La penicillina

Materie:Riassunto
Categoria:Scienze
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Testo

La penicillina
Nel 1929, un medico inglese, il dottor Alexander Fleming, scoperse quasi per caso, il primo antibiotico, la penicillina, mentre stava compiendo delle ricerche su alcune malattie delle vie respiratorie.
Un fungo microscopico - il Penicillum notatum – invase le colture di microbi che Fleming stava usando per le sue ricerche. Lo studioso poté così osservare che le sostanze prodotte da questi funghi impedivano la crescita dei batteri, ed anzi li distruggevano.
Verso il 1940 la penicillina fu prodotta in serie e il suo uso cominciò ad estendersi. Questa scoperta, insieme con quella d’altri antibiotici, è stata di grand’utilità per
l’umanità, poiché ora è possibile debellare malattie un tempo incurabili.
Ora, la scoperta della penicillina consistette sostanzialmente in questo: lo scienziato inglese si accorse che il “Penicillum notatum”, una delle tantissime muffe esistenti in natura, elabora una sostanza capace di uccidere i batteri patogeni per l’organismo umano. Fu così che fu aperta la strada che portò alla messa a punto dei farmaci denominati antibiotici. Primo di essi la penicillina: ma se la sua scoperta risale al 1929, il suo impiego in terapia si ebbe solo nel 1940, grazie agli esperimenti e alle ricerche di un gruppo di ricercatori dell’Università inglese di Oxford, guidati da Chain e Florey. Ben presto il nuovo farmaco fu prodotto su scala industriale negli Stati Uniti, e utilizzato già nel corso della seconda guerra mondiale dalle forze armate alleate.
Quanto poi al dopoguerra, si calcola che questo ritrovamento poco meno che miracoloso ha salvato in tutto il mondo la vita a milioni di poliomielitici. La penicillina ai giorni nostri non viene soltanto estratta dalle colture della muffa Penicillum notatum, ma prodotta anche per via sintetica.
Gli antibiotici
Con il termine antibiotico, si indica correntemente ogni sostanza che certi microrganismi- muffe, batteri- elaborano al preciso scopo di combattere, bloccare, se del caso sopprimere, microrganismi antagonisti, di specie diversa.
Questo termine deriva proprio da due parole greche che significano contro la vita, dei batteri naturalmente!
Queste sostanze sono molto tossiche nei confronti delle cellule batteriche, mentre sono praticamente innocue per quelle dell’organismo umano.
Gli antibiotici sono serviti a sconfiggere malattie batteriche come la tubercolosi e la polmonite, delle quali sino a circa 50 anni fa era quasi impossibile guarire.
Alcuni antibiotici sono battericidi, cioè uccidono i batteri, altri sono batteriostatici, cioè inibiscono la loro riproduzione.
Talvolta può capitare che con l’uso prolungato di una di queste sostanze compaiano dei ceppi batterici resistenti, per i quali quell’antibiotico perde efficacia. Per risolvere la malattia occorrerà allora ricorrere ad un antibiotico diverso.
Bisogna però tenere conto che questo tipo di farmaci distrugge anche i batteri della flora intestinale, utili per l’assimilazione e la produzione di vitamine; perciò non bisogna mai assumere antibiotici senza la prescrizione ed il controllo del medico, soprattutto in caso di malattie come il raffreddore o l’influenza che sono d’origine virale.
Oggi, oltre la penicillina, si conoscono l’ampicillina, l’eritromicina, le cefalosporine…

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