Il diadumeno

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

“IL DIADUMENO”

Tipologia: statua

Funzione: estetica/ornamentale

Datazione: 420 a.C. ca, Età dell’Oro.

Contesto: il momento più alto della storia ateniese si ebbe sotto il governo di Pericle (495-429 a.C. ca). con lui si concretizzò ad Atene la vera democrazia, cioè dove tutti i cittadini potevano prendere attivamente parte alla vita politica della città, partecipando all’assemblea e ai tribunali popolari. Secondo il più grande storico ateniese del V sec., Tucidide, la sua grande abilità politica consisteva nel non lasciarsi guidare dalla volontà popolare più di quanto non riuscisse a controllarla; così, di fatto, la politica della città era nelle mani di una sola persona. Fu allora che Atene venne dotata di importanti complessi edilizi: nel 447 a.C. venne ricostruita l’acropoli. Nel V sec. il primato della città si fece più evidente, poiché in essa vissero i maggiori poeti, oratori, scrittori e filosofi del tempo. Dal punto di vista è in questo secolo che inizia il cosiddetto periodo classico, in cui l’arte greca giunse alle sue massime vette, che convenzionalmente si fa finire nel 338, anno in cui la Grecia perdette definitivamente la libertà.

Artista: autore dell’opera è Policleto, scultore greco nato ad Argo nel V sec. Tra le maggiori personalità dell'arte antica, , lavorò essenzialmente come bronzista tra il 460 e il 420. La sua innovazione più importante fu quella di fissare un canone per la costruzione armonica del corpo umano e di liberarlo, grazie a una precisa rispondenza di ritmi, dalla rigidità della figurazione arcaica. Egli espresse il suo canone artistico, esposto anche in un trattato oggi perduto, nel Doriforo (ca. 440 a. C.), in cui le proporzioni, costruite sul modulo di base (1+3+4=8), si articolano nella disposizione "a chiasmo" degli arti;. Lo stesso studio ritmico si ritrova nell'Amazzone (ca. 435 a. C.). Il nudo atletico fu trattato da P. anche nelle opere giovanili del Discoforo (460 - 450), del Kyniskos di Mantinea, e nell'Efebo Westmacott (Londra, British Museum). Il tema della statua di culto fu svolto nella crisoelefantina Era del santuario di Argo (ca. 420 a. C.) che conosciamo solo da monete e da una testa frammentata. Altre sue opere sono note solo dalle fonti o sono di incerta identificazione. Soprattutto del Doriforo e del Diadumeno possediamo numerose copie, compromesse tutte dalla difficoltà di tradurre in marmo originali creati nel bronzo. Sul "ritmo policleteo" sono impostate anche molte statue romane di tipo eroico.

Significato:

- iconografia: la statua raffigura un giovane che si cinge la testa con una benda; la posa è la medesima del Doriforo, ovvero segue il canone e presenta una disposizione a chiasmo, ma le braccia alzate, le membra più rilassate e il torace, più corto ed ampio, rendono morbida ed aggraziata la figura.
- iconologia: rappresenta la ricerca di un maggior preziosismo inventivo, caratterizzato da cadenze molli;

Aspetto tecnico: copia in marmo da Delo di originale in bronzo, di 186 cm di altezza.

Aspetto formale: grazie alla disposizione a chiasmo, anche in quest’opera stasi e movimento si presentano giustapposte. Vi è equilibrio, il ritmo compositivo è dolce, ma non vi è simmetria. La visione prospettica dominante è quella frontale, e ovviamente vi è senso plastico e profondità. Le linee forza sono verticali e a “x” date dal chiasmo; non vi sono, in fine, effetti chiaroscurali o cromatici.

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