L'infanzia

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Testo

LO SVILUPPO TRA EREDITÀ E AMBIENTE
SVILUPPO: Cambiamento incessante dell’organismo a livello fisico e mentale che dura tutta la vita.
Innati
COMPORTAMENTI
Appresi
La dimensione biologica e ambientale sono inseparabili e, quindi, maturazione e apprendimento collaborano allo sviluppo dell’individuo.
MATURAZIONE: Processo naturale che determina la crescita e la differenziazione dell’organismo e del sistema nervoso.
La maturazione appare interna all’organismo e indipendente e dall’ambiente e dall’esperienza, ma, in casi particolari, può essere condizionata da fattori esterni.
APPRENDIMENTO: Capacità di acquisire nuovi comportamenti grazie all’esperienza ed è, quindi, collegato all’ambiente nel quale l’individuo si sviluppa.
Spesso non è possibile apprendere certi comportamenti fino a che l’organismo non abbia raggiunto un certo stadio di organizzazione.
La maturazione è indispensabile all’apprendimento, ma l’apprendimento facilita la maturazione.
La psicologa americana Frances Horowitz ha classificato i comportamenti:
1. Comportamenti universali di I tipo: Quei comportamenti tipici della specie, ereditati geneticamente, che tutti manifestano. L’influenza dell’ambiente è estremamente limitata. (es. riflessi, udito, vista)
2. Comportamenti universali di II tipo: Quei comportamenti universali che richiedono un tempo più lungo per svilupparsi e che subiscono una maggiore influenza dell’ambiente. (es. parlare)
3. Comportamenti non universali: Sono il risultato dell’apprendimento e dell’esperienza. Dipendono dall’ambiente culturale e sociale nel quale l’individuo si sviluppa. L’influenza dell’eredità biologica è quasi nulla.

LO SVILUPPO AFFETTIVO E SOCIALE
Il cucciolo dell’uomo necessita di un lungo periodo di cure e di attenzioni prima di diventare autonomo.
Questa dipendenza dagli altri non si limita ai bisogni di base, ma coinvolge anche la sfera dei rapporti affettivi e sociali.
Il nostro comportamento dipende, quindi, dalla qualità delle relazioni affettive e sociali che abbiamo sviluppato nella prima infanzia.

IL RAPPORTO MADRE-BAMBINO: I primi contatti che il bambino intrattiene con l’ambiente passano attraverso il corpo dei genitori, in particolare della madre. La madre è “il primo ambiente del bambino”, sia dal punto di vista biologico sia nel senso che i primi scambi con il mondo esterno sono centrati sulla figura materna. Il rapporto madre-bambino rappresenta la prima tappa dello sviluppo affettivo e sociale.
IL LEGAME D’ATTACCAMENTO: È il primo vero legame affettivo e sociale che si stabilisce tra il bambino e la figura di riferimento, generalmente la madre. Secondo lo psicologo John Bowlby lo stabilirsi di questo legame è un fatto istintivo e naturale e il bambino esprime questa sua predisposizione innata al contatto sociale a partire dal legame di attaccamento con la madre.
Questo comportamento ha il fine della sopravvivenza e deriverebbe dall’istinto di difesa.
LO SVILUPPO DELL’ATTACCAMENTO:
- Durante i primi mesi il bambino non dimostra particolari preferenze per uno degli adulti che lo circondano.
- Verso i tre mesi comincia a manifestare una certa preferenza nei confronti di chi si prende cura di lui.
- Intorno al settino mese si forma un vero e proprio legame di attaccamento esclusivo verso una sola persona, generalmente la madre.
IL RIFERIMENTO SOCIALE: In presenza di una situazione sconosciuta il bambino osserva il volto della figura di riferimento per cercare di capire se sia il caso o no di rischiare. Il bambino si serve cioè di questa figura come di una base d’appoggio per le sue esplorazioni e le sue prime avventure sociali.
LA PROTESTA PER LA SEPARAZIONE E LA PAURA DELL’ESTRANEO: Uno dei segnali più evidenti dello stabilirsi di un forte legame di attaccamento è la reazione di protesta del bambino quando viene separato dalla figura di riferimento o quando si trova di fronte ad un estraneo.
Quando il genitore si allontana, il bambino è spesso preso dall’angoscia, si dispera, piange o si allontana dagli estranei degli estranei che gli si avvicinano. Questo è il segno che nel piccolo è maturato un attaccamento solido per una persona in particolare. Importante è la qualità dell’attaccamento, che l’americana Mary Ainsworth ha diviso in attaccamento sicuro e attaccamento insicuro.
ATTACCAMENTO SICURO: Un attaccamento sicuro è facilitato da certe caratteristiche presenti nel rapporto genitori-figli e una forte espressività delle emozioni sembrano favorire un legame forte e sicuro.
ATTACCAMENTO INSICURO: Alla base dell’attaccamento insicuro ci sarebbero le difficoltà di accettazione, la scarsa disponibilità al rapporto con i figli, i maltrattamenti, ecc. I soggetti che dimostrano un legame insicuro possono avere in seguito problemi sul piano emotivo e comportamentale, possono mostrarsi aggressivi, impulsivi e soprattutto troppo dipendenti.
Un fattore importante è costituito dal temperamento innato del bambino; I bambini meno vivaci e più irritabili hanno più difficoltà nello sviluppare un attaccamento sicuro.
La qualità dell’attaccamento ha conseguenze a lungo termine sullo sviluppo sociale del bambino.
Ciò che è determinante non è la quantità ma la qualità del tempo dedicato ai figli.
IL PROCESSO DI SEPARAZIONE-INDIVIDUAZIONE:
Margaret Mahler:
La nascita psicologica non coincide con quella biologica.
Quando il piccolo viene al mondo la sua psiche non si è ancora sviluppata, egli non ha ancora conoscenza di sé. Tale consapevolezza maturerà in virtù del processo di separazione-individuazione.
Separazione: Distanza fisica dal corpo della madre.
Individuazione: Acquisizione di una propria identità separata da quella della madre.
Questo processo si realizza attraverso una serie di fasi:
- Fase artistica fisiologica: Nel I mese il bambino è totalmente dipendente dalla figura materna, non riesce a differenziare sé dal mondo esterno e non si accorge dell’esistenza di un agente di cure, cioè qualcuno che lo accudisce.
- Fase simbiotica: Tra il II e il IV mese comincia ad emergere una vaga consapevolezza dell’agente di cure materno, l’esistenza di qualcosa che non è lui stesso, dal quale dipendono il suo benessere il suo disagio. Tuttavia il bambino non vede ancora la madre come un’entità distinta da se stesso ma è colto all’interno di una fusione simbiotica.
- Processo di separazione-individuazione: Dal V mese ai 2/3 anni ci sono i primi tentativi di esplorazione, che porterà il bambino ad allontanarsi progressivamente dalla madre, sia fisicamente che psicologicamente.
Questo processo è diviso a sua volta in diverse fasi:
- Differenziazione (5-10 mesi): Emerge il sé. Attraverso il contatto corporeo, distingue il suo corpo da quello della madre e compie i primi tentativi di separazione.
- Sperimentazione (6-18 mesi): I bambini iniziano a muoversi carponi e ad esplorare l’ambiente, allontanandosi dalla madre. In questa fase i bambini possono anche accettare i sostituti della madre.
- Riavvicinamento (1-2 anni): Conflitto tra il desiderio di riunirsi alla madre e la paura di perdere l’indipendenza conquistata. Verso il ventesimo mese potrà superare la crisi, anche grazie al padre o i fratelli che diventano un punto di riferimento accanto alla madre.
- Costanza dell’oggetto emotivo (2-3 anni): Il bambino ha raggiunto la capacità di sopportare lunghe assenze della madre in quanto ne ha interiorizzato l’immagine e può pensarla. Dice “mio” e “io” per affermare se stesso e “no” per affermare la sua indipendenza. Comincia a riconoscersi allo specchio e a riconoscere la differenza dei sessi.
L’IDENTIFICAZIONE: Il bambino arriva ad atteggiarsi e comportarsi come la figura che ha scelto per modello, imitandola. Questo processo è importante per lo sviluppo psicologico e sociale dell’individuo il quale modella il proprio comportamento anche in base alle indicazioni delle persone che sono per lui importanti. La prima identificazione avviene con il genitore dello stesso sesso e in seguito con altre persone della famiglia, ma anche personaggi fantastici.
IL GIOCO E LO SVILUPPO DEI RAPPORTI SOCIALI:
Il gioco è il mezzo per lo sviluppo delle capacità cognitive e delle abilità sociali.
I bambini giocano fin da piccolissimi, ma è solo dopo i due anni che sembrano interessati alla presenza di altri nei loro giochi.
- Quando sono molto piccoli: Giochi di tipo sensomotorio (giocare col corpo), con l’esercizio dei sensi e del movimento. In questo modo il bambino incomincia a scoprire sé e il mondo che lo circonda.
- Intorno ai due anni: Prime forme di gioco simbolico (giocare con bambole), nello svolgere queste attività il bambino è molto più attratto dagli oggetti che dai coetanei.
Il gioco simbolico riveste anche una funzione liberatoria, un modo per sfogare l’ansia, le frustrazioni e le paure che accompagnano il bambino nello sviluppo.
- Dopo i due anni: Cominciano le prime interazioni con gli altri bambini. Al gioco solitario, che prevale fino ai 3-4 anni, si alternano momenti di gioco parallelo, nel quale i bambini stanno l’uno accanto all’altro senza interagire.
- Dopo i tre anni: Compaiono il gioco associativo e il gioco collaborativo. Nel gioco associativo i bambini interagiscono anche se non in maniera coordinata; nel gioco collaborativo cooperano per raggiungere un fine comune e cominciano così ad apprezzare il contributo degli altri nel gioco.
Importanti sono i giochi di finzione nei quali il bambino crea situazioni che ha osservato, spesso nel mondo adulto, e soprattutto i giochi di drammatizzazione di gruppo che gli consentono di sperimentare modelli, ruoli, regole sociali e di esercitarsi negli scambi comunicativi.
LA CAPACITÀ DI ASSUMERE RUOLI E L’EMPATIA:
I bambini di 2 o 3 anni se vedono un loro coetaneo piangere, possono cercare di consolarlo porgendogli un giocattolo, in questo modo manifestano, in forma embrionale, un atteggiamento empatico. Tuttavia, a questa età non sono realmente
capaci di “mettersi nei panni degli altri”. I bambini fino ai 6-7 anni sono, piuttosto, egocentrici, non riescono cioè a considerare punti di vista diversi differenti dal loro, sia dal punto di vista percettivo e spaziale sia da quello emotivo.
La capacità di comprendere la realtà in modo più obbiettivo si sviluppa soprattutto tra i 5 e gli 8 anni, quando capisce che esistono punti di vista diversi dal suo.
Questa consapevolezza si sviluppa grazie alla maturazione cognitiva ma anche all’intensità e alla qualità dei rapporti sociali in età scolare e lo rende capace di assumere ruoli, di mettersi nei panni degli altri e di stabilire relazioni più profonde con i coetanei e con gli adulti.
L’AMICIZIA:
La relazione con gli altri bambini costituisce un’esperienza determinante per lo sviluppo delle capacità sociali ed è nella cerchia dei coetanei che maturano le amicizie più significative.
Fra i 5 e i 7 anni: Il bambino considera come amici tutti i coetanei che frequenta più spesso, sono amicizie che nascono e muoiono con estrema facilità perché legate ai momenti di gioco.
Tra gli 8 e gli 11 anni: L’amico è colui con il quale si collabora e con cui si hanno interessi in comune. Cominciano a manifestarsi sentimenti di fiducia reciproca e l’attenzione e la cura per le esigenze dell’altro.
Verso i 12 anni: Il sentimento di amicizia si fa più profondo e più complesso poiché si fonda sulla comprensione e la condivisione dei sentimenti.
IL GRUPPO DEI PARI:
Sul processo di socializzazione hanno un’influenza determinante il gruppo dei pari, soprattutto nel periodo della fanciullezza e dell’adolescenza. Nel gruppo i ragazzi trovano comprensione, amicizia e possono esprimersi più liberamente di quanto non facciano con glia adulti.
Il gruppo dà sicurezza e facilita il percorso, spesso tormentato e difficile, verso l’autonomia.
Il gruppo dei pari favorisce:
- L’imitazione degli adulti
- Il sentimento di lealtà
- Lo sviluppo del concetto di sé
- Il senso di appartenenza
- La rivalità e la competizione con altri gruppi
- L’acquisizione di regole di comportamento
- L’indipendenza dall’adulto
- L’amicizia
- Il senso di responsabilità

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