Il primo rinascimento - Brunelleschi, Alberti, Donatello, Masaccio

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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STORIA DELL’ARTE: IL PRIMO RINASCIMENTO

FILIPPO BRUNELLESCHI
Considerato da Vasari il primo architetto importante, con Brunelleschi inizia la storia dell’architettura. È molto importante per le innovazioni che introduce ed è il primo a scoprire la prospettiva lineare con le regole geometriche. È amico di Donatello, ma sono diversi, infatti hanno visioni opposte dell’uomo e della vita, anche se studiano insieme a Roma. (in questi appunti mancano le differenze nella visione della vita!)
Brunelleschi è anche scultore: perde il concorso per la realizzazione della porta del Battistero di Firenze (vince il Ghiberti). Fa il “Cristo ligneo” di S. Maria Novella.
All’inizio della carriera è orafo e scultore, poi fa opere architettoniche. Partecipa ad un altro concorso, per la cupola del Duomo di Firenze: stavolta vince lui, insieme al Ghiberti, che lo aiuterà, infatti essa è attribuita principalmente al Brunelleschi.

La commissione ritiene il suo progetto assurdo, irrealizzabile, perché vuole costruire la cupola senza sostegni di legno, solo col mattone a spina di pesce (esso permette il non-uso di centine). Essa è costruita a doppia calotta, che dà una protezione reciproca, ed è percorribile all’interno. La cupola è esageratamente grande in confronto al duomo → importanza uomo, al centro dell’universo. Ci sono le nervature a spina di pesce. Il progetto lo tiene occupato per quasi tutta la vita, ma nel frattempo realizza anche altre opere.

31+32: Cupola del Duomo di Firenze e lanterna, Filippo Brunelleschi
Anche Michelangelo si ispira ad esso per il cupolone. Il duomo primeggia grazie alla grande cupola, che simboleggia la rinascita dell’uomo, la sua grandezza, la sua potenza. Essa è messa in risalto dalle nervature bianche che sottolineano l’andamento e mettono in risalto il colore. A Vasari piace perché si vede il panorama. C’è anche la lanterna per illuminare, per cui ha dovuto partecipare ad un altro concorso.
Le finestre circolari del tamburo e le aperture della lanterna danno luce all’interno. Brunelleschi è abile: affinché i lavori continuassero sempre, inserisce comodità nel cantiere, nelle impalcature: bagni, cibarie, di che rinfrescarsi.

33: Ospedale degli innocenti, Filippo Brunelleschi
Mentre continua la cupola, progetta l’Ospedale degli Innocenti. Questo è il suo progetto più antico, in realtà. Esso è situato in una piazzetta quasi quadrata, al lato opposto è simile → ordine e quindi classicità. L’edificio è un orfanotrofio con bimbi avuti da ragazze madri. A sinistra c’è una porta dove le mamma lasciavano i bimbi, con la ruota; adesso c’è anche una scultura in onore di questi ultimi. All’interno c’era tutto: giochi, falegnameria, refettori… c’è ordine e insegnavano a lavorare.
L’Ospedale è a sviluluppo orizzontale → equilibrio, bellezza, armonia, proporzionalità, classicità. Nel portico ci sono colonne lisce con arcate a tutto sesto, la volta è a crociera e sotto ogni campata c’è uno spazio cubico (l’altezza della colonna è uguale al diametro dell’arcata che è uguale alla profondità). Fra le arcate ci sono i tondi in terracotta invetriata con i bimbi in fasce di Della Robbia (la sua famiglia inventa questa tecnica che era diventata un moda; corrisponde circa alla maiolica → lucidissime, lucenti, colori accesi; hanno accorgimento segreto tuttora). Anche in altre parti di Firenze ci sono decorazioni di terracotta invetriata, che in sovrabbondanza è un po’ kitsch.
C’è un fascio tangente alle arcate e un altro alle finestre timpanate → ritmo regolare, continuo + elemento classico (timpano). Uso di motivi grigi (pietra arenaria) → gioco pittorico chiaroscurale da cui si ispirano anche Vasari e Michelangelo.

35: San Lorenzo, Firenze, esterno, Filippo Brunelleschi
Non finisce di realizzare il progetto, è incompleta. La facciata verrà affidata a Michelangelo, ma nemmeno lui la completa, stracciando il progetto per questioni di soldi. Ha fascino; c’è il mercato nascosto. Dietro: cappella medicea, libreria francescana.
36: San Lorenzo, Firenze, interno, Filippo Brunelleschi
Interno grandioso, tipico interno rinascimentale fiorentino. È divisa in tre navate e c’è la massima profondità (gli piaceva ed esagerava in ciò). Ha giocato sul pavimento e losanghe = rombi che accentuano maggiormente la profondità e la prospettiva, creando un’illusione ottica che allarga gli spazi.
Gioca con pietra serena grigia = arenaria su fondo chiaro. Le colonne sono lisce e corinzie. Sul capitello c’è un’invenzione: sopra l’abaco, il dado brunelleschiano. Decorato con festoni a visi di putti → imitato da altri, per dare slancio in altezza. Il soffitto a cassettoni non è rinascimentale, ma è d’oro, quindi è barocco (1600): nel 1200-300 non si usava. Ci sono roselline classiche, finestre circolari. C’è equilibrio e proporzionalità.
In fondo, ci sono pulpiti scuri di Donatello.

37: San Lorenzo, Firenze, particolare dell’interno, Filippo Brunelleschi
Le cappelle sembrano molto lontane, sempre per gioco prospettico.

45: Santo Spirito, Firenze, interno, Filippo Brunelleschi
Costruito dopo la morte dell’artista. C’è meno profondità rispetto a San Lorenzo, anche a causa del pavimento che non ha gioco di losanghe. Le colonne sono lisce e corinzie, v’è sempre l’abaco col dado brunelleschiano (semplice). È meno decorata. Le arcato a tutto sesto sono lisce e sembrano meno slanciate. Il soffetto è stuccato. Manetti lo modifica quando Brunelleschi muore. Pianta a croce latina.

48: Palazzo Pitti, Firenzo, Filippo Brunelleschi
Fu costruito solo dopo la morte di Brunelleschi. Si presenta come un blocco geometrico rettangolare e massiccio, con pareti rivestite di bugnato rustico al piano terra e più regolare nei piani superiori. È diviso in 3 fasce: quella inferiore presenta un’alternanza di finestrelle rettangolari e finestre con arcata a tutto sesto e timpano, mentre in mezzo c’è la porta d’ingresso; quella di mezzo e quella superiore hanno un ritmo continuo di finestre con sopra un’arcata a tutto sesto. C’è gioco chiaroscurale dato dal bugnato e dalle numerose rientranze. Ci fanno ora le sfilate di moda.

DONATELLO
Donato di Niccolò di Betto Bardi nasce a Firenze nel 1386 e vi muore nel 1466.
Come già detto, anche se Brunelleschi studia con Donatello il loro carattere e il loro pensiero sulla vita sono diversi.

51: Crocifisso di legno, in Santa Croce a Firenze, Donatello
Questo è un uomo vero, non idealizzato, più sofferente, è proprio un uomo di 33 anni, aderente alla realtà. Si trova in S. Croce, in una cappella barocca, la seconda a destra (non si vede spesso a causa dei luccichii per gli stucchi dorati).
24: Crocifisso di legno, in Santa Maria Novella a Firenze, Filippo Brunelleschi
I muscoli sono pochi, c’è un morbido gioco chiaroscurale, è femmineo → idealizzato. Si trova in S. Maria Novella, si vede molto bene, risalta.

54: San Giorgio, marmo, Firenze, Donatello
San Giorgio + predella. Fino al secolo scorso si trovava ad Orsanmichele a Firenze. È rovinato, ripulito nel Medioevo dal Borgello. Era esterno, in una nicchia, e l’inquinamento l’ha sporcato. A Orsanmichele c’è ora una copia.
Donatello si ispira alla scultura classica greca e romana. È imponente, leggermente di scorcio il viso → movimento, la figura è solida, ben piantata sui piedi, le gambe sono divaricate a triangolo; il gioco del triangolo è ripetuto. L’armatura è sottolineata da giochi/motivi decorativi geometrici che la luce sottolinea con un leggero chiaroscuro. Il viso pensa, medita → tipica dignità umanistica dell’uomo. C’è razionalità, equilibrio, serenità.

55: San Giorgio e il drago, marmo, Firenze, Donatello
San Giorgio + drago che vuole mangiare principessa sulla destra, mentre al centro San G?? lo uccide a cavallo. La composizione è simmetrica ma non speculare. A sinistra c’è la grotta del drago. Dietro alla principessa c’è un portico con 4-5 ulivi → massima profondità e prospettiva.
Donatello inventa lo stiacciato donatelliano: in poco spazio, tipo 3-4 millimetri, ottiene anche dieci piani di profondità, grazie ad un preciso gioco millimetrico che può applicare solo uno con un’abilità da orefice.
C’è dinamismo, tutto è in movimento: la principessa ha le mani giunte, è impaurita, e l’abito è un velo leggero alla Botticelli.

56+57: Il profeta Geremia, marmo, Museo dell’Opera del Duomo in Firenze, Donatello
Rovinate da smog. I profeti erano quattro, dal secolo scorso sono in un museo del Duomo. Sono state corrose, come si può vedere dall’orecchio, per le cacche acide degli uccelli. Ora ci sono le copie nelle nicchie. Piacciono ai fiorentini perché si riflettono nei quattro personaggi (sono persone comuni, del posto, non sono idealizzate). Hanno un ricco mantello rigonfio con pieghe a volte falcate, si atteggiano con nonchalance, sono spartani, volto sicuro, vero; la barba è imprecisa, incolata, come quella di un uomo che lavora.
Nel 57 manca la pupilla, sembra strabico. Massima espressività

58+59: Il banchetto di Erode, bronzo dorato, Siena, Donatello
Stiacciato reso al massimo. Nei particolari sembra esserci un gioco di altorilievi o tuttosquadri, ma è solo un’impressione. Il soldato porta la testa del Battista, Erode è spaventato, impaurito, schifato. Gioco delle ginocchia, anatomie perfette. Donatello sovrappone molti piani e rappresenta varie cose; più indietro ci sono persone che stanno per conto loro, poi i pusici, poi c’è il banchetto; a destra si ritraggono dalla paura inorriditi.
Nel pavimento c’è il gioco di losanghe utilizzato anche da Brunelleschi → prospettiva.
Il movimento + il gioco chiaroscurale → espressività e drammaticità.

60: David, bronzo, Firenze, Donatello
Non sembra di Donatello. I muscoli sono pochi e non prevalgono assolutamente: il David è femmineo, ha i capelli lunghi; è giovanissimo, efebico. Ci sono pochi morbidi giochi chiaroscurali. Prevalgono e sono più intensi in alto, nei capelli, e in basso. Il David è idealizzato, raffinato, ma troppo! Lui con l’intelligenza ha sconfitto Golia.

70: Monumento equestre al Gattamelata, Padova, Donatello
Importante monumento equestre. Gattamelata, un importante condottiero, è rappresentato nella sua realtà, con i suoi anni (non è un 30enne idealizzato!). Si vede che ha sofferto, c’è realismo sia in lui che nel cavallo, che non è né snello né agile: ha combattuto col padrone. Si trova a Padova: è corroso, sporco, rovinato (cacche acide, smog), e di bronzo!

71: Giuditta e Oloferne, Firenze, Donatello
Nel Palazzo della Signoria, in bronzo. Soggetto religioso, rappresentata in modo realistico, anche se era bella dal vivo. È forte → forza morale, e mascolina, non bella ed elegante. Il viso sottintende mascolinità. La luce è importante, crea intensissimi giochi chiaroscurali per la ricchezza di pieghe vicine, in contrasto col corpo nudo di Oloferne con i capelli lunghi. C’è la predella con la base in stiacciato. È notevole (2,36 m). Giocato sulla drammaticità dell’evento. Il movimento di Giuditta crea tensione. È fredda.

72: Maddalena, Firenze, Donatello
Maddalena, ex prostituta che si converte. Sarebbe bellissima, era rappresentata con forme perfette e chioma lunga (o bionda o rossa); Donatello però la rappresenta quando torna dal deserto dopo anni per purificarsi: è scarna, magrissima, ricoperta da lunga chioma che copre le nudità scheletriche. Sofferenza, non ha i denti → realismo estremo. Sembra espressionismo. Culmine del modo di pensare che l’uomo soffre ed è così, quindi bisogna rappresentarlo così. C’è estrema drammaticità.
È nel Museo del Duomo. Di legno patinato, dorato (colorato), sembra bronzo. Deve essere custodita bene e protetta dai tarli a vista. È una delle ultime opere, il capolavoro.

MASOLINO E MASACCIO
Masolino è maestro di Masaccio.
Masolino: fa parte del tardo gotico internazionale (o fiorito), che si protrae fino ai primi decenni del 1400. Nasce verso il 1386, si iscrive all’arte dei medici e speziali (che come i pittori utilizzano sostanze macinate e polveri miscelate). Si appoggia a moduli tardo-gotici, ha più attenzione per i valori naturalistici della tradizione fiorentina. I suoi personaggi sono consapevoli della propria grazia, non sono inseriti nel contesto storico.
Incontra Masaccio, più giovane di 15 anni. Mettono su una bottega insieme. La loro prima opera è la 76. Dopo la morte di Masaccio, prima di 30 anni, viaggio per Italia ed Europa.
Masaccio: nasce ad Arezzo nel 1401 e muore di malaria a soli 27 anni, nel 1428, a Roma. Le sue caratteristiche sono la sintesi, l’estremo realismo, la massima drammaticità; ogni figura ha una dignità personale. È diverso da Donatello, anche perché è solo pittore, non scultore. Non viene capito subito, perché in Italia la cultura principale è ancora quella gotica. Inserisce sempre uomini veri, che provano angoscia, si disperano e si vergognano.

76: Madonna con bambino, Masaccio e Masolino
Prima opera di M+M, si trova negli Uffici a Firenze. C’è la Madonna con Gesù, e dietro di loro Sant’Anna (madre della Madonna), probabilmente disegnata da Masolino, in quanto è meno volumetrica, meno severa… c’ha anche il braccio troppo corto, da focomelico! Egli disegnò anche gli angeli, meno intensi, inconsistenti cromaticamente. Essi fanno corona al quadro. Si distinguono nettamente i due stili: quello di Masaccio è tornito, moderno, nuovo, usa il chiaroscuro; quello di Masolino è gotico, fluido, lineare, tradizionale.

79: Crocifissione, Masaccio
Spiccano i capelli biondi di Maddalena. I quattro corpi, quello squadrato di Cristo, quello della Madonna come un blocco chiuso drammaticamente, quello di San Giovanni sottile e mosso dal dolore e quello di Maddalena disperatamente inginocchiata sono individuati attraverso il colore che il stacca dal fondo dorato. Il grido di Maddalena è espresso dalla veste fiammeggiante e dai biondi capelli sparsi. Forse Maddalena aggiunta in seguito → aureola più semplice. Nega il suo volto → intensità. In contrasto con quella di Donatello.

Le differenze di stile e cultura fra i due si notano nella Cappella Brancacci, uno dei caposaldi della storia dell’arte. Essa viene dipinta nel 1425 con storie tratte dalla Bibbia e dalla Genesi. Verrà completata da Filippino Lippi nel XVI sec., che cerca abilmente ed intelligentemente di adattarsi agli stili dei pittori precedenti ma usa colori squillanti.

20: Il peccato originale, Masaccio
Il Diavolo tenta i progenitori sotto forma di serpente con testa femminile, che rappresenta la seduzione. Eva convince Adamo ad accettare il frutto. Raffinato, elegante, aggraziato. Adamo è compito ed accomodante.

86: Resurrezione di Tabita, Masaccio e Masolino
Quasi tutta di Masolino, forse di Masaccio le architetture fiorentine sullo sfondo. Realismo urbano: non è una città simbolica, ma è proprio la Firenze di quegli anni: le case accostate, l’intonaco a tinte diverse, le finestre ad arco aperte e chiuse, i panni sui davanzali, anche particolari quali uccellini in gabbia, donne affacciate… piccole notazioni realistiche.

87+89: Il tributo, Masaccio
Grandiosità: c’è un circolo di uomini, gli apostoli, che si può paragonare ad un colosseo di uomini, ed essi occupano uno spazio con le loro ombre, sono consapevoli, seri, molto peno poetici di quelli di Masolino.
Grande drammaticità. San Pietro pesca un pesce dentro cui trova i soldi per pagare l’esattore. In Masolino non c’è la stessa forza estressiva; qui anche gli ambienti sono reali, gli episodi biblici hanno luogo in Firenze, tuttora riconoscibile! Realismo urbano.
Ordine della storia: centro-sx-dx. Vengono date monete al gabelliere. Contrasto con vallata spoglia, scabra, quasi irreale.

91: San Pietro risana gli infermi, Masaccio
Mostra l’umanesima masaccesco: tutti gli uomini hanno pari dignità, anche quelli (deformi) a sinistra, anche i passanti; essa deriva dalla forza espressiva dei loro volti e dalla loro collocazione in uno spazio sicuro, perché esistono; la luce dà volumetria e rende consistente il loro essere.

92: La cacciata dei progenitori, Masaccio
Adamo ed Eva sono qui persone vere che provano l’angoscia per la cacciata e sono disperati pensando alle fatiche che dovranno fare in vita. Eva si copre il pube, urla disperata → espressiva, Adamo cela il suo volto, ma il sesso virile è rappresentato realisticamente. C’è la massima drammaticità. Il viso di Eva è quasi macchiaiolo, non è stato fatto il disegno a matita prima.

93: La Trinità, Masaccio
Fra le ultime opere, realizzata appena prima di morire. Quello che sembra il colletto è la colomba che rappresenta lo spirito santo. L’architettura brunelleschiana (classica?) è in prospettiva e anche le figure sono dislocate in modo prospettico. La composizione è piramidale. Tale è il rigore prospettico che si pensa sia intervenuto anche Brunelleschi, che stima molto Masaccio e ne rimpiangerà la morte. Oltre alla Trinità sono rappresentati, sotto la croce, Maria e San Giovanni e, più in basso, i committenti, i Lenzi. Sotto che è lo scheletro con la scritta allegorica, il cui messaggio è: ero ciò che siete, voi sarete ciò che sono.

LEON BATTISTA ALBERTI
Nasce a Genova nel 1404 e muore a Roma nel 1472. Architetto e teorico, figura importante. Uomo di vasta cultura, è il teorizzatore dell’umanesimo. È il primo a mettere per iscritto i principi dell’arte, scrivendo tre volumi su architettura, pittura, scultura. Il suo primo lavoro, dal ’31 al ’34 come segretario della Cancelleria pontificia, è a Roma, quindi va a contatto con la cultura classica, la studia e ne lamenta la rovina e ne resta affascinato, infatti nelle sue architetture si trovano elementi classici romani.
È soprattutto architetto, il prototipo dell’architetto moderno: lui progetta chiese, ristruttura piazze ecc. e basta, non va in cantiere a differenza di Brunelleschi (che come lui teorizza l’arte nella prospettiva) → spesso i progetti vengono modificati, ma lui non si lamenta perché non si vuole sporcare le mani. Nelle sue opere c’è funzionalità, bellezza, fermezza.
Fu stimato molto anche da vivo, gli commissionano numerose ristrutturazioni, come quelle del Tempio Malatestiano di Rimini.

99: Tempio Malatestiano, Leon Battista Alberti.
Incompleto, grande, molto luminoso. Bianca, non ci sono vuoti a parte l’apertura in mezzo → la luce solare si riflette (troppo!). Progetto incompiuto. In basso c’è un fregio con le iniziali (Sigismondo e Isotta). Tutto inserito nel quadrato e nel cerchio → max equilibrio. La parte laterale sembra un acquedotto romano

98: Medaglia celebrativa, Matteo de’ Pasti.
In questa medaglia c’era il progetto originale. Differenze: nella parte superiore manca la cupola, arco a tutto sesto sulle lesene e la trifora; nella parte inferiore, le porte laterali, anche se sono entrambe cieche, dovevano avere la stessa profondità della porta centrale e c’è il timpano, che in origine non c’era.

103: Facciata di Santa Maria Novella in Firenze, Leon Battista Alberti.
L’interno è gotico (spoglio, autentico); dentro ci sono opere di Masaccio e il Cristo ligneo. L’esterno non fu completato prima dell’avvento di Alberti. Non era facile la completazione: la parte inferiore era già realizzata! Sopra doveva farlo in armonia, non poteva comunque utilizzare lo stesso stile in quanto lui è di un’altra epoca. Allora lui divide il sotto dal sopra con una fascia con quadrati regolari, mantenendo i colori tipici di Firenze.
Sopra: salienti con gioco di volute → movimento che non disturba, non sono i salienti rigidi con lo spigolo vivo romanici, con motivi decorativi precisi. In mezzo: rosone spoglio, con quattro lesene ai lati, ci sono zebrature. C’è il timpano triangolare e un gioco di forme.

110: Basilica di Sant’Andrea in Mantova, Leon Battista Alberti.
Ultima opera dell’Alberti. Pianta a croce latina. Il progetto è stato molto modificato rispetto all’originale, in quanto lui muore e così possono fare quello che vogliono senza essere disturbati. Ha avuto molto successo a Mantova al servizio dei Gonzaga. È in una piazza molto piccola, per questo la foto è stata realizzata con una prospettiva così sghemba. Di fianco c’è una piazza bella con una stessa facciata a facciavista, in mattoni, senza intonaco.
È a una navata, c’è il transetto, è maestosa, gigantesca.
Dentro sembrano esserci decorazioni stuccate, ma sono affreschi a monòcromo, simili alla scultura, realizzati verso il 1550. Alberti la voleva spoglia… invece così perde bellezza ed eleganza! Ci sono le voltone a botte e una bella cripta. Nella prima cappella a sinistra c’è seppellito il Mantegna. L’interno è stato completato dei figli e dal Correggio.
Sembra un tempio o un arco di trionfo, con un solo fornice.

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