Espressionismo e Munch

Materie:Tesina
Categoria:Storia Dell'arte
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Testo

CHE COSA E’ L’ESPRESSIONISMO
I movimenti delle prime avanguardie storiche tedesche, confluiti nella denominazione “ Espressionismo “, producono le opere forse a tutt’oggi più popolari dell’arte del nostro secolo.
Alcune revisioni critiche hanno tuttavia scosso talune certezze e letture professionali tramandate per inerzia, al punto che oggi, nella difficoltà di definire l’espressionismo, è opportuno iniziare dal puntualizzare cosa esso non è. Non è un movimento unitario, non è incondizionatamente una reazione all’ Impressionismo, non è unicamente arte di protesta, di malessere, di introspezione, non è il crogiuolo di un contenutismo psicologico né dell’astrattismo, non è pura rottura con la tradizione. Secondo alcuni non è nemmeno un movimento tipicamente tedesco o nordico; anzi, non è nemmeno un movimento.
Il termine espressionismo indica, anzitutto, la centralità del problema dell’espressione, del “trarre fuori” gli elementi costitutivi del quadro dall’interiorità dell’individuo. Questa urgenza di comunicazione, peraltro proporzionale alla difficoltà di comunicazione manifestata dagli artisti, a un disagio esistenziale, a un rapporto conflittuale con la società contemporanea, è prioritaria in tutti i centri dell’espressionismo, dove semmai è diversa l’impostazione del linguaggio e la traduzione in strutture formali.
Ecco anche spiegata la durezza percettiva di tale arte, nella cui realizzazione sono stati banditi tutti gli illusori artifici della prospettiva e del chiaroscuro.
La natura stessa dell’Espressionismo, inteso come proiezione immediata di sentimenti e stati d’animo estremamente soggettivi, è ricca di contenuti sociali e di drammatica testimonianza della realtà: ma la realtà tedesca dei primi anni del secolo è amara di guerra, di contraddizioni politiche, di perdita di quei valori ideali, di aspra lotta di classe.
EDVARD MUNCH (1863-1944)
Uno dei primi e più significativi esponenti della pittura espressionista è senza dubbio Edvard Munch, che non farà altro che scrivere la sua vita all’interno dei suoi quadri: un’autobiografia dell’anima per immagini, o meglio un’anatomia delle catastrofi dell’Io, imprudente nell’intensità, provocante nei mezzi. Chi guarda sbatte contro quell’ansia e vi riconosce la propria: non vi è dubbio che, tra i pittori, è colui che ,più di ogni altro ha dato un volto alla psiche umana.
Nato nel 1863 a Loten, in Norvegia, Munch ebbe per tutto il corso della sua vita numerosi incontri con la morte, che contribuirono alla formazione di un pensiero fortemente negativo.
Nel 1892, una mostra scandalo lo rende famoso fuori dai confini della Norvegia, e trasferitosi a Berlino frequenta la cerchia di letterati che si raccoglieva intorno a Strindberg, e quell’ambiente dove la filosofia di Kierkegaard, Schopenhauer e Nietzche sostanziava un simbolismo pessimista e un erotismo che alternava misoginia e necrofilia che acuisce i tratti fondamentali del suo temperamento. Ed è proprio a Berlino che prende forma il suo progetto del “Fregio della vita”: concepire le proprie opere come le tessere di un insieme unitario inteso a rappresentare il destino dell’uomo.
Al primo dei motivi conduttori del gigantesco Fregio, appartiene Pubertà, un olio del 1894 che destò un enorme scalpore.
PUBERTA’ –1894.

“Dopo aver acceso la lampada vedo improvvisamente la mia ombra enorme che va dalla parete al soffitto. E nel grande specchio sopra la stufa vedo me stesso, il mio stesso volto spettrale…”
Il tema dell’ombra come seconda , oscura identità della persona e allo stesso tempo annuncio di sciagura dietro le spalle, è una possibilità di rappresentazione dell’ansia.
In Pubertà, vi è come soggetto un’adolescente nuda seduta su un letto appena rifatto, simbolo di una verginità ancora intatta. Il suo corpo è acerbo, le braccia si incrociano sul pube in gesto istintivo di vergogna. Gli occhi che ci scrutano con sospettoso smarrimento, rivelano il rimpianto per la fanciullezza perduta e la contemporanea angoscia per una maturità alla quale non ci si sente ancora pronti.
Tale opprimente senso d’angoscia, lo stesso che ogni adolescente ha sempre provato, è qui evidenziato e quasi materializzato dalla cupa ombra proiettata sul muro.
A Munch non serve altro per esprimere l’associazione tra sesso e paura: un letto per dire un’esistenza che soggiace alle leggi incomprensibili dell’amore e della morte, un’ombra per indicare un conflitto psichico, una minaccia che non viene dall’esterno, ma dal caotico desiderio del corpo.

Con maggiore o minore consapevolezza, l’arte del periodo del primo Novecento mette in scena la paura, disocculta le emozioni scure che insidiano la rispettabilità borghese, ostenta l’erotismo come una malattia dell’anima.
L’atto di nascita della psicoanalisi nel 1900, in cui Freud formula la sua teoria sull’origine sessuale delle nevrosi, condensa lo spirito di un’epoca già ingorgata dall’intuizione che gli impulsi sessuali repressi governano, sotto mentite spoglie, azioni e movimenti.
“Profondo è il mondo, e più profondo che nei pensieri del giorno…il piacere che ha sete di dolore, inferno, odio, vergogna, deformità, mondo…il piacere vuole se stesso… vuole profonda, profonda eternità!”:
il rintocco della campana suonata da Nietzche rimbomba sinistro negli anni in cui la scoperta dell’inconscio sembra coincidere con la sua rivolta.
LA PSICOANALISI
Nel 1885, Sigmund Freud (1856-1939) si specializzò in neurologia, entrando in contatto con Joseph Breuer, collega di successo, scopritore di quel “metodo catartico” nei casi di isteria che può ben essere definito il punto di partenza della psicoanalisi. Di lui Freud sarà amico e collaboratore per circa un decennio.
Freud spinse Breuer ad approfondire e a pubblicare con il suo aiuto le scoperte fatte utilizzando questo metodo, il che avvenne nel 1895 in studi sull’isteria. Nell’opera viene delineata in germe la teoria psicoanalitica: la malattia mentale è presentata come la manifestazione di un conflitto non risolto fra le pulsioni interne ad ogni uomo. La terapia consiste nell’aiutare il malato a divenire cosciente di quegli episodi conflittuali che a livello profondo, hanno dato luogo ad uno stato nevrotico.
L’atto conoscitivo , mediante il quale il paziente scopre quei conflitti della sua storia psichica che sono stati censurati e rimossi dalla coscienza, produrrebbe la sua guarigione, ovvero il ristabilimento dell’equilibrio che caratterizza lo stato di normalità.

IL CASO DI ANNA O.
Sicuramente il primo punto di svolta concreto nella vita professionale di Freud è rappresentato dal caso clinico di Anna O. Si tratta di Bertha Pappenhein, meglio nota come Anna O., una ragazza ventunenne di notevole intelligenza e cultura che nel corso di una malattia durata due anni aveva presentato una serie di disturbi fisici e mentali; ella soffriva di una grave paralisi ad entrambi gli arti di destra, di disturbi alla mobilità oculare, con un notevole danno visivo, di turbe all'udito, di difficoltà nella postura del corpo, di forte tosse nervosa, di nausea ogni volta che cercava di alimentarsi, e una volta, di grave idrofobia, che la tenne lontana dall'acqua per parecchie settimane. Anche le sue capacità lessicali si erano ridotte, fino ad arrivare all'impossibilità di parlare e comprendere, e inoltre, la paziente andava soggetta a momenti di afasia, nei quali alternava stati di confusione, di delirio e di alterazione di tutta la personalità. Inizialmente con un quadro sintomatico di questo genere, si pensò ad una grave lesione, ma all'esame obbiettivo gli organi della ragazza risultarono perfettamente normali. I medici esclusero anche una lesione organica cerebrale, essendo propensi a quella misteriosa condizione nota come isteria, la quale è in grado di simulare tutta una serie di sintomi appartenenti a diverse malattie.
Breuer, ogni sera si recava a casa della ragazza e, dopo averla ipnotizzata, la faceva parlare. Sotto ipnosi, Anna raccontava del doloroso periodo della sua vita in cui aveva dovuto assistere il padre gravemente malato, ricordando quei sentimenti, rimasti repressi, di rabbia, disgusto e paura. Il medico notò che raccontando l'episodio doloroso connesso all'insorgere di uno dei sintomi prima citati, Anna riusciva a vivere intensamente le emozioni provocate dal doloroso ricordo, e al termine di tale rievocazione il disturbo scompariva. Questa terapia, definita catartica funzionò anche con gli altri sintomi. Freud in seguito affermerà che "l'isterico soffre di ricordi", ovvero degli effetti dolorosi di un evento passato, apparentemente dimenticato, ma in realtà ancora 'vivo' nelle profondità inconsce della mente. Nonostante il successo terapeutico, Breuer interruppe improvvisamente il trattamento, accortosi del rapporto che andava creandosi con la paziente, spaventato dall'intensa e reciproca dipendenza affettiva che si era instaurata con Anna. Egli non colse dunque gli aspetti innovativi dell'importante metodo terapeutico, non credendo che la teoria da lui scoperta potesse essere generalizzata. Freud, al contrario, colse elementi che andavano ben oltre il singolo caso; si era infatti accorto che il blocco di Anna era determinato da un conflitto psichico tra qualcosa che avrebbe voluto essere espresso e qualcosa che ne contrastava appunto l'espressione; la sua sofferenza è da ricondurre al fatto che inconsciamente Anna si era proibita la presa di coscienza e dunque l'esternazione di sentimenti e desideri erotici ed aggressivi inconciliabili con la sua morale, la sua cultura e la sua educazione. Pur essendo al corrente del ruolo delle pulsioni sessuali nelle nevrosi, Breuer rifiutò di riconoscere il ruolo fondamentale che esse hanno giocato in quella di Anna, fuggendo dalla relazione affettiva con la paziente. A differenza di Freud non è arrivato ad un concetto fondamentale nella psicoanalisi, ovvero il concetto del transfert, grazie a cui si può arrivare alla liberazione del ricordo traumatico del paziente; Breuer era giunto alla condizione in cui si può parlare di controtransfert, come dimostrano i sentimenti di dipendenza che provava per Anna.
Una sfera interessata che influenza l'isterico nei suoi comportamenti è per Freud quella sessuale. Il malato soffre di traumi sessuali legati alla prima fanciullezza che sviluppano i loro effetti nella prima pubertà quando i vecchi ricordi vengono risvegliati dalle nuove sensazioni sessuali nascenti. Nel caso di Anna O la base di tutti i suoi problemi è un segreto desiderio nei confronti del padre e la sua incapacità di creare legami affettivi con coetanei del sesso opposto ne è un chiaro esempio. Il problema di Anna oggi è conosciuto col nome di " Complesso di Edipo", ovvero un desiderio del bambino di eliminare il genitore dello stesso sesso ed un forte desiderio erotico nei confronti del genitore di sesso opposto. Seguendo la teoria di Freud questa è probabilmente la causa primaria delle repressioni della giovane ragazza. Dopo la morte del padre questi desideri svanirono apparentemente ma ricomparvero ben presto nel rapporto morboso che Anna instaurò nei confronti di Breuer, chiamato da Freud "passione di transfert".

L’ANALISI DEL COMPLESSO DI EDIPO NELLA TEORIA FREUDIANA DELLA SESSUALITà INFANTILE
L’energia dell’istinto sessuale, la libido, è presente anche nel bambino, che non la scarica come l’adulto attraverso l’atto sessuale genitale poiché la maturità biologica non coincide con quella psicologica. La libido investe nel bambino le funzioni biologiche e i comportamenti, sviluppando una sessualità che attraversa tre fasi di maturazione: orale, anale, fallica. Nella prima fase il comportamento tipico del bambino è la suzione, attraverso cui non solo si nutre, ma soddisfa anche l’eccitazione delle mucose della bocca: la sua sessualità si concentra nella zona erogena della bocca. La fase anale è legata al controllo dell’espulsione, che provoca la sensibilizzazione di altre due zone erogene, la anale e la uretrale. Nella fase fallica il bambino scopre la differenza fra maschio e femmina e proprio in questa fase si ha la scelta dell’oggetto su cui riversare i propri desideri.In essa si manifestano il complesso di Edipo e quello di castrazione. La scelta dell’oggetto ricade sul genitore del sesso opposto e parallelamente si sviluppa la rivalità con il genitore dello stesso sesso: questo comportamento è detto da Freud "complesso di Edipo", in riferimento alla favola greca del re Edipo.
Il bambino è legato alla madre anche per motivi egoistici, in quanto da lei trae principalmente il sostentamento, ma osservando il comportamento delle bambine la predilezione sessuale risulta evidente. Questa situazione è complicata dal complesso di castrazione, che si sviluppa nel bambino per la riprovazione che gli adulti mostrano verso le manipolazioni sessuali e i desideri incestuosi. La forte carica emotiva di tali condizioni porta il bambino a rimuovere il complesso edipico nell’inconscio, che si ripresenterà nell’adolescenza: se lo sviluppo sessuale dell’individuo è organico, il soggetto e pronto ad entrare nella fase genitale adulta, in cui il divieto dell’incesto assimilata dall’Io e rafforzato da esperienza ed educazione conduce la scelta dell’oggetto verso un partner diverso dal genitore, pur rimanendo attive le fantasie edipiche nell’inconscio. Nella fase puberale il figlio deve staccare i desideri libidici dalla madre e conciliarsi con il padre: i soggetti nevrotici non riescono a compiere questo passo ed il nucleo della loro malattia è da ricercarsi proprio nel complesso edipico. Se lo sviluppo della sessualità infantile non è completo, nel passaggio alla fase genitale adulta si verificano regressioni o fissazioni su stadi arcaici di soddisfazione del desiderio: si manifestano così le perversioni sessuali. Ma mentre il perverso soddisfa le proprie pulsioni attraverso forme arcaiche di organizzazione della libido, il nevrotico attua una rimozione totale dei propri desideri sessuali, che però restano nell’inconscio. La richiesta terapeutica è manifestazione di un bisogno di esprimere tali desideri, che il terapeuta non deve soddisfare, ma incanalare in una situazione analitica che porti alla presa di coscienza. L’integrazione delle pulsioni parziali della sessualità infantile nella sessualità adulta è l’esito felice di un processo delicato, esito sempre precario a causa del forte contenuto affettivo delle rappresentazioni "precipitate" nell’inconscio.
THE INFLUENCE OF PSYCHOANALYSIS
The remplacement of external by internal actions, of complicated plots by simple reflections on life, are signals of the psychological trend of the literature of the time.
The new novelist find a more congenial ground in Freud’s psychoanalysis with his emphasis on the individual and his personal story, but in particular on the threatening and undefinable depths of his unconscious.
From his point of view, Sons and Lovers is in keeping with the feel of the time, as it is well know that the novel was immediately interpreted in a psychoanalytic key, as an endorsement of Freud’s theories abut the Oedipal Complex.
D.H. Lawrence was aware of Freud's theory, and Sons and Lovers famously uses the Oedipus complex as its base for exploring Paul's relationship with his mother. Paul is hopelessly devoted to his mother, and that love often borders on romantic desire. Lawrence writes many scenes between the two that go beyond the bounds of conventional mother-son love. Completing the Oedipal equation, Paul murderously hates his father and often fantasizes about his death.

D.H.LAWRENCE: A WORKING-CLASS NOVELIST
D.H. Lawrence was the first important English workingclass novelist.
A very prolific writer, Lawrence wrote novels, short stories, poems, travel books and other non-fictional works.
He was born in1885 at Eastwood, Nottinghamshire, and died in Vence in1930.
Lawrence was deeply opposed to the industrial civilization of his time. He believed that the suppression of natural instincts and emotions in modern men and the mechanised, celebral character of modern civilization had a destructive effect on the life of the spirit. According to him, modern civilization had transformed human beings: they had become slaves to the routine of work.
“My great religion is a belief in the blood, the flesh, as being wiser than the intellect”.
His main concern was with basic human passions, the relationships between man and woman and between human beings and the environment. Lawrence’s determination to present such themes openly, led him more than once into problems with censorship.
SONS AND LOVERS
Lawrence's first great novel, Sons and Lovers, is clearly autobiographical.
The novel tells the story of Gertrude Morel, a mother whose possessive love for her sons hinders their ability to establish fulfilling relationships with other women. Lawrence himself had an unusually close attachment to his mother. The novel also depicts the working class of England at the turn of the century, when industrialism was rearing its ugly head and was creeping upon the English countryside. Set in a town similar to the one where he was born, Sons and Lovers gives a detailed and realistic portrayal of the hardships and conflicts of the Morels, a mining family.
The novel deals with the relationship between Paul, the main character, and his mother.
Gertrude Morel, the character based on Lawrence mother, is a working-class woman with intellectual interests, dissatisfied with her husband, a rough miner who often gets drunk.
To make up for her unhappy marriage, she pours out her affections on her elder son, William and, when he dies, on Paul, her younger son.
The second part of the novel begins with a new life for Paul, in his friendship and eventual relationship with Miriam. Paul, coming into manhood, is fascinated by the revelations he finds in Miriam. The awakening in Miriam of her sensuality draws her to Paul, and she hopes to be with him in a spiritual union. But Miriam shrinks from any thoughts of physical passion between them. Meanwhile, Paul is waking up to his feelings of sexuality and feels uneasy. Miriam is in many ways like Paul's mother: she is religious, pure and possessive. However, their relationship cannot work, for Paul's closeness to his mother inhibits him from forming any successful and lasting relationships with other women. Mrs. Morel is resentful of the closeness that Paul and Miriam share, and she treats Miriam with disdain. Mrs. Morel, with her strength and domination, feels as though she possesses Paul's soul and will now allow room for Miriam in Paul's life. Next, there is the older, sensual woman that arrives in Paul's life: Clara Dawes. She enters his life when Paul is becoming aware of his need for a physical relationship with a woman. Her sense of mystery intrigues Paul, and they begin a love affair. Clara fulfills a need for Paul, stemming from his unsatisfying relationship with Miriam. Clara possesses a sensuous and intuitive quality that Miriam lacks and makes Paul feel like a man. However, Paul's attachment to his mother ends this relationship as well. No other woman can compare to his mother, and though Paul resents her, he cannot separate himself from her. Mrs. Morel's intense possessiveness of Paul has made it impossible for him to feel a normal desire, sexually or emotionally, for any other woman. Even when near death, Mrs. Morel does not want to die, for she feels that she must finally leave Paul. Upon her death, Paul feels nothing but a longing for his own death. He must then learn to live a life of his own, independent of the influence (and support and encouragement) of his mother. However, the spirit in Paul persuades him to turn away from death and walk towards the town and a new beginning.

Miriam Clara
PAUL MOREL
Paul is the protagonist of the novel, and we follow his life from infancy to his early twenties. He is sensitive, temperamental, artistic (a painter), and unceasingly devoted to his mother. They are inseparable; he confides everything in her, works and paints to please her, and nurses her as she dies. In his adolescence, Paul finds himself attracted to Miriam, a shy girl who idealizes him. But the prospect of marrying her fills him only with unhappyness and a strange, paralyzing sense of death. The author now bodly underlines the mutual infatuation of mother and son. A jealous conflict, in which Paul is the helpless pawn, ensues between the two women. Paul gradually becomes persuaded of the unreality of his and Miriam’s feelings, and returns to his mother, thinking that while she’s alive no other women can have place in his affections. Than he met Clara, a married woman of strong, sensuous appeal. While under her influence he returns to Miriam and finally, possessed both women, hovering for a time between what are for him the sacred and profane love of his life. But in the end Mrs Morel triumphs again and brings Paul to her death-bed. In a final chapter, Lawrence pictures him as a human derelict with a great nostalgia for death in his heart, and living merely in the memory of a relation which, hallowed only in childhood, has grown utterly ruinous in his perpetuations.

Lawrence’s family

Pubertà:l’ombra della crescita

Esempio