Topos letterario del canto del cigno

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Testo

Analisi del AAAAAAdel canto del cigno tramite la lettura di due o più autori classici.
Leggendo i vari autori classici, che almeno una volta nelle loro opere hanno fatto menzione del topos del “Canto del Cigno”, intendendo con esso la massima espressione del canto (ed in senso metaforico ovviamente la massima espressione dell’arte, in qualsiasi campo) mi ha colpito il discorso di Platone. Egli infatti (nel Fedone) immagina Socrate che, discorrendo con i suoi compagni, si trova ad un certo punto ad analizzare, per potere avvallare una sua tesi, il particolare atteggiamento dei cigni in punto di morte. Essi infatti, quando vi sono prossimi, cantano più del solito e nel modo migliore che possono perché felicissimi di andare nell’aldilà e desiderosi di lasciare un ultimo, illustre ricordo di sé. I cigni quindi (e con essi gli uomini migliori), una volta prossimi alla morte, cercano di dare un’ultima prova della loro arte: il loro canto del cigno, per l’appunto. Anche Cicerone (nel De Oratore) ricorda di fronte al Senato l’ultimo e migliore discorso oratorio di Licinio Crasso, che ciascun membro del Senato ricordava a tal punto che al solo guardare la sua sedia sembrava di poterlo rievocare. Ogni uomo infatti, prima di morire, spesso inconsapevolmente, emette il suo canto del cigno, inconsciamente pronto a dirigersi verso una realtà migliore, dove sarà giudicato in base alle virtù espresse nella sua vita terrena.

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