Gli etruschi

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Categoria:Storia Dell'arte

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GLI ETRUSCHI
STORIA ETRUSCA: IX-VII sec.a.C. si affermano gli Etruschi. L’Etruria si estende inizialmente nel triangolo compreso tra l’Arno, il Tevere e il Mar Tirreno. A partire dal VII-V sec. a.C. gli Etruschi espandono i propri domini verso mezzogiorno occupando la fascia tirrenica della Campania e spingendosi fino alle coste orientali della Corsica. Parallelamente VI-V sec. a.C. espansione verso nord (Emilia Romagna e pianura padana). Origini: Erodoto provengono dalla Lidia; Dionigi di Alicarnasso sono una popolazione autoctona; mescolarsi di popolazioni autoctone con gente di provenienza orientale o nordica.
LA CITTA’, LA SUA FORMA, I SUOI MATERIALI: Primi villaggi costituiti da capanne in legno, argilla e paglia, a semplice pianta quadrata o rettangolare, aventi un tetto a due spioventi. La loro collocazione è conseguente a precise scelte di carattere economico e strategico. Alcune città sorgono su fertili pianori tufacei, altre in cima ad alture. Con un aratro vengono tracciati i due assi principali (cardo e decumano) fra loro perpendicolari e quindi il perimetro. I quattro settori vengono ripartiti in insulae, che viene poi edificata con case (dal VI sec. a.C. sono in mattoni). Sono generalmente cinte da mura ciclopiche. Realizzate con elementi monolitici di pietra calcarea o tufo; quattro porte di ingresso alla città (dal IV sec. a.C. con strutture ad arco). Porta dell’Arco a Volterra: sottolineatura dei tre elementi principali dell’arco (chiave di volta e piani d’imposta) mediante tre teste scolpite nelle pietra.
ARCHITETTURA RELIGIOSA: Il tempio etrusco ha pianta rettangolare ma è spesso collocato su un alto podio accessibile attraverso un’unica, ripida scalinata frontale. Le colonne del pronao sono sempre otto, di ordine tuscanico. Le colonne sono lignee, prive di scanalature e spesso policrome. Poggiano su una massiccia base formata da un plinto sormontato da un toro. Il fusto rastremato verso l’alto è privo di entasi. L’abaco è sormontato da travi lignee (trabeazione).Il tetto molto spiovente è del tipo a due falde. Motivi decorativi: antefisse e acroteri, in terracotta dipinta. Il tempio non è mai considerato come la casa terrena di un dio, quanto piuttosto come un luogo a lui consacrato ove recarsi al fine di interrogarlo, pregarlo e onorarlo.
TIPI DI TOMBE: Lo stretto rapporto di sudditanza nel quale gli etruschi si pongono rispetto alla divinità li spinge a privilegiare l’architettura funeraria, in quanto è nel mistero della morte che gli dei manifestano la loro supremazia. Tutte le tombe etrusche sono in pietra. La tomba assume le caratteristiche della casa per forma e dimensioni. Le pareti sono vivacemente colorate (perché è buia). Le tombe sono riunite in necropoli. STRUTTURE IPOGEE: sono scavate completamente sotto terra (tombe a camera) o nel fianco di una parete rocciosa (tombe rupestri). Ipogeo dei Volumni presso Perugia: una ripida scala intagliata nella roccia tufacea dà accesso a un atrio rettangolare al fondo del quale si trova la camera sepolcrale con le panche in pietra sulle quali erano deposti i sarcofagi. Alla destra e alla sinistra dell’atrio si aprono, simmetricamente, altre otto piccole camere ipogee. Atrio è alto meno di 3 metri e ha superficie di meno di 30 metri quadrati. TOMBE A TUMULO: una volta costruite vengono ricoperte da un tumulo di terra, in modo da formare una sorta di collinetta artificiale. I tumuli, a pianta generalmente circolare sono sostenuti da strutture di vario tipo appoggiate ad una struttura cilindrica detta a tamburo. Le più antiche sono composte da un’unica, vasta camera circolare, sormontata da una massiccia tholos in pietra (pseudocupola). L’accesso avviene attraverso un’interruzione del tamburo esterno; da qui si imbocca un corto dromos discendente, che immette nella camera sepolcrale a pianta quadrata o rettangolare. La copertura di tale camera è a tholos, piana o anche a spioventi. Le pareti delle camere e i pilastri sono coperti da rilievi che rappresentano svariati utensili casalinghi per ricostruire ambiente domestico. TOMBE A EDICOLA: (tempietto) costruite esclusivamente fuori terra, realizzate internamente in pietra, sono quasi sempre di piccole dimensioni e si compongono di un’unica camera.
AFFRESCHI-MATERIALI DEI COLORI : Pittura etrusca essenzialmente funeraria. I cicli più significativi rappresentano scene di funerali accompagnati da banchetti, danze, canti e giochi agonistici. Tecnica pittorica dell’affresco. Consiste nel dipingere su una parete “ a fresco “, cioè quando l’intonaco che la riveste non è ancora del tutto seccato. Così i colori entrano stabilmente a far parte del muro. I pigmenti dei colori usati sono sempre di origine minerale, stesi con pennelli di pelo animale. Le figure umane sono rappresentate in modo simbolico. I volti sono sempre raffigurati di profilo, così come le braccia e le gambe. Il busto e l’occhio vengono invece dipinti frontalmente. Scarso rispetto delle proporzioni. Tomba delle leonesse (Viterbo). Particolare dei danzatori. Quello di destra, colto nell’atto di slanciare la gamba destra in un passo di danza, poggia l’intero peso del corpo sulla gamba e sul piede sinistri che vengono per questo riprodotti in modo esageratamente grande (accorgimento definito espressionista: per sottolineare un messaggio, in questo caso lo sforzo sostenuto dall’arto sinistro, e per contrapposizione, la leggerezza di quello destro, si deformano volontariamente alcune proporzioni del dipinto.
SCULTURA: Non ambisce ai grandi ideali di perfezione, proporzionalità e armonia cui tende quella greca di epoca classica, e la sua funzione si esaurisce pertanto nell’assecondare concretissime e ben precise necessità di carattere religioso e funerario. considerata funzionale a esigenze di carattere religioso e funerario. Scultura funeraria: Canopi: particolari vasi destinati a contenere le ceneri dei defunti. Hanno un altezza generalmente tra i 50 e i 150 cm. La loro forma è approssimativamente antropomorfa, in quanto il coperchio è a forma di testa umana e i manici (anse) simulano spesso dei piccoli arti rattrappiti. Possono essere in terracotta, bronzo, bucchero. I volti appaiono rozzi e squadrati, con lineamenti fortemente stilizzati e capelli tagliati a caschetto. Sarcofagi: scolpiti nella pietra o modellati in terracotta, si compongono di una parte inferiore a forma di parallelepipedo cavo (detto arca) e di una lastra ad essa sovrapponibile avente funzione di coperchio. L’arca, inizialmente a facce lisce, viene in seguito decorata a bassorilievo. Il coperchio imita un letto tricliniare sul quale è rappresentato il defunto. Statuaria religiosa e votiva: Lupa Capitolina (V sec. a.C.) : è una fusione in bronzo del tipo a cera persa raffigurante il famelico animale con le zampe ben piantate al suolo e il muso voltato verso sinistra. Il modellato esprime comunque una gran vitalità. Sensazione di ferocia e crudeltà (fauci semiaperte, orecchie dritte, slanciata magrezza del torace, mammelle appuntite, etc.). L’arringatore (I sec. a.C.) : ritratto bronzeo ad altezza naturale di Aulo Metello; l’ampio e severo gesto del braccio destro e la gravità pensosa del volto ci comunicano con immediatezza una sensazione di grande dignità ed equilibrio morali. Forma di realismo che mira al risultato complessivo, più che al rispetto dei singoli particolari. Antefisse a acroteri: Antefisse sono solitamente modellate in forma di animale e di mostro e vengono collocate nei templi al fine di allontanare dalle vicinanze eventuali spiriti maligni. Apollo di Veio: Vulca. Statua in terracotta policroma a grandezza naturale rappresentante il giovane Apollo nell’atto di ricondurre a sé una cerva sottrattagli da Eracle.
CHIMERA D’AREZZO. Statua bronzea a tutto tondo rappresentante un mostro mitologico (la Chimera: essere infernale con corpo di leone e coda di vipera) avente corpo e testa di leone, coda di serpente e, sulla schiena, una testa di capra vomitante fiamme. In origine la testa di serpente doveva avventarsi minacciosa contro l’avversario verso il quale anche la testa di leone si volgeva ruggendo. L’opera presenta la medesima vivacità espressiva che abbiamo già avuto modo di ammirare nella Lupa Capitolina e anche se il soggetto è fantastico, il bronzo che ce lo rappresenta riesce a renderne credibile la ferocia e la terribilità. La schiena inarcata, sulla quale il pelo si rizza quasi a formare una cresta, la criniera esageratemente irta, le fauci contratte in un ruggito, i muscoli gonfi, le zampe anteriori nervosamente puntellate contro il terreno, sono mezzi attraverso i quali anche un mostro immaginario diventa verosimile e reale. Sia la Lupa che la chimera, entrambe doni votivi di cui abbiamo perso il significato originale, testimoniano di una ricerca tutta etrusca verso un realismo che non vuole significare imitazione della natura ma interpretazione e esaltazione di alcuni suoi aspetti caratterizzanti. Esaltazione della natura.
ROMA. DALLE ORIGINI ALLO SPLENDORE DEI PRIMI SECOLI DELL’IMPERO.
ELEMENTI DELL’ARCO. L’arco è composto da un insieme di elementi di pietra o di mattoni detti conci; quello situato nella parte più elevata dell’arco è detto concio di chiave o serraglia; le linee radiali separatrici dei conci si dicono giunti. Il piano da cui si comincia a costruire l’arco si chiama piano d’imposta, le linee curve che in basso e in altro delimitano l’arco sono dette rispettivamente intradosso (o sesto) ed estradosso. Arco a tutto sesto (semicircolare), arco a sesto acuto (composto da due archi di cerchio), arco scemo o ribassato (composto da una porzione di cerchio la cui corda è inferiore al diametro). Si chiama freccia o saetta o monta la distanza verticale fra il piano di imposta e il punto più elevato della linea di intradosso, mentre luce o corda la distanza tra i piedritti o sostegni. Nell’arco a tutto sesto la freccia corrisponde al raggio della semicirconferenza, mentre la luce è pari al diametro. Archivolto o ghiera la parte esterna visibile dell’arco.
L’arco si comincia a costruire dai due estremi del piano d’imposta; perciò, finché non si mette in opera il concio di chiave che chiude la struttura l’arco non può considerarsi tale né può sostenersi. I conci si dispongono in modo che i giunti siano indirizzati ad un unico centro; i conci però devono avere la forma di un cuneo se sono di materiale lapideo, se sono di mattoni (laterizi) occorre aumentare lo spessore della malta che si dispone tra un concio e l’altro, dall’intradosso verso l’estradosso, ovvero si devono usare mattoni rastremati.
Durante la costruzione si ricorre ad una struttura di sostegno che si chiama centina. Di legno; l’insieme delle centine e degli altri elementi lignei che le tengono all’altezza voluta prende il nome di armatura.
TIPI DI VOLTA: La volta si basa sul principio dell’arco; composta da tanti conci che trasmettono alle imposte il peso proprio e quello di tutto quello che sta loro sopra. Nelle cupole i mattoni venivano disposti ad arco secondo i meridiani e i paralleli e avevano la funzione di rendere più rigida la struttura in calcestruzzo. La volta a botte è impiegata per coprire gli spazi di forma rettangolare. Generata da un arco a tutto sesto (direttrice) che scorre lungo due rette parallele (generatrici) costituite dalla sommità dei muri. La volta anulare è una volta a botte che ha le generatrici costituite da due cerchi concentrici. La volta a crociera è data dall’intersezione di due volte a botte le cui direttrici stanno sue quattro lati dell’ambiente da coprire. La volta a padiglione è ottenuta dall’intersezione di due volte a botte che hanno le linee di imposta sui lati dell’ambiente da coprire. La cupola geometricamente è una superficie detta di rotazione poiché si genera facendo ruotare attorno a un asse centrale un semicerchio.
PARAMENTI MURARI: opus caementicium: era il calcestruzzo posto a riempimento dello spazio interposto tra due muri; opus incertum: muro realizzato con pietre piccole e di forme svariate; opus reticolatum: muro composto da elementi in tufo piramidali affogati nel calcestruzzo, dei quali rimangono in vista solo le basi quadrate; opus testaceum: muratura che fa esclusivo uso dei mattoni (se in mattoni crudi si parla di opus latericium); opus spicatum: le pietre o i mattoni vengono disposti inclinati di circa 45° invertendo la loro inclinazione a ogni filare; opus mixtum: raggruppare nello stesso lavoro vari tipi di muratura (pietre e mattoni insieme).
I TEMPLI: Triade Capitolina: si eleva da un alto podio con ampie scale su uno dei lati brevi; ogni divinità aveva una cella, la cui parete di fondo proseguiva all’esterno fino ad occupare l’intera estensione del podio. Il tempio, esastilo, era circondato sui tre lati da una fila di colonne, mentre l’ampio pronao aveva colonne disposte su tre file. Frontone, acroterio, antefisse e ogni altra decorazione erano in terracotta come quelle di qualunque tempio etrusco e, anzi, la tradizione vuole che la statua di Giove Capitolino fosse dovuta all’abilità del più grande degli Etruschi, Vulca
PANTHEON. 118-128 d.C. (era stato già costruito nel 27 a.C. ma era andato distrutto in un incendio).Aspetto esteriore del classico tempio octastilo. Profondo pronao composto da tre file di colonne corinzie monolitiche non scanalate di granito egizio. Più importanza allo spazio interno. Il pronao è unito alla rotonda da un elemento intermedio a forma di parallelepipedo, il cui diametro interno misura 43,21 m, consta di una struttura cilindrica sormontata da una cupola emisferica, la cui altezza è pari quella del cilindro. Il cilindro o tamburo ha spessore di circa 6 m ed è profondamente scavato internamente da sette nicchie (insieme a cavità interne hanno capacità asismiche), alternativamente di forma rettangolare o semicircolare, sempre schermate da due colonne corinzie ala di sopra delle quali corre una trabeazione anulare. La cupola emisferica è in calcestruzzo nella cui composizione intervengono, via via che ci si avvicina al colmo, materiali sempre più leggeri. Un grande oculo, di quasi 9 m di diametro, rappresenta l’unica fonte di luce. La cupola è fortemente rinfiancata.
All’interno la cupola ha cinque anelli concentrici di cassettoni quadrangolari; ogni anello è composto da 28 (numero perfetto) cassettoni, detti anche lacunari, che hanno la funzione di alleggerire la struttura. Le proporzioni della struttura sono molto particolari. Ci è pervenuto quasi integro perché venne consacrato alla Vergine nel 609. La copertura in tegole di bronzo dorato e le decorazioni a rosette dei cassettoni furono asportate, mentre il ricco pavimento in marmi policromi e gran parte del rivestimento parietale interno sono gli stessi di allora. Dal greco ssssstuttottttttttdivinità; dedicato a tutti gli dei.
TEATRO DI MARCELLO. Lo schema semplice e decorativo dell’arco affiancato da semicolonne addossate ai pilastri sarà tipico di tutta l’architettura romana.Teatro di Marcello del 13 a.C.. l’esistenza di un tempietto dedicato a Venere al di sopra della cavea giustificò la costruzione in muratura del primo teatro di Pompeo. Teatro di Marcello fu il secondo teatro in muratura. Contrariamente a quello romano, non ha la cavea poggiante sul declivio di una collina, ma su una struttura muraria. Le volte a botte e quelle anulari ne permettono la costruzione che, all’esterno, presenta una facciata monumentale curvilinea composta da più piani di archi inquadrati da semicolonne. Queste si susseguono da basso verso l’alto con la scansione dorico, ionico e corinzio. L’orchestra si riduce ad un piccolo semicerchio perdendo gradualmente importanza, mentre la scena architettonica si fa sempre più complessa adattandosi alle necessità delle rappresentazioni teatrali romane. Teatro: forma semicircolare o semiellittica.
COLOSSEO: Anfiteatro Flavio. Iniziato sotto Vespasiano (70 d.C.) e concluso sotto il regno di Tito (80 d.C.).Pianta 188x156m, h 49 m. Edificio rivestito in travertino e costruito in tufo. Le volte sono il calcestruzzo. Gli ordini architettonici si sovrappongono (tuscanico, al posto del dorico, ionico e corinzio), sopra il 3° livello c’è l’attico in muratura continua, con lesene corinzie che spartiscono la superficie in spazi alternativamente occupati da finestroni squadrati. Le mensole sporgenti a due terzi dell’altezza dell’attico erano la base d’appoggio per le antenne lignee che sorreggevano il velario, copertura di stoffa che veniva spiegata da un apposito gruppo di marinai della flotta romana allo scopo di proteggere gli spettatori dal sole e dalla pioggia. Il pubblico accedeva alle gradinate tramite i vomitoria, ingressi che conducevano ai corridoi anulari di smistamento. La vasta cavea era divisa in 3 settori in senso orizzontale detti maeniana, gallerie; l’ultima di esse aveva le gradinate in legno onde ridurre la spinta delle volte (sulle quali erano appoggiate) contro la parete dell’attico, la meno spessa.
Al di sopra dell’ultima galleria, un ampio corridoio con la balconata offriva posti in piedi. In senso verticale le scalinate dividevano la cavea in spicchi detti cunei. Due ingressi ai due lati opposti lungo l’asse maggiore davano l’accesso diretto all’arena, lo spazio più basso cosparso di sabbia dove si svolgevano gli spettacoli. Mentre nei teatri si mettevano in opera rappresentazioni teatrali negli anfiteatri avevano luogo spettacoli grandiosi.
LA CASA: La domus aveva poche aperture verso l’esterno: un alto e compatto muro la isolava dalla confusione della città. La porta che dava sulla strada immetteva nelle fauces, il corridoio che conduceva nell’atrio. Spazio di forma pressoché quadrata e aperto verso l’alto poiché coperto da un tetto inclinato verso l’interno, il complivium, solitamente sorretto da quattro colonne. Tale particolarità permetteva di raccogliere l’acqua piovana in una vasca sottostante, detta impluvium, collegata con una cisterna di raccolta. Attorno all’atrio si aprivano i cubicola, cioè le camere da letto.
Di fronte alle fauces era situato l’ambiente di rappresentanza per eccellenza, il tablinium, affiancato da due ambienti di servizio, le alae. Al di là del tablinium poteva esserci o un giardino interno, l’hortus, o un secondo grande ambiente aperto e porticato, il peristylium, al cui centro prosperava un giardino. Attorno a questo si aprivano la sala da pranzo, il triclinium, e gli altri ambienti domestici tra cui l’exhedra, destinata alla conversazione e al soggiorno e gli oeci, le sale per i ricevimenti. I meno fortunati abitavano in edifici in condominio con poche stanze a disposizione (costruzioni multipiano in muratura con piccoli cortili interni di uso comune e con magazzini e botteghe al piano terreno. Casa di Diana ad Ostia ne è un esempio.
TIPI DI PITTURA ROMANA. Il primo tipo di pittura fu quello trionfale, destinata a illustrare le gesta vittoriose dei condottieri. Distinguiamo la pittura parietale romana e pompeiana in quattro stili (differenti tipi o schemi di decorazione adottato di volta in volta nel corso degli anni. PRIMO STILE (II sec- prima metà I°sec.a.C.) è detto ad incrostazione e imita un rivestimento in lastre di marmo pregiato di specie diverse. Le lastre erano simulate modellando dello stucco che poi veniva colorato. In abitazioni modeste per evitare la spesa dei marmi preziosi. Più tardi ci si rese conto che non era necessario modellare l’intonaco se solo con la pittura si riusciva a imitare e a dare l’illusione di una lastra in aggetto. Casa di Sallustio a Pompei. SECONDO STILE (seconda metà del I°sec-I sec.d.C.) detto dell’architettura in prospettiva, simula nelle pareti delle architetture: parapetti, colonne, lesene, architravi, etc. quasi sempre vi è uno zoccolo inferiore con dipinti a incrostazione. Le architetture, del genere ellenistico, sono sempre credibili. Oecus e triclinio della Villa dei Misteri. Gli affreschi dell’oecus mostrano vedute di interni con colonne ioniche poggianti su un podio e sormontate da architravi. Una porta timpanata è dipinta sulla destra, mentre, a sinistra, si finge un’apertura che consente la visione di uno spazio esterno preceduto da una ghirlanda a festone. Gli affreschi del triclinio con pochi elementi architettonici in prospettiva (un ripiano nella parte inferiore, delle lesene che dividono lo spazio in riquadri, un fregio composto da tre fasce) rappresentano, con numerose figure ad altezza naturale, un rito di iniziazione ai misteri dionisiaci. I personaggi rappresentati, in parte reali, in parte mitologici, sono raccolti in gruppi disposti contro il rosso dei pannelli fra le lesene. Mentre un fanciullo legge le procedure da seguire, una giovinetta che reca un vassoio con delle offerte si muove verso un gruppo di donne intente a un rito di purificazione con l’acqua. Sileno, il maestro di Dioniso, suona la cetra in una scena pastorale comprendente un satirello e una panisca (abitanti dei boschi e seguaci dei dio Pan), mentre una donna è atterrita nel vedere la fustigazione che è rappresentata sulla parete di fronte. Nella scena successiva ritroviamo di nuovo Sileno che offre da bere ad un satirello e assiste alle nozze di Dioniso con Arianna, mentre un demone alato è pronto a colpire con la verga una giovane donna che subisce il rito in iniziazione. La fanciulla, inginocchiata, è accolta da una donna seduta che le nasconde o accarezza il capo; una baccante danza. Il rito si svolge sotto la direzione della padrone di casa, forse sacerdotessa di Dioniso, forse un’iniziata, rappresentata seduta. Senza dubbio il personaggio più toccante è quello della donna atterrita, raffigurata con la mano sinistra protesa verso la scena che le fa orrore, le gambe in atto di muoversi e il gesto ampio del braccio destro sollevato nel portare il manto a nasconderle il volto. L’azione è talmente brusca e immediata che il manto si gonfia accogliendo il busto della donna come in una nicchia. TERZO STILE (fine I sec.a.C.-ca 60 d.C.) detto anche della parete reale, si configura come puramente ornamentale. Le architetture sono come dei giocattoli delicati: esili colonne; le pareti vengono dipinte a tinta unita e accolgono, come uniche decorazioni, una piccola veduta o una figuretta sospese a mezz’aria. Le pareti talvolta perdono ogni realtà strutturale divenendo giardini fioriti. Tablino della Casa di Marco Lucrezio Frontone a Pompei e Villa delle galline bianche (pareti dipinte a giardino). La porzione inferiore del dipinto simula le recinzioni di aiuole al di là delle quali si elevano arbusti, piante fiorite, alberi ricchi di frutti, essenze vegetali le più diverse contro il cielo azzurro e , tra questi, uccelli di varie specie svolazzano o sono posati sui rami o sugli steccati. Le scene che ornavano le pareti in questo terzo stile sono realizzate con la tecnica compendiaria, cioè riassuntiva: poche pennellate lumeggiate che non si soffermano sui particolari, ma danno l’idea di quel che viene rappresentato. QUARTO STILE (seconda metà del I sec.d.C.): fantastico o dell’illusionismo prospettico; si serve di prospettive architettoniche e di decorazioni del tipo di quelle del terzo stile, ma in maniera del tutto fantasiosa. Le architetture estremamente teatrali: prospettiva è virtuosistica, vedute sempre più difficili da dipingere, decorazione sovrabbondanteipareti dilatate artificiosamente all’infinito. Affresco proveniente da Ercolano e Casa dei Vettii.
Costruzioni onorarie. Archi di trionfo, colonne onorarie con statua votiva (Antonina), trofei.
Archi di trionfo. Zoccolo (parte bassa), pilastri tra cui fornice (apertura. Se ce ne sono tre, uno a tutto sesto, i due ai lati più piccoli), piano attico (parte alta) con al centro l’iscrizione dedicatoria, ai lati i rilievi, al di sopra gruppo statuario (quadriga di bronzo). Archi di: Settimio Severo, Tito, Costantino, Augusto a Rimini.
Colonne onorarie con statua votiva. Alto plinto, colonna e capitello di un certo ordine, sopra statua onoraria.
Trofeo. In Francia e Romania. Costruzione terrazzata a base quadrata con al di sopra una tholos. Funzione: segnalare il possesso del territorio.
La scultura. La statuaria romana cerca soprattutto la rassomiglianza (ritratto). Statua Barberini (fine I sec a.C.): il patrizio dal ricco e complicato panneggio ella toga reca con se le immagini dei suoi antenati. Augusto di Prima Porta: riprende l’atteggiamento equilibrato del Doriforo, ma l’imperatore non poteva essere nudo, perciò gli venne apposta una corazza. L’uomo più importante dell’impero viene mostrato nella posizione di immobilità col braccio sollevato in un gesto di comando. L’espressione del volto è quella di un uomo equilibrato al quale volentieri si concede fiducia. Arte plebea (o popolare): scomparsa di ogni riferimento naturalistico (mancanza di proporzioni) e prospettico; è un’arte simbolica, le proporzioni stesse sono gerarchiche. Corteo funebre da Amiternum, Arco di Augusto a Susa.
Ara pacis. 13-9 a.C. è costituita da un recinto pressoché quadrato posto su un podio e avente sui lati più corti due accessi, uno solo dei quali dotato di gradinata. L’esterno è organizzato in maniera più complessa e senza relazione con l’interno (che invece è sobrio). La fascia inferiore è naturalistica. I due portali sono affiancati da quattro rilievi: Lupercale, Enea che sacrifica ai Penati, la personificazione della Terra fra l’Aria e l’Acqua e la Dea Roma seduta su un cumulo di armi.
Colonna Traiana. Venne eretta nel Foro Traiano tra il 110 e il 113 d.C.. era posta tra la biblioteca latina e quella greca, aveva alle spalle la basilica Ulpia ed era fronteggiata dal tempio del Divo Traiano. Altezza 39,86 m, diametro 3,83 m. la colonna è interamente fasciata da un lungo nastro figurato che narra i fatti più importanti accaduti nelle due guerre (colonna coclide). Attenzione speciale alla storia che è raccontata nel suo esatto svolgimento. Rilievo molto basso per ottenere effetti pittorici. Colonna istoriata, racconta lungo il fusto in bassorilievi finissimi due guerre divise da una vittoria alata. Ordine ionico per ovuli (variazione perché non ci sono volute). Si è conservata per fini cristiani. Ha nel basamento il sepolcro di Traiano (raffigurazioni in onore delle armi).
DEFINIZIONI
Cardo: strada principale (orientata da nord a sud) che taglia in due l’abitato.
Decumano: strada perpendicolare al cardo (orientata da ovest a est) che si interseca con esso al centro dell’abitato.
Isodomo: dicesi in riferimento a un muro composto da blocchi della medesima altezza e dal medesimo spessore disposti a filari orizzontali.
Opus quadratum: apparecchio murario (struttura di un muro) realizzato con grossi massi squadrati di dimensioni pressoché uguali. Sovrapposizione dei blocchi è sempre eseguita in modo tale che le commettiture tra gli elementi di un filare cadano al centro del blocco sottostante.
Podio: alto e massiccio basamento, spesso in muratura, sul quale si ergevano i templi etruschi.
Canopo: vaso panciuto in terracotta che deriva il nome dalla città di Kanopos, in Basso Egitto. Coperchio a forma di testa umana (antropocefalo) o a forma di animale (zoocefalo). In Etruria solo antropocefali.
Conci: pietra squadrata in maniera più o meno regolare in vista del suo impiego in una struttura architettonica. Per analogia anche laterizi sagomati aventi la medesima funzione.
Calcestruzzo: materiale da costruzione, costituito da un impasto di sabbia, ghiaia e pietrisco con calce e acqua.
Dentello: motivo decorativo della cornice classica costituito dalla sequenza di piccoli parallelepipedi sporgenti.
Lesena: risalto verticale sul muro che assomiglia a un pilastro di poco spessore. Inizialmente carattere decorativo; quando assume un carattere strutturale si dice parasta.
Rinfianco: aggiunta di materiale sui fianchi delle cupole o delle volte avete la funzione di rinforzarle.
Cassettone: elemento che viene ripetuto più volte nell’intradosso di un arco, di una volta, o di una cupola. Costituito da uno spazio che rientra nella muratura.
Attico: porzione superiore di qualunque edificio, sia decorativa sia abitabile, posta al di sopra della cornice.
Antenna: lungo palo di legno.
Stucco: impasto colloso e facilmente modellabile formato da calce, sabbia, polvere di marmo e acqua.
Malta: composto formato da un legante o agglomerante (la calce) e da uno o più aggreganti (sabbia o pozzolana nonché acqua).

Esempio