Gli Etruschi

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

LE CONDIZIONI GEOGRAFICHE E LE POPOLAZIONI DELL’ITALIA
Le condizioni climatiche e ambientali dell’Italia preistorica erano molto diverse da quelle attuali. Boschi e selve rendevano il clima umido e fresco; il legname era abbondante e il sottosuolo ricco di metalli.
L’Italia, inoltre, come la Grecia, occupava una posizione molto favorevole allo sviluppo dei rapporti con le altre regioni mediterranee. Dopo il 1200 scesero in Italia attraverso le Alpi gruppi di Indoeuropei, i quali spinsero le tribù che li avevano preceduti sempre più a sud e assunsero una fisionomia ben definita solo dopo essersi stabiliti nelle loro sedi definitive. Tra queste popolazioni vi erano gli Italici che occuparono la parte centro meridionale della penisola. Al termine di questa migrazione in età storica si potevano distinguere alcune definite popolazioni:
- nell’Italia settentrionale, i Liguri e i Veneti
- nell’Italia centrale Umbro – Sabelli e i Latini
- nell’Italia meridionale i Messapi, i Lucani e i Bruzi
- in Sicilia i Siculi e i Sicani
- in Sardegna i Sardi
In seguito nell’Italia meridionale, nell’VIII° secolo a.C. giunsero i coloni greci, dando vita col passare del tempo alla Magna Grecia. L’arte che vi fiorisce è arte greca, i complessi monumentali di Pesto, Selinunte e Agrigento sono i più importanti tra quanti ne rimangono nel mondo greco.
GLI ETRUSCHI
Accanto alla cultura greca dell’Italia Meridionale e insulare si sviluppò quella degli Etruschi, la cui presenza caratterizzò profondamente le vicende storiche italiane e mediterranee. Sulla loro origine e provenienza non ci sono notizie sicure. Secondo la tradizione, presentata da Erodoto, sarebbero emigrati in Toscana dalla Lidia, regione dell’Asia Minore; secondo altra tradizione, esposta da Livio, vi sarebbero invece arrivati dal nord; ascoltando una terza versione sulla loro origine, appoggiata dallo storico Dionigi di Alicarnasso, sarebbero invece autoctoni. Sebbene siano ipotesi differenti, gli studiosi trovano in ognuna di queste un velo di verità, nel senso che dall’Asia Minore si effettuò un’emigrazione in Toscana di gruppi isolati, portatori di una civiltà evoluta, attratti dalle ricche miniere della regione, e questo spiegherebbe l’improvviso esplodere della civiltà Etrusca tra il sec. VIII e il VII a. C. e le molte affinità che si rilevano nei costumi, nella lingua, nella religione e nell’arte degli Etruschi con le civiltà del mondo Egeo – Anatolico.

SOCIETA’ E RELIGIONE
Gli Etruschi sono la fusione di tre gruppi etnici: gli orientali, i nordici e gli autoctoni, la cui società era dominata dai grandi proprietari terrieri, da facoltosi artigiani e da ricchi mercanti. Gli Etruschi non giunsero mai a formare uno stato unitario saldamente organizzato: diedero vita a numerose città stato unite da vincoli culturali, ma politicamente indipendenti. Ogni città ere governata da un re elettivo, detto lucumone. Le città etrusche erano unite in leghe sacrali, i cui scopi erano religiosi ed economici e solo saltuariamente, nei momenti di maggior pericolo, anche militari e politici. Così in Toscana si formò la cosiddetta Lega dei dodici popoli, i cui delegati si riunivano ogni anno nel santuario dedicato al dio Voltumna, nel Lazio settentrionale presso il Lago di Bolsena. L’appartenere a una Lega sacrale, non significava che le dodici città fossero politicamente unite e concordi, poiché ognuna manteneva il proprio particolarismo. Collegandoci con la religione e l’arte, ritroviamo che le figure che ornavano le pareti delle tombe e le decorazioni dei vasi ritrovati in Etruria, ci dicono che aristocrazia degli Etruschi praticava la caccia e la pesca, celebrava feste e si cimentava in esercizi atletici.
Erano un popolo che venerava numerosi dei antropomorfi, presieduti da una somma divinità che chiamavano Tinia e dal vero dio enigmatico e impersonale, il Destino. Di qui l’arte della divinazione, l’astrologia, la mantica augurale e l’auruspicina.
Gli Etruschi coltivavano inoltre la magia, che se da un lato non poteva cambiare il corso delle cose, dall’altro poteva aiutare l’uomo a difendersi dalle influenze negative che avrebbero potuto impedirgli di riconoscere il destino favorevole.
Per quanto riguarda la scrittura, mancano veri e propri testi scritti e le iscrizioni venute alla luce sono poche, brevi e in gran parte non decifrabili dal momento che gli Etruschi usavano una lingua diversa dall’Italico e da ogni altra lingua Indoeuropea.
ARTE ETRUSCA
LE CITTA’ DEI MORTI: LE TOMBE ALLA BASE DELL’ARTE DI UN POPOLO
Una chiara testimonianza del fatto che gli Etruschi credevano nella sopravvivenza del defunto nell’aldilà, sono le tombe considerate come case, dove venivano riposti oggetti utili e i canopi, ed erano talmente ornate da rientrare nel concetto e nella base dell’arte etrusca, che per la prima volta la si può definire arte realistica. Si pensava che l’anima del defunto sopravvivesse, unita in qualche modo alle sue spoglie mortali: per questo motivo i sepolcri erano muniti di tutti gli accessori e utensili per scacciare le forze maligne e vivere serenamente anche dopo la morte.
Le tipologie tombali si differenziano a seconda dei luoghi e della natura del terreno: a tholos con copertura a falsa cupola, o a ipogeo, camera murata e scavata nella roccia tufacea segnalata all’esterno, soprattutto nei secoli VII e VI a. C, da tumoli di terra leggermente conici, talora di grandi dimensioni, retti alla base da un anello in muratura. Dalle urne, dai sarcofagi, dalle pitture parietali, dalle statue e dall’architettura stessa delle tombe, emergono i tratti di una civiltà a volte contraddittoria, in cui l’amore e le gioie della vita sembrano occupare gran parte del tempo degli Etruschi e paiono convivere sincronicamente con l’immagine della morte e dell’aldilà.

DAI MODELLI URBANISTICI E CRITERI COSTRUTTIVI ALL’ARCHITETTURA
Per fondare una città bisognava stabilirne l’orientamento, e a questo provvedevano gli auguri e gli aruspici. La città si disponeva secondo due linee intersecantisi, il decumanus e il cardus. Parallelamente si disponevano le strade con i blocchi di edifici o isolati. le mura e le porte delle città rivelano il genio costruttivo degli Etruschi, maestri nell’intagliare e comporre ad incastro la tenera pietra locale: su questo principio si fonda il sistema della copertura ad arco e a volta che costituisce il carattere saliente dell’architettura etrusca.
L’arco è una struttura architettonica curva poggiante su due imposte, su cui scarica il peso della muratura sovrastante.
La volta si caratterizza per la curvatura delle sue superfici ed è utilizzata come copertura.
IL TEMPIO
In architettura il tempio perde importanza, ma rimane ancora in forme meno evolute: erano in legno e argilla e per questo non rimane altro che immaginarli dal trattato di Vitruvio e dalle urne costruite a forma di tempio. Costruito su un alto basamento, il tempio etrusco evocava alla memoria quello dorico, con colonne tozze e non molto alte. Era caratterizzato da un ampio sviluppo della parte frontale, ed era eretto su un alto basamento in pietra, il podio che lo proteggeva dall’umidità e gli dava slancio, e a cui si accedeva attraverso una scalinata posta solo sul lato anteriore.
La pianta era generalmente quasi quadrata e l’interno si componeva di due parti distinte: la pars antica o pronao con più file parallele di quattro colonne di tipo tuscanico, rielaborazione della colonna dorica, con base, fusto liscio, capitello a echino e abaco spesso circolare, molto distanziate fra loro, e la pars postica, o cella.
I tetti di legno erano a doppio spiovente coperti da copi e tegole, sostenuti da travi decorate da lastre di terracotta policrome impreziosite da bassi rilievi. Solo a partire dal IV° sec a.C. si cominciò a decorare i frontoni dei templi, prima lasciati vuoti utilizzando anziché statue di pietra lastre di terracotta con rilievi molto alti, quasi tuttotondo.
LA PITTURA PARIETALE
La pittura etrusca completa l’arte tombale con affreschi, dove i colori disciolti in acqua vengono assorbiti dallo strato sottile dell’intonaco. Le tematiche seguono filoni riguardanti principalmente la vita di costume nei suoi aspetti più vari ma comuni, e in parte argomenti mitologici. L’obiettivo è che il defunto viva nell’aldilà vedendo scene che rompono l’oscurità, stimolando il suo interesse. Generalmente le figure hanno contorni ben delineati e gesti al limite dell’esagerazione con colori vivaci e allegri.
Nonostante i suoi caratteri, la pittura etrusca, tocca livelli artistici molto bassi, soprattutto perché la sua funzione è “tombale”, e la destinazione “mortuaria”. E’ il prodotto di artigianato e se una personalità emerge è per un’arguzia più pronta, per un popolaresco gusto dell’osservazione e della notazione vivace.

SCULTURA
La scultura etrusca fu caratterizzata da un grande eclettismo. Le funzioni dell’arte plastica rientrano nella scultura decorativa, nell’arredamento della casa e della persona. Le sue espressioni migliori sono legate al culto funerario: urne (canopi), stele, sarcofagi di pietra:
- I canopi sono vasi destinati a contenere le ceneri del defunto. La loro produzione, sviluppata soprattutto a Chiuso si fece a partire dal VI° sec a.C. così ingente, da rendere inevitabile una standardizzazione: i volti dei coperchi non ebbero più ambizioni ritrattistiche e riprodussero solo stereotipi.
- I sarcofagi sono casse di terracotta decorata a pittura o a bassorilievo. Molto bello quello detto degli Sposi databile al 520 a.C.
- Il Bucchero è un tipo di ceramica di colore nero lucida, ottenuta con tecniche a noi sconosciute e prodotta tra il VII° e V° sec. Sottile o pesante, presenta decorazioni incise o plastiche. Per altri versi, l’arte plastica e la scultura sono legate al mondo della realtà della società etrusca: infatti, la ritrattistica etrusca costituisce una delle più alte espressioni dell’arte etrusca; per la prima volta non è celebrativa, commemorativa o interpretativa, perciò la si può definire reale in quanto qualità e difetti sono esposti in maniera equa.

OREFICERIA
Produzioni tipiche sono i gioielli a sbalzo, tuttotondo, realizzato con le tecniche della filigrana e granulazione.

Esempio