Gian Lorenzo Bernini

Materie:Tesina
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

Gian Lorenzo Bernini
(1598-1680)

Kety Varela
IV Liceo
Biografia
Figlio di uno scultore, Pietro, nasce a Napoli il 07.12.1598. Seguì il padre nei suoi lavori e si fece subito notare per il suo grande talento.
Fu l’unico che a distanza di un secolo seppe tornare alla grandezza di Michelangelo e alla sua completezza artistica, come architetto, scultore, pittore e scenografo.
Lavorò per il Cardinale Scipione Borghese nei suoi primi anni. Le sue caratteristiche erano il virtuosismo, il naturalismo estremo; i particolare anatomici, naturalistici degli effetti materiali e chiaroscurali. I gruppi scultorei entrano in relazione con lo spazio circostante in maniera libera e articolata.
Alla base della sua formazione c’ero lo studio dell’antico, rappresentato poi in 3 opere dei gruppi borghesiani, in cui interpreta liberamente l’arte ellenistica.
L’elezione di Papa Urbano VIII fece la sua fortuna: quest’ultimo era infatti un suo grande ammiratore e gli commissionò vari progetti urbanistici e architettonici per la sua Chiesa.
La tomba di Urbano VIII, collocata nella nicchia destra dell'abside della basilica di San Pietro, datata tra 1628 e 1647, richiama le tombe medicee di Michelangelo e rappresenta il modello della tomba monumentale barocca. Il papa benedicente appare seduto in trono, al di sopra di un alto basamento; ai suoi piedi, due figure allegoriche della Carità e della Giustizia affiancano il sarcofago sormontato da uno scheletro a grandezza naturale, immagine della Morte intenta a scrivere l'epitafio di Urbano VIII a lettere d'oro. Le statue del pontefice e della Morte sono fuse in bronzo scuro, il sarcofago è scolpito in marmo nero, mentre le Virtù in marmo bianco. Gian Lorenzo Bernini ottiene così un movimentato contrasto di colori ed effetti luministici e, nell'intreccio di valori plastici e pittorici, esprime la nuova concezione unitaria delle arti, peculiare del barocco.
Il Bernini era incaricato di rappresentare la rinascita della Chiesa, con la sua rivincita morale e spirituale. Con l’elezione di Papa Innocenzo X il Bernini perse alcune delle sue commissionò che vennero affidate a suoi avversari, per esempio a Borromini.
Con la successiva riconciliazione con il papa si iniziava infatti in quegli anni uno dei periodi più favorevoli per le meditazioni del Bernini che, intanto il Papa Innocenzo X dava al Bernini il suo appoggio e gli permetteva la decorazione (con marmi colorati e statue di putti) del braccio lungo della Basilica di San Pietro. In questi anni ebbe modo però di realizzare anche uno dei suoi capolavori assoluti, un'opera che nei suoi valori estetici e culturali rappresenta uno dei fatti artistici più importanti del XVII secolo, la Cappella Cornaro nella chiesa di S. Maria della Vittoria con l'estasi di S.Teresa.
Papa Innocenzo X invita Gian Lorenzo Bernini a partecipare ai progetti per piazza Navona, scelta quale luogo rappresentativo e celebrativo della famiglia del pontefice. A questi progetti interverrà anche, successivamente, l'architetto Francesco Borromini costruendo parte della chiesa di Sant'Agnese. La piazza, diviene uno dei centri più importanti della vita urbana nella Roma barocca. Lo spazio stretto e relativamente lungo della piazza è delimitato da una cortina omogenea di edifici, che sembrano conferire alla piazza il carattere di un raccolto cortile interno.
Gian Lorenzo Bernini riprende a occuparsi dei lavori per il nuovo San Pietro, realizzati nell'arco di oltre quaranta anni, durante il pontificato di Alessandro VII, attivo promotore di una politica di protezione delle arti. La prima opera, per San Pietro, è il baldacchino bronzeo sulla tomba di San Pietro, una colossale struttura poggiante su colonne tortili (cui collabora Francesco Borromini) innalzata al centro della crociera michelangiolesca.
L'artista realizza, tra 1657 e 1665, una tra le più grandiose imprese della Roma barocca, ossia la sistemazione della vasta area antistante San Pietro, destinata ad accogliere i fedeli riuniti in occasione della Pasqua o di altre ricorrenze liturgiche per assistere alla cerimonia di benedizione impartita dal papa a tutto il mondo. Bernini elabora una soluzione funzionale e simbolica al tempo stesso che, per l'ampiezza e maestosità del luogo, crea effetti di grande spettacolarità. L'area è divisa in due differenti spazi: il primo di forma trapezoidale delimitato da due ali piene che partono dalla facciata di Carlo Maderno; il secondo di forma ellittica delimitato, lungo il perimetro dei due emicicli, da un colonnato di imponenti colonne doriche disposte in quadruplice fila, e segnato, sull'asse trasversale da due fontane e da un obelisco. Le due ali del colonnato, sormontate da statue di santi, simboleggiano le braccia materne della Chiesa, rifugio e protezione degli uomini. Lo spazio davanti alla basilica, concepito come uno scenario teatrale, sembra dilatarsi dinamicamente.
Come per Urbano VIII, anche per Alessandro VII costruì un sepolcro con l'aiuto dei suoi allievi.
Diverso dal monumento per il suo predecessore, in questo il Papa è assorto in preghiera e non ha l'atteggiamento risoluto: la morte non scrive sul libro, ma mostra la clessidra da sotto un enorme drappo di alabastro movimentato da pieghe amplissime che unisce le quattro figure allegoriche; la Carità e la Verità sul davanti e la Prudenza e la Giustizia sul retro e a mezzo busto, scoprendo la porta che simboleggia il passaggio all'aldilà. Il monumento presenta nel suo complesso un tono più meditativo e intimistico e può essere letto come un invito a spendere il tempo della vita nella preghiera per far diventare la morte un semplice passaggio.
Sotto il nuovo Papa Clemente IX Rospigliosi, lo scultore esegue una serie di angeli portanti i simboli della Passione di Cristo da collocare lungo Ponte Sant'Angelo. Nella chiesa di San Francesco a Ripa Bernini affronta nuovamente il tema dell'estasi nella cappella dedicata alla Beata Ludovica Albertoni terminato nel 1674.
Muore il 28 novembre del 1680.
Il Ratto di Proserpina
Il Ratto di Proserpina è un gruppo scultoreo di Gian Lorenzo Bernini esposto nella Galleria Borghese di Roma. Fu commissionata da Scipione Borghese, ed eseguita tra il 1621 e il 1622.
Il soggetto è tratto dalle Metamorfosi di Ovidio e legato al tema del ciclo delle stagioni. Proserpina figlia di Giove e Cerere , dea della fertilità fu notata da Plutone , Re degl’inferi, che invaghito la rapì. Cerere per il dolore abbandona i campi , causando la carestia, mentre Giove interviene trovando un accordo con la mediazione di Mercurio; Proserpina avrebbe trascorso nove mesi con la madre favorendo l’abbondanza dei raccolti, per i restanti mesi dell’anno, quelli invernali, sarebbe rimasta con Plutone all’inferno. In ambito cristiano il mito rappresentava il ritorno dell’anima umana dal mondo dei morti alla speranza della vita e la possibilità di redenzione dal peccato e per questo fu rappresentato nelle porte bronzee di San Pietro dallo scultore quattrocentesco Filarete . Plutone è riconoscibile dai suoi attributi regali, la corona e lo scettro, mentre dietro di lui Cerbero figura mostruosa controlla che nessuno ostacoli il percorso del suo padrone girando le tre teste in tutte le direzioni.
L’intento di Bernini è quello di bloccare l’azione al culmine del suo svolgimento, per rendere attraverso l’espressività corporea dei personaggi il loro carattere e il dramma che vivono. La composizione del gruppo segue delle direttrici dinamiche sottolineate dai movimenti degli arti e delle teste, accentuato da quello dei capelli e del drappo che scopre il corpo giovanile e sensuale della Ninfa sul cui volto rivolto all’indietro è visibile una lacrima. Il corpo di Plutone è invece possente e muscolare la sua virilità e accentuata dal complicatissimo brano della barba e dei capelli, le ciocche creano delle pieghe profonde in cui è riconoscibile un abbondante uso del trapano.
Bernini si compiace di offrire agli spettatori brani di scultura virtuosistica e particolari che rendono figure reali i personaggi mitici, ma quello che da il senso dell’artificiosità della scena è la natura del movimento: l’atteggiamento dei due è piuttosto improbabile, sembrano quasi danzare, con uno spiccato senso teatrale l’artista offre una “rappresentazione” del Mito, oltre ad un andamento a spirale di gusto ancora manierista. Proserpina lotta inutilmente per sottrarsi alla morsa spingendo la sua mano sul volto di Plutone, il quale affonda letteralmente le mani sulla coscia e sul fianco della donna con un effetto virtuosistico eccezionale.
Il David
Il David (marmo, 190 cm) riprende il mito biblico di Davide e Golia , il quale vede Davide affrontare il gigante Golia armato di una fionda è stato scolpito tra il 1623 e il 1624, dopo che l'opera fu commissionata all'artista dal cardinale Scipione Borghese.
Bernini, seguendo gli schemi del barocco, raffigura il David un momento prima che quest'ultimo scagli la pietra che ucciderà il gigante Golia, cogliendolo in una torsione e in una espressione di sforzo.
Il viso del David sembra essere un autoritratto dello stesso volto del Bernini alle prese con la durezza del marmo. Da notare, la fronte corrugata e gli occhi rivolti verso il bersaglio, le labbra rientrate a testimonianza del grande sforzo effettuato nello scatto e i capelli ondulati (o ricci) che riportano nuovamente alla rappresentazione del movimento.
Ai piedi del David vi è la corazza (secondo il mito prestata dal re Saul), lasciata cadere perché troppo pesante, sotto alla quale è possibile scorgere una testa d'aquila (innestata nell'arpa che David suonerà dopo la vittoria) in riferimento alla casa Borgese.
Confronto

A differenza della visione rinascimentale la visione barocca del Bernini è elaborata nel movimento, coglie tutte le espressioni corporee che manifestano lo sforzo riportando anche il minimo particolare, in una posa sinuosa e plastica. Il David rinascimentale è rilassato, soddisfatto e orgoglioso della sua azione andata a buon fine (Donatello, Verrocchio) o meditativo ma pronto all’azione (Michelangelo).

Esempio