Il Judo

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Testo

IL JUDO: UN NOME, UNA FILOSOFIA

Judo significa Arte della pieghevolezza: "come il giunco colpito dal forte vento si piega sotto l'incontrastabile forza, senza spezzarsi".
Detto anche impropriamente “lotta giapponese”, il judo è una forma di lotta libera vantaggiosa per la difesa personale anche contro individui armati. Il principio fondamentale che caratterizza il judo è quello di non opporsi direttamente all'attacco dell'avversario, ma di portarsi fuori della sua linea d'azione, provocandone lo sbilanciamento sfruttando lo slancio stesso dell'avversario; nell'accentuare, quindi, lo sbilanciamento e trarne ogni possibile vantaggio con il metodo più opportuno.
Si tratta dunque di uno sport basato non sull'impiego della forza, ma sulla flessibilità, sullo sbilanciamento e squilibrio dell'avversario: infatti la non-resistenza, il cedimento alla forza avversaria, per poi controllarla e contrattaccarla, sono aspetti fondamentali della tecnica di combattimento del judo.
Il Judo sviluppa l'autodisciplina e il rispetto per se stessi e per gli altri. Fornisce inoltre i mezzi per lo sviluppo della fiducia in se stessi, della concentrazione così come della coordinazione fisica, della forza e della flessibilità. Come qualsiasi sport che nasce da un'arte di combattimento, sviluppa il controllo completo del corpo, l'equilibrio e i riflessi; senza contare che l'allenamento dà a una persona un efficace sistema di autodifesa in caso di necessità.
Questo sport comporta una grande disciplina ed insegna ad avere rispetto per l'avversario e per il maestro; ogni allenamento o combattimento inizia e finisce con il saluto, proprio a sottolineare la primarietà del rapporto umano, che sta alla base di questo sport.

LE ORIGINI: LA STORIA

Il judo nasce nel 1882 e deriva principalmente dall'antica arte del ju-jitsu 1.

Il fondatore del judo, Jigoro Kano
Jigoro Kano nacque nell’ottobre del 1860 a Mikage, una cittadina nei pressi di Kobe, da una famiglia di origine borghese, il padre era produttore di sakè, il tipico vino di riso giapponese. Molto intelligente ma piccolo e magro, il ragazzo venne mandato a studiare a Tokyo in casa di amici.
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1 Jujutsu (da ju, gentilezza+jitsu, arte, tecnica): metodo di difesa e di offesa personale, senz'armi, che ammette anche prese e colpi mortali. Sorto in Giappone in epoca assai antica, venne regolamentato nel sec. XVI e nel XVII divenne privilegio quasi esclusivo dei samurai dopo che a costoro era stato proibito l'uso delle armi. Diffusosi anche in Occidente nel sec. XIX venne poi abbandonato per la sua pericolosità anche se ammetteva un complesso di norme (kuatzu) per rianimare l'avversario colpito. Dal j. sono derivati il judo e il karatè.

Qui egli soffriva la prepotenza dei ragazzi più grandi e quando appena quindicenne sentì parlare del ji-jitsu, come l’arte che permetteva al debole di opporsi al più forte, volle impararlo ma, essendogli stato vietato dai genitori a causa del discredito ricaduto su questa disciplina a causa della pratica violenta ed immorale che spesso veniva impartita nelle palestre dell’epoca, dovette rinunciarvi fino alla maggiore età.
Nel 1877 si iscrisse alla scuola di ju-jitsu del maestro Fukuda della scuola di Tenjin-Shinyo-Ryu. Dopo la morte del maestro Fukuda studiò col maestro Iso, della sua stessa scuola e, dopo la morte di quest’ultimo, passò con Tsunetoshi Iikubo della scuola di Kito- Ryu.
Nel 1882 Jigoro Kano aprì la sede del Kodokan, in una sala del tempio Eishoji, vivendo in comune con i suoi 9 allievi e praticando su un tatami di circa 24 metri quadri. Nel 1886, dopo due spostamenti di sede, il Kodokan si installò a Kudan Kami-Fujimi-Cho con un tatami di 80 metri quadri. In quell’anno, in un torneo organizzato dal prefetto Mishima, gli allievi del giovane Kodokan si batterono alla pari con i veterani campioni di ju-jitsu: ciò creò grande celebrità al Kodokan.
Nel 1887 Kano istituì il Ju-no-kata. Nel frattempo si era laureato e cominciava a ricoprire incarichi pubblici. Nel 1895 con un gruppo di allievi di alto grado stabilì il “Gokyo”, cioè il metodo di insegnamento diviso in 5 sezioni. Nel 1907 stabilì il Kime-no-kata, il Katame-no-kata e il Nage-no-kata. Nel 1909 trasformò il Kodokan da impresa privata a società legale. Nel 1920 fu rivisto il “Gokyo” sopprimendo alcune tecniche e aggiungendone delle nuove.
Jigoro Kano viaggiò moltissimo allo scopo di diffondere il suo judo Kodokan che ormai aveva soppiantato il vecchio e cruento ju-jitsu.
Morì il 4 maggio 1938 sul piroscafo Hikawa Maru che lo riportava in patria dopo un viaggio al Cairo in preparazione delle Olimpiadi.
Il judo fece l’ingresso ai giochi olimpici nel 1964 a Tokyo per il settore maschile e nel 1988 a Seoul per il settore femminile.

MODI, LUOGHI, TEMPI E REGOLE DEL JUDO

Le classificazioni del Judo in Giappone si basano su più di 1.000 anni di esperienza e sugli studi del maestro Kano aiutato dai suoi allievi.
In seguito a gravi incidenti - alle volte mortali - certe proiezioni non sono state incluse nel metodo classico di insegnamento del Judo-Kdk, e, pur non essendo formalmente proibite, la loro esecuzione è riservata a judoisti espertissimi. Fra esse si annoverano le tecniche di Yama-Arashi, Obi-Otoshi, Tawara-Gaeshi, Kani-Basami ed .altre.
Nel Judo, l'insegnamento, come in ogni altra disciplina, è la parte più delicata: da esso dipende la formazione e l'avvenire dell'allievo. Nel 1882 Jigoro Kano aprì il Kodokan; 13 anni dopo - 1895 - con un Comitato di allievi di alto grado stabilì il "GOKYO" o metodo di insegnamento diviso in 5 sezioni. Questa progressione di insegnamento era basata sulla lunga esperienza del Jujutsu e sui 13 anni di studi Kodokan.
Nel 1920, quando le ultime scuole di Jujutsu furono assorbite dal Kodokan il maestro Kano prese una decisione che prova la sua lunghezza di vedute: annunciò che il vecchio Gokyo poteva e doveva essere migliorato. In collaborazione con i suoi allievi più esperti e con i maestri di tutte le scuole dell'epoca elaborò un nuovo Gokyo che è quello che si insegna tuttora in tutti i Dojo del mondo.
La Federazione Giapponese, che raggruppa tutte le associazioni di Cinture Nere del Giappone, è stata fondata nel 1949 ed ha sede presso il Kodokan.
Il judo è praticato in un ambiente, detto dojo, su una stuoia di paglia di riso o su una materassina: il judoista (judoka) è a piedi nudi e veste un costume (jodogi), costituito da pantaloni e casacca di robusta stoffa bianca la cui cintura ha il colore che spetta al suo grado di abilità.
Gli allievi sono divisi in 6 classi (kyú) cui corrispondono i colori bianco, giallo, arancione, verde, blu e marrone.
Caratteristica fondamentale è che il combattimento avviene a piedi nudi, e si aggiudica un punto colui che riesce ad immobilizzare sul dorso l’avversario.

Classi e gradi
Tutti coloro che praticano il judo sono ripartiti in classi (Kyu) e gradi (Dan) a seconda della tecnica e dell’esperienza acquisita ed indossano una cintura di colore diverso quale indicazione del livello raggiunto.

Secondo l’uso europeo, le classi di ‘allievo’ sono le seguenti:
6° KYU – Cintura BIANCA
5° KYU – Cintura GIALLA
4° KYU – Cintura ARANCIO
3° KYU – Cintura VERDE
2° KYU – Cintura BLU
1° KYU – Cintura MARRONE

In Giappone invece esistono solo la Cintura Bianca, fino al 4° Kyu, e la cintura marrone, dal 3° al 1° Kyu.
I gradi di ‘esperto’ sono 10 e vengono universalmente così riconosciuti:

1°DAN
22°DAN
33°DAN

CCINTURA NERA

44°DAN
55°DAN
6°DAN
77°DAN

CCINTURA BIANCA E ROSSA
((o NERA in allenamento)

88°DAN
9°DAN
110°DAN

CCINTURA ROSSA (o NERA in allenamento)

Un judoista esperto non può automaticamente insegnare Judo: per poterlo fare è necessario conseguire la qualifica di Allenatore, Istruttore o Maestro dopo aver frequentato appositi corsi indetti dalla Federazione Nazionale a cui si è iscritti. In Italia il grado minimo richiesto per poter accedere ai corsi di Allenatore è il 1° Dan ed in questo caso per poter insegnare si deve essere assistiti da un Istruttore a cui è richiesto almeno il 2° Dan; infine per essere Maestro è necessario almeno il 3° Dan.

IL JUDO AGONISTICO

Nella pratica sportiva i combattimenti si svolgono secondo il regolamento della prima scuola di judo, il Kodokan di Tokyo, che esclude tutti i colpi pericolosi del jujutsu: i colpi ammessi (ca. 150) sono indicati col nome giapponese.
Gli incontri, individuali e a squadra, secondo formule diverse, hanno durata variabile da 3 a 20 minuti e possono concludersi ai punti o prima del limite; sono organizzati tenendo conto del grado di abilità degli atleti che, inoltre, sono suddivisi in categorie definite in base al peso:
• Fino a 60 Kg
• Fino a 65 Kg
• Fino a 71 Kg
• Fino a 78 Kg
• Fino a 86 Kg
• Fino a 95 Kg
• Oltre 95 Kg
• Categoria Open (questa categoria non è più presente ai giochi olimpici)

Le categorie delle donne partono da fino a 48 Kg ed arrivano a oltre 72 Kg.
In Italia l'attività sportiva è diretta da una sezione della Federazione di atletica pesante.

IL JUDO IN ITALIA

Gli italiani sono stati tra i primi stranieri a conoscere il judo. L’incontro con quello che allora veniva chiamato ju-jitsu avvenne sulle navi Marco Polo e Vesuvio di stanza in Estremo Oriente attorno al 1904/1905 dove, sotto la guida del Maestro Komei, si tenevano corsi di “Ginnastica giapponese” per l’equipaggio. Nel 1906 gli allievi migliori vengono esaminati dal Kodokan.
Nel 1908 due sottufficiali di marina rientrati in patria tengono una prima esibizione a Villa Corsini in Roma e poi, una settimana dopo, davanti al Re d’Italia nei giardini del Quirinale.
Nel 1921 viene costituita la Scuola Centrale Militare di Educazione Fisica alla Farnesina nei cui programmi è inserito anche l’insegnamento del ju-jittsu. Venne chiamato come istruttore di questa nuova disciplina il sottufficiale di Marina Carlo Oletti che manterrà l’incarico fini al 1930, qualificando tra “Maestri”, “Esperti” e “Istruttori” circa 1700 tra ufficiali e sottufficiali. Proprio Carlo Oletti (1886/1964) può essere considerato il grande animatore dello sviluppo del judo in Italia.
Nel 1924 viene creata la Federazione Ju-jituista Italiana e nello stesso anno si svolge il primo Campionato Italiano di Lotta Giapponese.
Nel 1927 alla F.J.J.I. subentra la Federazione Italiana Lotta Giapponese.
Nel 1928 Jigoro Kano visita l’Italia accompagnato da Matakasu Mori ed ha parole di elogio per lo sviluppo tecnico del judo italiano.
Nel 1931 la F.I.L.G. viene inglobata dalla Federazione Atletica italiana.
Nel 1948 è autorizzata la creazione del G.A.L.G. (Gruppo Autonomo Lotta Giapponese) trasformato poi in G.A.J. (Gruppo Autonomo Judo) .
Nel 1953 il G.A.J. viene sciolto ed il Judo entra nelle normali attività della Federazione Italiana Atletica Pesante.
Nel 1968 vengono creati i tre settori federali: lotta, pesi, judo che operano in piena autonomia.
Nel 1974 la F.I.A.P. cambia il proprio nome in F.I.L.P.J. (Federazione Italiana Lotta Pesi e Judo).
Nel 1996 la F.I.L.P.J. si trasforma in F.I.L.P.J.K. aggiungendo a lotta, pesi, judo anche il settore karate.

LE TAPPE PIÙ IMPORTANTI DEL JUDO SPORTIVO

1951 – A Parigi si svolge il primo Campionato europeo maschile
1956 – Si disputa a Tokyo il primo Campionato del Mondo maschile “open” (senza categorie di peso)
1964 – Il judo maschile è ammesso ai Giochi Olimpici come sport dimostrativo
1972 – Alle Olimpiadi di Monaco il judo maschile fa il suoi ingresso ufficiale
1975 – A Monaco su svolge il primo Campionato europeo femminile
1980 – A New York anche il judo femminile ha il suo primo Campionato del Mondo
1988 – A Seoul il judo femminile è sport dimostrativo alle Olimpiadi
1992 – A Barcellona anche il judo femminile diventa ufficialmente sport olimpico

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"Il Judo non è soltanto uno sport.
Io lo considero un principio di vita, un'arte e una scienza [...]
Dovrebbe essere libero da qualsiasi influenza esteriore, politica, nazionalista, razziale, economica, od organizzata per altri interessi. Tutto ciò che lo riguarda non dovrebbe tendere che a un solo scopo: il bene dell'umanità."
Jigoro Kano

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