Futurismo

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte
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IL FUTURISMO
Sulla scia del movimento letterario, sotto la guida dello stesso Marinetti, un gruppo di pittori lanciò a Milano nel febbraio del 1910 il Manifesto dei pittori futuristi e nell'aprile successivo il Manifesto tecnico della pittura futurista, firmato, quest'ultimo, da Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini, Luigi Russolo. Caratteristica prima della pittura futurista fu l'abolizione, nell'immagine, della prospettiva tradizionale, per un moltiplicarsi di punti di vista che siano in grado di esprimere il suo dinamico interagire con lo spazio circostante. Tutti reduci e ancora legati almeno fin quasi al 1911 all'esperienza divisionista (di cui rivalutarono la vibrazione cromatico-luministica intesa in funzione simbolica come precedente della vibrazione dinamica futurista), i futuristi interpretarono in vario modo il comune motivo di pandinamismo. Boccioni, non dimentico della lezione cubista, lo tradusse in forme cariche di emotività espressionisticamente deformate e coagulantisi nelle linee-forza (Elasticità, 1912; Milano, collezione privata); Carrà in forme che non rinunciano mai totalmente ai valori plastici e pittorici (Donna al balcone, 1912; Milano, collezione privata); Balla in immagini che scompongono il movimento secondo una metodologia analitica e sperimentale che ne evidenzia la struttura sequenziale (Bambina che corre sul balcone, 1912; Milano, Galleria d'Arte Moderna); Severini in immagini che si frantumano in una molteplicità di piani-luce dal tenue e raffinato cromatismo di derivazione seuratiana (Geroglifico dinamico del Bal Tabarin, 1912; New York, Museum of Modern Art); Russolo in immagini dall'accesa e contrastante cromia ancora legata allo Jugendstil (Sintesi plastica dei movimenti di una donna, 1912; Grenoble, Musée de Peinture et Sculpture). Al superamento del divisionismo e all'evoluzione in senso astratto-geometrico del f. concorsero la conoscenza del cubismo e i rapporti con l'ambiente dello Jugendstil tedesco. La morte di Boccioni nel 1916 e il contemporaneo passaggio di Carrà e Severini a soluzioni vicine al cubismo determinarono lo scioglimento del gruppo milanese e il trasferimento a Roma del centro di gravitazione del movimento, con la conseguente nascita del secondo futurismo. Attorno a Marinetti si riunì un gruppo d'artisti (che nel 1929 firmarono anche il Manifesto dell'aeropittura), fra cui Prampolini, F. Depero, F. Cangiullo, Rougena Zatkova e ancora Balla, assertori della necessità per l'arte futurista d'una progettazione totale (da loro tradotta nell'ampliamento degli interessi al campo del teatro, del cinema, dell'architettura, del cartellonismo, ecc.) e d'una più concreta interferenza col reale (tavole polimateriche di Prampolini e della Zatkova). Alla prima fase del secondo f. (1918-28), legata alla cultura postcubista e costruttivista, succedette la seconda fase (1929-38), partecipe degli svolgimenti del surrealismo, in cui emerse l'attività del gruppo torinese (Fillia, Rosso, Diulgheroff, Oriani, Farfa, ecc.). Momenti di adesione alla poetica futurista sono rilevabili nell'opera anche di altri artisti, come Sironi, Soffici, Rosai, Arturo Martini, Morandi, Funi, Baldessari e altri. Analogie col f. italiano, almeno nelle premesse ideologiche, ha avuto il f. russo, costituitosi nel 1911-12 a opera di M. Larionov e Natalia Goncarova (che ne furono i promotori), C. Malevic, D. Vladimir Barenov Rossiné, D. Burljuk, N. Poulbine, Olga Rosanova, ecc. Dal punto di vista stilistico gli ascendenti del f. russo sono reperibili, più che nel f. italiano, nell'espressionismo tedesco e soprattutto nel cubismo e fauvismo francesi. Anche il fenomeno del raggismo si può far rientrare in quello del f. russo, tenendo presente che le premesse astratte, in quello contenute, integrate alla spinta rivoluzionaria e sociale più propriamente futurista, sfociarono dopo il 1915 nei movimenti del suprematismo e del costruttivismo (N. Goncarova: Lampadine elettriche, 1912; Parigi, Musée National d'Art Moderne). Poetiche e forme espressive legate al f. sono state riscoperte dalle avanguardie artistiche contemporanee, in particolare dai Nuovi Futuristi italiani (tra gli altri: Alberto Abbate, Clara Bonfiglio, Marco Lodola) e dai graffitisti americani, fra cui Rammellzee, l'ideatore del Futurismo Gotico.
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