Il Futurismo e F.T.Marinetti

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Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

FUTURISMO
Movimento artistico-letterario, considerato come il primo movimento di avanguardia provvisto di una ideologia globale, artistica ed extra-artistica, abbracciante i vari campi dell’esperienza umana, dalla letteratura alle arti figurative e alla musica, dal costume alla morale e alla politica.
Obiettivo della polemica futurista, sorretta da venature vitalistiche e fermenti anarcoidi, erano tutte le forme nelle quali si estrinsecava la tradizione "borghese". Nella coscienza dei futuristi le formule accademiche, i filtri e le ricette della cucina pittorica e plastica di maniera, gli archi, le volte, le colonne e la statuaria classicista, furono fatte saltare in pezzi.
Ciò che i futuristi intendevano rifiutare e combattere era infatti “L’arte come fatto metafisico, staccata appunto dalla vita e n immobile nei suoi meccanismi compositivi”.
La prima dichiarazione della poetica futurista consiste in un “manifesto”, datato 11 febbraio 1909, pubblicato in francese su Le Figaro del 20 febbraio 1909 e poi in italiano nella rivista Poesia, redatto da Filippo Tommaso Marinetti, considerato il fondatore e l’ animatore del movimento.
Il manifesto Futurista proclama "di violenza travolgente e incendiaria", inteso a liberare l’ Italia "dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquari".
A questo primo manifesto firmato dal solo Marinetti, seguirono: nel febbraio del 1910 il Manifesto dei pittori futuristi, e nell’aprile dello stesso anno il Manifesto tecnico, sottoscritti da U. Boccioni, C. Carra, L. Russolo, G. Balla, G. Severini.
Sono questi i testi più strettamente pertinenti alle arti figurative, e nei quali si cerca di adeguare le idee marinettiane alla più specifica problematica pittorica. Ciò avviene in particolare nel Manifesto tecnico; si esalta il “gesto” quale modo di esternare la ”sensazione dinamica”; la complessità della nozione di movimento: Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non e mai stabile davanti a noi ma appare e scompare incessantemente... un cavallo in corsa non ha quattro zampe: ne ha venti e i loro movimenti sono triangolari . Si proclama la distruzione dello “spazio”. Lo spazio non esiste più: una strada bagnata dalla pioggia e illuminata da globi elettrici s’inabissa fino al centro della terra . Si tende a coinvolgere attivamente lo spettatore nella vicenda:
I pittori ci hanno sempre mostrato cose e persone poste davanti a noi. Noi porremo lo spettatore al centro del quadro.
I firmatari concludono proclamandosi primitivi di una nuova sensibilità completamente trasformata.
L’esaltazione della macchina, del modernismo, della velocità finì con l'identificarsi con le tesi della più attiva e spregiudicata borghesia del Nord, la quale, per ragioni evidenti, voleva l’ intervento in guerra...
I futuristi non ebbero ritegno nel tessere esplicitamente l’ elogio della
“borghesia guerra-fondaia”. Cosi, insieme con l’antiborghesismo, tramontavano anche le nostalgie anarchiche e socialiste. La coscienza delle contraddizioni e dei limiti, ma anche delle possibilità, propri della “poetica” futurista si esprime in modo lucido e conseguente negli scritti (in particolare in Pittura Scultura futuriste. Dinamismo plastico, 1914) e nelle opere di Umberto Boccioni (1882-1916), il solo che avesse una concezione coerente del mondo e avesse compreso al tempo stesso la possibilità di tradurre tutti gli aspetti in termini di linguaggio plastico ".

MARINETTI Filippo Tommaso
la vita
Nato ad Alessandria d’Egitto nel 1876, compì gli studi superiori a Parigi, laureandosi poi in Giurisprudenza all’Università di Genova. Marinetti entra a diretto contatto con le novità della cultura parigina (simbolismo) e Apollinaire Guillame.
Scrisse in francese le sue prime opere: le poesie Les vieux marins del 1897, La conquete des étoiles del 1902, Descruction del 1904, la commedia Le roi Bombance. Quest’ultima, che contiene una satirica rappresentazione della democrazia, fu rappresentata al Théàtre de l’Ouevre e venne in seguito tradotta in italiano. Nel 1905 fondò a Milano la rivista "Poesia" con l’intento di far conoscere le voci dei nuovi scrittori italiani e stranieri.
Nel 1909 scelse un prestigioso giornale parigino, "Le Figaro" per lanciare il Manifesto del Futurismo, che costituisce l’atto ufficiale della fondazione del gruppo. Espose i principi ispiratori del movimento, basati su un rifiuto radicale del passato e proiettati verso l’edificazione di una cultura completamente rinnovata.
Nello stesso anno pubblicò l’Enquete internationale sur le vers libre e la rivista "Poesia", fondata nel 1904 e diretta dal poeta, diventò organo del movimento futurista.
Nel 1910 pubblicò Mafarka il futurista; il romanzo fu accusato di oltraggiare il pudore, e l'8 ottobre Marinetti fu processato dal Tribunale di Milano e condannato. Nell'occasione fu difeso da Luigi Capuana in veste di perito.
Nel 1911 pubblicò Distruzione, che era la traduzione dal francese in versi liberi.
Nel 1912 pubblicò il Manifesto tecnico della letteratura futurista, in cui definiva i procedimenti della scrittura letteraria.
Marinetti fu un grande organizzatore di cultura, capace di favorire il successo del movimento utilizzando le tecniche moderne della rèclame, della diffusione editoriale e della ricerca del consenso, ottenuto anche attraverso la provocazione e lo scandalo. L’ideologia di tipo individualistica e antidemocratica condizionò le scelte politiche di Marinetti, il quale già nel 1909 aveva proclamato la «Guerra sola igiene del mondo».
Nel 1914 si verificarono delle dimostrazioni interventiste a Milano: in piazza Duomo i futuristi bruciarono otto bandiere austriache, poi Marinetti venne arrestato e rimase cinque giorni nel carcere di S.Vittore.
Nel mese di febbraio del 1915 venne ancora arrestato a Roma di fronte a Montecitorio. In quell’anno partecipò ad una manifestazione interventista con Mussolini e Balla.
Dopo aver pubblicato La battaglia di Tripoli del 1912 ed essere stato un acceso interventista, prese parte alla prima guerra mondiale dando prove di grande valore, che furono ammirate anche da D’Annunzio. Fu favorevole all’avvento del fascismo, nel quale si illuse di vedere realizzate le sue idee rivoluzionarie. Nel 1914 Marinetti si arruolò nel "Battaglione lombardo volontari ciclisti" per poi passare nel settembre negli alpini. Partecipò a combattimenti sull’Altissimo e alla presa di Dosso Casina. Nel 1918 il poeta, comandante di una blindata durante le operazioni militari di Vittorio Veneto, ottenne una medaglia al valore. Nello stesso anno fondò con Settimelli e Carli il giornale del partito politico futurista "Roma futurista".
Nel 1924 pubblicò Futurismo e fascismo. Alla fine Marinetti si trasformò in un intellettuale di regime, tanto che venne nominato nel 1929 accademico d’Italia.
Pur continuando nella sua opera di scrittore e collaborando a importanti organi di stampa, soprattutto alla "Gazzetta del popolo" di Torino che era favorita dal fascismo, Marinetti assistette allo svuotamento progressivo del suo programma.
Nel 1944 pubblicò Canto eroi e macchine della guerra mussoliniana e il 28 luglio partì per il fronte russo.
Morì il 2 dicembre del 1944 a Bellagio, sotto la Repubblica di Salò: fu colpito da infarto e venne tumulato del cimitero monumentale di Milano.
Le opere
Le opere di Marinetti riguardano i più diversi generi letterari. In poesia si può notare il passaggio dal simbolismo delle prime raccolte alla ricerca analogica e fonosimbolica di un poemetto come Zang tumb tuuum. Adrianapoli ottobre 1912 del 1944 con la trasformazione del verso libero nell’anarchia compositiva delle «parole in libertà», teorizzate nel Manifesto del 1912.
I romanzi di Marinetti sono molti: Mafarka il futurista scritto in francese nel 1920 e tradotto nel medesimo anno da Decio Cinti, l’Alcova d’acciaio del 1921, che propone la sostituzione del sentimenti con una pura fisicità metallica. Gli indomabili del 1931, con esiti di una più attenta ricerca stilistica; Spagna veloce e toro futurista del 1931, in cui si avverte l’influsso della "scrittura automatica" dei surrealisti.
Nel poema L’automobile de course, composto di 53 versi liberi in sette strofe pure libere, con poche rime e assonanze casuali, divinizza, e insieme demonizza, non la comune auto della signora borghese ma un’automobile da corsa.
L’automobile da corsa per Marinetti rappresenta l’emblema-mostro rombante della Velocità. Il distacco decisivo dalla scrittura teatrale della tradizione fa di Marinetti un punto di riferimento essenziale per il teatro d’avanguardia anche più recente.
L’influsso marinettiano si può osservare anche su scrittori molto diversi, da Pirandello ad Ungaretti

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