Apparati del corpo umano

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Testo

L’apparato Digerente:
La digestione inizia nella bocca dove avviene la digestione meccanica da parte dei denti. Qui il cibo viene mescolato con la saliva, prodotta dalle ghiandole salivari (la parotidi, davanti e sotto le orecchie, le sottomascellari alll’interno della mandibola, le sottolinguali sotto la lingua). La saliva contiene l’amilasi salivare che incomincia ad idrolizzare l’amido (dalla quale si ottengono maltosio o destrine), una glicoproteina mucosa che lubrifica e portegge il delicato rivestimento della bocca,alcune sostanze tampone che neutralizzano gli acidi presenti nel cibo e il lisozima, una sostanza antibatterica. La lingua è un organo muscolare ricoperto da papille gustative, le quali contengono recettori del gusto che se vengono stimolati dalle sostanze chimiche presenti nella saliva, trasmettono le informazioni al cervello che le trasforma nei gusti che percepiamo. Il cibo masticato e rimescolato con la saliva per mezzo della lingua viene detto bolo alimentare. Il bolo alimentare entra nella faringe e grazie ad un riflesso legato alla deglutizione, lo sfintere esofageo si rilassa così questo può passare nell’esofago, e contemporaneamente la laringe si sposta verso l’alto e fa abassare l’epiglottide, una struttura cartilaginea, per evitare che il cibo passi nelle vie aeree. Per mezzo delle onde peristaltiche, onde ritmiche di contrazione della muscolatura liscia presente nel tubo digerente, il cibo passa dalla laringe all’esofago in 5-10 secondi. L’esofago è costituito da quattro strati o tonache: mucosa, lo strato più interno è costituito da tessuto epiteliale nel quale si trovano cellule calciformi che secernono muco e da tessuto connettivo; la sottomucosa lo strato di tessuto connettivo lasso che contiene vasi sanguigni, terminazioni nervose, linfonodi e vasi linfatici; la tonaca muscolare formata da tre strati di fibre muscolari lisce e involontarie, uno esterno longitudinale (si rilassa) e uno interno circolare (si contrae), la collaborazione di questi due muscoli determina la peristalsi. La tonaca più esterna è la sierosa formata da un solo tessuto di cellule appiattite che secernono un liquido con funzione lubrificante (quando si ispessisce nei pressi dello stomaco, forma il cardias). La superficie interna dello stomaco presenta numerose introflessioni ed è disseminata da fossette gastriche collegate alle ghiandole gastriche tubulari, che sono costituite da tre tipi di cellule: le cellule mucose, che producono il muco che lubrifica e protegge le cellule che rivestono la parete dello stomaco; le cellule principali che secernono il pepsinogeno (forma inattiva della pepsina); le cellule parietali che secernono l’acido cloridrico; e una glicoproteina chiamata fattore intrinseco che si lega alla vitamina B12 per consentirne l’assorbimento. L’acido cloridrico, acidificando il contenuto dello stomaco, uccide molti microbi presenti nel cibo, e converte il pepsinogeno in pepsina (che attiva altre molecole di pepsinogeno dando inizio ad una reazione a catena; inizia la digestione delle proteine). L’attività delle ghiandole gastriche è regolata da un insieme di segnali nervosi e ormonali; quando il cibo raggiunge lo stomaco, le stesse sostanze alimentari inducono le cosiddette cellule G a produrre un ormone, la gastrina, che viene trasportato dalla circolazione sanguigna fino a far ritorno nello stomaco dove induce la secrezione dei succhi gastrici. Quando il contenuto dello stomaco è troppo acido, un meccanismo a feedback negativo inibisce la secrezione di succhi gastrici. Sempre attraverso onde peristaltiche il cibo viene rimescolato con i succhi e prende il nome di chimo. Il chimo passa nell’intestino un po’ per volta. L’intestinuo tenue, dove avviene gran parte della digestione chimica, si estende dal piloro alla valvola ileocecale, e si divide in duodeno, digiuno e ileo (dove avviene circa il 90% dell’assorbimento delle sostanze). Il contatto del chimo acido con la mucosa duodenale stimola alcune ghiandole endocrine a produrre due ormoni polipeptidici: la secretina e il CCK. Gli organi bersaglio in questione sono il fegato(stimolato a produrre la bile che si accumula nella cistifellea prima di essere riversata nel tessuto tenue) e il pancreas (stimolato a produrre una soluzione basica ricca di bicarbonato e di enzimi digestivi), i quali riversano i loro secreti nel duodeno tramite il dotto pancreatico e il coledoco. La bile contiene acidi colici che formano sali biliari (biluribina, derivato del gruppo eme – parte prostetica- dell’emoglobina – prodotto dalla degradazione dell’emoglobina- e biliverdina), che emulsinano i grassi rendendoli facilmente attaccabili da parte degli enzimi digestivi, acqua ed elettroliti, fosfolipidi e molecole endogene. La bile serve anche a contrastare un’eccessiva acidità ed è un utile battericida. Digestione carboidrati: iniziata con l’amilasi salivare nel cavo orale, termina nell’intestino tenue; l’amilasi pancreatica scinde l’amido in maltosio, che viene scisso dalla maltasi in glucosio; la saccarazi inoltre scinde il saccarosio, la lattasi il lattosio. I carboidrati vengono assorbiti esclusivamente come monosaccaridi: il glucosio e il galattosio vengono trasportati attivamente all’interno delle cellule epiteliali dei villi mentre il fruttosio viene trasportato per diffusione facilitata. Dai villi i monosaccaridi passano ai capillari sanguigni che giungono alla vena porta che passa per il fegato. Digestione delle proteine: si conclude nell’intestino tenue ad opera della tripsina (forma inattiva del tripsinogeno reso attivo dall’enzima enterochinasi) e della chemiotripsina, che scindono i polipeptidi in catene più corte; in seguito l’amminopeptidasi, la carbonio peptidasi e la dipeptidasi le scindono in amminoacidi. Gli amminoacidi entrano nei capillari in parte per diffusione in parte per trasporto attivo, pertanto vengono portati direttamente al fegato, dove non vengono modificati e passano direttamente nella circolazione sanguigna. Acidi nucleici: la nucleasi li scinde in nucleotidi e altri enzimi li scindono in basi azotate, gruppi fostato e zuccheri. Digestione dei lipidi: il grasso rimane pressochè intatto fino a raggiungere il duodeno; essi non sono sulubili in acqua e quindi non possono essere scissi con l’idrolisi, vengono quindi prima emulsionati da parte dei sali biliari che fanno in modo che aumenti la superficie esposta alla lipasi, che li scinde in glicerolo e acidi grassi. La digestione dei lipidi si completa nel digiuno dove, gli acidi grassi a catena corta si diffondono attraverso nelle cellule dei villi e passano direttamente nei capillari; mentre le catene più lunghe di acidi grassi, colesterolo etc si aggregano formando aggregati ricoperti di sali biliari chiamati micelle. Attraverso queste le particelle lipidiche possono diffondere all’interno delle cellule e vengono impachettate a formare chilomicroni; questi lasciano le cellule biliari per esocitosi ed entrano nei vasi linfatici in modo che molte particelle lipidiche non vengano convogliate verso il fegato ma passano direttamente alla circolazione quando il dotto toracico riversa il suo contenuto nella vena succlavia; poi entrano a metà glicolisi e fanno parte del ciclo di Krebs per la respirazione cellulare. Assorbimento vitamine: le vitamine liposolubili sono assorbite sottoforma di micelle, mentre quelle idro solubili passano per semplice diffusione. Assorbimento acqua e ioni: vengono assorbiti dall’epitelio dell’intestino tenue. L’acqua è assorbita per osmosi mentre gli ioni sono assorbiti attivamente oppure per diffusione. Ioni come il ferro, potassio, calcio, magnesio, cloruro, sodio, fosfato etc. Il ferro viene assorbito come ione ferroso e si lega all’apoferritina per formare la ferritina. Il pancreas ha parte endocrina e una esocrina; quest’ultima è costituita da cellule raggruppate in acini, che secernono succo pancreatico, una soluzione basica contenente alcuni enzimi che intervengono nella digestione del cibo (ione bicarbonato); tutti gli enzimi sono prodotti in forma inattiva per evitare che digeriscano il pancreas stesso. Il fegato è il nostro organo più grande dopo la pelle ed è ricoperto da una capsula di tessuto connettivo a sua volta rivestita dal peritoneo; è costituito da lobuli epatici, formati da epatociti disposti a raggiera intorno ad un vaso sangiugno; tra un lobulo e l’altro si trovano le vene interlobulari e tra ciascun lobulo vi sono degli spazi vascolari chiamati sinusoidi (formati dalle cellule di Kupferr, fagociti con il compito di distruggere globuli rossi vecchi). Il fegato riceve la maggior parte del sangue attraverso la vena porta, che raccoglie tutto il sangue proveniente da intestino, stomaco e milza, quindi sangue ricco di sostanze nutritive e povero di CO2; solo il 25% del sangue che arriva al fegato proviene dall’arteria epatica, ed è ricco d’ossigeno. Il 90% delle sostanze viene assorbito nell’intestino tenue; la sua parete interna presenta molte estroflessioni chiamate villi, i quali hanno a loro volta altre piccole estroflessioni chiamate microvilli (verso l’interno dell’intestino); ciascun villo è attraversato da un piccolo vaso linfatico e da una rete di capillari. L’intestino crasso, chiamato anche colon (colon ascendente, trascendente, discendente, sigma e retto), ha una lunghezza di circa 1,5 m e un diametro di 5cm; esso si unisce al tenue attraverso una giunzione a forma di T, dove il colon forma una sacca cieco da cui parte una sottile estensione chiamata appendice. Lo strato epiteliale interno dell’intestino crasso è tappezzato da numerose cellule assorbenti e da altre secernenti muco; la sua funzione principale è quella di terminare l’assorbimento dell’acqua e dei sali minerali, viene riassorbita infatti circa il 90% dell’acqua che rientra nel sangue e nei tessuti. A mano a mano che l’acqua viene digerita il cibo non digerito attraverso movimenti peristaltici viene spinto verso il retto diventando sempre più solido; le feci contengono principalmente prodotti di scarto della digestione, fibre vegetali non digeribili e batteri; nel retto queste vengono immagazinate fino al momento dell’eliminazione, permessa da forti contrazioni dal retto. L’apertura dell’ano è regolata da due sfinteri, uno volontario uno involontario.
Apparato Respiratorio:
I nostri polmoni sono posti nella cavità toracica, delimitata nella parte inferiore da una lamina muscolare detta diaframma. Quando inspiriamo, le costole si muovono verso l’alto, la gabbia toracica si espande e i muscoli intercostali si contraggono, e il diaframma si contrae abassandosi. L’aumento del volume dei polmoni fa si che la pressione dell’aria negli alveoli, durante l’inspirazione, sia minore di quella atmosferica. Dalla cavità nasale o dalla bocca quindi, l’aria passa nella faringe, dove le tonsille (agglomerati di tessuto linfoide) la puliscono da batteri e sostanze estranee; poi passa nella laringe (qui ci sono dei ripiegamenti della membrana mucosa, chiamate corde vocali, e ci permettono di produrre suoni) che presente al suo interno la cartilagine tiroidea; in seguito l’aria si dirige verso i polmoni passando per la trachea, che contiene la cartilagine cricoidea; la trachea si biforca in bronchi e bronchioli, che terminano con alcune aeree dette alveoli, che immerse in uno stroma costituito da tessuto connettivo con fibre elastiche, formano i polmoni. Questi sono formati da due lobi, avvolti in una membrana sierosa chiamata pleura polmonare, che assieme alla pleura parietale che aderisce alla cavità toracica, secerne liquido pleurico che consente ai polmoni di scorrere sulla parete toracica senza attrito. Il nostro sistema respiratorio è ricoperto da un epitelio umido che presenta ciglia e una sottile membrana di muco, che mantengono puliti i nostri polmoni. L’aria, inspirando, passa da una zona a pressione maggiore a una zona a pressione minore, per questo si chiama respirazione a pressione negativa. Quando espiriamo invece i muscoli intercostali e il diaframma si rilassano facendo diminuire il volume della gabbia e aumentando la pressione dell’aria presso gli alveoli. I centri di controllo della respirazione che inducono il diaframma e i muscoli intercostali a contrarsi per dare il via all’ispirazione, si trovano nel ponte e nel centro pneumotassico del midollo allungato. Questi regolano il ritmo respiratorio in base alla concentrazione di CO2 che abbiamo nel sangue; se questa aumenta, vi è un abbassamento del pH del sangue e del liquido cerebrospinale che bagna l’encefalo. Il pH si abbassa perché CO2 reagisce con l’acqua e forma acido carbonico. Ma vi è anche un controllo da parte di sensori situati nell’aorta e nella carotide, che tramite i nervi inviano segnali all’ipotalamo quando la concentrazione di O2 diminuisce in modo drastico. Lo scambio dei gas tra i capillari avviene per diffusione secondo un gradiente di pressione. Ogni gas è responsabile di una parte della pressione totale, detta pressione parziale, e si muove secondo gradiente di quest’ultima. L’ossigeno viene trasportato nel sangue, attaccandosi ai globuli rossi, che contengono emoglobina (formato da quattro catene polipeptidica, ognuna contenente un gruppo chimico detto eme, al centro del quale vi è un atomo di ferro) che può trasportare quattro molecole di O2, ognuna per ogni atomo di ferro. Il CO2 dalle cellule diffonde nel liquido interstiziale, e dal lì nel plasma; qui gran parte delle molecole si legano ai globuli rossi, il rimanente reagisce con l’acqua formando acido carbonico (H^2CO^3), che si dissocia in ioni idrogeno e ioni bicarbonato. L’emoglobina lega la maggior parte degli ioni H+ impedendo variazioni del pH.
Apparato escretore:
Gran parte degli animali acquatici elimina le sostanze azotate sotto forma di ammoniaca, uno dei prodotti metabolici più tossici, prodotta dai gruppi amminici rimossi dalle proteine e dagli acidi nucleici. Gli animali terrestri invece convertono i gruppi amminici in sostanze meno tossiche (urea o acido urico). Questa viene prodotta dal fegato e trasportata dal sistema circolatorio agli organi escretori, i reni. E’ altamente solubile e può essere immagazinata nel corpo in soluzione concentrata. Il sistema escretore umano gioca un ruolo centrale nell’omeostasi in quanto producendo ed eliminando urina regola la quantità di acqua e sali nei liquidi corporei. I reni contengono 80km di sottili tubicini e un’intricata rete di vasi sanguigni; i tubuli renali quotidianamente estraggono dal sangue circa 180 l di un liquido, il filtrato, costituito da acqua, urea e altri soluti importanti per il nostro corpo, ma riassorbono gran parte di questo filtrato concentrando l’urea, se no finiremmo per disidratarci. Il rene è formato da due regioni: quella corticale (esterna) e quella midollare (interna); ogni rene contiene un milione di minuscole unità funzionali chiamate nefroni, costituito da un tubulo e da capillari ad esso associati. Il sangue da filtrare entra nel rene attraverso l’arteria renale e a causa della pressione sanguigna l’acqua e i soluti sono indotti a passare attraverso la capsula di Bowman ed entrare nel glomerulo, per poi passare nel tubulo prossimale (regione corticale), poi nell’ansa di Henle, un tratto a forma di U che porta il filtrato verso la regione midollare e lo riporta indietro in quella corticale fino al tubulo distale, che riversa poi il filtrato di molti nefroni nel dotto collettore (qui il filtrato diventa urina) che trasporta l’urina alla pelvi renale, poi nell’uretere, nella viscica ed infine eliminata attraverso l’uretra. Il nefrone ha annesse due reti distinti di capillari: la rete che forma il glomerulo, che proviene da un’arteriola, che superato il glomerulo si ricostituisce e porta il sangue alla seconda rete di capillari (peritubolari), che partecipa all’elaborazione del filtrato. Questi poi, allontanandosi dal nefrone, si riuniscono formando una diramazione della vena renale. Le funzioni base del sistema escretore sono tre: la filtrazione, dove l’acqua e tutte le altre molecole abbastanza piccole passano dal glomerulo al tubulo del nefrone; il riassorbimento, in cui l’acqua e importanti soluti (glucosio, sali e amminoacidi) vengono recuperati e rimessi nella circolazione; la secrezione, dove alcune sostanze sono rimosse dal sangue dei capillari peritubolari e aggiunte al filtrato; l’escrezione, in cui l’urina viene eliminata attraverso alcuni dotti fino all’uretra. Durante il riassorbimento e la secrezione le sostanze si spostano dal tubulo ai capillari passando per il liquido interstiziale. Nella zona corticale la concentrazione di soluti è minore rispetto alla zona midollare, e mantenendo questo gradiente il rene riesce a riassorbire e a recuperare gran parte dell’acqua del filtrato. Il tubulo prossimale riassorbe dal filtrato amminoacidi e glucosio, e assieme a quello distale riassorbe NaCl e (per osmosi) acqua. Qui avviene anche la regolazione del pH grazie alla secrezione nel filtrato di ioni idrogeno e del riassorbimento di ioni bicarbonato. Le cellule del tubulo prossimale sintetizzano e secernono ammoniaca che neutralizza l’acidità del filtrato. L’ansa di Henle e il dotto collettore hanno principalmente il compito di riassorbire l’acqua; la concentrazione della regione midollare dovuta alla presenze di NaCl e urea, incrementa la quantità d’acqua che verrà assorbita per osmosi. Questa, passata nel liquido interstiziale, viene prelevata dai capillari circostanti; nel tratto ascendente dell’ansa di Henle, il riassorbimento dell’acqua cessa perché questa parte del tubulo è impermeabile. Il riassorbimento di NaCl, nella regione midollare è passivo, perché la sua concentrazione nei tubuli è maggiore rispetto al liquido interstiziale; infatti nella regione corticale, questa viene riassorbita per trasporto attivo. Il dotto collettore, assorbendo NaCl, gioca un ruolo fondamentale nel determinare la quantità di sale che viene eliminato con le urine; nella parte midollare questo è permeabile all’urea, e quindi una certa quantità di questa sostanza fuoriesce; prima che l’urina passi nella pelvi viene riassorbita altra acqua dal filtrato. Tutte le funzioni dei reni sono regolate da ormoni, infatti, quando la concentrazione dei soluti aumenta nei nostri liquidi corporei, un centro di controllo del nostro cervello aumenta la produzione di ADH da parte dell’ipotalamo che segnala al nefrone di riassorbire più acqua dal filtrato. L’ormone antidiuretico aumenta la permeabilità cellulare e lassorbimento dell’acqua a livello dell’ansa di Henle.
Apparato Endocrino:
Un ormone è una molecola segnale secreta nel sistema circolatorio, che porta messaggi di regolazione a tutto il corpo; prodotti da organi detti ghiandole endocrine o da cellule neurosecretrici, sono la risposta ad uno stimolo (che può essere stress, disidratazione etc), e agiscono in piccole quantità anche a notevoli distanze sulle cellule bersaglio. Il sistema ormonale e quello nervoso collaborano, e quest’ultimo si avvale di messaggeri chimici, i neurostramettitori, per condurre l’impulso da una cellula all’altra. Gli ormoni possono essere idrosolubili, come l’insulina, si legano a recettori specifici all’interno della membrana palsmatica delle cellule bersaglio e innescano al loro interno un meccanismo di trasduzione del segnale; quelli liposolubili invece, come il testosterone, penetrano nella cellula per diffusione , si legano a un recettore intracellulare, attivando o disattivando un particolare gene. Le cellule endocrine hanno come unica funzione principale quella di secernere ormoni nel sangue, mentre le cellule esocrine secernono sia sostanze che riversano all’esterno sia sostanze che riversano in cavità comunicanti con l’esterno. Molti ormoni hanno una gran quantità di cellule bersaglio, per esempio gli ormoni sessuali; altri ne hanno poche, come il glucagone. L’epifisi (ghiandola pineale) è un piccolo prolungamento dell’encefalo che produce melatonina (ormone che regola i cicli giornalieri), che viene rilasciata durante la notte; di questo ormone, a parte le sue funzioni riguardanti i riti di accopiamento di alcuni mammiferi, sappiamo ben poco. Il timo si trova sotto lo sterno, e produce diversi e importanti ormoni, tra cui un peptide che stimola lo sviluppo dei linfociti T. Ipotalamo è il principale centro di controllo endocrino e utilizza l’ipofisi (ghiandola pituitaria) per comunicare con le altre ghiandole; infatti quando esso riceveinformazioni (dall’interno o dall’esterno), invia stimoli nervosi o ormonali che agiscono direttamente sull’ipofisi (situata alla base del cranio, sulla sella turcica dell’osso sfenoide). Quest’ultima è divisa in due parti: lobo posteriore/neuroipofisi, formato da tessuto nervoso, è un prolungamento dell’ipotalamo, in quanto immagazina e secerne ormoni prodotti da questo; lobo anteriore/adenoipofisi, costituito da tessuto ghiandolare non nervoso, sintetizza egli stesso gli ormoni che secerne, molti dei quali regolano le attività delle altre ghiandole endocrine. Questi viene controllato dall’ipotalamo mediante ormoni di rilascio o inibizione che stimolano o inibiscono la produzione di ormoni da parte dell’adenoipofisi. Le cellule neurosecretrici della neuroipofisi producono ADH e ossitocina; quest’ultima rilasciata nel sangue provoca la contrazione uterina durante il parto, e la contrazione delle ghiandole mammarie che determinano la fuoriuscita del latte. In risposta agli ormoni di rilascio /o di inibizione delle cellule neurosecretici dell’ipotalamo, l’adenoipofisi produce ormoni peptidici e proteici come l’ormone tireotropo (TSH), l’ormone adrenocorticotropo (ACTH), l’ormone follicolostimolante (FSH), l’ormone luteinizzante (LH) attivando altre ghiandole endocrine. L’ipotalamo secerne l’ormone di rilascio TRH, che stimola l’adenoipofisi a produrre TSH, che induce la tiroide a secernere nel sangue l’ormone tiroxina, che determina un aumento di temperatura e del tasso metabolico della maggior parte delle cellule. Un altro ormone ipofisiario è la somatotropina, che stimola la sintesi delle proteine e la demolizione del grasso corporeo nei processi metabolici. La prolattina invece nei mammiferi stimola la produzione del latte da parte delle ghiandole mammarie; le endorfine, prodotte dall’adenoipofisi, sono considerati antidolorifici naturali perché sono sintetizzati nel corpo stesso, e agiscono sul corpo inibendo il dolore. La tiroide invece si trova proprio sotto le corde vocali e produce due ormoni, la tiroxina (T3) e la triiodotironina (T4), che hanno praticamente gli stessi effetti sulle stesse cellule bersaglio, e uno dei ruoli più importanti costituisce la regolazione dei processi di maturazione; ma sono importanti anche per lo sviluppo delle ossa e delle cellule nervose, contribuiscono al mantenimento della pressione sanguigna, della frequenza dei battiti, della regolazione del tono muscolare, della digestione e della riproduzione. La corretta concentrazione di calcio nel sangue è detta calcemia, ed è regolata dalla tiroide e paratiroide, che regolano in particolare la concentrazione degli ioni calcio. Le paratiroidi sono quattro, e sono situate sulla superficie della tiroide; la calcitonina e l’ormone paratiroideo, regolano la concentrazione ematica del calcio, attraverso un meccanismo di feedback e sono ormoni antagonisti, perché la prima fa abbassare la calcemia, il secondo la fa alzare. Quando la concentrazione degli ioni calcio scende sotto il valore normale, le paratiroidi rilasciano PTH nel sangue, che stimola la liberazione di calcio dalle ossa e il loro assorbimento a livello renale. Inoltre la vitamina D agisce come ormone e potenzia l’azione del PTH nelle ossa e stimola l’intestino ad aumentare l’assorbimento degli ioni calcio dal cibo. Il pancreas è fomato da cellule endocrine chiamate isole di Langerhans, le quali producono l’insulina, sintetizzatata e secreta dalla cellule beta, e il glucagone, sintetizzato e secreto dalle cellule alfa; questi due ormoni svolgono azioni antagoniste nella regolazione della glicemia mediante un meccanismo a feedback negativo, grazie al quale la glicemia stessa determina le quantità din insulina e glucagone che vengono prodotte dal pancreas. L’insulina fa si che le cellule (soprattutto quelle epatiche che lo immagazinano sottoforma di glicogeno) prendano glucosio dal sangue, e così la glicemia diminuisce. Le gonadi, o ghiandole sessuali, producono gli ormoni sessuali, gli androgeni,gli estrogeni e i progestinici. Gli estrogeni nelle femmine sono prodotti in maggior quantità rispetto agli androgeni e determinano alcune caratteristiche femminili. I progestenici invece sono soprattutto coinvolti nella preparazione dell’utero per garantire all’embrione condizioni di sviluppo adeguate. Gli antrogeni invece stimolano lo sviluppo e il mantenimento del sistema riproduttore maschile. Le ghiandole surrenali sono situate sopra ai reni e presentano due regioni, la corticale e la midollare; quest’ultima in situazioni si stress tensione etc produce due ormoni amminici: l’adrenalina e la noradrenalina, che inducono le cellule del fegato a produrre glucosio per aumentarne la disponibilità per il lavoro cellulare; inoltre preparano il corpo facendo aumentare la pressione sanguigna, il respiro e il metabolismo. La corticale invece risponde a stimoli endocrini, e quindi che determinano risposte più lente; l’ipotalamo secerne ormoni di rilascio che inducono l’adenoipofisi a produrre ACTH, che va ad agire sulle corticali surrenali che a loro volta producono degli ormoni steroidei, detti corticosteroidei. I due principali corticosteroidei sono i mineralsteroidei, che agiscono soprattutto sull’equilibrio idro-salino (l’aldosterone inducono l’assorbimento di Na+ e acqua), e i glicocorticoidi, potenziano l’effetto del glucagone rendendo disponibile il glucosio per le cellule.
Apparato Circolatorio:
La circolazione polmonare mette in comunicazione il cuore con il tessuto polmonare in cui avvengono gli scambi gassosi, mentre la circolazione sistemica trasporta il sangue dal cuore a tutto il resto del corpo e poi di nuovo al cuore. Il cuore ha circa le dimensioni di un pugno chiuso e si trova in una cavità chiamata mediastino, situata sotto lo sterno; la sua parete è costituita da tre strati di tessuto: l’epicardio, membrana trasparente formata da cellule epiteliali pavimentose e riveste la superficie esterna; il miocardio, lo strato più spesso del cuore formato dal tessuto muscolare cardiaco; l’endocardio, una sottile membrana formata da cellule apiteliali squamose, che riveste la superficie interna del cuore. Tra ogni atrio e rispettivo ventricolo è interposta una valvola: tra i due sinistri c’è la mitrale, tra i due destri c’è la tricuspide. La circolazione sanguinga: il ventricolo destro pompa il sangue nei polmoni attraverso l’arteria polmonare; mentre scorre attraverso i capillari dei polmoni il sangue scambia CO2 con O2, e il sangue ricco di ossigeno torna indietro mediante la vena polmonare che giunge all’atrio sinistro, dove il sangue passa al ventricolo sinistro, per essere pompato nell’aorta che lo porta a tutto il corpo. Il sangue povero d’ossigene ritorna al cuore tramite le vene cave (inferiore e superiore) e giunge all’atrio destro. In questo modo il sangue ha completato il suo giro. Arterie e arteriole hanno pareti formate dallo strato più interno di epitelio, avvolto in un tessuto muscolare liscio, e da uno connettivo all’esterno. Queste pareti sono molto più resistenti nelle arterie anziché nelle vene perché devono resistere ad una pressione molto maggiore. Una sequenza cardiaca di contrazioni e rilassamenti costituisce il ciclo cardiaco; durante la diastole che dura all’incirca 0.4 sec, il cuore si rilassa e si riempie per ¾ di sangue (durante la diastole le valvole AV sono aperte mentre le semilunari sono chiuse); l’altra fase è la sistole che comincia con una piccolissima contrazione degli atri che riempie completamente i ventricoli di sangue (sistole atriale 0,1sec) ; poi c’è la contrazione dei ventricoli che apre le valvole semilunari e chiude le AV, e pompa il sangue nelle arterie (sistole ventricolare); durante questa seconda parte della sistole, contemporaneamente alla contrazione dei ventricoli, il sague fluisce negli atri. Il sangue che ogni minuto il ventricolo sinistro pompa dentro all’aorta è detta gittata cardiaca. Il fascio di His è una parte del sistema di conduzione del cuore, formato da miocardio specifico.Conduce l'impulso elettrico cardiaco dal nodo atrio-ventricolare ai ventricoli. Nell’atrio destro è presente una regione specializzata detta nodo senoartriale o pacemaker, che mantiene regolare il ritomo di pompaggio del cuore determinando la fequenza con cui esso si contrae; questo conduce impulsi elettrici che fanno contrarre gli atri, e quando arrivano al nodo atrioventricolare, questo (con un ritardo di 0,1sec, di modo che gli atri si possano di nuovo riempire di sangue) determina la contrazione dei ventricoli. La pressione sanguigna è la forza che il sangue esercita sulle pareti dei vasi sanguigni, ed è la prima forza che spinge il sangue dal cuore ai letti capillari. La pulsazione è la dilatazione ritmica delle arterie causata dalla pressione del sangue spinto nelle arterie. La velocità del sangue diminuisce nelle arterie a causa dell’attrito; nel momento in cui il sangue arriva nelle vene la sua pressione è giunta quasi a zero. Anche la respirazione può aiutare il sangue a tornare al cuore, infatti quando inspiriamo il cambiamento di pressione che si verifica consente alle due grosse vene poste vicino al cuore di espandersi, quindi di riempirsi di sangue. La pressione sanguigna è anche controllata dagli sfinteri precapillari della muscolatura liscia che possono aprirsi e chiudersi a seconda delle necessità. Il passaggio delle sostanze tra sangue e liquido interstiziale può avvenire per semplice diffusione o per endocitosi, oppure passano attraverso le fessure della parete capillare. La pressione sanguigna tende a far fuoriuscire il liquido fuori dal lume del capillare, mentre quella osmotica tende a tirarlo dentro perché il sangue ha una concentrazione di soluti maggiore di quella del liquido interstiziale, dovuta principalmente alle proteine disciolte nel plasma. All’estremità arteriosa la prima forza è superiore alla seconda e tenderà a spingere il liquido fuori dal capillare; nell’estremità venosa la situazione è opposta. Il plasma è composto per il 90% d’acqua, e tra i numerosi soluti si trovano sali inorganici sotto forma di ioni, che determinano l’equilibrio osmotico tra il sangue e il liquido interstiziale, stabilizzano il pH e mantengono l’ambiente necessario alla trasmissione degli impulsi nervosi. Nel plasma sono presenti anche proteine tra cui il fibrinogeno, le immunoglobuline, albumina, gamma globuline, metaboliti; inoltre nel sangue è presente una grande varietà di molecole come O^2 e CO^2. Il globuli rossi o eritrociti, sono circa 25 mila miliardi, e la sua struttura si adatta alla sua funzione di trasportare l’ossigeno infatti la mancanza del nucleo gli consente di avere più spazio per impachettare l’emoglobina; i globuli bianchi o leucociti, che possono essere di cinque tipi: monociti, basofili, eosinofili, neurofili, linfociti. La loro funzione è quella di combattere le infezioni e di impedire la crescita delle cellule cancerose; si muovono per lo più nel liquido interstiziale. Quando un epitelio si danneggia, le piastrine entrano in azione immediatamente, si attaccano al tessuto connettivo esposto e liberano una sostanza che rende adesive le altre piastrine; ben presto questo grumo forma una specie di tappo che converisce al vaso una rapida protezione dalle fuoriuscite. In questo processo grazie alla presenza di vitamina K, nel fegato si formerà la proteina coagulante, la protrombina, che verrà trasformata in trombina, e che a sua volta trasformerà il fibrinogeno in fibrina; i filamenti di fibrina intrappolano le cellule del sangue e le piastrine.

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