L'arte nel XX secolo

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Testo

ALLA LUCE DELLE TUE CONOSCENZE SULLE ESPERIENZE ARTISTICHE DEL 20° SECOLO ESPRIMI IL TUO PENSIERO SUL CONCETTO DI ARTE E MOTIVALO INDAGANDO SULLA SITUAZIONE STORICO-CULTURALE DEL SECONDO NOVECENTO

Il concetto di arte ha subito, nel secolo scorso, uno sconvolgimento radicale, si è infranta sia la necessità che l’arte avesse una prerogativa specificamente estetica, sia che l’opera d’arte dovesse avere comunque una possibile spiegazione di tipo razionale e conscio.
Già con Joyce in letteratura, con il simbolismo e parte dell’espressionismo –la sua frangia più legata al simbolismo - l’opera cessa di avere sempre un’ermeneutica di tipo razionale e rifugge nelle allusioni, nelle suggestioni, più propriamente nell’onirico se pensiamo al surrealismo.
Si compie nel figurativo quel processo, in poesia già avviato dai simbolisti, per cui l’arte non è più necessariamente legata al reale, all’empirico, ma è intesa a potenziare le capacità conoscitive dello spettatore; l’opera diventa una porta aperta su altri e nuovi mondi, caratterizzati da sensazioni e non da oggetti.
Pollock si riallaccia a questo tipo di sperimentazione, arricchendola ancora di legami con il mondo mistico ed esoterico dei riti sciamanici: l’autore deve perdere, quando dipinge, ogni protezione e controllo di tipo razionale, perché l’ispirazione artistica – simile al “genio” romantico- fluisca direttamente da forze inconsce. L’arte perde quindi la sua caratteristica di prodotto, di semplice risultato del lavoro e dello studio estetico-razionale dell’artista, e diventa invece “tranche de vie” spirituale, di cui l’artista è solo medium inconsapevole.
Sembrano riscontrarsi, in questo nuovo concetto di arte, le teorie freudiane di inizio secolo, entro le quali viene associato al “calderone” pulsante dell’inconscio la genesi dell’ispirazione artistica, mentre l’artista deve riuscire ad annullare la sua parte conscia perché l’arte fluisca direttamente dal “Es” come viene concepita. Ecco che si annulla la forma, si annulla il valore semantico delle figure, perché la categorie spaziali e la ricerca perenne di un significato logico sono un “pre-giudizio” della coscienza, mentre la vera essenza del reale – come il “ Wille” di Schopenauer – è incausata , senza tempo e spazio, quindi esprimibile solo attraverso un’arte segnica, fatta di suggestioni che rimandano all’idea del caotico e polimorfo fulcro dell’anima.
Un’altra importante rivoluzione del concetto di arte è stata quella di rivalutare qualsiasi oggetto, di nobilitarlo a potenziale opera artistica, semplicemente ponendolo in un ambiente non propriamente suo. Rivoluzione nata con il beffeggiante dadaismo, che però si arricchisce di significati con personaggi come Burri, che annulla la mera rappresentazione dell’oggetto. I suoi sacchi di juta cessano di essere sacco e diventano teatro di guerre , i suoi strappi lacerazioni intime esistenziali , mentre l’orinatoio di Duchamp, seppur inserito in un museo, mantiene la sua fisionomia di oggetto quotidiano. Arte può quindi diventare qualsiasi oggetto che sia qualificato dall’essere il risultato di un percorso spirituale, che l’artista ha compiuto e ora propone allo spettatore. L’opera non deve più essere necessariamente armonica ed esteticamente giudicabile positivamente, ma solo essere significativa o puramente di impatto, ma non più per la sola retina, bensì per l’attività celebrale.
L’arte deve ora pungolare e non solo essere ammirata.
Anche Lucio Fontana apporta determinanti modificazioni al concetto di arte figurativa, tentando con i suoi “concetto spaziale- attese” di liberarla da un limitato spazio bidimensionale, scoprendo la terza dimensione. Allo stesso modo, più avanti, l’arte basata sugli ”happening” aggiungerà alle tre dimensioni spaziali quella temporale – circa la correzione apportata da Einstein alla fisica classica – modificando la concezione di opera come oggetto e proponendo la moderna idea di arte come “evento”.
L’artista propone un istante di vita intensa, reale proprio perché fugace, che si avvicina maggiormente all’idea di musica o teatro che non a quella di arte figurativa tradizionale.
Lo spettatore non è più una figura statica ed esterna, ma parte integrante dell’opera, che deve vivere e contribuire a creare. Si avvicina la realizzazione del concetto propagandato negli ultimi due secoli – dal simbolismo all’opera di Wagner , fino al Bauhause – secondo cui non ci devono essere più distinzioni puramente schematiche ed obsolete tra quelle che sono solo sfumature della stessa via di espressione : “l’arte totale”.
Come in filosofia si è sviluppato, a partire dall’importanza che Nietszche attribuisce alla “interpretazione”, un relativismo gnoseologico ed in particolare un’attenzione alla distanza presente tra l’interpretazione del soggetto, basata su “pregiudizi” (Gadamer), e la realtà, allo stesso modo l’opera artistica non ha più una valenza univoca e assoluta, bensì il suo valore e significato dipendono dalla reazione dell’utente, che tramite la sue griglie interpretative, riorganizza, vivendola, l’opera d’arte.
È probabile che la crisi di valori causata dal dramma umano dei conflitti bellici mondiali, dal genocidio nazista, e in seguito continuata dal clima di terrore della guerra fredda, abbia generato –o almeno concausato – l’evoluzione del concetto di arte verso una sfere decisamente esistenzialistica e coscienzialistica , evoluzione esemplificabile in Ungaretti, in Sartre, nella riflessione su di sé della Body Art o nell’esplorazione di coscienza di Basquiat.
Un altro ruolo assunto dall’arte, nell’ultima metà del secolo scorso, è quello di stigmatizzare la progressiva reificazione dell’immagine , che ha perso la sua peculiarità di strumento d’arte ed è diventata pubblicità, strumento per la comunicazione di massa .Quindi l’arte ha in mano un’immagine del tutto svilita dalla sua banalizzazione e non può fare a mano di ripetere immagini stereotipate, come la scatola di zuppa Campbell o la foto di Marylin Monroe di A, Warhol.

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