Comunicazione e assiomi

Materie:Riassunto
Categoria:Psicologia

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Testo

LA COMUNICAZIONE
Cosa significa comunicare
La comunicazione si trova alla base di ogni relazione umana e le relazioni tra gli esseri umani sono determinate da fattori emotivi, cognitivi, motivazionali e fisici, per cui, la comunicazione coinvolge tutti i livelle della realtà umana e sociale.
Comunicare significa emettere, trasmettere, dare informazioni o idee, far conoscere qualcosa o qualcuno. Deriva dal latino “communis” cioè comune, che appartiene a molti, che è pubblico. La comunicazione , quindi, un fenomeno molto complesso per tutti i processi che riesce ad attivare e a coinvolgere, ed è un processo dinamico, cioè implica una risposta da parte del destinatario.
Le funzioni della comunicazione
Quando comunichiamo l facciamo sempre in vista di uno scopo, ogni situazione comunicativa parte da un’esigenza, nostra o degli altri, per arrivare ad un obbiettivo. Per ogni situazione comunicativa è dunque possibile individuare una specifica funzione. Spesso la comunicazione si presenta informa complessa in cui sono presenti più funzioni che non possono essere considerate a sé stanti. Alcune tra le più significative sono:
- Funzione strumentale: serva ad ottenere ciò che è necessario per soddisfare esigenze e bisogni;
- Funzione di controllo: serve per indurre gli altri ad agire secondo precise indicazioni ;
- Funzione informativa: è alla base della conoscenza. Tutto ciò che noi sappiamo è condizionato dal passaggio continuo di informazioni tra noi e il sistema sociale e viceversa;
- Funzione espressiva: ci permette di definire noi stessi, il nostro essere, le nostre relazioni, il nostro ruolo nel contesto a noi legato, manifestare sentimenti ed emozioni, dichiarare idee e pensieri, dare di sé stessi l’immagine che si desidera.
- Funzione di contatto sociale: ciascuno di noi ha bisogno di creare dei legami con altri esseri umani per comunicare, condividere, partecipare, o solo per il gusto di stare insieme, di superare l’isolamento e la solitudine;
- Funzione di alleviamento dall’ansia: la comunicazione con gli altri diventa maggiormente forte quando ci troviamo in situazioni particolarmente ansiogene, in questi casi, il contenuto del messaggio diventa irrilevante rispetto comunicazione che assume come funzione prioritaria l’alleviamento dell’ansia;
- Funzione di stimolazione: permette di ricevere stimoli dall’esterno, di appagare la propria curiosità, di vivere esperienze nuove, bisogni vitali per l’uomo. Risultano particolarmente adatti a svolgere tale funzione il gioco, lo spettacolo, la bellezza, il godimento artistico che sono forti e continui stimoli per la nostra emotività ed intelligenza;
- Funzione legata al ruolo: spesso la comunicazione è semplicemente espressione di qualcosa che gli altri si aspettano da noi per ciò che siamo e ciò che rappresentiamo. Spesso, ognuno di noi, nei diversi contesti, deve reagire in base alle aspettative degli altri più che ai propri bisogni reali di quel determinato momento.

Modelli della comunicazione
Per analizzare e comprendere la comunicazione sono stati elaborati numerosi modelli diversi tra loro per natura, uso e regole a cui si riferiscono e che, come tutti i modelli, devono essere considerati come strumenti di interpretazione della realtà e perciò di semplificazione della stessa. I modelli della comunicazione hanno avuto origine da un articolo pubblicato nel 1948 da Harnold Lasswell, in cui l’autore proponeva il problema della comunicazione cercando di rispondere a 4 domande, ciascuna delle quali rappresenta un elemento del fenomeno e nel contempo di studio specializzato:
- Il CHI cioè l’emittente;
- DICE COSA cioè il contenuto del messaggio;
- ATTRAVERSO QUALE MEZZO cioè il mezzo di diffusione del messaggio (stampa, tv..);
- CON QUALE EFFETTO cioè l’effetto che l’emittente ha sul ricevente.

IL MODELLO MATEMATICO-CIBERNETICO
Questo modello considera la comunicazione come un processo circolare. Il concetto chiave di questo modello è quello della retroazione o feedback, secondo il quale i comunicanti sono considerati emittenti e riceventi allo stesso tempo. In questo tipo di comunicazione si ha un’influenza reciproca dei comunicanti.

IL MODELLO LINGUISTICO-SEMIOLOGICO
Questo modello parte dalla considerazione che l’atto comunicante è efficace solo quando i segni utilizzati sono patrimonio comune a tutti i comunicanti coinvolti, quindi possono essere compresi e interpretati nella totalità del loro significato. I concetti chiave di questa teoria sono:
- il codice, cioè ciò che regola e struttura i segni (simboli) mediante regole ben precise e rende possibile il loro essere patrimonio comune;
- il significante, cioè il materiale che si utilizza per comunicare che si presenta diverso per ogni linguaggio (lettere dell’alfabeto..);
- il significato che corrisponde all’elemento concettuale, al valore o senso attribuito sia da chi produce quel segno che da chi lo riceve o percepisce;
- il contesto cioè la situazione contestuale all’interno della quale vengono utilizzati significante e significato.

IL MODELLO PSICOLOGICO-SOCIALE
Questo modello pone come oggetto del proprio studio l’osservazione del comportamento dell’essere umano, dal quale dedurre l’atteggiamento interiore e la motivazione fondamentale. I concetti chiave di questa teoria sono:
- il comportamento, cioè ciò che risulta delle attività di un organismo che possono essere osservate;
- l’atteggiamento, cioè ciò che viene identificato con l’orientamento favorevole o sfavorevole verso l’altro o la disposizione a reagire ad una particolare situazione;
- la motivazione, cioè la regolazione del comportamento che tende a soddisfare un bisogno o a raggiungere una meta.
Due psicologi statunitensi hanno tentato una rappresentazione grafica della complessità delle relazioni detta finestra di Johari, in cui si sono semplificati gli incontri possibili tra parti consce e inconsce della personalità.
Finestra di Johari:
noto a noi: aperto → noto agli altri (noi siamo a conoscenza degli aspetti della nostra personalità e anche gli altri);
non noto a noi: cieco → noto agli altri (gli aspetti della nostra personalità risultano chiari agli altri ma non a noi stessi);
noto a noi: nascosto→ non noto agli altri (gli aspetti della nostra personalità risultano chiari a noi stessi ma non agli altri);
non noto a noi: ignoto → non noto agli altri (gli aspetti della nostra personalità non sono chiari né a noi stessi né agli altri)

IL MODELLO PERFORMATIVO
Questo modello considera la comunicazione come strumento per modificare e controllare il comportamento altrui e ritiene sempre la comunicazione come una rete di conversazioni. In questo contesto la comunicazione è intesa come un processo attraverso il quale un’idea è trasferita da una fonte ad un destinatario con l’intenzione di cambiare il suo comportamento. In questo modello la comunicazione si concretizza attraverso una rete di conversazioni cioè atti linguistici che possono assumere diverse forme di:
- comando: gli atti di comando vengono chiamati “direttivi”e acquistano valore solo se chi li esprime ha il diritto riconosciuto di formularli sulla base del rapporto che lega i comunicanti;
- impegno: gli atti linguistici con cui ci si assume un impegno si chiamano “commissivi” e presuppongono una subordinazione dell’uno nei confronti dell’altro;
- dichiarazione: esprimono la situazione esplicita di un dato di fatto, di una posizione presa, di una linea di tendenza;
- domanda: gli atti interrogativi soddisfano il bisogno di chiarezza delle persone che comunicano;
- espressione: permettono di manifestare i proprio stati d’animo e di comunicare i propri stati emotivi; sono molto funzionali bisogno di ogni singolo individuo di esprimere sé stessi e quindi potersi meglio inserire nell’ambiente organizzato in cui lavora;
- asserzione: è un modo di comunicare agli altri come si percepisce la realtà.

Gli elementi della comunicazione
- emittente (chi invia) → colui, coloro che inviano un messaggio;
- ricevente o destinatario (chi riceve) → destinatario/i del messaggio;
- messaggio - contenuto - informazione (che cosa) → ciò che viene comunicato;
- codice - linguaggio (in che modo) → raccolta, sistema di segni, di regole, fatti per comunicare (la scienza che studia l’uso dettagliato dei codici è la semiologia);
- canale (con quale mezzo) → strumento, veicolo, via usata per comunicare (voce, corpo, lettera, internet, ecc);
- contesto (dove-quando) → spazio e luogo in cui avviene la comunicazione;
- filtri - rumori - barriere → possiamo distinguere: filtri dell’emittente (non conoscenza del linguaggio parlato e compreso dal ricevente), filtri del ricevente (non attenzione, non essere in grado di ascoltare), rumori, mancanza di luce, intensità sonora, ecc.. Vengono definiti anche barriere.

La prospettiva sistemica
È un indirizzo psicologico in cui si considera che tutto è comunicazione. Deriva da “sistema” e considera la comunicazione come un sistema. Questa teoria rappresenta un fondamentale cambiamento nel pensiero scientifico che è avvenuto soprattutto nel secolo scorso (‘900). Nella definizione classica si afferma che un sistema è un “insieme di oggetti e delle relazioni tra gli oggetti e tra i loro attributi”, precisando che “gli oggetti sono componenti o parti del sistema, gli attributi sono le proprietà degli oggetti e le relazioni tra le parti “tengono insieme il sistema””. Nel sistema sociale gli individui sono le parti, i comportamenti sono gli attributi e le relazioni tra gli individui tengono insieme il sistema. (PARTI+CARATTERISTICHE+RELAZIONI=SISTEMA).
Un sistema si struttura nel tempo, sempre accompagnato da un ordine di successione degli eventi (volto a mantenere uno stato di equilibrio), un ordine dinamico che richiama quello di omeostasi che è la calibrazione, la messa a punto del sistema di equilibrio ad un livello diverso (tendenza ad uno stato di equilibrio).
Questa nuova “filosofia della scienza” riguarda anche la comunicazione e ad essa viene applicata; la comunicazione, infatti, funziona come un sistema, come un insieme di elementi e processi che si influenzano a vicenda e dove operano circuiti di retroazione. Ogni segmento della comunicazione diventa comprensibile solo se viene considerato nella rete dei segmenti comunicativi di cui fa parte: dal punto di vista pragmatico non ha alcun senso considerarlo in forma isolata.
In un contesto comunicativo risulta evidente come colui che comunica si comporta presupponendo il comportamento del ricevente essendo condizionato e influenzato dalle comunicazioni precedenti. L’essere umano e il suo ambiente formano un sistema dinamico (in continuo cambiamento), di cui sia l’individuo che l’ambiente sono elementi inseparabili che si influenzano reciprocamente.
Il principio dell’interazione dinamica, che riguarda tutti i sistemi aperti (in relazione con l’esterno ), è perciò caratterizzato sia dai processi che si realizzano all’interno dell’individuo, sia dai processi che avvengono all’interno dell’ambiente sia dai processi che si realizzano nella relazione tra i fattori individuali e quelli ambientali. Se c riferiamo all’ambiente, per esempio, può essere visto come un sistema distinto in livelli differenti, definito “ambiente ecologico”distinto in vari centri concentrici: microsistema (ex. Ambiente familiare), mesosistema (relazioni tra i vari microsistemi), ecosistema (ex. Condizioni di lavoro dei genitori) e macrosistema (ex. Scelte politiche, sociali, occupazionali).
Una distinzione frequente è quella tra ambiente prossimale (in rapporto diretto), inteso come altri individui con cui la persona interagisce direttamente e ambiente distale (ambiente naturale e artificiale più distante), inteso come il più ampio ambiente sociale, economico e culturale nel quale l’ambiente prossimale è immerso. L’essere umano col tempo si modifica in relazione a fattori esterni (mutamenti economici, storici, naturali) e da fattori provocati dall’individuo stesso; l’ambiente cambia in relazione ai grandi fatti della storia e anche grazie all’azione degli individui che contribuiscono alla costruzione dell’ambiente nel quale vivono, anche quando ne sono inconsapevoli.

GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE
Per spiegare la comunicazione interpersonale i teorici della pragmatica della comunicazione sono ricorsi a cinque assiomi (assioma = principio valido di per sé, che non ha bisogno di essere dimostrato) fondamentali.
Il termine pragmatica viene dal termine “pragma” (= cosa) e più in particolare da “pragmatikos” (=pratico) e significa pratica, prassi. Con il termine “pragmatismo” ci si riferisce, infatti, a coloro che tendono a fare le proprie scelte senza essere idealisti, utopisti, sognatori ma essendo pratico, realista e attivista.

PRIMO ASSIOMA: “L’impossibilità di non comunicare”
Non si può non comunicare perché non si può non avere comportamenti, il non comportamento non esiste, quindi non esiste la non comunicazione ed ogni comportamento è un messaggio. Anche il fatto di non parlare , di ignorarsi, di isolarsi, non indica “non comunicazione” perché con ogni comportamento inviamo un messaggio.

SECONDO ASSIOMA: “Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi meta comunicazione”(Meta comunicazione = riflessione sul linguaggio)
Secondo questo assioma la comunicazione non solo trasmette un’informazione, ma allo stesso tempo determina un comportamento.
Con questo assioma si vuole sottolineare come tutte le comunicazioni comportano un messaggio di contenuto – notizia, informazione, dati, oggetto - (report), ma al tempo stesso un messaggio di relazione (command) – istruzioni, indicazioni, comando-richiesta per il ricevente sul che cosa fare del messaggio contenuto-.
Di solito il messaggio contenuto è fatto di parole mentre il messaggio di relazione viene inviato soprattutto con la comunicazione non verbale (scelta delle parole, tono della voce, ecc). Spesso il messaggio di relazione prende il sopravvento su quello di contenuto, gli da il vero senso. Infatti, la stressa frase, se espressa con toni e gestualità differenti, ha un significato differente. Il tipo di relazione dipende anche dal contesto in cui la comunicazione si svolge e serve a chiarire ulteriormente la situazione e la relazione.
L’operatore sociale deve avere un comportamento professionale e autorevole, anche nel linguaggio verbale utilizzato, il modo di esprimersi dell’operatore sociale, infatti, deve essere il più possibile colloquiale e:
- evitare termini tecnici;
- il decadere nel “tu”(soprattutto per non accentuare la dipendenza dell’utente dall’operatore in una situazione istituzionale);
- l’utilizzare appellativi familiari, vezzeggiativi che molto spesso mortificano la persona in difficoltà.
i soggetti in difficoltà che necessitano di servizi socio-assistenziali di qualsiasi tipo vivono una condizione di “dipendenza psicologica”e trovano maggiori difficoltà nel definire e ridefinire la relazione.
Un elemento fondamentale della comunicazione è che ad ogni messaggio c’è sempre una risposta.
Il messaggio può essere:
- di conferma: esprimere accettazione, attraverso un sorriso uno sguardo interessato, una frase incoraggiante, un gesto “PER ME TU VALI”;
- di rifiuto: manifesta non accettazione che può tradursi in una frase chiara o un gesto o parola che tronca la comunicazione “PER ME TU NON VALI”;
- di disconferma: non conferma cambiando argomento, facendo finta di non capire, rispondere in maniera impersonale e ambigua “PER ME TU NON ESISTI”.
La disconferma è quella che porta le conseguenze più negative e, molti studiosi, ritengono che le disconferme numerose e continue siano la fonte di molti comportamenti patologici dell’individuo.

Esempio



  


  1. MATTIA

    sto svolgendo un programma di metodologie operative

  2. MATTIA

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