11 settembre

Materie:Appunti
Categoria:Ricerche

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Testo

11 settembre una data che nn scorderemo facilmente, una data che resterà nella mente e nei cuori di tutte le persone. Come lo sgancio della prima bomba atomica ad Hiroschima il 6 agosto 1945, come le scene dei campi lager dei nazisti, come l’attacco di pearl harbor nel 44…date che ci hanno e ancora oggi fanno soffrire, piangere, tremare ma anche riflettere. Una data che infrange uno dei comandamenti più importanti : non uccidere. Ormai ero abituata a vedere e sentire di tutti i colori, la tv nn aveva limiti con la fantascienza e i film mi avevano preparata a qualsiasi forma di orrore e paura. Guardavo disastri arerei, bombardamenti, catastrofi con la pelle d’oca ma in fondo in fondo provavo un po di sollievo perché sapevo che era illusione, finzione, una serie di fotomontaggi seguiti da altri…. ma quel giorno no, quel giorno ci sono stati davvero 5000 morti, quel giorno ci sono state davvero grida e urla mischiate con sangue e disperazione, quel giorno fuoco e polvere si sono uniti insieme e la paura si sentiva sulla pelle nell’aria. Odio, orrore, tristezza, paura tutte insieme pesanti come un macigno e occhi spalancati e bocche aperte erano rivolte verso la tv.
Su ogni canale vedevi le due torri del world trade center che bruciavano come 2 fiammiferi. Quel giorno vedevo gente che per non morire bruciata viva si buttava giù dalle finestre dall’ottantesimo piano. Rompevano le finestre e venivano giù lentamente, proprio come fa una persona che si butta giù da un aereo con un paracadute! Agitavano le braccia e le gambe, come se nuotassero nell’aria e sembrava non arrivassero mai…ma poi alla fine arrivavano, arrivavano eccome…poi le torri sono crollate, si sono fuse su se stesse proprio come fa un pezzetto di burro messo sul fuoco.
E tutto questo è avvenuto in silenzio, in un silenzio di tomba….o era dentro di me? Proprio in quel momento mentre persone, vittime innocenti, bambini, donne morivano, in Afghanistan prendevano il via i festeggiamenti. E ancora oggi dopo 2 mesi da quel “film” se cosi si può dire rivedo ancora tutto e sento i brividi addosso. La paura, l ‘orrore, i brividi che abbiamo sentito a pelle nel vedere quelle scene. Se cambiavi canale ti ritrovavi sempre quelle scene davanti, le due torri…le famose torri gemelle, uno dei tanti simboli americani, stroncate da pazzi maniaci che agivano in nome di Allah.

Quel giorno ero a casa di mio cugino e mi chiedevo cosa stava succedendo! Era un film? No!
Dietro a tutto quell’orrore poteva starci qualcosa di buono? Cosa può starci di buono dietro a quel massacro mi chiedevo… Niente?
Solo paura, disprezzo, orrore, disperazione. Il cuore credo si fosse bloccato per un minuto e scommetto che sarà successo a molti. Immagino cosa passava per la testa a tutte le persone che, inermi, di ghiaccio, assistevano di persona a quelle scene…che magari da lontano guardavano quelle 2 torri maestose piegarsi cosi facilmente, e che magari sentivano pure le urla!
“cosa posso fare? Cosa posso fare per aggiustare, migliorare o almeno cercare di fermare tutto quest’orrore? Non posso correre verso le torri e buttarmici dentro per cercare di tirar fuori più persone possibili…i vigili del fuoco hanno già tanto da fare, non ci sarebbe posto per me, non posso dar fastidio pure io, magari intralciare qualche piano che hanno messo in atto all’ultimo momento! Cosa posso fare? Cercare di consolare qualche persona? Ma a me chi mi consola? Ho paura…. “
Tramite la tv guardavo negli occhi della gente che tremavano, correvano verso una meta imprecisa, correvano via dalle urla, dalla paura, magari a rifugiarsi tra le braccia delle persone amate e ho sentito, credo di aver provato, quello che provavano loro.
Mi sono commossa (e credo che chiunque abbia un minimo di cuore l’abbia fatto) a vedere i vigili del fuoco che portavano fuori superstiti, che entravano dentro le torri per portare via il maggior numero di persone possibili, che andavo incontro la morte senza neanche saperlo! I fazzoletti che sventolavano disperatamente dalle finestre, le ambulanze che come impazzite girovagavano per manhattan e i volontari e i preti che entravano per dar consolazione a chiunque fosse paralizzato, immobile in qualche angolino del palazzo! Poi i feriti che venivano messi in salvo, feriti dalle bruciature, dallo scoppio…persone che guardavano nel vuoto e che magari non credevano di essere in salvo!
E dopo tutte quelle scene si doveva fare il conto dei morti , dei superstiti e dei feriti.
Cosa c’era rimasto alla fine? “Ground zero” una grande tomba, ma anche foto, candele, pensierini per le persone che non ce l’avevano fatta...e la lunga fila delle persone che donavano il sangue.
Oh si…questo mi ha commossa ancora di più. Forse è stato questo il gesto più coraggioso (dopo quello dei vigili del fuoco) che hanno potuto fare gli americani. Dovevano dare un contributo alla società, cercare di rendersi utili, cercare di salvare più vite possibili, cercare di migliorare o almeno risollevare la situazione.

Un po’ di tempo fa ho visto al cinema il film “pearl harborh” che raccontava la storia (che tutti credo sanno ) dell’attacco infame (che si può paragonare a questo più o meno) dei giapponesi contro le flotte americane nella seconda guerra mondiale. Stesse scene, Bombardamenti, fuoco, vite di giovani militari spezzate, che si spegnevano, e ospedali pieni di corpi che a poco a poco dicevano addio alla vita.
La scena che forse mi ha colpito di più in tutto il film credo sia stata proprio questa: le poche infermiere e i pochi medici che cercavano di salvare il maggior numero di persone ferite e non sapevano cosa fare e dove andare. E il grido di un infermiera disperata “sangue, serve altro sangue maledizione!!!!!” e che a fatica, tra la paura ,le grida e la fretta, si infilava un ago per tirarsi un pò di sangue, quel che poteva….poi altre scene di soldati scampati al bombardamento o feriti lievemente che si offrivano volontari per donare un po sangue, qualunque tipo fosse.. era sempre sangue in fondo!

La stessa cosa accadeva quel giorno a New York. Lunghe file, persone che si stringevano fra loro, che piangevano ma che al tempo stesso credo si sentivano un po riscattate verso quei morti, perché davano un contributo alla società, perché avrebbero ridato la speranza, perché avrebbero risollevato le vite dei feriti, facendo un gesto in se per se piccolissimo ma grande! Cercare di donare qualcosa. Qualcosa di prezioso.

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