Il feudalesimo

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Testo

INTRODUZIONE
Feudalesimo In senso lato, sistema sociale affermatosi nell'Europa occidentale (e, con modalità molto simili, in Giappone) e durato per oltre un millennio e mezzo, tra il declino dell'impero romano d'Occidente, nel IV secolo, e la nascita dei primi stati moderni, nel XVIII secolo. Esso si fondava sull'identificazione dei rapporti personali, sociali e politici con quelli patrimoniali, rendendoli di natura contrattuale. In particolare, si intende per feudalesimo il sistema politico, economico e sociale su cui si reggeva il Sacro romano impero, incardinato sul feudo, trasformazione del beneficio – già previsto dal diritto romano (ad esempio, le terre concesse ai veterani) – da temporaneo a permanente.
IL FEUDO
Il feudo era un bene o un diritto concesso da un'autorità sovrana (la prima era l'imperatore stesso) a un vassallo per ricompensarlo della fedeltà contro i nemici o di un servizio prestato, o per obbligarlo per il futuro a tali comportamenti. A sua volta il vassallo poteva fare altrettanto con suoi sottoposti (valvassori e valvassini). Il feudo consisteva perlopiù nel dominio personale su un'area territoriale e sulla sua popolazione. Per lungo tempo i feudi furono a carattere personale, in quanto il signore manteneva la proprietà del bene, il diritto di toglierlo e, al momento della morte del beneficiario, di concederlo ad altri. Ma già i successori di Carlo Magno, a partire dal capitolare di Quierzy (877), dovettero progressivamente rassegnarsi a riconoscere l'ereditarietà dei feudi nella speranza di legare a sé e ai propri successori i vassalli. Ma a sua volta l'ereditarietà si trasformò in una potente leva di autonomia, che contribuì alla permanente instabilità del sistema feudale. In pratica si invertì il rapporto di importanza tra feudo e vassallaggio: il primo divenne proprietà personale quasi piena.
Il contratto feudale veniva suggellato con giuramenti di omaggio e di fedeltà, ma signore e vassallo rimanevano uomini liberi e socialmente pari. Collegando la proprietà terriera a un servizio politico e militare, il feudalesimo, una volta caduto l'impero carolingio, contribuì a preservare l'Europa medievale dalla disintegrazione in una miriade di signorie indipendenti.
LE ORIGINI
Tra il IV e il V secolo diverse popolazioni germaniche si insediarono nei territori dell'impero romano d'Occidente, facendosi concedere in beneficio dall'imperatore grandi aree territoriali, trasformate in regni locali, in cambio dell'impegno a difenderli da ulteriori minacce. A loro volta i re germanici, elettivi, dovevano ricompensare i guerrieri – socialmente loro pari, che costituivano l'assemblea del regno – con onori e bottino, il quale consisteva quasi sempre a sua volta in benefici terrieri. In epoca merovingia, caduto ormai ogni potere imperiale nell'Europa occidentale, la pratica divenne stabile tra i franchi cristianizzati così come, in Italia, tra i longobardi convertiti al cattolicesimo, che in tal modo crearono il Regno d'Italia e numerosi ducati, marchesati e contee. Molti proprietari terrieri, d'altronde, si trovavano costretti a stabilire rapporti di vassallaggio nei confronti del re e a cedere le loro terre alla signoria dei più potenti, al fine di riottenerle come benefici in cambio di un reciproco impegno di difesa. Quando il feudalesimo ebbe dimostrata la sua validità a livello locale, re e imperatori ne adottarono la struttura per rafforzare i propri domini, ricorrendo a forme diverse di concessione di dominatus loci (signoria locale).
FEUDALESIMO E SACRO ROMANO IMPERO
I legami del feudalesimo ricomposero i potentati locali in un'organizzazione, per quanto non accentrata, vissuta comunque come unitaria, nella quale i signori sacrificavano della propria autonomia solo quanto era strettamente necessario per una cooperazione efficace nel far fronte a problemi, pericoli o imprese sentiti come comuni. In questo quadro, vassalli uniti sotto la guida di un comune signore furono in grado di creare principati di una certa importanza. Con Carlo Magno al sistema feudale venne dato un fondamento unitario, coniugando, con l'istituzione del Sacro romano impero (800), il richiamo ancora potentissimo all'autorità imperiale romana con quello alla fonte suprema di ogni autorità, Dio, identificata con il papa, vescovo di Roma, capo della cristianità, vicario di Cristo in terra. Se da un lato ciò approfondì la rivalità con l'impero bizantino e il patriarcato di Costantinopoli (vedi Bisanzio), destinata a fissarsi definitivamente poi nello scisma d'Oriente, dall'altro creò un collante fortissimo, di natura sacrale, nell'intera comunità cristiana europea occidentale (la res publica christiana), che, pur nel permanere e ripetersi di scontri, rivalità e guerre, non rimise più in discussione la natura e la legittimità dei vincoli feudali e quindi la sostanziale unitarietà dell'impero romano-germanico.
LO SVILUPPO DEL SISTEMA FEUDALE
Solo attorno all'anno Mille si iniziò a usare il termine "feudo" al posto di "beneficio". Il prevalere del termine germanico su quello latino rifletteva il profondo cambiamento avvenuto nell'istituzione stessa. Il feudo si trasformava infatti in una concessione a carattere ereditario: la condizione era che l'erede del vassallo fosse gradito al signore e che pagasse una tassa di successione. Il vassallo non soltanto prestava giuramento di fedeltà in caso di guerra, ma faceva anche uno speciale atto di omaggio alla persona del signore che lo aveva investito del feudo, rendendo così l'istituzione feudale più politica che militare.
Il feudalesimo di matrice carolingia prosperò nel XII e nel XIII secolo in tutta l'Europa occidentale e per breve tempo, con le crociate, in Grecia, in Asia Minore e dalla Siria alla Palestina. L'Europa orientale conobbe istituzioni in parte assimilabili al feudalesimo classico soltanto dopo la quarta crociata (1202). Le grandi strutture imperiali dell'Oriente asiatico, come l'impero ottomano, quello Moghul e quello cinese, si organizzarono in gerarchie diverse: fece eccezione il Giappone, che ebbe nei samurai una figura sociale e politica che fu quanto di più vicino si possa immaginare ai cavalieri medievali occidentali, specialmente sotto il dominio degli shogun della dinastia Ashikaga, tra il 1336 e il 1573. Anche il regno d'Etiopia ebbe, fino al XX secolo, un'organizzazione politico-militare-patrimoniale per molti aspetti simile a quella feudale europea.
LE CARATTERISTICHE DEL FEUDALESIMO OCCIDENTALE
I rapporti feudali
Nella sua forma classica, il feudalesimo occidentale presupponeva che i feudi di una regione, appartenente a un'autorità sovrana per "diritto divino" (fosse l'imperatore stesso o un re da lui investito o – come accadde con i feudi normanni dell'Italia meridionale e insulare – il papa, o i suoi vassalli), venissero concessi da questa ai suoi vassalli, che assumevano titolo feudale diverso a seconda delle tradizioni locali e dell'origine e natura dei singoli feudi: barone, marchese, conte, duca ecc. Il vassallo prestava giuramento di fedeltà e omaggio garantendo servizi militari e politici in cambio del feudo ricevuto. A loro volta i vassalli potevano concedere (anzi, a volte vi erano costretti, per poter svolgere il servizio promesso al sovrano) parti dei loro feudi ad altri cavalieri.
Così, ad esempio, se il sovrano concedeva a un barone un feudo richiedendo in cambio il servizio di dieci cavalieri, il barone poteva concedere un feudo minore a ognuno di questi, il quale avrebbe a sua volta armato schiere di propri villani, garantendosi in tal modo la possibilità di rendere il servizio dovuto al re. Il vassallo poteva anche cercare di mantenere per sé tutto il feudo, provvedendo personalmente a vitto, alloggio e armamento dei cavalieri, ma, a parte il costo elevato, erano gli stessi cavalieri che generalmente non accettavano questa soluzione, desiderando diventare loro stessi feudatari. I cavalieri potevano acquisire due o più feudi, e anch'essi assegnarne ad altri la parte necessaria per poter fornire il servizio richiesto dal barone. In questo modo si veniva a creare una piramide di rapporti feudali che aveva al vertice il sovrano e man mano, a scendere, vassalli maggiori e minori (i vassalli di un vassallo erano detti valvassini e valvassori) sotto di lui, e una compagine di cavalieri sempre pronti a servire le richieste del signore.
Poiché poteva accadere che un cavaliere accettasse feudi da più signori, per definire in questi casi quale fosse il primo signore – che il vassallo era tenuto a servire personalmente – fu istituito l'omaggio, mentre il vassallo dava eventualmente disposizione ai valvassini di servire gli altri suoi signori. In Francia si impose inoltre la regola secondo cui "il signore del mio signore non è il mio signore", che permise a valvassini e valvassori di combattere contro il sovrano del loro signore senza che ciò fosse considerato un atto di ribellione; in Inghilterra, invece, Guglielmo il Conquistatore e i suoi successori pretesero il giuramento di fedeltà anche da parte dei valvassini e dei valvassori.
Diritti e doveri del vassallo
Gli obblighi feudali
Il servizio militare in guerra, primo fondamento nel rapporto feudale, non era però l'unico dovere di un vassallo verso il suo signore. I vassalli dovevano garantire la costante difesa del castello del signore, dovevano partecipare alla vita di corte, fornendo consigli e prendendo parte ai processi riguardanti altri vassalli; dovevano altresì provvedere all'aiuto finanziario del signore in caso di necessità. Durante il XII e il XIII secolo si accesero molti conflitti in proposito tra i sovrani e i grandi feudatari, nonché tra questi e i loro vassalli (vedi Guerra dei baroni). In Inghilterra i baroni ottennero la Magna Charta (1215), che stabiliva che i vassalli erano tenuti a prestare aiuto finanziario al loro sovrano solo in occasione del matrimonio della figlia primogenita, dell'investitura a cavaliere del figlio primogenito o per il pagamento di un riscatto. In Francia venne previsto anche il caso della partecipazione del signore a una crociata. In cambio dei suoi servizi, il vassallo pretendeva che il re chiedesse il suo assenso per quelle decisioni che lo potevano riguardare direttamente: guerra, alleanze matrimoniali, tasse o sentenze giudiziarie.
Eredità e tutela Nel 1037, l'imperatore Corrado II il Salico, per fronteggiare le continue ribellioni dei suoi vassalli, fu costretto a emanare la Constitutio de feudis (Statuto feudale) con la quale riconosceva definitivamente l'ereditarietà dei feudi minori. Si formò però in tal modo un'altra area di difficile definizione giuridica. I feudatari maggiori stabilivano una tassa sull'eredità la cui entità era spesso oggetto di discordia; oltre a ciò, si riservavano il diritto di assicurarsi la lealtà di colui che aveva ottenuto il feudo. Quando un vassallo moriva e lasciava un figlio maggiorenne e buon cavaliere, il signore non aveva motivo di obiettare alla successione; se il figlio era minorenne o l'erede era una donna, aveva diritto di conservare il controllo del feudo fino alla maggiore età dell'erede, o fino a che l'erede avesse sposato una persona a lui gradita. La vedova di un vassallo godeva di un diritto vitalizio di dote sul feudo del marito defunto normalmente pari a un terzo del valore del feudo stesso; spesso il signore aveva, per questo motivo, la parola definitiva sulle seconde nozze della donna. Nel caso di morte di un vassallo senza figli, il rapporto del signore con gli eredi poteva dipendere dai casi: se nessun erede incontrava l'approvazione del signore, il feudo veniva confiscato e tornava sotto il pieno controllo del signore, che, a questo punto, poteva conservarlo per se stesso, oppure concederlo a un nuovo cavaliere.
Rottura del rapporto feudale Essendo il rapporto feudale di natura contrattuale, qualunque azione contraria ai suoi termini poteva provocarne la rottura. Nel caso che un vassallo non avesse prestato i servizi dovuti, il signore poteva denunciarlo davanti alla corte di tutti i suoi vassalli e, se questa lo avesse riconosciuto colpevole, privarlo del feudo. D'altra parte, se invece fosse stato il vassallo a considerare inadempiente il signore, poteva sfidarlo formalmente rompendo il giuramento di fedeltà, rinnegandone l'autorità e dichiarando l'intenzione di conservare il feudo come suo proprio, oppure di offrirlo a un altro signore, che avrebbe potuto accettare i suoi servizi di vassallaggio. A partire dal XIII secolo, soprattutto in Francia, molti feudatari minori riuscirono a trasformare gli obblighi di vassallaggio in rendite perpetue versate al sovrano, che preferiva assoldare con esse truppe mercenarie professionali piuttosto che affidarsi alle arretrate e disordinate truppe feudali, mentre dal canto loro i vassalli potevano in questo modo guadagnare autonomia e dedicarsi completamente alla prosperità del feudo.
L'autorità regia Durante il periodo feudale le fonti della sovranità del monarca furono di varia natura, non tutte legate al sistema feudale. Oltre, e parzialmente in contrapposizione, a quella ecclesiastica, che le conferiva un carattere di sacralità, a partire dal XII secolo con Federico Barbarossa e la sua Constitutio de regalibus (1158) gli imperatori ricorsero a fonti derivate dalla tradizione giuridica romana, attenta a preservare i diritti del sovrano. Questa rivendicazione fu in seguito fatta propria, in misura maggiore o minore, anche dai monarchi nazionali nei confronti dei propri vassalli. Essa costituì un potente contributo allo sviluppo di studi del diritto romano nelle università medievali e quindi allo sviluppo di una concezione più laica dei rapporti sociali, basata, come già era nell'antica Roma, sulla distinzione tra diritto patrimoniale sui beni, diritti della persona e autorità politica.
L'affrancamento delle città Il rifiorire dell'economia cittadina determinò la nascita di un ceto borghese che contava sui nobili dell'aristocrazia feudale per il mantenimento dell'ordine e della sicurezza così necessari per lo svolgimento delle proprie attività; in Italia e in Germania l'ascesa economica della borghesia portò molto presto alla crescita politica delle comunità cittadine, proprie dell'età comunale. Tra il XII e il XIII secolo le città si affrancarono dall'autorità del signore locale acquisendo e poi difendendo una certa autonomia; in Francia e in Inghilterra, invece, i membri del ceto borghese, interessati allo sviluppo del potere monarchico in senso antifeudale, e cioè alla monarchia assoluta, riuscirono ad avere proprie rappresentanze presso i consigli regi (parlamenti e assemblee degli Stati Generali) con l'intento di controbilanciare gli interessi della nobiltà. Grazie anche alle imposte e alle tasse versate dalle ricche città, i sovrani furono in grado di dotarsi di una burocrazia e di un esercito, potendo così tornare a imporsi sui vassalli proprio perché si erano resi indipendenti dai loro servizi.
La feudalità ecclesiastica Anche molte abbazie, dette de regimine, comportando potere sulla terra e sulla popolazione, fin dal VI-VII secolo furono concesse in beneficio al loro abate elettivo. Alla fine del X secolo, per contrastare le ribellioni dei feudatari delle città resi più forti dall'ereditarietà dei feudi, gli imperatori della dinastia sassone degli Ottoni si riservarono il diritto di investire del beneficio delle città in Italia e in Germania un proprio fido, con il rango – non ereditario e revocabile – di vescovo-conte. Ciò diede origine a un violento contrasto con il papato che durò quasi due secoli (lotta per le investiture), e a un intricato groviglio di lotte interne alle città e tra città diverse, di volta in volta ribelli o favorevoli al proprio vescovo e al papa, o all'imperatore che aveva investito il vescovo stesso della carica, che caratterizzò l'età comunale.
LA SOCIETÀ FEUDALE
Cavalieri e villani
Il sistema feudale impregnava tutta la società. Il feudatario aveva infatti diritti non solo sulla terra, ma anche sulle persone: imponeva tributi, tasse di concessione (dette banalità in quanto il diritto esercitato si chiamava, con termine germanico, banno, e che prevedevano ad esempio il pedaggio per il transito su strade e ponti, il legnatico per il prelievo di legna dai boschi, la tassa sul macinato ecc.), esigeva quote di raccolto, amministrava la giustizia secondo norme di diritto consuetudinario, raccoglieva armati per le guerre sue o del proprio signore, delegava a suoi sottoposti, sempre più spesso in forma ereditaria, questo o quello dei suoi poteri. Non si trattava però di poteri assoluti, in quanto anche i più semplici villani godevano di alcuni diritti inalienabili, quali quelli di servirsi di terre, pascoli, boschi e acque comuni, che garantivano la sussistenza minima delle famiglie.
La servitù della gleba
I contadini però appartenevano ereditariamente al feudo (servitù della gleba), al quale dovevano non solo conferire quote esose di raccolto e prestare servizio militare, ma anche un numero, fissato per consuetudine, di giornate di lavoro per opere di edificazione, manutenzione, miglioria ecc. A partire dal X-XI secolo, i giovani villani più intraprendenti avevano due strade per emanciparsi da questa servitù: le spedizioni guerriere del signore (dapprima le crociate, poi quelle delle compagnie di ventura messe insieme dai condottieri) e, soprattutto, la fuga in città, dove, trovando lavoro come garzoni in una bottega artigiana, entravano nel meccanismo giuridico della società corporativa comunale. Era noto il detto: "L'aria della città rende liberi".
Ribellione ed eresia Poiché il potere feudale aveva fondamento religioso e consacrazione ecclesiastica, ogni tentativo di usurparlo comportava una violazione sacramentale. Si spiegano così le frequenti scomuniche da parte dei papi a imperatori e re, la creazione di papi, antipapi e vescovi da parte di imperatori e re, ma soprattutto il fatto che le frequenti rivolte contadine nel Medioevo assumessero quasi sempre carattere di eresia, come quella del novarese fra Dolcino, che ai primi del Trecento riuscì per alcuni anni ad avere un gran numero di seguaci (dolciniani) che abbandonavano la terra per andare a vivere in comunità, perseguitati continuamente, fino a essere sterminati vicino a Biella. Il loro capo fu arso vivo nel 1307.
L'abolizione della servitù della gleba La servitù della gleba fu abolita in Francia soltanto con la Rivoluzione francese e in altri paesi d'Europa dalle armate napoleoniche, benché ne rimanessero, anche in Italia, molti residui, come le "servitù comuni" e la mezzadria. In Russia, dove il feudalesimo si era esteso, con forme proprie, fin dal XIII-XIV secolo, i servi della gleba erano chiamati "anime" e i loro villaggi costituivano un "mondo" (mir) autogovernato. Essi erano oggetto di compravendita, come merci qualunque, tema esilarante e drammatico sulla base del quale Nikolaj Gogol' tracciò un affresco immortale della Russia della sua epoca nel romanzo Le anime morte (1842). Lo zar Alessandro II abolì la servitù della gleba soltanto nel 1861.
IL DECLINO DEI POTERI FEUDALI
Innovazioni militari e feudalesimo spurio Durante il XIII secolo il feudalesimo raggiunse l'apice del suo sviluppo, ma ne iniziò allora anche il lungo declino. Il subinfeudamento arrivò a tal punto che i signori faticavano a ottenere i servizi loro dovuti. Determinante fu l'espansione economica e l'accresciuta circolazione del denaro. I vassalli preferivano pagare i loro signori in moneta piuttosto che servirli militarmente, e i signori stessi tendevano a preferire il denaro con cui poter assoldare truppe di soldati di professione, di solito più allenate e disciplinate dei vassalli. Le vicende militari della guerra dei Cent'anni resero evidente che l'evoluzione delle tattiche di fanteria e l'introduzione di nuove armi come l'arco e la picca rendevano meno efficace la cavalleria pesante medievale formata dai feudatari.
I nuovi guerrieri professionisti presero a combattere in compagnie i cui capi, spesso provenienti dalla feudalità minore, prestavano giuramenti di omaggio e fedeltà a un principe. Sottoponendosi a contratti limitati nel tempo, costoro davano vita a una sorta di "feudalesimo spurio", che preannunciava quella prestazione militare mercenaria che avrebbe avuto come protagonisti i condottieri delle compagnie di ventura dell'età rinascimentale. Alcuni di questi, a loro volta, conquistarono con le armi città e territori di cui si fecero legittimare il possesso mediante un'apposita investitura da parte di un sovrano e quindi conferendo benefici a propri sudditi, dando vita in tal modo a una sorta di nuovo feudalesimo.
I re I re, d'altronde, avevano da tempo trasformato il vincolo feudale, che li legava da una parte all'imperatore e dall'altra al papa, in un puro legame formale. A loro volta combattevano la riottosità dei propri feudatari per ridurne l'autonomia e affermare la propria sovranità assoluta, quasi sempre con il sostegno della nascente borghesia della manifattura e dei commerci, insofferente delle imposizioni feudali. Esemplare è la lunga lotta che oppose i re di Francia ai duchi di Borgogna, i quali si allearono ai re d'Inghilterra partecipando così alla guerra dei Cent'anni, provocata a sua volta dall'inestricabile groviglio di matrimoni e di eredità che avevano creato il paradosso per il quale sotto certi aspetti i re d'Inghilterra, in quanto duchi di Normandia, erano vassalli del re di Francia, ma sotto altri potevano aspirare alla corona francese.
Da questo scontro secolare, tuttavia, uscirono delineati con sufficiente chiarezza gli ambiti delle rispettive sovranità, che consentirono ai monarchi di esercitare un potere crescente sui propri vassalli, riducendone fortemente l'autonomia, fino a poter aspirare alla monarchia assoluta di diretta investitura divina. A sua volta, questo processo comportò quindi anche una trasformazione delle gerarchie ecclesiastiche in quanto fonti di potere feudale e tale trasformazione andò a intrecciarsi, dalla fine del XV secolo, con il più generale processo di riforma della cristianità, tra Riforma protestante e Controriforma, che comportò, nel tempo, una sorta di riduzione delle gerarchie, e spesso delle confessioni religiose, ai confini nazionali.
Caso tipico di questo processo fu la creazione della Chiesa anglicana da parte di Enrico VIII nel 1534; ma un precedente ben più grave era stata la francesizzazione dello stesso papato durante la cattività avignonese (1309-1377). Il superamento del feudalesimo ebbe quindi tempi e forme molto diverse a seconda delle varie zone d'Europa, tanto è vero che, mentre con l'affermazione delle monarchie nazionali e delle città libere in Europa occidentale esso andava declinando, in Europa orientale si formavano nuovi stati feudali, come i regni di Lituania, Polonia, Ungheria.
Sopravvivenza delle forme feudali In Europa occidentale le monarchie nazionali, i Comuni italiani, le città libere tedesche, le signorie prima e i principati regionali poi vennero man mano a sostituirsi, o meglio a sovrapporsi, alle forme di sovranità feudale, che però non arrivarono mai a scomparire del tutto perfino dopo la Rivoluzione francese. Non solo sopravvivevano titoli nobiliari e onorificenze tipicamente feudali (ad esempio, i Savoia si insignivano, più o meno legittimamente, ancora nel XX secolo dei titoli di re di Gerusalemme e di re di Cipro, creati durante le crociate e da tempo sommersi nella realtà dalle conquiste turche), ma a esse si aggiungevano nuovi ducati, granducati, contee, marchesati appositamente istituiti per legittimare, secondo l'ordinamento feudale, gli assetti territoriali usciti da guerre di conquista e da matrimoni diplomatici. E, ancora in un'epoca di avanzata laicizzazione del pensiero politico, questa legittimità, il cui fondamento concreto stava spesso soltanto nella forza delle armi o nell'astuzia negoziale, veniva fatta invece risalire, secondo la consuetudine feudale, almeno in parte all'autorità divina.
Tipico in questo senso ancora una volta l'esempio dei Savoia che, nello Statuto albertino varato nel 1848 e rimasto in vigore fino al 1947, si fecero riconoscere prima re di Sardegna e quindi re d'Italia in primo luogo "per grazia di Dio" e solo in seconda istanza "per volontà della nazione". Ancora dopo la Rivoluzione francese, Napoleone I e quindi suo nipote Napoleone III crearono una propria nobiltà feudale tra i loro fidi o nell'alta borghesia, che a sua volta continuava a subire il fascino dell'aristocrazia di cui aveva contribuito ad abbattere il potere. In Italia, in epoca fascista, il re Vittorio Emanuele III creò titoli feudali tanto inconsistenti quanto altisonanti, come quello di duca della Vittoria per Armando Diaz o duca di Addis Abeba per Pietro Badoglio o principe di Montenevoso per Gabriele d'Annunzio.
La copia manoscritta della Magna Charta, conservata nella Cattedrale di Lincoln, porta il sigillo (al centro in basso) e lo stemma (al centro in alto) del re Giovanni Senzaterra, che sottoscrisse il documento nel 1215. Essa, regolando i rapporti fra la monarchia e l'aristocrazia, definiva i limiti del potere del re, affermava il diritto degli uomini liberi di essere giudicati da una giuria di propri pari in un equo processo e tutelava l'individuo contro l'arresto arbitrario e la privazione dei beni.
La copia manoscritta della Magna Charta
Dettaglio di una miniatura tratta dal Psalterio Hunteriano, conservato alla Hunterian Gallery di Glasgow. Vi sono raffigurati contadini alle prese con lavori nei campi. Il tema della descrizione dei lavori agricoli è molto ricorrente nell'iconografia medievale: basta ricordare i vari cicli dei mesi a cui ad ogni periodo dell'anno viene associata la simbolica rappresentazione di un'attività agricola.

Contadini inglesi nel XII secolo
Durante il Medioevo i contadini, detti anche servi della gleba, erano giuridicamente liberi ma legati al fondo che dovevano lavorare per il signore, proprietario delle terre. In cambio dei frutti dei campi e di altri servizi, i contadini potevano disporre di una casa e di un piccolo appezzamento, possedevano alcuni animali da cortile e venivano difesi contro gli invasori e i fuorilegge. I contadini differivano dagli schiavi perché non era loro negato il diritto di proprietà, non potevano essere venduti e avevano teoricamente la possibilità di affrancarsi dal signore.
Servi della gleba nel Medioevo
BIBLIOGRAFIA
Nuova encilclopedia universale garzanti
Encilclopedia multimediale Encarta '99
Il grande libro della storia mondadori
I percorsi della storia il grande manuale Chris Scarre
Enciclopedia multimediale Omnia '97
I percorsi della storia Atlante Chris Scarre
Siti internet (www.tin.it-www.yahoo.com-www.virgilio.it)
Le rane e lo stagno 2 Gianluca - Solfaroli - Camillocci
La grande avventura 1 F. Chicco - B. Martini

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