiormente appariscente, e da riparare l’interno della chiesa dall’umidità.
• Per quanto riguarda le impalcature, esse furono sorrette da travi collocate in degli orifizi chiamati “occhi”, che a seconda del livello del lavoro si trovavano:
1. all’interno;
2. all’esterno, fissate mediante delle travi conficcate negli occhi esterni;
3. negli occhi interni.
• Fece costruire nell’interstizio che si trovava tra le due calotte un sistema di corridoi, scale, e fonti luminose.
• Lasciò dei punti di sostegno nella cupola interna perché potessero essere utilizzati per le impalcature di un’eventuale decorazione pittorica o musiva (che venne poi realizzata nel ‘600).
• Ordinò di aprire alcuni orifizi per evitare danni causati dagli agenti atmosferici come il vento e i terremoti.
• Applicò con successo il sistema delle carrucole per il trasporto dei materiali da costruzione sino all’area di lavoro, potenziandole inoltre con dei moltiplicatori; una tecnologia tipica degli orologi.
4. Analisi iconografica e iconologica:
• Soggetto dell’opera: Cupola del Duomo di Santa Maria del Fiore.
• Iconografia: Nel tamburo della cupola delle enormi vetrate raffigurano: l’Ascensione di Lorenzo Ghiberti a sud e, a nord, la Resurrezione disegnata da Paolo Uccello. Servendosi di questi elementi iconografici precedenti, il Vasari e poi lo Zuccai, riuscirono a coprire la distanza di 80 metri che separa l’altare dalla Cupola, realizzando una serie di immagini che conduce lo sguardo verso il cristi posto in alto.
E’ interessante notare che le forme del nuovo coro vengono in qualche modo riprese alla sommità della Cupola, nella struttura illusionistica che contiene i “Seniores”, i ventiquattro Anziani dell’ Apocalisse, i quali stanno strettamente davanti all’Altare Celeste.
C’è una continuità assoluta tra la terra e il cielo.
L’ICONOGRAFIA della Cupola, sottolinea la visione escatologica, (cioè il senso di giungere a un punto d’approdo definitivo) riprendendo vari temi visivi già presenti nella cattedrale.
• Iconologia: Contesto storico culturale: Primo Rinascimento, nuova concezione delle arti;
Stile personale dell’autore: Uso della prospettiva, insofferenza verso gli
schemi prestabiliti, punto di vista monoculare,
lo spazio è dominato con il RAZIOCINIO;
Funzioni comunicative: Devozione e religiosità.
4. Analisi storica:
• L’ artista: VITA: Architetto e scultore italiano nato a Firenze nel 1377 e morto nel 1446, il vero nome era Filippo Lippi, figlio di ser Brunellesco, notaio della Repubblica. Il suo maestro fu l’orafo Leonardo di Matteo Ducci. Per diventare apprendista dovette dimostrare di possedere una buona conoscenza delle lettere e delle scienze. Il giovane Brunelleschi aveva una grande vastità di interessi che andavano dalla matematica e la scienza alle belle lettere. Queste caratteristiche intellettuali aggiunte ad una eccezionale forza morale, l'interesse per i problemi teorici e per quelli pratici, lo studio diretto della natura e dei modelli dell'antichità classica, si riflettono già nelle prime opere dell'artista, che inizia la sua carriera come scultore. Egli giunse alla scoperta dell’antichità non tramite studi umanistici e letterari, ma in seguito ai viaggi a Roma, compiuti spesso assieme a Donatello dal 1402, che destarono in lui il fascino e la curiosità per l’arte, e soprattutto per l’architettura, della civiltà romana antica. A Roma Brunelleschi passò lunghi periodi non solo a rilevare piante e sezioni, a disegnare capitelli e frontoni, cornici e balaustre, modanature e transenne, ma anche ad indagare sulle leggi statiche e sui principi costruttivi applicati dai romani, sulle qualità e l’apparecchiatura dei materiali, e a confrontare le soluzioni strutturali delle terme, dei teatri e delle basiliche con quelle delle cattedrali medioevali. Il rapporto con l’antico, che nell’umanesimo non fu mai di natura imitativa, veniva posto anche da Brunelleschi architetto in termini di appropriazione di metodi e di valori.
Tanto che, dopo un primo, significativo approccio con la scultura (quando, nel 1401, con la sua formella col Sacrificio di Isacco vinse ex aequo con il Ghiberti il concorso per la porta del Battistero) i suoi interessi si orientarono in modo sempre più totalizzante verso la matematica e l’architettura: proprio la combinazione tra l’aspetto scientifico-razionale e quello creativo darà una nuova configurazione al ruolo dell’architetto, che egli svolgerà puntando soprattutto alla progettazione di uno spazio costruito secondo regole, uno spazio a misura d’uomo, in cui le leggi matematiche sono al servizio di un’arte (si pensi agli esperimenti legati alla prospettiva), destinata ad esaltare e ribadire la centralità dell’uomo nel panorama quattrocentesco. Da queste concezioni derivarono la celeberrima cupola di Santa Maria del Fiore (1423-1438), e molte altre opere fiorentine, come il portico dell’Ospedale degli Innocenti, la chiesa basilicale e la Sacrestia Vecchia di San Lorenzo, la Cappella dei Pazzi in Santa Croce. Ebbe anche competenze di architetto civile, ingegnere e architetto militare, ingegnoso inventore di congegni. Fu sepolto in Santa Maria del Fiore.
LA PROSPETTIVA: La prospettiva, cioè la rappresentazione dello spazio su una superficie, era stata affrontata dalla trattatistica antica come un problema di ottica e aveva avuto un carattere matematico e geometrico nell’antichità classica e uno spiccatamente psicofisiologico nel Medio Evo; ma fino al rinascimento nessun trattatista l’aveva applicata alla rappresentazione estetica. Per tutto il trecento il raccorciamento fu empirico. La pratica era di ridurre di un terzo ogni striscia di pavimento rispetto alla precedente. Brunelleschi si pose il problema più complesso e scientifico di trovare principi di rappresentazione che consentissero la formazione di un’immagine corrispondente oggettivamente alla realtà osservata da un determinato punto di vista, e metodi che fissassero il rapporto tra l’oggetto e l’immagine in modo univoco. Le sperimentazioni Brunelleschiane furono, più che un semplice mezzo di rappresentazione, una conquista dello spirito e uno stimolo alla creatività.
LE OPERE: L’Ospedale degli Innocenti:
Nel 1421 veniva eletto Gonfaloniere di Giustizia Giovanni de’ Medici. Il nuovo Gonfaloniere conquistò le simpatie del popolo intraprendendo una politica di opere pubbliche e assistenziali volte a dotare le città di attrezzature civili che si affiancassero a quelle religiose per sopperire alle nuove esigenze sociali. Nel programma edilizio venne compresa la costruzione dell’Ospedale degli Innocenti. Occupa un lato di una piazza; ma una piazza non è una scatola, è uno spazio aperto e frequentato, non si può chiuderla tra quattro pareti-saracinesche. La facciata di un edificio che ne formi un lato appartiene ugualmente all'edificio e alla piazza, deve mettere in relazione e in proporzione un volume pieno e uno vuoto. B. Pensa alle piazze antiche, porticate; pensa alla funzione urbana e sociale delle logge trecentesche fiorentine, concepite quasi come il simbolo stesso della città, coi suoi spazi comunitari a misura d’uomo. Progetta una facciata porticata o a loggia: una superficie in cui si inscriva una profondità, un piano in cui il volume pieno dell'edificio e il volume vuoto della piazza si compenetrino e si definiscano l'uno in rapporto all' altro «per comparatione», proporzionalmente. La proporzione tra i due volumi è espressa, su quel piano-diaframma, dalla misura degli archi a tutto sesto, dal rapporto tra la loro apertura e l'altezza delle colonne, e dall'apparente, prospettico scalare del piano superiore, a finestre. E’ certo che le conoscenze prospettiche dell’artista poterono consentire la trasposizione dalle prospettive ideali e astratte dei pittori trecenteschi suoi contemporanei, così come le sue conoscenze di statica poterono fargli realizzare la leggerezza strutturale delle arcate , differenziate nettamente da quelle romane e romaniche. Nel portico B. introduce le volte a vela in luogo della volta a crociera, che aveva caratterizzato le architetture precedenti, e crea valori spaziali assolutamente originali, che serviranno da modello per tutto il secolo. Le esili colonne sormontate da capitelli corinzi offrono anch’esse nuovi parametri all’architettura rinascimentale che, da Firenze, si diffonderà in Toscana e nel resto d’Italia.
San Lorenzo e la Sagrestia Vecchia:
Cosimo commissionò la costruzione della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo, destinata a cappella gentilizia della propria famiglia, a Brunelleschi, che progettò anche la chiesa, poi costruita da Manetti.
La chiesa è impostata secondo lo schema della basilica (in particolare ricorda Santa Croce), ma presenta caratteri di assoluta originalità per quanto riguarda la distribuzione modulate della pianta, anch'essa proporzionata in base a precalcolati effetti prospettici
La serie di cappelle nelle navate laterali, ricavate al disotto del piano d'imposta delle volte a vela delle navate stesse, dilata gli spazi della tradizionale chiesa medievale; e il gioco della luce le conferisce un senso di leggerezza e un respiro fino allora sconosciuto all'edificio sacro cristiano. E’ l'atmosfera del Rinascimento che prorompe a Firenze, e da Brunelleschi viene espressa in termini di architettura. La scena urbana cambia, così come muta il dialogo tra l'uomo e le cose.
L'ordine corinzio adottato da Brunelleschi conserva le forme e le proporzioni canoniche; ma rivive nel suo nuovo impiego funzionale e acquista slancio e leggerezza con l'introduzione del pulvino dal quale si dipartono gli archi.
Nella Sagrestia Vecchia una delle opere più famose di Brunelleschi, il suo linguaggio è ancora riconoscibile nella snellezza e nello slancio delle strutture, nella chiarezza degli scomparti architettonici, sottolineati dal contrasto tra la pietra serena delle paraste, dei riquadri degli archi, dei rosoni e delle trabeazioni e il bianco intonaco delle pareti; un contrasto che evidenzia la limpida composizione delle superfici e dei volumi.
Il sacrificio si Isacco:
In questo rilievo, presentato al concorso bandito dall’Arte della Lana per la seconda porta bronzea del Battistero di Firenze,che aveva come tema il passo biblico del sacrificio di Isacco, Brunelleschi esalta il carattere energico e l’autonomo agire degli attori della scena, in contrasto con il paesaggio, che ha un ruolo minore. Brunelleschi, per la propensione al calcolo delle forze, all’esaltazione della struttura geometrica e della spazialità, dimostrava già in questo rilievo giovanile una mentalità che era potenzialmente quella di un architetto moderno.
Cappella Pazzi:
Nel 1429 Brunelleschi ricevette dal nobile fiorentino Andrea Pazzi l’incarico della costruzione della cappella nel Chiostro della chiesa di Santa Croce a Firenze. I lavori cominciarono verso il 1433, ma alla morte dell’architetto l’opera era ancora incompiuta, come dimostrano la data apposta sull’intonaco esterno del tamburo della cupola (1459) e quella sull’estradosso della cupoletta del portico (1461). Lo schema planimetrico della Cappella Pazzi una versione più complessa della Sagrestia Vecchia di S. Lorenzo (1421-28). Mentre quest’ ultima ha un impianto quadrato centrale coperto da una cupola emisferica su pennacchi e con un lato apert
o per dar luogo al coro, anch’esso quadrato ma di dimensioni minori, nella Cappella Pazzi l’aula è rettangolare e il quadrato del coro è compensato da un atrio quadrato affiancato da portici. In questo modo, ciascuno dei quattro lati del quadrato principale viene modificato pervenendo a una sintesi di spazio centrale e spazio longitudinale attraverso un serie di accorgimenti proporzionali e strutturali.
Santo Spirito:
Il fulcro della composizione è l’incrocio dei bracci del transetto sotto la cupola in funzione della quale si organizzano le due direzioni del percorso: la pianta a croce latina raggiunge la sua più efficace espressione.
La pianta della chiesa appare rigorosamente definita da un costante modulo metrico che stabilisce l’ampiezza della navata maggiore e di quelle laterali, che si prolungano intorno al transetto e al coro, come a formare un deambulatorio continuo, il cui perimetro esterno è mosso da quaranta cappellette di larghezza pari alle campate delle navate e tutto il progetto acquista così uno straordinario rigore metrico.
• Datazione: Databile tra il 1420 e il 1436.
• Luogo di conservazione: Firenze.
• Stato di conservazione: Perfetto.
• Civiltà e cultura d’appartenenza: Rinascimento fiorentino.

IMMAGINI

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Cupola del Duomo di Santa Maria del Fiore

Esempio



  


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