Firenze ed il Rinascimento

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Testo

FIRENZE

"Questa provincia par nata per risuscitar le cose morte, come si è visto della poesia, della pittura e della scultura" (N. Machiavelli).
E' indispensabile riflettere sulle ragioni del manifestarsi a Firenze, in un arco di tempo così breve, di un fenomeno di così ampia portata e sul significato da dare a questa prima fase del Rinascimento.
La moderata ripresa economica della città alla fine del XIV sec. appare in effetti insufficiente a spiegare una tale fioritura della produzione artistica. Nel periodo 1380-1430 i tradizionali punti di forza dell'economia fiorentina risentivano ancora pesantemente della crisi della seconda metà del Trecento: l'industria della lana è in decadenza per la concorrenza dei nuovi mercati esteri (Fiandre) e nazionali (Italia del Nord) e per l'incremento dell'industria della seta; la fuga di capitali dalla città ha finito per concentrare il potere economico nelle mani di poche famiglie patrizie e dell'alta borghesia.
A Firenze l'assestamento al potere, nel 1382,dell'oligarchia mercantile, dopo un travagliatissimo periodo di conflitti esterni e di lotte sociali, dovette essere avvertito come elemento di stabilità politica e di efficienza amministrativa; la coraggiosa e infine vittoriosa resistenza della repubblica(tra il 1390 e il 1402) alle mire espansionistiche di Gian Galeazzo Visconti e gli ampliamenti territoriali con la conquista di Pisa (1406) che finalmente assicurava a Firenze lo sbocco sul mare, provocarono una nuova impennata di orgoglio civico che si tradusse, tra l'altro, in una imponente ripresa degli investimenti in opere pubbliche.
Ancora una volta in Firenze la fioritura artistica appare strettamente legata all'impegno civico e all'ideale politico della città. Di questa volontà di ripresa civile il riferimento al mondo classico era elemento costitutivo.
Coluccio Salutati, uomo di vasta e profonda cultura, amico di Petrarca e Boccaccio, studioso di testi latini e greci che ricercava e raccoglieva promosse nel 1397 l'istituzione in Firenze della prima cattedra di greco chiamandovi da Bisanzio un famoso dotto, Manuele Crisolora. E non è certo un caso che il primo frutto di questa ricerca sia stata la traduzione di un celebre testo politico, la Repubblica di Platone. Lo studio dell'antico non è quindi, in questa fase, un puro fatto di erudizione, di analisi filologica dei testi, è dotato di una fortissima carica di attualità e strettamente connesso alla vita politica di Firenze: il riferimento alla repubblica ateniese e a quella di Roma è il sostegno ideologico della difesa della libertà fiorentina. In questo momento il riferimento all'antichità è in primo luogo un'istanza morale, l'aspirazione a un rinnovamento; non si pone come un modello già dato e conosciuto da imitare, ma agisce come una sollecitazione all'emulazione della "virtù" degli antichi , uno stimolo per un progetto globale da attuare nella realtà storica del presente. Il mito dell'antichità precede l'imitazione diretta delle opere antiche.
Delle aspirazioni diffuse nel clima culturale e politico della Firenze di quegli anni, gli artisti non solo erano perfettamente consapevoli, ma ne erano direttamente coinvolti e partecipi; non solo, essi diventano protagonisti di primo piano della storia civile delle città, perché sono i primi a dar forma visibile a quelle aspirazioni.
Il riferimento a temi, soggetti, persino schemi figurativi classici non era andato perduto lungo il Medioevo ed era apparso con notevole frequenza e consapevolezza nelle sculture del Duecento e del Trecento. Ora, però, nella ricerca degli artisti fiorentini, il classicismo non è più rievocazione nostalgica, allusione simbolica, metafora del potere, diventa elemento di rinnovamento delle forme in senso realistico, strumento per un'indagine spregiudicata del reale che comprende un'interpretazione severamente "laica" piuttosto che profana - del fatto sacro. In effetti il segno distintivo, determinante dell'arte fiorentina degli inizi del Quattrocento è l'aderenza profonda e consapevole all'esperienza diretta della realtà. Conoscere la realtà vuol dire avere la possibilità di agire per cambiarla: la volontà del rinnovamento è la premessa, non la conseguenza, della riscoperta della cultura classica. Si sta attuando una modificazione radicale nei modi di vedere, di analizzare, di pensare i dati del reale ed essa si traduce nelle forme di una rappresentazione visiva concreta e rigorosamente unitaria.
Questo risultato è reso possibile dalla messa a punto di uno strumento che è in primo luogo una regola tecnica, basata su concetti matematici, per la rappresentazione dello spazio, ma è insieme molto di più, un mezzo di conoscenza scientifica, di appropriazione diretta della realtà: la costruzione prospettica.

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