Il romanico

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Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

IL ROMANICO (XI – XII secolo)
Si sviluppò in una vasta area geografica che andava dalla Spagna alla Polonia, dai paesi scandinavi all’Italia. Presenta caratteristiche simili in architettura, in scultura e in pittura, anche se quest’ultima risente ancora dell’influsso dell’arte bizantina. Gli spostamenti delle maestranze favoriscono uno scambio di esperienze, di idee, di tecniche e di stili che incrementano l’attività costruttiva.
Il termine “romanico” fu coniato nel XIX secolo da studiosi francesi, che vollero sottolinearne le analogie con lo sviluppo delle lingue e delle letterature “romanze” e mettere in risalto l’ipotesi di una ripresa dei metodi costruttivi dell’antica Roma.
Durante l’XI secolo alcuni fattori innescarono importanti trasformazioni della condizione di vita, del territorio e della cultura. Iniziò un indebolimento del regime feudale e i centri culturali ebbero una crescita considerevole. Nacque e si affermò un nuovo ceto sociale composto da mercanti ed artigiani, la “borghesia”.
LA RIFORMA MONASTICA E LA FONDAZIONE DI CLUNY. Il decadimento morale del clero provocò un grande desiderio di rinnovamento spirituale., che si svolse soprattutto all’interno dei monasteri. Dal monastero benedettino di Cluny (Borgogna, 910) prese il via una nuova fase della storia della Chiesa cattolica. Da qui nacque infatti la riforma monastica, che fece del monachesimo la terza forza della società medievale. Un altro ordine riformato che si diffuse in Europa fu quello dei Cistercensi (dal primo convento in Borgogna, a Citeaux); la figura centrale fu Bernardo di Chiaravalle. La sua opera fu così grande che fece definire il XII secolo “l’epoca dei cistercensi”.
LA MENTALITA’ RELIGIOSA. La religione, l’idea del sacro, l’ossessione del peccato e del male furono gli aspetti fondamentali dell’uomo medievale. La civiltà europea di questo periodo fu infatti estremamente religiosa. Uno dei fenomeni più importanti e imponenti fu quello dei pellegrinaggi, che rappresentavano la speranza di una grazia, il perdono dei peccati e la salvezza dalla dannazione.
ARCHITETTURA. L’arte romanica si espresse con grande originalità principalmente nell’architettura. Le novità di questa corrente furono soprattutto tre: la maggiore complessità delle strutture, la scomposizione della navata in campate e lo studio delle volte. Le chiese erano organizzate su tre livelli: la cripta, seminterrata; il presbiterio, al di sopra della cripta, riservato al clero e posto in alto; le navate, di solito tre, destinate ai fedeli e articolate generalmente su due livelli. Un’altra novità è quella delle coperture, con i soffitti spesso erano a capriate. Ai volumi fortemente rilevati dell’esterno corrispondevano internamente spazi vuoti e pieni che creavano zone di ombra e di luce. Le murature erano massicce e movimentate, alleggerite da arcate e portali.
La costruzione di una cattedrale richiedeva tempi lunghissimi e trasformava la città in un grande cantiere. I lavori procedevano secondo tappe precise. Si iniziava tracciando il perimetro dell’edificio ed era molto importante l’orientamento dell’abside, che doveva essere rivolto ad est, dove sorge il sole, simbolo di Gesù Cristo, luce del mondo.
L’architettura romanica si sviluppò in maniera precoce in Normandia; qui gli edifici presentano un’articolazione complessa e si sviluppano in altezza.
La cattedrale di Durham, in Inghilterra, iniziata nel 1093, rappresenta uno dei primi esempi di copertura delle campate con volte a crociera e costoloni. Le altre cattedrali non hanno decorazioni scultoree, ad eccezione di motivi ornamentali a disegno geometrico.
In Germania si diffusero edifici ricchi e imponenti, testimoni dei legami con l’architettura imperiale carolingia e ottoniana.
In Francia le chiese e le cattedrali si manifestano in forme varie e grandiose, ricche di ornamenti. Una testimonianza è l’Abbazia di Cluny nella sua terza ricostruzione (1088-1130), andata distrutta. Una caratteristica del romanico francese sono le navate centrali molto alte.
In Spagna, oltre al legame con l’architettura francese, si uniscono le più antiche tradizioni locali, come il tipico “arco a ferro di cavallo”, di origine islamica. Un esempio di architettura romanica spagnola è la Cattedrale di Santiago de Compostela.
In Italia l’architettura romanica si manifestò con caratteri diversi nelle varie regioni; un’area ricca di testimonianze è quella lombardo – emiliana, in particolare nelle città di Milano e di Modena. A Milano troviamo la Basilica di Sant’Ambrogio, a Modena la Cattedrale di Modena. Caratteristiche di quest’architettura sono le decorazioni esterne: la facciata a capanna o a salienti, le cornici a mensola, le arcate cieche e le soggette praticabili o finte. Un’altra importante testimonianza del romanico in Italia è la Basilica di San Nicola a Bari. Tra le città italiane, Venezia è quella che mantiene, nel romanico, i legami più forti con l’arte bizantina.
SCULTURA. Essa presentò caratteri totalmente nuovi; ne sono esempi i rilievi sia all’esterno che all’interno degli edifici religiosi, i portali, gli architravi, le mensole, i capitelli. Le sculture sono parte integrante dell’edificio e il loro obiettivo era quello di esaltare la fede cristiana con immagini facilmente comprensibili. Le tecniche più usate sono l’alto e il basso rilievo. Le forme sono definite e spesso rigide: lo si vede nelle pieghe delle vesti, negli atteggiamenti, nelle espressioni e nelle raffigurazioni delle parti del corpo. Gli atteggiamenti sono semplici e chiari per facilitare la comunicazione alla base della scultura stessa. I soggetti rappresentati parlavano del Vecchio e del Nuovo Testamento o anche di soggetti allegorici (le arti, i mesi, i segni dello zodiaco, gli animali mostruosi, ecc...). Le immagini attiravano l’attenzione dei fedeli e li istruivano, in quanto potevano essere capite anche da coloro che non sapevano leggere.
PITTURA. Anche la pittura aveva il compito di educare i fedeli ma non ci sono novità sostanziali come negli altri campi. La maggior parte delle immagini dipinte nel periodo romanico si rifanno ancora all’arte bizantina. Sono figure piatte, con linee marcate, effetti decisi tra luci e ombre e spazi senza profondità. L’affresco ricopriva i muri delle absidi e i soffitti e persino le facciate delle chiese. Anche il mosaico fu usato, soprattutto nelle chiese di Venezia, Roma e Palermo. I temi rappresentati sono gli stessi della scultura. In Italia, in particolare in Toscana, tra Lucca e Pisa, si diffusero tra l’XI e il XII secolo le croci dipinte, realizzate sul legno o su fogli di pergamena, raffiguranti Cristo crocifisso e scene della passione.
I COMMITTENTI. I principali committenti di chiese, cattedrali e abbazie furono le autorità ecclesiastiche: erano colti uomini di chiesa che seguivano in ogni dettaglio la produzione figurativa e architettonica e che davano indicazioni ai maestri su forme e temi da rappresentare. Ma anche i re e la grande nobiltà contribuirono alle spese con donazioni personali.
MORFOLOGIE ARCHITETTONICHE. Le chiese e le cattedrali romaniche importanti sono caratterizzate dalla complessità della struttura, dalla pianta e dall’alzato. La facciata può assumere diversi aspetti, come la facciata senza torri a salienti, diffusa in particolare in Europa settentrionale ed occidentale. Oltre che a salienti può essere a capanna, una forma articolata generalmente in più parti e con tante strutture decorative. Il portale centrale è quasi sempre preceduto dal protiro, una struttura architettonica composta da una volta sorretta da colonne che a volte poggiano su due leoni. Altro elemento è il rosone, un’apertura circolare decorata riccamente. La pianta delle chiese e delle cattedrali romaniche è divisa in 3 o 5 navate; la parete absidale viene movimentata spesso con absidi semicircolari. Agli edifici a pianta longitudinale si affiancano anche quelli a pianta centrale, in genere di forma circolare, quadrata o poligonale. Per quanto riguarda questi ultimi, si tratta in genere di battisteri presenti nell’Italia del Nord. L’interno della chiesa presenta una ripartizione in navate, con quella centrale generalmente più alta e a più piani. Le navate sono a loro volta suddivise in campate che si susseguono con regolarità. Le coperture delle navate, in origine di legno, sono sostituite ora da volte in pietra. Nell’architettura romanica le volte più frequenti sono la volta a botte e la volta a crociera.
• Facciata senza torri a salienti: nella facciata senza torri a salienti, il profilo del tetto segue le differenti altezze delle tre navate: risulta perciò più alto in corrispondenza della navata centrale e più basso in corrispondenza delle due laterali.
• Facciata a due torri: è tipica dell’architettura romanica, soprattutto in Europa settentrionale ed occidentale. Talvolta questo tipo di facciata dà all’edificio l’aspetto di una fortezza.
• Facciata a capanna: è molto diffusa nell’Italia settentrionale. E’ caratterizzata da un tetto a due spioventi; in genere è articolata in tre parti.
ALTRI TERMINI:
• Deambulatorio: è sinonimo si “ambulatro” ed è il passaggio che si sviluppa lungo l’abside e intorno al coro. Alcune volte è circondato dalla cerchia delle cappelle.
• Claristorio: è la parte superiore, con finestre, delle pareti della navata centrale, più alta di quelle laterali e quindi capace di prendere più luce. Nell’architettura romanica questa zona presenta spesso un passaggio ricavato nel muro.
STRUTTURE DECORATIVE NELLA FACCIATA. Gli elementi caratteristici e ricorrenti sono gli archetti: essi possono seguire l’andamento del tetto o essere posti in senso orizzontale sulla superficie della facciata. Altri elementi sono il pilastro angolare, la semicolonna e le arcate cieche.
INTERNO CON ELEVAZIONE SU TRE PIANI. La parete interna si può sviluppare su tre piani: le finestre in alto costituiscono il claristorio, mentre scendendo è frequente la presenza di finestre cieche e arcate ampie.
LA CAMPATA. Tra gli elementi caratteristici del romanico è da ricordare la volta in muratura: questa poteva avere sia la pianta quadrata che rettangolare ed è chiamata campata.
LA VOLTA A BOTTE. Esistono vari tipi di volte, denominate in base alla tecnica di costruzione e alla forma. La volta a botte è formata da un arco a sezione di cerchio, poggia su due muri di imposta o due sere di sostegni paralleli e continui. Essa scarica i pesi equamente sugli elementi che la sostengono, che sono sottoposti al medesimo sforzo per tutta la loro lunghezza.
LA VOLTA A CROCIERA E I COSTOLONI. La volta a crociera, generalmente realizzata in pietra, è formata da 4 vele di muratura divise da costoloni o nervature, lungo i quali i pesi vengono distribuiti su 4 punti angolari e non più su tutta la lunghezza della parete. L’introduzione dei costoloni lungo le linee di intersezione fa la differenza tra le volte a crociera romaniche e quelle dell’antica Roma.
LA CATTEDRALE DI MODENA: ARCHITETTO LANFRANCO (XI-XII secolo). La cattedrale di Modena fu realizzata dall’architetto Lanfranco; i lavori iniziarono nel 1099. La grande chiesa, tra i monumenti più significativi dell’architettura romanica in Italia, fu voluta dai cittadini che la vollero dedicare a San Gemignano, il primo vescovo della città. E’ un santuari più ricco, ma meno grandioso rispetto alla precedente cattedrale. La pianta è più complessa rispetto alle chiese bizantine; lo spazio è rettangolare, diviso in 3 navate e strutturato secondo una successione di campate (quelle della navata centrale sono circa il doppio di quelle laterali) segnate da alte semicolonne addossate ai pilastri. La parete absidale acquista un nuovo movimento mentre la cripta è quasi un’altra chiesa che occupa la zona sottostante al presbiterio.
Non abbiamo notizie certe sull’architetto Lanfranco, ma la sua fama è documentata su un’epigrafe murata all’esterno dell’abside, che lo definisce “mirabilis artifex”. Probabilmente egli era di origine lombarda; fu chiamato dai modenesi per costruire la cattedrale. All’epoca la città aveva già un duomo a 5 navate, ma i cittadini volevano una costruzione più ampia, rivestita di marmi pregiati. L’esterno è armonioso; la facciata a salienti, divisa da contrafforti, riflette l’interno a 3 navate di altezze diverse e annuncia, nelle soggette trifore unite dagli archi, il motivo della finta galleria che corre lungo le pareti della navata centrale; sui fianchi e nelle absidi prosegue il teme degli archetti che dà unità alla decorazione esterna e movimenta le superfici. Un protiro e i bassorilievi dello scultore Wiligelmo rendono preziosa la facciata, ornata successivamente da un rosone costruito da Anselmo da Campione. L’interno della chiesa, realizzato in mattoni, in origine aveva la copertura a capriate (le volte attuali sono del ‘400): Lanfranco preferì questa soluzione perché secondo lui le volte in pietra avrebbero alterato il rapporto tra strutture e spazio. Nella Cattedrale di Modena, la genialità del costruttore dà un’interpretazione nuova e particolare dello spazio romanico, senza interruzione, caratterizzato da forti volumi e scandito da una rigorosa struttura architettonica. L’impianto portante è realizzato in pilastri compositi che sorreggono gli archi diaframma, in pietra, che hanno una funzione antincendio, mentre le colonne, con capitelli che ricordano quelli corinzi, sostengono gli archi che dividono le navate.
ALTRE CATTEDRALI ROMANICHE.
• La Basilica di Saint – Sernin: si trova a Tolosa ed è una delle chiese più importanti dei pellegrinaggi. Fu iniziata intorno al 1080, è divisa in 5 navate, ha un transetto molto grande, un’abside con cappelle a raggio ed una struttura complessa ed articolata.
• La Basilica di San Miniano al Monte: fu costruita tra il 1013 e il 1063. Si trova su un colle che domina Firenze. L’edificio fu fatto costruire dal vescovo Ildebrando; l’imperatore Enrico II e la moglie contribuirono alle spese per la costruzione. La facciata è a salienti ed è rivestita da marmi bianchi e verdi. E’divisa in 3 navate.
• La Cattedrale di Pisa: E’ la cattedrale che fa parte del complesso del “Campo dei Miracoli” a Pisa. E’ caratterizzata da edifici pieni di colore e di luce, con influenze orientali. I lavori iniziarono nel 1064 e gli architetti furono Buscheto e Rainaldo. La basilica è dedicata alla Vergine Assunta e sorse come simbolo della potenza della repubblica marinara. L’architetto progettò l’edificio a 5 navate e rese la struttura ancora più complessa inserendo un transetto enorme, grande quanto una chiesa.
• Il Duomo di Monreale: è un edificio rappresentativo della particolarità delle chiese in Sicilia, dove le vicende politico-culturali avevano portato tecniche di costruzione arabe, normanne e bizantine. Si trova sulle pendici del Monte Caputo, vicino Palermo. L’abside è ricoperto da archi moreschi che si intrecciano, creando eleganti ornamenti. L’interno è decorato da mosaici bizantini: nel catino absidale domina un grande “Cristo Pantocrate” (dal greco, Cristo onnipotente, che domina tutto), probabilmente eseguito da maestri orientali.
WILIGELMO, scultore, e “LAMECH CHE UCCIDE CAINO” (da “Storie della Genesi”).
“Lamech che uccide Caino” è parte di una lastra con “Le storie della Genesi”, cioè la storia dalla creazione fino alla missione di Noè e dei suoi figli. Fu scolpita da Wiligelmo tra il 1099 e il 1106 circa. I quattro rilievi murati nella facciata della cattedrale di Modena facevano parte di un complesso iconografico e, quasi sicuramente, la collocazione attuale non corrisponde a quella originaria. La scena rappresenta Lamech che uccide Caino per errore. Il vecchio Lamech, nonostante fosse cieco, si recava ancora a caccia accompagnato da suo figlio: questi vedendo qualcosa muoversi dietro un albero, pensò che fosse una preda. Così la indicò al padre, che scoccò la freccia. Questa colpì Caino; quando il vecchio si accorse dell’errore, punì il figlio schiacciandogli la testa tra le mani. Nel rilievo di Wiligelmo, Caino, morente, si aggrappa all’albero dietro il quale si era nascosto mentre Lamech, immobile e ancora ignaro della tragedia, ha l’arco alzato.
Dentro gli archetti, le figure sono come degli attori che recitano la loro parte sulla scena. Hanno corpi stilizzati ma espressivi, realizzati con volumetria. I volti, con tratti ben delineati, sono tutti molto simili: ripetono un modello perché la scultura non trasmetteva ancora emozioni. Gli sfondi su cui poggiano le figure sono semplici e schematici, eppure non si ha mai l’impressione che essi si muovano nel vuoto. L’arte di Wiligelmo mostra l’interesse dell’artista per i modelli classici, da cui trae i motivi decorativi e l’equilibrio tra pieni e vuoti. Secondo alcuni egli è tedesco o di origini nordiche, secondo altri, invece, è di origine lombarda. Wiligelmo si formò artisticamente a Modena, dove lavorò in perfetta armonia con l’architetto Lanfranco e lì si occupò di tutta la decorazione della cattedrale, dai capitelli alle mensole e alle loggette. A Modena, dopo molto tempo, la scultura e l’architettura sono in stretta relazione tra loro. Lo scultore viene ricordato con due iscrizioni nel duomo, che lo definiscono “degno di onore”: una testimonianza che documenta la grande fama che aveva guadagnato presso i cittadini di Modena.
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