Brunelleschi

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

Brunelleschi, Filippo (1377-1446), orefice, architetto e scultore fiorentino, una delle maggiori figure dell’arte italiana è l’iniziatore del Rinascimento a Firenze; il recupero delle forme classiche, la pratica di un’architettura basata su proporzioni matematiche e l’elaborazione del metodo di rappresentazione prospettica dello spazio fanno di lui una delle figure essenziali dell’arte. Del Brunelleschi non ci è pervenuto nessuno scritto o trattato per questo motivo le sue opere hanno costituito nel corso dei secoli un vero e proprio testo, attraverso cui molti architetti hanno cercato di cogliere l’insegnamento. Iniziò la sua carriera come orafo e scultore. Solo intorno ai 40 anni, dopo aver intrapreso molti viaggi per maturarsi artisticamente attraverso lo studio dell’architettura antica, si diede appieno all’arte. Filippo Brunelleschi aveva appena compiuto 24 anni quando nel 1401 venne indetto un concorso dall’arte dei Mercanti (o di Calimala) per la seconda porta del Battistero di Firenze. A questo concorso presero parte Filippo Brunelleschi, Lorenzo Ghiberti , Jacopo della Quercia ed altri. Il concorso richiedeva la realizzazione del Sacrificio di Isacco inserito dentro una cornice quadriloba mistilinea, per una maggiore concordanza con quelle realizzate in precedenza da Andrea Pisano. Perdute le formelle degli altri concorrenti, restano ancora quelle del Ghiberti e del Brunelleschi quasi a indurci a confrontare le opere del vincitore (Ghiberti) e il grande sconfitto (Brunelleschi). Lorenzo Ghiberti risolve la scena dividendola in due parti mediante una roccia, davanti ad essa ci sono due servi, mentre in basso la cavalcatura funge quasi da base allargando le forme della roccia, Isacco in questa formella si abbandona alla volontà di un essere superiore in questo caso Dio. La narrazione si svolge da sinistra a destra senza sussulti; le figure sono realizzate su modello antico si atteggiano in pose eloquenti, conservando cadenze del gotico. Sulla roccia si trova l’ariete che verrà successivamente sacrificato al posto di Isacco, nel lato destro della formella c’è la presenza di Abramo, rappresentato nell’atto di uccidere suo figlio. Isacco si trova sopra un altare sacrificale che si chiama ara e che è ornato di racemi, decorazione tipicamente classica mentre l’angelo sta per arrivare e fermare finalmente la mano di Abramo. L’uso dei tenui trapassi di piani genera un chiaro scuro lievissimo, privo di violenti scatti dal piano di fondo, che in tal modo diviene spazio. E’ importante aggiungere che la formella del Ghiberti è stata realizzata fondendo prima tutto il materiale e poi modellandolo, e da questo si può notare la sua abilità in materia, mentre Brunelleschi utilizzò un’altra tecnica, fondendo i personaggi singoli e poi attaccandoli tramite degli spinotti. La formella del Brunelleschi è piena di drammaticità. I gruppi dei personaggi sono nettamente separati su due piani distinti ed emergono con violenza da un fondo privo di morbidezze atmosferiche. La lettura avviene in profondità poiché l’occhio partendo dal primo piano caratterizzato da figure che debordano dalla cornice affonda poi al centro drammatico della scena nel quale si distinguono benissimo la volontà di Abramo, la volontà di Isacco e la volontà dell’angelo (questo è un incontro linea/forza). Brunelleschi coglie nel fatto l’elemento drammatico, la velocità e la violenza di ciò che sta per accadere: Abramo costringe il figlio a sacrificarsi e a esporre la gola, Isacco che si trova sull’ara e si vede chiaramente che la sua volontà esprime il desiderio di non morire. La formella presenta un ariete sopra una roccia non molto evidente. Anche nel Brunelleschi confluiscono elementi classici come il vello lanoso dell’ariete e un giovane nell’atto di togliersi una spina dal piede che ricorda lo Spinario greco, la cavalcatura è gotica perché presa dall’Adorazione dei Magi del pulpito di Giovanni Pisano nel Duomo di Pisa. Il concorso venne vinto come abbiamo già detto prima dal Ghiberti, molto probabilmente non solo perché la sua formella si adeguava più allo stile utilizzato in precedenza ma anche perché il suo metodo era meno costoso.
CUPOLA DEL DUOMO
Un’altra grande opera del Brunelleschi è il Duomo di Firenze. La costruzione del Duomo era giunta al tamburo ottagonale di imposta alla gigantesca cupola. Il problema della cupola affannava gli operai da lungo tempo e non sapevano come costruire e dove appoggiare le centine, le armature che dovevano sostenere la cupola fino alla chiusura definitiva a chiave di volta. Nel 1418 gli operai bandirono il concorso per il modello della cupola, vinsero a pari merito ancora una volta il Ghiberti e il Brunelleschi. La costruzione della cupola fu affidata al Brunelleschi perché il rivale si ritirò molto probabilmente per la sua incapacità in materia. La costruzione della cupola iniziò il 1 agosto del 1420 in un clima di aspettativa che coinvolgeva tutta la cittadinanza. Il Brunelleschi decise di alzare la cupola senza armature, equilibrandola con una doppia calotta, una collegata all’altra, mediante un’ossatura verticale e orizzontale e ricorrendo anche a vari accorgimenti per esempio i mattoni disposti a spina di pesce. La doppia cupola a sesto acuto era costituita da un ossatura di otto costoloni interni fra i quali si tendono vele a sezione orizzontale rettilinea. Alla cupola interna è affidato il compito di reggere quella esterna, alla quale fornisce anche appoggi intermedi. All’ossatura a otto costoloni continuano otto archi rampanti intervallati da otto finestroni, su di questi si erige una guglia e infine troviamo una palla non più del Verrocchio ma sostituita con una più grande perché quella precedente venne abbattuta da fulmini nel temporale del 1601. Nel 1428, infine, realizzò le quattro tribune morte semicircolari nei lati del tamburo che illumina l’interno mediante finestre. La cupola è gotica perché archiacuta e rinascimentale perché è un volume definito nello spazio.
OSPEDALE DEGLI INNOCENTI
Nel 1419-1444 fu edificato l’Ospedale degli Innocenti , lo schema del ospedale riprende lo schema degli ospedali medievali. La facciata è partita in due parti mediante le cornici ed è definita, in basso, dal basamento di 9 gradini. Al ritmo delle arcate a tutto sesto della zona inferiore, corrisponde la superficie liscia del piano superiore, aperta da finestre, ciascuna in corrispondenza ad un arco. Nel modello iniziale i gradini erano 9 e sono 9 mentre le arcate erano 9 ed ora sono 11 perché successivamente a costruzione completata sono state aggiunte due arcate alle estremità della struttura. L’intercolumnio di queste arcate, 9 come i gradini, è pari all’altezza delle colonne e alla profondità del portico mentre l’arco sovrastante è alto la metà di questa misura. Nei pennacchi si trovano tondi in terracotta policroma invetriata fatti da Andrea Della Robbia. Nei tondi sono raffigurati dei putti in fasce (gli innocenti cioè i bambini abbandonati). Per la costruzione dell’Ospedale degli Innocenti ha utilizzato un sistema modulare, attraverso il quale stabilendo una misura standard vengono costruite tutte le altre strutture. L’Ospedale degli Innocenti in precedenza era un orfanotrofio. Nel 1419, con l’Ospedale degli Innocenti, Brunelleschi affrontò un motivo di certo non inconsueto negli edifici fiorentini del tardo Trecento, ma con spirito del tutto nuovo. Questa tendenza a risolvere in rapporti perfettamente misurabili ogni membro architettonico e ad attingere un nuova bellezza attraverso la tensione delle linee, delle superfici, dei volumi distribuiti rigorosamente in articolazioni organiche, costituisce la grande originalità di Brunelleschi.
IL CROCIFISSO
Il Crocifisso venne scolpito nel 1420-1425 è in legno, le sue misure sono di 175x175 cm, si trova a Firenze nella basilica di Santa Maria Novella. A giustificare la costruzione del Crocifisso possiamo raccontare un episodio, scritto dal Vasari (non tutti i suoi racconti sono veritieri), che risale alla scultura fatta da Donatello. Cosa che potrebbe essere messa in discussione dal momento che il crocifisso di Donatello è di una quindicina di anni anteriore a quello di Brunelleschi. In pratica pare che Donatello dopo aver scolpito il crocifisso abbia invitato il Brunelleschi a casa sua per chiedergli un parere. A Brunelleschi pareva che Donatello avesse messo in croce un contadino e non un corpo simile a Gesù Cristo, il quale fu delicatissimo ed in tutte le sue parti il più perfetto uomo che nascesse giammai. Donatello dopo aver udito il parere del Brunelleschi gli lanciò una sfida dicendoli: (). Brunelleschi accettò la sfida e quando invitò l’amico (Donatello), questo non appena vide il Cristo fece cadere dal suo grembiule tutte le cose che aveva all’interno perché stupito della bravura dell’amico , e disse:(). Infatti Brunelleschi traduce la divinità e la perfezione morale in perfezione di forme che non mostrano dolore e hanno un equilibrio di proporzioni. Le braccia allargate equivalgono all’altezza dell’intera figura, la postura del corpo è leggermente rivolta verso sinistra e ciò induce lo spettatore a un percorso semicircolare. La scultura del Brunelleschi vi è un luminoso distendersi delle forme.
LA PROSPETTIVA
Brunelleschi fu uno dei primi artisti a codificare leggi della prospettiva scientifica. L’elaborazione della prospettiva risale ai primi del quattrocento, ossia tra il 1417 e il 1420, quando mette a punto un metodo che consenta di restituire tanto la profondità quanto le dimensioni proporzionali delle figure. Consisteva nel fatto di aver riprodotto su due tavolette (ora perdute) vedute di palazzi fiorentini. Infatti una tavoletta presentava il Battistero e l’altra tavoletta presentava Piazza della Signoria con Palazzo Vecchio. La prima tavoletta raffigurante il Battistero visto dalla porta centrale di Santa Maria del Fiore, eseguita su argento imbrunito, si rispecchiava il cielo vero. La tavoletta non doveva essere guardata direttamente ma era necessario accostare l’occhio sul retro della tavola a un foro passante per il punto concentrico della costruzione geometrica e guardare l’immagine riflessa in uno specchio che doveva essere sostenuto con il braccio libero. In pratica questo metodo consentiva di restituire uno spazio tridimensionale su un supporto bidimensinale. Semplificando al massimo, il sistema era basato sul fatto che le rette parallele nell’oggetto da rappresentare, figurano nella rappresentazione come convergenti verso un unico punto stabilito dall’artista. L’occhio umano, in realtà, non vede secondo le regole della prospettiva rinascimentale; giustamente già nel quattrocento si distingueva tra perspectiva naturalis (ottica) e artificialis (prospettiva geometrica).
SACRESTIA VECCHIA
La Sacrestia Vecchia è ubicata lungo il lato sinistro del transetto della chiesa di San Lorenzo, la Sacrestia Vecchia, simmetrica a quella nuova, michelangesca fu costruita per volere di Giovanni dei Medici quale luogo per la sepoltura propria e della moglie. Brunelleschi fu incaricato di rinnovare la basilica di San Lorenzo nel 1419. I lavori furono terminati dall’architetto ad eccezione del sacello gentilizio dei Medici che venne terminato nel 1428. La costruzione è di un’estrema purezza stereometrica: il vano è strettamente cubico, sormontato da una cupoletta a base circolare. Lo spazio è definito mediante le linee verticali delle paraste e delle cornici di pietra serena, la cupola ribassata ad ombrello è sorretta da pennacchi a triangolo sferico. L’impianto cambia leggermente solo nella parete che funge da ingresso alla scarsella. Qui si raddoppiano i piedritti e gli archi, e nei setti murari tra le lesene, sono presenti due porte timpanate sormontate da nicchie poco profonde delimitate anch’esse da sottili cornici, all’interno delle quali sono visibili coppie di santi. In tutta l’ossatura dell’edificio possiamo ritrovare elementi decorativi come i capitelli, il fregio a cherubini, dovuti all’intervento di Donatello, e i battenti bronzei delle porte, le coppie di santi nelle nicchie, i tondi nei pennacchi tutti in terracotta policroma dovuti all’intervento di Michelozzo. La cupola interna è nascosta da un tamburo chiuso da un tetto conico a squame che regge la lanterna. La cupola è divisa in dodici spicchi, simboleggiano il numero degli apostoli, mentre i quattro lati del vano cubico simboleggiano il numero dei quattro profeti. Al posto del solito abside a pianta semicircolare, troviamo la scarsella, un abside avente una pianta rettangolare .
CAPPELLA PAZZI
La Cappella Pazzi fu eretta fra il 1429 e il 1446 ma compiuta, nel portico, quindici anni dopo la morte dell’artista, nel 1461, la quale riprende con un più intenso e vario giuoco di profilature e con un eleganza i motivi della Sacrestia Vecchia. La Cappella Pazzi è stata realizzata nella chiesa di Santa Croce a Firenze, in questa cappella Brunelleschi adottò una pianta rettangolare, con un vano centrale coperto da cupola ombrelliforme e due laterali con volta a botte. All’interno è simile alla Sacrestia Vecchia per il rapporto tra l’intonaco chiaro e le membrature e viene messa in maggior risalto la struttura dalle cornici e modanature scure, in contrasto con il fondo bianco delle pareti; inseriti tra le lesene di ordine corinzio troviamo dei medaglioni in terracotta smaltata fatti da Luca della Robbia, i medaglioni al loro interno presentano rilievi di figure umane. Il portico in facciata ha sei colonne con arcata centrale e attico sovrastante , all’esterno il portico assume un tono mosso e plastico. La cappella è coronata come abbiamo detto in precedenza da una cupola ombrelliforme con agile lanternino mascherato esternamente dal tiburio. La cappella è ricca di elementi possiamo infatti ritrovarvi ceramiche robbiane ad ornare i pennacchi della cupola. L’edificio è stato realizzato in pietra serena e intonaco bianco. Molti pensano che il portico sia stato aggiunto dopo la morte del Brunelleschi e che non fosse previsto nel progetto iniziale.
SANTO SPIRITO
Le preoccupazioni per la simmetria e l’armonia tra le parti strutturali si coniugò negli ultimi importanti progetti con una ricerca ottenuta attraverso una complessa articolazione spaziale. Uno degli ultimi progetti fu la chiesa di Santo Spirito di cui i disegni vennero iniziati nel 1436 mentre la costruzione cominciò nel 1444.L’interno è uno splendido esempio di equilibrio architettonico tipicamente brunelleschiano; un armonioso concatenarsi di spazi, scanditi dalla regolarità del colonnato, conduce al perno della costruzione: la crociera sovrastata dalla cupola. La pianta di Santo Spirito è a croce latina, costruito su una base di un modulo quadrato che si ripete quattro volte nella nave e tre volte nell’abside, ha tre navate che proseguono nel transetto e nella tribuna, inoltre le cappelle che si trovano lungo tutto il perimetro della chiesa sono a forma di nicchia e fra l’una e l’altra sono poste semi colonne. Come si è capito il progetto del Brunelleschi prevedeva un movimento continuo delle superfici dovute alle curve convesse delle cappelle, dopo la sua morte furono apportate diverse modifiche al progetto iniziale, ci fu una modifica in particolare del Manetti (detto ), il quale apportò un muro rettilineo non rendendo più visibile il movimento della superficie. Rispetto a San Lorenzo è più ricca e complessa, in armonia con una nuova rappresentazione della classicità di cui si vogliono riproporre i metodi l’imponenza e la monumentalità. La navata centrale è illuminata da finestroni, mentre le navate laterali sono immerse nella penombra.
SAN LORENZO
San Lorenzo è una chiesa di origini molto antiche, fu rifatta nel quattrocento, per volere dei Medici, dal Brunelleschi.
San Lorenzo iniziata nel 1419 e ripresa nel 1442, fu terminata nel 1470 da Antonio Manetti (allievo del Brunelleschi). L’esterno è tuttora incompiuto, e si può giudicare la costruzione soprattutto dalla fiancata i cui volumi si trasferiscono su tre piani spaziali mentre la superficie inferiore si spartisce in moduli regolari. I tre pini differenziati e sovrapposti rilevano, le strutture interne e corrispondono rispettivamente alle cappelle e alle navate. L’interno e costituito da tre navate, transetto, abside quadrata e cappelle che si estendono fino alla zona capocroce. La navata centrale è coperta da un soffitti ligneo a cassettoni , mentre quelle laterali sono divise in campate coperte da volte a crociera. L’intera struttura architettonica si fonda sul modulo quadrato e sull’applicazione di principi prospettici. La pianta della chiesa è longitudinale ed è più illuminata rispetto alla chiesa di Santo Spirito perché le navate laterali presentano molte finestre da cui filtra la luce. Compare una nuova componente architettonica al posto del pulvino, che è di origine bizantino, infatti al posto di quest’ultimo viene assunto un cubo che prende il nome di < dado brunelleschiano>.
SANTA MARIA DEGLI ANGELI
Venne iniziata nel 1434 e non fu finita. Per quanto riguarda questa chiesa possiamo dire che è stata continuata in maniera più o meno fedele allo spirito del Brunelleschi. Brunelleschi si accostò più decisamente dal puro stile lineare per adottare una maniera più scultorea, ideando un mbiente ottagonale le cui pareti sono sfondate dalle solite nicchie.
PALAZZO PITTI
Lo splendido edificio fu progettato verso la metà del quattrocento da Filippo Brunelleschi per Luca Pitti, ricco mercante fiorentino. La costruzione originaria era costituita da tre piani a bugnato per una larghezza di soli sette finestroni (quelli centrali, sopra al portone d’ingresso). Il palazzo fu poi ingrandito nel secolo successivo dai nuovi proprietari. La struttura geometrica e razionale del Palazzo Pitti si deve non solo all’intervento del Brunelleschi ma anche al successivo apliamento dovuto a Bartolomeo Ammannati . Questo palazzo fu usato come modello per l’edificazione di molte dimore signorili nel Rinascimento; All’interno di questo palazzo ci sono stanze adibite a musei. Il Palazzo Pitti ospita al suo interno collezioni artistiche di eccezionale importanza: Galleria Palatina, Appartamenti Monumentali, Galleria d’Arte Moderna, Museo degli Argenti, Museo delle Porcellane, Museo del Costume, Museo delle Carrozze.

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